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LE FORME DI STATO E LE FORME DI GOVERNO NELLA LORO EVOLUZIONE STORICA
Il concetto di forma di stato e di forma di governo
Le regole giuridiche investono 3 ambiti:
Settore relativo all'organizzazione dell'apparato statale;
Settore relativo ai rapporti tra apparato statale, cittadini e società civile;
Settore relativo ai rapporti intersoggettivi ( = che si stabiliscono tra i singoli membri della comunità ).
Vi è stata un'evoluzione che ha portato lo stato moderno ad affermarsi
FORMA DI STATO =
L'insieme delle finalità che lo Stato si propone di raggiungere ed i valori a cui ispira la propria azione
modo in cui è risolto il rapporto tra autorità e libertà, ovvero quel rapporto tra potere statuale e società civile,che nasce e si sviluppa ogni esperienza statuale.
Si fa anche riferimento ai tipi di rapporti tra l'entità statuale e la comunità territoriale ( Es. stato unitario,federale . ) di appartenenza del cittadino, anch'essa rilevatrice di un importante modo di essere del rapporto tra stato e società. In base poi all'aggettivo che viene dato a "Stato" si possono rintracciare le caratteristiche fondamentali che esso acquisterà.
Il susseguirsi delle diverse forme di stato nel tempo è stato accomnato, sempre, da una fase di transizione in cui i caratteri del vecchio assetto si univano e convivevano con elementi propri del nuovo che cominciava ad affermarsi.
FORMA DI GOVERNO =
L'insieme degli strumenti e dei mezzi mediante i quali una determinata organizzazione statuale persegue le sue finalità.
È descritta dagli elementi che contraddistinguono il modello organizzativo.
Modi e mezzi che sono un'insieme di regole che disciplinano i rapporti tra gli organi al vertice dell'apparato statale. ( es. monarchia assoluta = forte concentrazione del potere statuale nelle mani di un unico organo costituzionale,il Sovrano )
Stato e governo sono molto connessi; la storia di diverse forme di Stato si è accomnata ad un'evoluzione della forma di governo. Ogni forma di governo va valutata alla luce della forma di Stato in cui essa opera
Lo Stato patrimoniale
= prima forma di Stato affermatasi dopo la caduta dell'impero romano e che caratterizzerà tutta il periodo dell'Alto medioevo.
È una forma di stato molto embrionale, nella quale sono ancora assenti alcune delle strutture portanti:
Manca un'organizzazione amministrativa stabile, in grado di consentire il perseguimento dei fini di carattere generale, di interesse dell'intera collettività;
Non sempre sicura è la stessa sovranità di queste entità statuali rispetto al potere di entità sovranazionali ( Impero e Chiesa );
Non sempre costante e stabile è la subordinazione ad esse di tutti i soggetti che operano al loro interno;
a fondamento vi è un accordo che interessa solo alcuni soggetti ( i feudatari ), e che ha ad oggetto la tutela del diritto di proprietà, di cui tali soggetti sono proprietari.
È uno stato che non ha una pluralità di fini, ma solo la difesa contro le minacce che possono provenire nei riguardi della proprietà privata, e che su questa base fonda i rapporti che si stabiliscono tra coloro che hanno il potere.
È il diritto di proprietà a determinare e legittimare il potere; ad esso si associa anche l'esercizio di alcune funzioni "pubbliche", gestite da alcuni embrionali apparati.
Al di là dei soggetti titolari di diritti di proprietà, esiste una comunità indistinta di individui, che appare come oggetto di diritti altrui.
LO STATO ASSOLUTO ( a ) E LO STATO DI POLIZIA ( b )
A)
Il tramonto dello stato patrimoniale e lo svilupparsi dello stato assoluto coincide con l'accrescersi dei compi assunti dallo Stato rispetto ad una società che pone esigenze sempre più complesse.
Esso va di pari passo con l'apertura della società medioevale e dell'entrata in scena di nuove attività economiche,quali per es. il commercio.
Viene a sostituirsi uno stato che tende a farsi carico dei nuovi problemi che nascono dagli svolgimenti della vita sociale ( es. assicurale le condizioni ottimali per lo sviluppo delle nuove attività economiche sul piano interno ).
