arte |
Una delle opere di più alto valore
della scultura bronzea etrusca è la Lupa modulina.
In essa, l'animale, ferocemente ringhiante, è rappresentato saldamente
poggiato sulle quattro zampe, con la testa rivolta verso lo spettatore.
Sono poche le somiglianze con una lupa autentica, non soltanto per la forma
anatomica, ma perfino per l'assenza quasi totale del manto peloso, che permette
di far risaltare la potente struttura ossea, lo smagrimento del ventre, la vena
gonfia sul muso, le mammelle.
Il pelo, limitato a una striscia che riveste il collo possente, non è
morbido, ma bensì squamoso e duro ed esalta perciò l'asprezza che
emana da tutta la statua.
La
scultura della lupa è databile al V secolo a.C., mentre i due gemelli
furono aggiunti in epoca rinascimentale, e sono, secondo alcuni, opera del
Pollaiolo.
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Lupa
modulina |
Nella tradizione la lupa è divenuta una sorta di nume tutelare di Roma.
Peraltro la lupa, presso gli Etruschi, rafurava il dio degli Inferi, Aita,
mentre il lupo era anche il simbolo di un dio purificatore, e fecondatore,
Soranus, venerato sul monte Soratte dai Sabini. Ma tra i Sabini la lupa era
animale sacro a Mamers, analogo al dio Marte dei Romani che, secondo la
tradizione, era padre dei gemelli, e per questo la lupa aveva l'attributo di
Marzia. Inoltre l'animale tutelare dei Latini era Luperco, nome risultante
dalla fusione dei termini lup e hircus per 'capro', con il quale
aveva una corrispondenza etimologica il termine sabino hirpus per
'lupo', nella trasformazione della c in p; si può quindi
ipotizzare che, pur apparendo come lupa, l' animale fosse in realtà
Luperco, dio dei pastori e protettore delle greggi dai lupi, in nome del quale
erano celebrate le feste dei Lupercalia, il 15 febbraio. I due gemelli
allattati da questa lupa-luperco si trasformerebbero così in
'luperci', cioè lupi-capri, a somiglianza della divinità,
capro e lupo nello stesso tempo, purificatrice e fecondatrice che dà
loro anche virtù marziali. L'episodio dell'allattarnento della lupa, narrato per
la prima volta nel III secolo a. C. dallo storico greco Diocle di Pepareto e,
sulla sua scia, dall' annalista romano Quinto Fabio Pittore, si ispirava alla
statua in bronzo rafurante la lupa di origine etrusca che risale al v secolo
a.C., e originariamente con i gemelli sottostanti. È giunta fino a noi,
superando invasioni barbariche e incuria medievale, anche se un fulmine la
colpì nel 65 a.C. sbriciolando i due gemelli. Nel Medioevo fu collocata
al Laterano, all ' esterno della Torre degli Annibaldi, su una base di pietra
sostenuta da grappe infisse nel muro. E lì restò fino a quando,
nel piano di ristrutturazione della piazza del Campidoglio, Sisto IV ne
progettò il trasloco donandola ai Conservatori, con 10 fiorini d' oro
che sarebbero dovuti servire per il rifacimento dei due gemelli. Questi vennero
infatti fusi da Antonio Pollaiolo nel 14 73 e la Lupa fu collocata sotto il
portico del Palazzo dei Conservatori fino al 1538, quando venne spostata sopra
il colonnato che decora il pianterreno, a metà della facciata. Infine,
ne11586, fu installata su un piedistallo al centro della stanza che dalla
scultura fu appunto detta 'della Lupa', dove è rimasta fino ad
oggi. Una copia è nell'omonima sala del Palazzo di Montecitorio e
un'altra, all'aperto, su una colonna lungo il fianco sinistro del Palazzo
Senatorio sul Campidoglio.
Nel giardino alla sinistra della cordonata del Campidoglio, dagli anni Trenta
del Novecento era custodita in una gabbia una lupa, che fu tolta dopo la
seconda guerra mondiale e poi ripristinata insieme ad un lupo restandovi fino
al 1960.
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