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INTRODUZIONE
Britannia Termine con il quale era definita la Gran Bretagna prima dell'invasione delle popolazioni germaniche nel V e VI secolo d.C. Furono i romani a chiamare questi territori Britannia.
Fattoria dell'Età del Ferro
Nel 1972, a Buster Hill, nello Hampshire, nell'ambito di un progetto di archeologia sperimentale, venne ricostruita una fattoria comprendente alcune capanne circolari. I volontari che tuttora la gestiscono arano il terreno, coltivano le piante, allevano gli animali con strumenti in uso nell'età del Ferro.
LA BRITANNIA PREROMANA
Prima della conquista romana, avvenuta nel I secolo d.C., l'isola rivestiva un'importanza relativa nella storia della civilizzazione dell'Occidente. La prima dettagliata descrizione dell'isola e dei suoi abitanti è da ascriversi al viaggiatore greco Pitea, il quale ne esplorò le coste intorno al 325 a.C. Scarse sono le notizie intorno alla lingua e alla civilizzazione delle popolazioni autoctone, se si escludono alcuni monumenti megalitici come Stonehenge, che data alla tarda età della Pietra (Neolitico). Nel periodo che va dall'età del Bronzo al VI secolo a.C., la Britannia fu abitata dai pitti e dai celti, i quali periodicamente invasero le Isole Britanniche fino al I secolo a.C.
Il più celebre monumento megalitico dell'antica Britannia, Stonehenge, fu costruito in tre fasi, dal 3200 al 1000 a.C. Era composto da cerchi concentrici di enormi pietre squadrate, e le sue rovine testimoniano la straordinaria abilità tecnica raggiunta dagli uomini del Neolitico
LA BRITANNIA ROMANA
La provincia di Britannia
Giulio Cesare invase la Britannia nel 55 a.C. e, ritornatovi l'anno seguente, sottomise le popolazioni autoctone, definite senza distinzione con il termine britanni: essi conservarono la libertà politica ma dovettero are un tributo a Roma per almeno un secolo, fino a che l'imperatore romano Claudio iniziò la conquista sistematica della Britannia, nel 43 d.C. Dal 47, le legioni romane avevano preso possesso del territorio dell'isola a sud del fiume Umber e a est del fiume Severn. Le tribù note con il nome di siluri, che abitavano le attuali regioni del Galles e dello Yorkshire, riuscirono caparbiamente a resistere per più di trent'anni, un periodo segnato dalla sanguinosa e fallimentare ribellione del 61, capeggiata dalla regina Boudicca. Da allora la regione fu trasformata in provincia imperiale, con il nome di Britannia, e fu amministrata da governatori romani. Nel 79 i romani sottomisero le tribù del Galles e posero sotto parziale controllo lo Yorkshire. Tra il 79 e l'85 l'esercito romano, al comando di Gneo Giulio Agricola, si spinse verso il nord dell'isola completando la conquista della regione sino al golfo di Forth. Agricola si spinse quindi verso nord in Caledonia (l'attuale Scozia) ma il dominio sul territorio tra il golfo di Forth e quello di Clyde rimase controverso. I pitti conservarono l'indipendenza.
Le fortificazioni difensive romane
Poco si sa dei rapporti tra i britanni e i loro conquistatori tra l'85 e il 115. Dopo il 115, le popolazioni indigene si ribellarono ai dominatori e annientarono le guarnigioni romane presso Eburacum (attuale York). In seguito l'imperatore Adriano si recò in Britannia (122) per avviare la costruzione di una fortificazione estesa per 117 km tra il golfo di Solway e l'imboccatura del Tyne. Ancora oggi si possono ammirare i resti di questa grandiosa opera difensiva nota come vallo di Adriano. Vent'anni dopo venne costruita un'altra linea fortificata, il vallo di Antonino, che si estendeva a nord dal golfo di Forth sino a quello di Clyde. La regione compresa tra le due fortificazioni servì come area di difesa dalle popolazioni della Caledonia, che vennero spinte a nord del vallo di Adriano nel III secolo. Il vallo definì il confine settentrionale delle frontiere romane per i successivi duecento anni, che corrisposero a una fase di relativa pace.