Diviene uno stato che assume come proprio dei fini di carattere GENERALE,rappresentati oltre che da una sicurezza interna e da una politica estera di potenza nazionale, anche dal benessere dell'intera collettività
= stato come tutore dell'interesse generale.
Lo stato sviluppa la sua azione nei vari settori in cui si svolge la vita sociale ed economica,secondo una concezione INTERVENTISTA del suo ruolo.
Tra i settori in cui l'intervento si manifesta maggiormente:
o Proprietà fondiaria ( in cui si punta a favorire una semplificazione dei titoli + maggiore commercialità e circolazione dei beni);
o Settore finanziario ( in cui si assiste alla riduzione dei privilegi fiscali riconosciuti alla classe nobiliare, e ci si avvia verso un sistema di tassazione uniforme);
o Settore dell'istruzione ( in cui lo Stato rivendica a sé un ruolo);
o Settore delle PRIME opere pubbliche ( per i collegamenti,la difesa . ) .
Sul piano dell'ordinamento statuale si ha una progressiva differenzazione degli organi e degli atti che essi compiono ( si distinguono in modo più netto le fonti normative dai provvedimenti amministrativi ).
A tutto ciò si accomna un fenomeno di progressiva concentrazione del potere nelle mani del Sovrano,la cui legittimazione risiede su un principio di natura trascende. Mentre il potere statuale si laicizza e si svincola dal potere religioso, il potere del Sovrano, così come il potere dell'autorità ecclesiastica, rivendica un'origine divina.
B)
È forma di Stato che si afferma verso la fine del XVII secolo, soprattutto in Austria e Prussia.
È uno sviluppo dello stato assoluto.
Pur mantenendo le caratteristiche di fondo dello Stato assoluto, esso è caratterizzato da un elemento di novità : dal RICONOSCIMENTO DI ALCUNE POSIZIONI SOGGETTIVE DEI SINGOLI,TUTELABILI DAVANTI AI GIUDICI,ANCHE CONTRO I PUBBLICI POTERI ( è ancora molto parziale come riconoscimento ma che è molto importante perché prelude all'affermazione del principio cardine dello Stato di diritto, in base al quale la pubblica amministrazione è tenuta al rispetto della legge ed è possibile che sia sottoposta al giudizio dei giudici).
È un potere pubblico che incontra dei limiti nelle norme giuridiche e nei meccanismi di controllo giurisdizionale,chiamati ad assicurarne il rispetto.
Lo Stato liberale
Si afferma nel periodo che va dalla fine del XVIII alla metà del XIX secolo.
In Inghilterra si affermerò con un anticipo di quasi un secolo
È una forma di Stato che caratterizza l'esperienza costituzionale del continente europeo fino agli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale.
Le ragione che portano al tramonto dello Stato assoluto sono:
£ Di tipo economico legate da un lato all'aumento della conflittualità internazionale ed alla conseguente accentuata pressione fiscale, e dall'altro, ad una crisi interna sempre più profonda;
£ Di ordine politico-sociale dovute all'inadeguatezza della struttura del potere proprio dello Stato assoluto a soddisfare le esigenze di partecipazione alla gestione della cosa pubblica delle nuove classi emergenti:
£ Diffondersi delle dottrine razionaliste.
Ciò porta all'affermarsi dello Stato liberale, che conserva ai pubblici poteri il compito di perseguire come finalità generali il soddisfacimento degli interessi dell'intera collettività , ma attraverso un'azione indiretta, volta ad assicurare condizioni di sicurezza sul piano estero ( politica estera ) e il rispetto dei diritti di libertà, in primo luogo quelli economici, sul piano interno ( sicurezza pubblica ).
Quello ottocentesco poggia su una concezione GARANTISTA E NEGATIVA dei fini dello Stato.
Si ispira a dottrine liberiste.
Si presenta come Stato NON interventista.
Il suo elemento portante è il nuovo principio di LEGITTIMAZIONE DELL'ESERCIZIO DEL POTERE: una legittimazione che proviene direttamente dai consociati.
Il modello organizzativo dello stato tende a garantire la separazione e la reciproca autonomia dei diversi apparati preposti alle funzioni legislative, esecutive e giurisdizionali.
