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LA MONARCHIA LATINA ED ETRUSCA
La tradizione narra di una serie di 7 Re, di cui è difficile indicare i punti storici. Elemento di cui si può essere certi è invece la distinzione di una prima fase latina e di una successiva fase di dominazione etrusca.
Taluno ha sostenuto che la città vera e propria sia stata fondata soltanto con la dominazione degli Etruschi, i quali avrebbero sottomesso i villaggi preesistenti; le popolazioni sottomesse avrebbero costituito la plebe, e la vittoria di questa nella lotta per la parificazione dei due ordini avrebbe rappresentato la rivincita dell' elemento latino. Ma, se è vero che il potere del magistrato romano, l' imperium, e le sue insegne esteriori derivano dagli Etruschi, altrettanto vero è che i nomi relativi ai primi ordinamenti politici sono di origine latina: così rex, tribus, curia, così i nomi dei collegi sacerdotali, pontifices, augures, flamines.
E' difficile determinare con esattezza gli elementi dell' ordinamento monarchico primitivo, ma possiamo a grandi linee cogliere il modo in cui la città si è posta di fronte ai villaggi, e cioè alle gentes preesistenti.
Lo scopo della città, il cui fine era quello di fare un' unità di una pluralità di villaggi attraverso la delimitazione e la fortificazione, era principalmente quello di stabilità e difesa, e la sua prima espressione fu quella di creare un potere al di sopra degli organismi minori. L' unità della città doveva essere all' origine caratterizzata da questa posizione del potere di un capo, cioè di un rex, e dalla stabilità di questo.
In contrasto a questa posizione di un capo doveva aver rilievo l' organizzazione delle gentes e delle familiae, onde la civitas risultava, che doveva limitare il potere del re.
Potere del re ed organizzazione gentilizia costituiscono così i termini essenziali del porsi di una comunità cittadina.
Il re era unico e vitalizio; la tradizione nella leggenda di Romolo e Tito Tazio narra l' esistenza di periodi transitori di regno a due, che potrebbero collegarsi all' estensione della città ed alla fusione del mons con il collis, ma che potrebbero invece essere un invenzione per anticipare quella che poi diventò la caratteristica della magistratura repubblicana.
Se il porsi di un re doveva essere espressione dell' affermazione della città, i poteri del re dovevano soprattutto avere il loro centro nel potere militare e in quello religioso. Quello militare, in rapporto agli scopi di guerra che dovevano aver agito da determinante per la civitas; quello religioso per la connessione che esso aveva con ogni forma di organizzazione politica.
Quanto alla nomina del re doveva essere forte nella prima fase della monarchia il peso dell' organizzazione gentilizia nella società, espressa nel senato dei patres; e qui soccorre il valore dell' interregnum, istituto ordinario nella fase monarchica , in cui alla morte del re gli auspicia passavano nelle mani dei patres, cioè ai senatori, che esercitavano il potere 5 giorni ciascuno, fino a che uno ( che non poteva essere il primo ) procedeva alla designazione del nuovo re. Il re riceveva poi l' atto di sottomissione delle curie, che resta nell' epoca successiva sotto il nome di lex curiata. Seguiva l' approvazione e l' investitura divina, attraverso l' inauguratio.
La tradizione ci da notizie di ausiliari del rex; si parla di duoviri perduellionis che avrebbero cooperato nell' esercizio della giurisdizione criminale; si parla di un praefectus urbi che avrebbe esercitato i poteri del re in assenza di questo.
Gli elementi strutturali fondamentali della costituzione romana sono la magistratura, il senato e il popolo ( nelle assemblee ).
Il re ha preceduto la magistratura.
Nella formazione della città il consiglio dei patres derivava precisamente dal complesso di gruppi minori onde la città risultava. E' affermazione abbastanza frequente che i patres erano i patres delle genti. Ma, se, come abbiamo detto, la organizzazione gentilizia non doveva importare l' esistenza di un pater gentis, ne discende che neppure un organo stabile della costituzione cittadina, come il senato, poteva risultare dai patres delle genti. Ci si chiede di conseguenza se si dovesse far capo ai patres delle familiae!?! E' difficile stabilire notizie precise. Nella dualità familae-gentes può esserne risultato un equilibrio tra il punto fondamentale, che questi patres erano offerti dall' organizzazione familiare-gentilizia.
