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Avviene di frequente che il rapporto di lavoro venga sospeso per le ragioni più varie: sciopero, aspettativa, malattia, assistenza ai li in tenera età, serrata ecc. Naturalmente l'impossibilità sopravvenuta della prestazione di una delle due parti del contratto di lavoro deve essere temporanea e non definitiva: in quest'ultimo caso, infatti, si determinerebbe la fine del rapporto stesso.
Cause di sospensione per fatto del lavoratore
Le cause di sospensione della prestazione per impossibilità del lavoratore sono le seguenti:
Sospensione del lavoro per fatto del datore di lavoro
Possiamo distinguere essenzialmente i seguenti casi:
Le integrazioni salariali
Il principio della continuità del salario trova la sua ratio nella esigenza di tutelare la posizione contrattuale del prestatore di lavoro di fronte alle situazioni variabili dell'impresa, svincolando per quanto possibile il diritto alla retribuzione dalle vicende del rapporto di lavoro. Tale principio trova la sua espressione nel sistema degli interventi ordinari e straordinari di integrazione salariale. Il rapporto di lavoro permane: tuttavia, in costanza di intervento di integrazione salariale, vengono sospese le obbligazioni principali connesse al rapporto medesimo, cioè la prestazione di lavoro e la retribuzione. Cessata la causa che ha legittimato la sospensione, il rapporto riprenderà regolarmente.
L'integrazione salariale è gestita dall'INPS tramite l'apposita "Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti", in cui confluiscono le tre Casse (agricoltura, edilizia, industria), autonome tra loro.
La L. 144/99, nel dettare i criteri direttivi per una più generale riforma degli incentivi all'occupazione e degli ammortizzatori sociali, annuncia futuri interventi di modifica e razionalizzazione della disciplina delle integrazioni salariali.
Obiettivo dichiarato della riforma è il rafforzamento delle misure attive di gestione degli esuberi strutturali, tramite il ricorso a istituti e strumenti, anche collegati ad iniziative di formazione professionale, intesi ad assicurare la continuità ovvero nuove occasioni d'impiego.
L'intervento ordinario
La CIG (Cassa integrazione ordinaria) è prevista in caso di contrazione o sospensione dell'attività produttiva dipendente da situazioni aziendali, siano esse dovute ad eventi transitori e non imputabili all'imprenditore o ai dipendenti ovvero siano determinate da situazioni temporanee di mercato che non pongano in dubbio la ripresa della normale attività produttiva.
In tale eventualità l'INPS assicura una indennità agli aventi diritto nella misura dell'80% della retribuzione globale di fatto che ad essi sarebbe spettata per le ore di lavoro non prestate fra le 0 ore e il limite dell'orario contrattuale ma comunque non oltre le 40 ore settimanali. La durata massima di tale forma di integrazione è di tre mesi continuativi, eccezionalmente prorogabili trimestralmente fino ad un massimo complessivo di un anno ovvero, per periodi non continuativi, fino ad un massimo di 12 mesi in un biennio.
L'intervento straordinario
La Cassa integrazione straordinaria (CIGS) opera invece in caso di sospensione o riduzione di attività motivata da:
La CIGS è finalizzata a fronteggiare gravi situazioni di eccedenza occupazionale ed a garantire la continuità del reddito ai lavoratori sospesi dal processo produttivo. Presupposto necessario per l'erogazione del trattamento è la presentazione di un programma mirato al rilancio dell'attività ed alla salvaguardia dei livelli occupazionali. In questo caso l'INPS assicura ai dipendenti, in possesso di un'anzianità di servizio di almeno 90 giorni alla data della richiesta, una indennità nella misura dell'80% della retribuzione globale di fatto che ad essi sarebbe spettata per le ore di lavoro non prestate fra le 0 ore e il limite dell'orario contrattuale ma comunque non oltre le 40 ore settimanali
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