Ciò porta all'introduzione di regole generali, destinate a disciplinare l'azione degli organi di vertice dell'apparato statuale, destinate a guidare e limitare l'azione dei soggetti politici che operano nelle nuove istituzioni.
Si ha anche l'affermazione del valore della legge come atto in grado di vincolare tutti i soggetti che porta allo STATO DI DIRITTO = il funzionamento e l'organizzazione dello Stato devono essere disciplinati dalle leggi e gli atti della pubblica amministrazione devono essere conformi alla legge, pena la loro annullabilità da parte di un giudice.
Lo Stato totalitario
Il primo conflitto mondiale e la crisi economica susseguente finiscono per funzionare da detonatori di una crisi.
Ciò avviene soprattutto in paesi come l'Italia, in cui il sistema economico si presentava più fragile, il sommarsi di un diffuso malcontento delle classe più disagiate, ai problemi legati alla riconversione della macchina industriale bellica, produsse un malcontento tale da determinare il crollo dello Stato liberale.
Lo sbocco di questa situazione fu rappresentato dall'avvio in alcuni paesi europei dell'esperienza dello Stato TOTALITARIO.
Uno Stato che nasce con l'obbiettivo primario di sostituire l'apparato istituzionale proprio dello Stato liberale, mediante l'introduzione di una nuova organizzazione, ma ispirata ad un forte ACCENTRAMENTO del potere intorno alla ura di un "capo" o di un organo supremo, espressivo della forza politica egemone, in grado di contenere e regolare in materia autonoma i conflitti sociali; uno Stato che assume su di sé un ruolo di GARANTE, INTERPRETE E ARTEFICE degli interessi generali della collettività nazionale, e su questa base, modella la sua struttura di potere e il suo modo di agire nella società.
Uno Stato esplicitamente IMPEGNATO IN OGNI SETTORE di vita.
Per il raggiungimento di queste finalità, utilizza ;
un PARTITO UNICO, quale essenziale canale di formazione dell'indirizzo politico generale;
i SINDACATI DI STATO, quali soggetti destinati a garantire i conflitti del mondo del lavoro;
i MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA, quali elementi fondamentali per l'allargamento della base di consenso.
Questo tipo di Stato persegue una politica REPRESSIVA dei diritti e delle libertà, ed in particolare delle libertà politiche,arrivando a calpestare il principio di uguaglianza.
Al fondo della concezione sta la concezione secondo la quale lo Stato, protagonista della Storia, rappresenta l'artefice in OGNI situazione GIURIDICAMENTE rilevante, senza che alcun limite possa essergli imposto.
Lo Stato socialista
Nasce con la rivoluzione che portò alla caduta del regime zarista in Russia, ma è solo nel secondo dopo guerra che si espande a molti paesi dell'Europa centrale e al di fuori del continente europeo.
Caratteristiche tipiche sono:
v Se le disuguaglianze derivano dalla proprietà privata dei mezzo di produzione, si afferma la nozione di proprietà SOCIALISTA;
v Se la disuguaglianza nasce dalla divisione della società in classi, ecco che si impone il superamento AUTORITATIVO di tale divisione;
v Se il riconoscimento della libertà,intesa come diritti individuali, si traduce in un privilegio per i soli gruppi sociali dominati, si ha il riconoscimento delle sole libertà COLLETTIVE,funzionali alla edificazione di una società di EGUALI;
v Se la mancanza di strumenti di aggregazione sociale tiene ai margini dei processi decisionali le classi subalterne, si afferma la nozione del PARTITO COMUNISTA come perno centrale, attorno al quale ruota tutto il sistema, unico e vero centro dell'intero apparato statuale.
Tutto ciò comporta una serie di innovazioni:
Ø La prevalenza di UNA CLASSE SOCIALE sulle altre ( = dittatura del proletariato );
Ø La CONCENTRAZIONE del potere come modulo organizzativo;
Ø La PIANIFICAZIONE di tutte le attività economiche e sociali;
Ø Un sistema di governo di tipo FEDERALE, ma di fatto incentrato sul partito unico.
Lo Stato sociale
Anche questo tipo di Stato ha alla base la crisi dello Stato liberare ottocentesco, di cui però riprende numerosi principi, ripensandoli e reinterpretandoli alla luce di un'analisi delle ragioni che portarono alla sua crisi.
