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LE SCRITTURE CONTABILI

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LE SCRITTURE CONTABILI


Sono documenti che contengono la rappresentazione in termini monetari e quantitativi di tutti gli atti dell'impresa presi singolarmente, rappresentano la situazione patrimoniale dell'imprenditore e in senso lato, pone in luce se c'è stata una perdita.

Tenendo presente che mentre è nella facoltà di qualunque imprenditore indipendentemente dal fatto che questo sia o meno commerciale la tenuta di questi libri è facoltativa per tutti, la legge pone un obbligo esclusivamente per gli imprenditori che esercitano un'attività commerciale.

La tenuta di queste scritture contabili che è una facoltà per tutti, diventa un obbligo giuridicamente rilevante per gli imprenditori che esercitano un'attività commerciale ed è con riferimento ad essi che il codice disciplina le Scritture Contabili.

Per quanto riguarda i soggetti che sono obbligati a tenerle, bisogna fare attenzione, innanzitutto va detto che la disciplina si riferisce agli imprenditori commerciali però badate bene che la disciplina e le S.C. previste dal codice art.2214 e seguenti non si applica ai piccoli imprenditori che esercitano attività commerciali quindi è vero che si applica a chi esercita un'attività commerciale ma bisogna aggiungere purché non si tratti di piccolo imprenditore.



Inoltre, è stata fatta una distinzione tra società con forma commerciale che però potrebbero avere un oggetto non commerciale, l'unico divieto di svolgere attività commerciale la legge lo pone in capo alla società semplice, ma come vedremo per tutte le altre società vi è la facoltà di avere un oggetto o commerciale o agricolo.

Tutte le società commerciali con forma commerciale devono ritenersi obbligate alla tenuta delle S.C. anche se in concreto poi hanno un oggetto non commerciale quindi anche se non esercitano attività commerciale.

Da cosa si ricava questo riferimento?, vi sono norme sparse in ambito societario che lo chiariscono,

ad es.: per le S.p.A. il 2421 1° comma :

"Oltre all'obbligo della tenuta delle S.C. le società devono anche tenere:

Il libro dei soci,;

il libro delle obbligazioni,;

il libro delle adunanze e delle deliberazione delle assemblee,;

il libro delle adunanze e delle deliberazioni del consiglio di amministrazione;

il libro delle adunanze e delle deliberazioni del collegio sindacale;

il libro delle adunanze e delle deliberazioni del comitato esecutivo, se questo esiste;

il libro delle adunanze e delle deliberazioni delle assemblee degli obbligazionisti, se sono state emesse obbligazioni."

Quindi il legislatore ha previsto la tenuta delle S.C. indipendentemente dall'attività esercitata dalla società, quindi se per ipotesi la S.p.A. esercita un'attività agricola le si applica la norma appena citata.

Mentre la sottrazione del piccolo imprenditore lo stabilisce la legge 2214 3° comma:

"Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori".

Spesso i criteri del c.c. non sono necessariamente coincidenti con quelli del diritto tributario per cui secondo il diritto tributario vi possono essere delle S.C. diverse da quelle previste come obbligatorie dal c.c..

Non solo l'obbligo della tenuta di alcune scritture è prevista anche in capo a chi esercita un'attività professionale ma questo è solo ai fini tributari e non ai fini civilistici.

Le S.C. art. 2214:

"L'imprenditore che esercita un'attività commerciale deve tenere il libro giornale e il libro degli inventari.

Deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell'impresa e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite.

Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori"

Qual è il sistema del codice?, la norma detta innanzitutto un principio generale che l'imprenditore deve tenere le S.C. che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell'impresa; e detta subito che devono essere tenuti obbligatoriamente determinati libri:

- Libro giornale;

- Libro degli inventari.

E ci parla poi della corrispondenza commerciale, lettere, telegrammi, fatture, per ciascun affare devono essere conservati gli originali di questa corrispondenza ricevuta e se ne custodisce una copia di quella spedita con riferimento a queste scritture il Cottino parla di Scritture giuridiche.


Libro Giornale:

registro con valore cronologico - analitico art. 2216.

"Il libro giornale deve indicare giorno per giorno le operazioni relative all'esercizio dell'impresa"

cronologico perché giorno per giorno anche se non bisogna intendere queste espressioni letteralmente è necessario però che tutte le operazioni siano registrate nell'ordine in cui si sono verificate, anche se questo non coincide col giorno esatto in cui sono avvenute.

Bisogna fare attenzione che si può anche registrare operazioni in modo omogeneo, questa sintesi deve consentire però la ricostruzione cronologica di ogni singola operazione che si è succeduta.

Il libro giornale si può suddividere in più libri parziali a secondo delle dimensioni delle imprese.