Le invasioni germaniche
Verso la fine del III secolo, l'esercito romano iniziò a ritirarsi dalla Britannia per intervenire in difesa di altri settori dell'impero. Nel 410, in occasione dell'invasione di Roma da parte dei visigoti, venne fatto rientrare l'ultimo contingente romano dall'isola. La cultura celtica recuperò allora il suo predominio, mentre le testimonianze della presenza romana caddero progressivamente in rovina. L'influenza di Roma sve completamente durante l'invasione germanica nel corso del V e del VI secolo. Da questo momento in poi si sviluppò in tutta l'isola la cultura degli angli e dei sassoni. Con le invasioni germaniche, la Britannia fu suddivisa in Inghilterra, Scozia e Galles.
Giulio Cesare invase la Britannia nel 55 a.C., imponendo nell'isola il dominio romano e provocando la rivolta delle popolazioni autoctone. Nel II secolo d.C. l'imperatore Adriano costruì un vallo difensivo per proteggere i territori conquistati dalle invasioni delle tribù dei pitti; vent'anni dopo l'imperatore Antonino fece costruire altre fortificazioni più a nord.
LA BRITANNIA IN ETÀ TARDO-ANTICA
La conquista di un'isola posta notevolmente a nord rispetto al resto dell'impero e lontana dal bacino del Mediterraneo finì per dimostrarsi una mossa non poco azzardata per Roma. Sappiamo ad esempio che sotto Nerone si era presa in considerazione l'idea di abbandonarla. In ogni caso, il ritrovamento di lingotti di piombo, stagno, rame e argento, documenta l'importanza rivestita dalle risorse minerarie della Britannia. Il riferimento ad abiti locali nell'editto dei prezzi di Diocleziano, nel tardo III secolo, e l'esportazione di grano da parte di Giuliano alla metà del secolo seguente suggeriscono che la regione fosse ancora prospera in età tardo-antica, come del resto testimonia la presenza di grandi ville rustiche.
Appare inoltre degno di nota il fatto che quasi tutte le città fondate da Roma fossero ancora in vita nel Medioevo, e che si siano mantenute importanti ancora oggi: la più grande è certamente Londra (Londinium), ma anche città come York (Eburacum), Gloucester (Glevum), Winchester (Venta Belgarum), Canterbury (Durovernum), Lincoln (Lindum) e Leicester (Ratae Coritanorum) sono ancora i capoluoghi delle rispettive regioni. Oggi non si ritiene più che il cristianesimo sia sso con la fine dell'impero romano (anche nella Britannia orientale), ma che sia parzialmente sopravvissuto secondo un modello di continuità cultuale.
D'altra parte, l'occupazione dei centri urbani fu alquanto ridotta a partire dall'età tardo-romana e per un secolo o due le città si ridussero a piccoli centri amministrativi, in gran parte abbandonati dai loro abitanti, anche se la camna circostante sembra essere stata ancora coltivata. Un'altra vittima di tale situazione fu la cultura latina. La lingua più diffusa in Britannia era il celtico a ovest e l'anglosassone a est. I processi di cambiamento, che appaiono difficili da capire, non furono in ogni caso cruenti.
LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE
La Britannia romana testimonia in modo esemplare la capacità di Roma di diffondere i propri modelli culturali adattandoli alle diverse realtà locali. In ambito religioso, ad esempio, le divinità indigene vennero identificate con i loro equivalenti romani, come possiamo vedere nel caso del santuario di Bath (Aquae Sulis), dove un tempio dalle forme architettoniche romane venne eretto in onore di Minerva Sulis. A Nettleton Shrub, Apollo era venerato come Cunomaglos ('principe-cane'), mentre a Lydney Park, oltre il canale di Bristol, esisteva un sacello dedicato a Marte Nodens. Anche dove non sono stati mantenuti i nomi locali (come a Uley nel Gloucestershire, dove in età romana venne dedicato un tempio a Mercurio), i britanni continuarono a venerare queste divinità: qui, come a Bath, sono state trovate tavolette di piombo con iscrizioni latine in cui si richiede aiuto contro i ladri, mentre sugli altari i resti di zampe di animali sono tutto quanto rimane di sacrifici celebrati come ringraziamento agli dei.
Nel periodo immediatamente successivo alla fine della dominazione romana, il politeismo continuò a sopravvivere in modo deciso, come dimostra il ritrovamento di un nascondiglio di gioielli d'oro e di cucchiai d'argento nel Norfolk (ora al British Museum), dedicato alla divinità italica Fauno, qui venerato con epiteti locali, quali Ausecus ('dalle orecchie a punta') e Medigenus ('generato dai prati').