Il suo fine è quello di RIMUOVERE LE DISUGUAGLIANZE di fatto presenti nella società, orientando in questa direzione l'azione dei pubblici poteri. Essi devono intervenire ATTIVAMENTE nei diversi settori economici e si adoperano per la soluzione dei conflitti sociali = STATO INTERVENTISTA.
In questo modo lo Stato, i cui organi politici sono ora rappresentazione di TUTTI i cittadini,si propone di esercitare i DIRITTI CIVILI E POLITICI, ELIMINANDO progressivamente le ragioni di ordine economico e sociale che spesso limitano l'effettivo svolgimento di tale esercizio.
Il fine principale è quello di raggiungere l'obiettivo dell'UGUAGLIANZA SOSTANZIALE e non solo formale dei cittadini.
Si assiste Da un lato al pieno riconoscimento di istituti fondamentali per garantire la effettiva partecipazione dei cittadini in una grande società di massa dall'altro, ad un profondo mutamento dell'atteggiamento dei pubblici poteri, impegnati in un'opera di progressivo riequilibrio delle posizione di svantaggio.
Elementi tipici sono:
il notevole accrescimento degli apparati amministrativi e la loro differenziazione in relazione alla diversificazione dell'azione statale;
il massiccio intervento diretto o indiretto nell'economia;
l'aumento significativo delle risorse necessarie alla finanzia pubblica.
Lo Stato unitario, (I) lo Stato federale ( II )e lo Stato regionale (III)
Vi è un possibile altro elemento di classificazione delle forme di stato che tiene in rilievo che, nell'ambito delle diverse esperienze statuali, viene riservato al PRINCIPIO DELL'AUTONOMIA TERRITORIALE.
Storicamente tale principio è un'acquisizione recente per i paesi europei, mentre ha radici assai più lontane nell'esperienza inglese.
Il salto è rappresentato dalla istituzione di autorità LOCALI dotate anche di autonomia legislativa; autorità che si pongono come soggetti di mediazione politica degli interessi sociali delle comunità locali.
II.
È basato sulla regola per cui i membri della federazione hanno una competenza generale,dalla quale sono escluse le materie che vengono espressamente riservate dalle norme costituzionali agli organi federali. In essi sarà più ampia l'autonomia degli organi federali e gli stati membri mantengono spesso alcune tipiche caratteristiche degli Stati sovrani
III.
Sono gli organi centrali dello Stato ad avere una competenza generale, fatte salve le specifiche competenze affidate alle Regioni. L'autonomia delle autorità locali incontra limiti maggiori rispetto agli stati federali.
Il riconoscimento del principio autonomistico determina una serie di reazioni sul piano dell'assetto della forma di governo, influenzando, in misura maggiore o minore, struttura e funzione degli organi centrali dello Stato.
Le forme di governo: monarchia assoluta
È la prima forma di governo in senso proprio e nasce con lo Stato assoluto.
In precedenza la natura quasi privatistica che era alla base dello Stato feudale, non aveva creato problemi particolari.
Co l'affermarsi dello Stato assoluto, l'estendersi dei fini statuali e il moltiplicarsi dei settori in cui si esercita l'intervento dei poteri pubblici, creano le premesse per la costituzione dei primi nuclei di struttura amministrativa statuale unitaria e stabile.
Al vertice di tale struttura si pone il Sovrano, unico organo titolare del potere di decisione politica, che ripete direttamente dalle vicende storiche e dalla divinità la legittimità al suo esercizio. Al Sovrano fanno capo tutte le funzioni statuali: sia la funzione legislativa ( Il Re fa le leggi ), sia la funzione esecutivo- amministrativa ( Il Re nomina i funzionari ), sia la funzione giurisdizionale ( il Re nomina i giudici, che amministrano in suo nome la giustizia .
È una struttura di tipo piramidale.
Tale fenomeno, accomnandosi ad un progressivo accrescimento degli apparati organizzativi dello Stato, determina ad un certo punto l'esigenza che il Sovrano si doti di un potere ausiliario,come organo di consulenza del Re, più alcuni collegi rappresentativi dei maggiori ceti sociali.
La monarchia costituzionale
la rivoluzione francese rappresenta storicamente, la fine sia dello stato assoluto sia della monarchia assoluta. Ciò vale per l'Europa continentale, mentre in Inghilterra già un secolo prima era avvenuto.
