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TEMA STORICO
"Illustra le conseguenze della
rivoluzione industriale sulla vita degli operai inglesi (uomini, donne,
bambini) tra il 1700 e il
Fra il 1760 e il 1830 si verificarono in Inghilterra mutamenti radicali nei processi produttivi del settore manifatturiero che diedero vita a una e vera e propria rivoluzione dell'industria che si diffuse ben presto nell'occidente europeo.
La rivoluzione industriale comportò radicali cambiamenti nella società inglese che riguardarono sia le strutture sociali sia il progressivo cambiamento delle abitudini di vita, dei rapporti fra le classi sociali, e anche dell'aspetto delle città, soprattutto le più grandi.
Una delle prime conseguenze della rivoluzione fu l'aumento della popolazione che iniziò a concentrarsi prevalentemente nelle città, dove nascevano le fabbriche,i nuovi luoghi di lavoro,sedi dell'industria meccanica basata sull'utilizzo delle macchine.
Coloro che lavoravano nelle fabbriche, non erano più artigiani o lavoranti artigiani, ma bensì degli operai salariati, che non avevano più la proprietà degli strumenti di lavoro, ma lavoravano per un salario su macchinari che non gli appartenevano.
Lo spostamento dei contadini dalle camne alle grandi città alla ricerca di lavoro fece sì che attorno alle fabbriche nascessero veri e propri quartieri operai malsani e sovraffollati dove le condizioni di igiene erano precarie e la densità abitativa favoriva il diffondersi di malattie epidemiche come la tubercolosi, il tifo e il vaiolo.
L'ampio reclutamento di manodopera previsto dal sistema di fabbrica fece sì che si creassero nuove ure di lavoratori: l'operaio qualificato (spesso un ex artigiano) e l'operaio generico che svolgeva funzioni semplici e faticose e che proveniva dalla camna.
Gli operai erano sfruttati e la famiglia si trasformò profondamente perché i salari erano talmente bassi che entrambi i genitori dovevano lavorare e mettevano al mondo molti li affinché guadagnassero anch'essi.
Così venivano occupati negli stabilimenti industriali sia donne che bambini, maschi e femmine, già dai 7-8 anni di età. La piccola taglia dei fanciulli e l'agilità delle loro dita erano il migliore ausilio per le macchine e la loro debolezza era una garanzia di docilità. Senza fatica li si poteva ridurre in uno stato di obbedienza passiva cui gli uomini maturi non si lasciavano facilmente piegare. La sorte di questi bambini fu particolarmente penosa perchè erano sottoposti ad una schiavitù disumana. I caporeparto non permettevano un momento di pausa. Spesso per non fermare le macchine il lavoro continuava giorno e notte. Gli infortuni erano molto frequenti e non vi era disciplina. Il loro stato intellettuale e morale non era migliore e uscivano dalle fabbriche ignoranti e corrotti. Durante la loro schiavitù non solo non avevano avuto nessun tipo di istruzione, ma non avevano neppure ricevuto l'educazione professionale necessaria per guadagnarsi da vivere. Sapevano eseguire soltanto l'operazione alle macchine cui erano stati incatenati per lunghi anni. Erano, pertanto, condannati a rimanere semplici schiavi legati alla fabbrica.
Le donne operaie erano per lo più impiegate in mansioni dequalificate che svolgevano sotto la sorveglianza dei lavoratori maschi e per questo percepivano un salario più basso. Le condizioni dell'ambiente di lavoro erano dure: stanzoni poco illuminati e poco aerati, rumore, polveri accomnavano il ritmo incessante delle macchine. Le condizioni drammatiche in cui si svolgeva il lavoro di donne e bambini nelle fabbriche diventarono presto oggetto di inchieste sociali e progetti di riforma in Gran Bretagna e successivamente in tutti i paesi coinvolti nei processi di industrializzazione che portarono a provvedimenti legislativi per la tutela del lavoro minorile e femminile (riduzione degli orari di lavoro, divieto al lavoro notturno, periodo di congedo per la maternità, divieto di impiego dei bambini al di sotto di una certa età).
Mentre i bambini lavoravano fino a 12 ore al giorno gli uomini e donne potevano lavorare 14- 15 ore ; restava loro appena il tempo per dormire, senza nessuna possibilità di condurre una vita al di fuori della fabbrica.
Il tempo acquisisce infatti una valenza economica che prima non aveva e diventa denaro. Gli operai dovevano rispettare la disciplina di fabbrica e impegnarsi tutti i giorni per lo stesso numero di ore altrimenti venivano multati o nei casi peggiori, incarcerati.
La città industriale era abitata in larga misura da due nuovi gruppi sociali contrapposti : la borghesia industriale formata dai proprietari della fabbriche e il proletariato formato dagli operai salariati.
Tra borghesia industriale e proletariato vi era un forte antagonismo causato dalle cattive condizioni di vita degli operai. Proprio queste cattive condizioni fecero sì che si creassero tra gli operai tumulti. Si ebbero perfino i primi esempi di sciopero, ossia rifiuti di lavorare alle condizioni date, ed i primi tentativi degli operai di organizzarsi fra loro. Tutti questi tentativi di tutelarsi messi in atto dagli operai erano ostacolati dalle legislazioni dei governi di quel periodo perché considerati atti di ribellione. Progressivamente però gli oprerai riuscirono a farsi ascoltare e ad ottenere il miglioramento e la tutela del loro lavoro.
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