Elemento fondamentale e punto base dell' esplicazione del senato in epoca storica rimane la funzione consultiva nei riguardi del magistrato che trovava espressione nei senatoconsulti. ½ furono poi funzioni che nell' epoca storica, quando al senato furono ammessi i plebei, rimasero riservate agli antichi patres, cioè ai senatori patrizi, quali l' interregnum, l' auctoritas patrum , cioè la ratifica delle deliberazioni dell' assemblea popolare.
La più antica forma di assemblea popolare, cioè di comizi, è quella dei comitia curiata. La tradizione attribuisce a Romolo la distribuzione del popolo in curie, le quali sarebbero state distribuite in numero di 10 per ciascuna delle 3 tribù ( Tities, Ramnes e Luceres ). I Romani facevano derivare il nome dei Tities da Tito Tazio, dei Ramnes da Romolo, dei Luceres da Lucumone che soccorse i romani nella guerra con Tito Tazio. Tale collegamento tuttavia non ha alcun serio appiglio.
Nell' ordinamento centuriato, tra le centurie dei cavalieri, ve ne erano sei, dette per antonomasia le sei centurie o i sex suffragia, che erano le sole che avessero un proprio nome e si chiamavano dei Tities, Ramnes e Luceres primi e secundi, ed erano considerate come le sole centurie di cavalieri anteriori all' ordinamento serviano, ed erano formate da patrizi.
Quanto alle curie, è stato rilevato che il termine, oltre designare una riunione di uomini, serve anche ad indicare il luogo di riunione e che dai nomi a noi pervenuti risulta che spesso le curie stesse dovevano ricevere la denominazione del luogo in cui si adunavano. Nella città le curie si presentano distribuite nelle 3 tribù, divisione che doveva avere anch' essa all' origine carattere territoriale e gentilizio insieme.
Le tipiche funzioni delle assemblee popolari in epoca storica sono essenzialmente 3: la funzione elettorale, la funzione legislativa e quella giudiziaria. Non possiamo classificare come elezione la lex curiata; questa sopravvive in epoca storica, ma segue alla elezione dei magistrati da parte dei comizi centuriati: la vera e propria nomina è quella che avviene tramite questa elezione, e la lex curiata si riduce ad una formalità.
La tradizione fa risalire ai re una serie di leges; e per queste leges regiae una meccanica anticipazione del procedimento legislativo dell' epoca successiva fa parlare di una presentazione all' approvazione dei comizi curiati. S i parla di una raccolta di queste leges regiae dovuta ad un Papirio, vissuto intorno al tempo della cacciata di Tarquinio, onde il nome di ius Papirianum; il loro contenuto di cui abbiamo notizia ne rivela chiaramente il fondamento a carattere religioso, sia che tocchino direttamente istituti e riti sacri, o regole di costume che non sfuggivano alle interferenze religiose e alle cognizioni dei pontefici. Si tratta comunque di un complesso di principii.
Più complesso è il discorso per quanto riguarda la competenza giudiziaria; la tradizione proietta nell' epoca regia l' istituto della provocatio ad popolum che nell' epoca repubblicana si presenta come una guarentigia del cittadino di fronte al magistrato, e quindi un limite generale al potere di questo.
All' antica fase latina risalgono i due più importanti collegi sacerdotali romani, quello dei pontefici e degli auguri. Il nome dei pontefici rivela l' origine latina, ed una facile etimologia ( pontem facere ) li ricollega ai ponti; ponti e pontefici vengono da taluni messi in relazione con le espressioni che in antico linguaggio latino indicavano il numero di cinque, e i primi pontefici sarebbero stati appunto in numero di cinque.
Per la nomina dei pontefici rimase la cooptatio, fino a che una legge Domizia del 104 av. Cr. vi sostituì l' elezione popolare.
Antiche sono anche le origini degli auguri, che acquistarono anch' essi grande autorità nello Stato. L a loro competenza consisteva soprattutto nell' interpretazione degli auspici. Ora, se si considera l' importanza che avevano gli auspici per i Romani, se si valuta che, quantunque i magistrati traessero essi stessi gli auspici, però nei dubbi di interpretazione si ricorreva all' interpretazione degli auguri, che ne erano i conservatori, si apprezza l' importanza assunta da questo collegio , ed il modo in cui influì sulla vita pubblica.
Antico è pure il collegio dei Feziali, comune ai Latini, depositario delle tradizioni circa il modo di fare i trattati e dichiarazioni di guerra.
Sono questi gli istituti essenziali che si riportano alla prima fase della monarchia.
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