Ed è proprio in Inghilterra che con Locke si assiste alla prima teorizzazione del principio liberista della divisione dei poteri.
Esso postula la frammentazione dell'unicità del potere sovrano e la sua ripartizione tra organi distinti e autonomi l'uno rispetto l'altro.
Nell'ottica di Locke ciò significava immaginare una forma di governo centrata su due organi costituzionali:
Il Sovrano,titolare della funzione esecutiva e di quella federativa ( oggi politica estera );
Il Parlamento, titolare della funzione legislativa
Questa forma di governo risente però dell'esperienza inglese del 60o. il sovrano ha ancora un ruolo fondamentale nel quadro della forma di governo, ma si trova ora di fronte il Parlamento.
Diversa la concezione di tale principio in Francia alla fine del XVIII teorizzata da Montesquieu e Rousseau:in essi appare centrale l'idea per cui non solo no ci dovrà essere per il futuro alcun potere esercitato in condizioni di monopolio da alcun organo dello Stato, ma nemmeno alcun potere esercitato al di fuori da uno stretto collegamento con la volontà popolare. Essi individuano quindi un nuovo tipo di principio di separazione dei poteri con un'individuazione di una pluralità di soggetti istituzionali ( Parlamento, Governo, Giudici , ciascuno chiamato ad operare in condizioni di separazione e di autonomia rispetto gli altri.
In realtà però non si riscontra mai una NETTA separazione dei poteri; essi appaiono correlati uno all'altro.
La prima applicazione di tale principio teorico si ebbe con la Monarchia costituzionale, che caratterizza tutta la prima fase di avvio dello Stato liberale. In esso accanto al Sovrano, si afferma un altro organo titolare di un potere autonomo,ovvero il Parlamento. Esso ripete la legittimazione, per l'esercizio del suo potere, dalla volontà popolare e si pone, come interlocutore necessario del Re.
Il sovrano rimane titolare del potere esecutivo e del potere di nomina e di revoca dei membri del Governo; rimane, almeno formalmente, titolare anche del potere giurisdizionale, ma deve dividere l'esercizio del potere legislativo con il Parlamento e sottoporre al suo controllo tutta una serie di atti fondamentali per la vita dello Stato.
La forma di governo parlamentare
A partire dalla seconda metà del secolo scorso si assiste ad una sempre più marcata rottura di quell'equilibrio a tutto vantaggio del ruolo del Parlamento.
Tale mutamento coincide con la definitiva uscita del Governo dai poteri sovrano e con l'inizio di una veste di organo autonomo di decisione politica, nei confronti del Parlamento.
L'istituto che sanziona questo passaggio è l'ISTITUTO DELLA FIDUCIA.
Esso comporta che il Governo, una volta formato, si presenti di fronte al Parlamento per ottenere un avallo preliminare al PROGRAMMA di attività che intende svolgere. Grazie a questa fiducia iniziale, il Governo si salda alle forza politiche maggioritarie in Parlamento e ne diviene espressione. In secondo luogo,insieme al potere di concedere o meno questo programma, il Parlamento acquista anche il potere di REVOCARE la fiducia al Governo,mediante l'approvazione di una MOZIONE DI SFIDUCIA, la quale obbliga giuridicamente il Governo a dimettersi.
Politicamente il Governo diviene responsabile del suo operato dinnanzi al Parlamento.
Si passa così da una fase dualista, ad una fase MONISTA, in cui al centro del sistema si colloca ora il Parlamento.
Questo passaggio avviene storicamente in modo graduale:
In un primo momento il Governo resta ancora parzialmente vincolato alla volontà del Sovrano. Esso si trova in una situazione di doppio vincolo;
Successivamente,divenuto fondamentale per il funzionamento del sistema il rapporto tra Governo e forze politiche di maggioranza, l'unica vera sede in cui può essere fatta valere la responsabilità politica del Governo è il Parlamento.
In Inghilterra avviene con largo anticipo (nel XIX secolo); negli altri paesi Europei nel XX secolo.
In Italia si avrà con la trasformazione da monarchia costituzionale, a monarchia parlamentare quella formalmente disciplinata dallo Statuto albertino del 1848.