Nel corso del IV secolo, la diffusione del cristianesimo è testimoniata da una serie di ritrovamenti, come un probabile piatto per l'eucaristia recante dediche cristiane, nel Cambridgeshire (ora al British Museum); pitture rafuranti il simbolo chi-rho e un battistero nel Kent; o, ancora, una chiesa con cimitero a Budd Road, all'esterno del vallo di Colchester.
L'antica Britannia testimonia la capacità di Roma di diffondere i propri modelli culturali adattandoli alle diverse civiltà locali. In ambito religioso, ad esempio, le divinità indigene vennero identificate con i loro equivalenti romani e divennero delle entità composite. La città di Bath, fondata dai romani nel I secolo d.C. con il nome di Aquae Sulis, offre pregevoli testimonianze di tale consuetudine come questa stele, conservata al Roman Museum, che rappresenta il dio Sul.
LA PRODUZIONE ARTISTICA
La Britannia preromana fu caratterizzata da una raffinata tradizione artistica, che produsse pezzi come lo scudo di Battersea o il torque d'oro di Snettisham (al British Museum). La conquista romana, in seguito, non distrusse, come si riteneva un tempo, questa tradizione, ma la trasformò: le botteghe locali di fabbri rivolsero ora la loro attenzione a un repertorio di soggetti più vasto, che includeva immagini in cui il classicismo romano si fondeva con il gusto celtico, rivolto all'elaborazione di forme sinuose e di decorazioni astratte. Tra i prodotti più interessanti vi sono una rappresentazione del dio Marte (al British Museum) da Foss Dyke, nel Lincolnshire, con lunghi capelli e una muscolatura stilizzata, o una piccola statuetta di musa da Silchester (al Reading Museum).
Gli artigiani locali partecipavano verosimilmente anche alla realizzazione della grande arte statuaria: con ogni probabilità anche il ritratto di Adriano, al British Museum, è un lavoro di artigianato locale: sicuramente la forma sinuosa dei capelli sembra di tradizione celtica. Si vedano inoltre gli importanti esiti scultorei in pietra costituiti dalla celebre Gorgone maschile dal frontone del tempio di Minerva Sulis a Bath; il grande capitello 'abitato' da ure del dio Bacco e del suo seguito a Cirencester (al Corinium Museum); o una maschera femminile dall'espressione afflitta, con capelli dai ricci a forma di spirale, da Towcester, nel Northamptonshire (al British Museum).
Ma la produzione artistica certamente più famosa della Britannia romana è quella del mosaico. Nel II secolo d.C. vennero realizzati mosaici tracciati su disegni con motivi perlopiù geometrici ma anche, in qualche caso, urati. Dopo un periodo di recessione che provocò una flessione nella committenza, nel IV secolo i mosaicisti della Britannia iniziarono una ricca produzione autonoma: frequente nelle rafurazioni al centro di pavimenti il motivo mitologico di Orfeo circondato da animali. L'esemplare più grande andò perduto in un incendio del palazzo di Woodchester, ma una versione ridotta, proveniente dalla villa di Barton Farm, è tuttora visibile nel museo. Altri pavimenti della stessa scuola sono conservati a Chedworth. Un'altra bottega, specializzata in decorazioni animali e vegetali, operava a Dorchester, nel Dorset.
Il grandioso complesso residenziale di Frampton, inoltre, appare decorato da mosaici rafuranti scene mitologiche, con Perseo e il mostro marino, Enea nell'atto di cogliere il ramo d'oro, e Cadmo che uccide il serpente di Marte. Si è supposto che questi temi derivino da illustrazioni delle Metamorfosi di Ovidio. È certo invece che la storia di Didone e di Enea, rafurata sul pavimento delle terme di una villa a Low Ham, nel Somerset (ora al Taunton Museum), derivi da una copia miniata dell'Eneide di Virgilio; il pavimento del triclinium (la sala da pranzo) della villa di Lullingstone, nel Kent, che rappresenta Europa portata da Giove nelle sembianze di un toro, reca un'iscrizione in versi (in un metro simile a quello di Ovidio) in cui si allude alla tempesta che fece naufragare la flotta di Enea a Cartagine. Probabilmente il verso fu dettato dal proprietario della villa, e riflette la sua istruzione, che si basava sull'uso del latino e sulla conoscenza dei testi della letteratura latina.
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