Libro Inventario:

Si dice che sia un libro periodico - sistematico perché deve essere redatto subito quando si incomincia l'attività d'impresa e poi successivamente ogni anno.

Quando studieremo successivamente altre norme vedremo che dev'essere chiuso entro 3 mesi dalla data della dichiarazione dei redditi.

Ci deve dare un quadro completo della situazione patrimoniale dell'imprenditore, deve contenere l'indicazione e la valutazione delle attività e delle passività anche estranee all'impresa quindi che riguardano l'imprenditore ma non l'impresa. Questo è detto dall'art.2217 1° comma:

"L'inventario deve redigersi all'inizio dell'esercizio dell'impresa e successivamente ogni anno, e deve contenere l'indicazione e la valutazione delle attività e delle passività relative all'impresa, nonché delle attività e delle passività dell'imprenditore estranee alla medesima"

La norma poi prosegue dicendo che l'inventario si chiude con il bilancio e con il Conto Profitto e Perdite Art.2217 2° comma:

"L'inventario si chiude con il bilancio e con il conto dei profitti e delle perdite, il quale deve dimostrare con evidenza e verità gli utili conseguiti o le perdite subite. Nelle valutazioni il bilancio l'imprenditore deve attenersi ai criteri stabiliti per i bilanci delle società per azioni, in quanto applicabili."

Quando parla di Bilancio e Conto P.P. intende dire del Bilancio comprensivo dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico ed è un Bilancio nel quale devono risultare con evidenza e verità la situazione patrimoniale complessiva (Stato Patrimoniale a fine di ogni anno) nonché gli utili conseguiti o le perdite sofferte sempre nello stesso arco di tempo.

Evidenza e verità come principio di chiarezza e principio di verità .

Principio di chiarezza significa che il bilancio deve essere intelligibile ossia chi lo legge deve essere in grado di capirlo

Principio di verità significa che il bilancio non deve essere falso quindi vero. Il falso in bilancio è punibile anche penalmente.

Evidenza e verità sono i principi che trovate per la prima volta quando studiamo i libri contabili dell'imprenditore e sono principi che dettati con formule parzialmente diversi li troveremo per il bilancio delle società di capitale.

La Stato Patrimoniale è come se fotografasse in un dato periodo il patrimonio della società il C.E. ci da la spiegazione di come quell'utile è stato conseguito o del modo in cui si è arrivati a questa perdita.

La disciplina del bilancio invece è molto più analitica con riferimento alle S.p.A. perché ci sono norme che fissano il contenuto del bilancio, le voci che devono urare nei vari prospetti contabili e i criteri degli amministratori che sono l'organo che redigono il bilancio quando l'art.2217 prevede l'obbligo di redazione del bilancio fa un rinvio per la S.p.A. solo per ciò che concerne i criteri di valutazione.

Infatti la legge dice al 2° comma dell'art.2217:

"Nelle valutazioni di bilancio l'imprenditore deve attenersi ai criteri stabiliti per i bilanci delle società per azioni, in quanto applicabili".

La dottrina e la giurisprudenza dominante ritengono che il rinvio abbia carattere generale cioè il legislatore abbia voluto attenersi soltanto ai criteri di valutazione ma non nel senso di escludere tutto il resto.

Laddove il bilancio si debba fare, il modello a cui ci si deve ispirare è quello della società per azione, non solo per ciò che attiene i criteri di valutazione come parrebbe dire il 2217 ma in senso più globale.

Siamo partiti da un principio generale e l'adozione di questo comporta poi nel singolo caso concreto la tenuta di tutte quelle scritture che sono richieste dalla natura e dalla dimensioni delle imprese.

Ad esempio: il libro mastro, in questo libro vi sono registrate le singole operazioni, ma non cronologicamente, ma in modo sistematico cioè si raggruppano le operazioni per voci omogenee, esempio per tipo di operazioni, per tipo di cliente,

Il libro cassa che contiene entrate ed uscite di denaro

Libro magazzino dove vengono registrate le entrate ed uscite delle merci.

Questi sono libri contabili obbligatori secondo il c.c.

Secondo il diritto tributario ve ne sono altri, la legislazione tributaria prevede:

il libro dei cespiti ammortizzabili, il registro magazzino, il libro ai fini dell'accertamento I.V.A., libri che hanno contenuto laburistico: libro a, libri matricola.

Quindi a fianco della disciplina civilistica si affianca tutta una disciplina tributaria che non coincide in tutto e per tutto.

La legge si preoccupa di dettare come devono essere tenuti questi libri.

La legge vuole tutelare il principio di veridicità delle Scritture Contabili cioè si tende ad impedire che queste possano essere alterate in qualche modo, allora si dettano dei criteri che in parte mirano a prevedere una forma di regolarità formale altri che invece tutelano la regolarità sostanziale.