All'istituto della fiducia si lega il formarsi di una nuova concezione del CAPO DI STATO (Monarca, o sempre più spesso Presidente della Repubblica).
Viene ad intendersi quest'organo come un ORGANO NEUTRO, lontano dalle dispute politiche, e destinatario del compito di SUPREMO GARANTE delle regole costituzionali.
Si tratta di una forma di governo presente fino al primo conflitto mondiale. La crisi di inizio secolo porta l'esigenza di introdurre delle varianti rappresentate da istituti diretti:
a consolidare il principio rappresentativo, moltiplicando le sedi di rappresentanza politica a livello locale ( = principio dell'autonomia territoriale );
gli istituti volti ad una verifica della corrispondenza tra volontà dei rappresentanti e volontà di rappresentati ( = istituti di democrazia diretta );
a vincolare l'operato delle maggioranze politiche al rispetto della costituzione, attraverso l'introduzione di sistemi di controllo anche sulle espressioni di volontà del Parlamento ( = sistemi di giustizia costituzionale );
diretti a rafforzare il ruolo del Capo dello stato, dotandolo di poteri rilevanti diretti all'eliminazione delle cause che impediscono il regolare funzionamento del sistema.
L'introduzione di queste varianti,variamente combinate, ha determinato la nascita, nel periodo successivo della seconda guerra mondiale, di forme di Governo che se ne distaccano ( ciò vale per la forma di governo disciplinata dalla Costituzione italiana del 1948 ).
Le forme di governo presidenziale ( a ), semi-presidenziale ( b ) e direttoriale ( c )
Si hanno nelle forme di Stato sociali contemporanei e appaiono come forme alternative alla forma di governo parlamentare.
Vengono così chiamate per la particolare posizione che in essi viene attribuita al Presidente della Repubblica.
Dittatoriale per il particolare ruolo che in essa assume l'organo esecutivo.
a.
La prima forma di governo presidenziale si ha con la Costituzione degli Stati Uniti d'America del 1787
Al fondo vi è la scelta di porre al centro del sistema costituzionale l'organo presidenziale. Tale organo riunisce in sé tanto i potere e le funzioni proprie del Capo dello Stato, quanto quelli di Capo del Governo.
Spetta al presidente il potere di nomina e revoca dei più alti funzionari statali e fra questi anche dei Ministri e degli altri vertici politici del Governo.
Non esiste un rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo,bensì tra Presidente e Governo.
Il Parlamento non può essere sciolto dal Presidente.
La somma di poteri che spettano al Presidente trovano un bilanciamento con il PRINCIPIO DEMOCRATICO, attraverso l'elezione DIRETTA da parte del popolo del Presidente, dall'altro nell'introduzione di tutta una serie di poteri di controllo e di freno,affidati ad altri organi costituzionale in funzione di limite nell'esercizio dei poteri.
b.
si salda molto più al regime parlamentare rispetto alla A.
Ha avuto un precedente importante nella Costituzione di Weimar del 1919 in Germania; in Francia con la Costituzione del 1958.
In esse si ritrovano alcune caratteristiche di fondo del regime presidenziale, le quali però convivono con alcuni istituti tipici della forma di governo parlamentare ( es. istituto della fiducia ).
L'organo dell'Esecutivo opera secondo un regime di DOPPIA fiducia:
I. È nominato dal Presidente, nei cui confronti risponde politicamente;
II. È espressione della maggioranza parlamentare a cui è legato da un rapporto fiduciario.
c.
il suo obbiettivo primario è quello di raggiungere e garantire la stabilità dell'Esecutivo, prefissandone a priori la durata, spesso facendola coincidere con la durata della legislatura
= regime del Governo a termine, in cui,una volta formato e una volta investito con voto del Parlamento, l'organo esecutivo opera al riparo dal rischio che altri organi costituzionali ne provochino la caduta.
È un Governo che svolge anche le funzioni del Capo dello Stato.
È una forma di Governo che postula la formazione di ampie coalizione governative e la possibilità di attivare agevolmente da parte del corpo elettorale strumenti di controllo sulla permanenza di una corrispondenza tra la volontà dei cittadini e quella dei suoi rappresentanti.
La forma di Governo dittatoriale
Si ha nello Stato totalitario.
In Italia è la forma di Governo dello Stato Fascista.
Esso postulava una struttura di potere che tentasse di recuperare i caratteri dell'unitarietà e dell'accentramento che erano stati tipici dello Stato assoluto. Nasce così la ura di un Capo del Governo come vero CENTRO motore dell'intero sistema costituzionale.
Grazie ad un'investitura che gli viene dall'essere al vertice dell'UNICA formazione politica ammessa = REGIME A PARTITO UNICO,esso è svincolato da ogni forma istituzionalizzata di controllo.
In esso si concentrano:
l le funzioni proprie dell'organo dell'Esecutivo;
l di nomina e revoca dei membri del Governo;
l il comando delle forze armate;
l una serie di poteri diretti a condizionare e limitare la stessa funzione legislativa di un Parlamento che è divenuto composto di membri scelti tra i vertici del partito unico o tra i rappresentanti delle categorie professionali.
Il Capo del Governo assume il compito di interprete principale degli interessi della comunità nazionale e, insieme, quelli di arbitro dei conflitti sociali.
La forma di Governo negli Stati socialisti
Essa presenti tanti aspetti peculiari,quanti sono i paesi che a tale regime si affidano.
Per individuare i tratti fondamentali bisogna risalire al modello costituzionale della Costituzione sovietica del 1936.
Essa prevedeva:
Struttura statuale fondata:
a) Sul riconoscimento di ampie autonomi locali;
b) Su una fitta rete di assemblee elettive ( i soviet), gerarchicamente ordinate; ciascuna espressione delle assemblee di livello inferiore, fino ad arrivare agli organi supremi dello Stato: il Soviet supremo ( + o - il Parlamento ), e il Presidium (che svolgeva i compiti del Capo dello Stato), legati insieme da un rapporto che ricorda l'istituto di fiducia
Nel senso che il Presidium rispondeva politicamente del suo operato nei confronti del Soviet supremo.
Principio informatore dei rapporti tra le varie assemblee è quello gerarchico;
Ruolo del partito: ad esso aspetta, per espressa scelta costituzionale, una funzione di guida della collettività nella costruzione della Società socialista, il che si traduce in una serie di poteri specifici, primo fra tutti quello di scelta dei candidati per i vari organi elettivi.
Su questo nucleo centrale di principi, le diverse esperienze dei Paesi dell'Est europeo avevano poi innestato una serie di istituti particolari che hanno portato a differenzazioni.
Forma di Stato, Forma di Governo e sistema delle fonti normative
La storia delle varie forme di Stato coincide con la storia del modo in cui certi sconvolgimenti sociali hanno determinato un certo assetto del potere statuale e del modo in cui un certo assetto di potere si è posto rispetto ai problemi presenti in quella società.
In ogni tipo di ordinamento esistono dei principi che assegnano a ciascun tipo di norme un particolare valore rispetto alle altre. Sono dei principi che sono riconducibili a scelte che hanno una matrice nella storia politico-istituzionale dei vari ordinamenti.
All'evoluzione delle varie forme di Stato e di governo ha corrisposto un diverso modo d'intendere e regolare i processi di produzione di norme giuridiche,il loro regime, la loro efficacia e i loro rapporti. Esiste un nesso tra il modo in cui è venuto a conurarsi l'assetto del potere politico e la distribuzione tra i diversi organi dello Stato, la natura dei rapporti tra Stato e cittadini e il parallelo sviluppo del sistema delle fonti normative.
Di un vero e proprio sistema di fonti si può cominciare a parlare a partire dal tramonto dello Stato assoluto e del principio di unità del potere statuale, impersonato dal Sovrano ( in tale forma di Stato l'unica forma di fonte normativa era rappresentata dai DECRETI REALI ).
Con i risvolti successivi alla Rivoluzione Francese e con l'affermarsi dello Stato di diritto, inizia ad affermarsi un sistema più articolato,seguito dalla nascita dell'esigenza di definirne il rispettivo regime e i reciproci rapporti.
Un'esigenza di cui si faranno carico le Costituzione, le quali si preoccupano oltre a fissare la tavola dei nuovi principi, a definire le regole fondamentali di distribuzione del potere tra i diversi organi di Stato e, in quest'ambito, anche del potere di porre norme giuridiche dettando NORME SU NORME.
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