Regole Formali:

Libro giornale e libro degli inventari devono essere numerati ina per ina, devono essere inizialmente bollati fin dall'inizio foglio per foglio dall'ufficio del registro dell'impresa o da un notai, art. 2215.

Invece in base ad una legge del '94 è stata stabilita la vidimazione annuale ed è stata abolita la bollatura foglio per foglio in base ad una legge del '72 ma in realtà nella pratica si bolla ancora ina per ina, mentre la legge ammette una sola bollatura sull'ultima ina.

Questa regola per cui è stata abolita la vidimazione annuale ha modificato gli art. 2216-2217.

Formalità intrinseche: la legge dice che tutte le scritture devono essere tenute secondo norme dell'ordinata contabilità art.2219.

Norme di un ordinata contabilità significa che non vi devono essere spazi in bianco che non vi devono essere interlinee non abrasioni e se ci sono state delle cancellature si deve vedere la cosa che è stata cancellata, questa legge del '94 consente anche che si conservino le Scritture Contabili mediante sistemi informatici purché in ogni momento venga data la possibilità di leggere i dati.

Normalmente negli studi questi libri si tengono a computer e poi nei termini di legge, si rifà la stampa generale del libro.

Se non sono stati rispettati questi criteri di regolarità che sono sia estrinseci che intrinseci la scrittura non è regolarmente tenuta, vedremo che ha delle conseguenze non irrilevanti sotto il profilo probatorio.

Devono essere conservate per 10 anni e non sono soggette ad alcuna forma di controllo esterno si vuole tutelare il segreto dell'imprenditore questo vale per l'impresa individuale e per le società semplici.

Per le società di capitale tutta la contabilità delle S.p.A. quotate in borsa sono sottoposte ad un controllo esterno affidato a 2 organi:

società di revisione;

CONSOB.

Quindi questa regola per cui le scritture non sono sottoposte a nessuna forma di controllo esterno, ha una vistosa eccezione per quello che riguarda le società quotate.

Il fatto che vi sia un obbligo per la tenuta delle scritture ci fa presumere che ci sia una sanzione in caso contrario, ma in realtà non esiste una sanzione diretta. ½ sono però delle sanzioni indirette:

L'imprenditore che non tiene regolarmente le Scritture Contabili non può utilizzarle come messo di prova a suo favore, possono esser utilizzate contro di lui, non può essere ammesso alla procedura del concordato preventivo e all'amministrazione controllata quindi perde benefici.

Può essere assoggettato a delle sanzioni in caso di banca rotta, qui si tratta di sanzioni penali, in caso di fallimento.

Qual è la rilevanza sotto il profilo probatorio delle Scritture Contabili? c'è una forma di segretezza tutelata per cui in realtà le S.C. sono destinate in via di principio a rimanere nella sfera interna dell'imprenditore quindi c'è una sorta di tutela preferenziale dell'imprenditore.

Ciò che concerne l'imprenditore e per ciò che ottiene al bilancio vero e proprio (il bilancio si chiude con l'inventario) per l'imprenditore individuale e per le società di persone non vi è nessuna forma di pubblicità.

Mentre il bilancio delle società di capitale e delle società cooperative ha una forma di pubblicità che consiste nel deposito presso l'ufficio del registro delle imprese (non è un'iscrizione è un deposito).E' un deposito perché gli interessati possano prenderne visione.

Le S.C. siano o non siano regolarmente tenute possono sempre essere utilizzate dai terzi come mezzo processuale di prova contro l'imprenditore che le tiene. Quindi per essere usate dai terzi contro l'imprenditore non è un presupposto necessario quello della regolare tenuta ovviamente il terzo le fa valere in campo processuale per trarne vantaggio. La legge comunque si promulga di dire che non si può scinderne il contenuto cioè colui che vuole trarne vantaggio non può leggere o escludere ciò che più gli fa comodo. L'imprenditore per tutelarsi potrebbe con qualunque mezzo di prova dimostrare che le proprie S.C. sono false e quindi non corrispondano a verità.

La giurisprudenza recentemente ha detto che si deve escludere che la mancata registrazione di un singolo fatto sia di per sé una prova a sfavore dell'imprenditore. Il giudice, dal fatto stesso che manchi la registrazione, potrebbe ricavare solo una presunzione semplice che il fatto non esista però non una regola, quindi non è una presunzione ne assoluta ne relativa.


CHIARIMENTO:

Presunzione assoluta: quando l'imprenditore, per il quale si richiede l'iscrizione nel registro delle imprese (pubblicità legale dichiarativa) viene incriminato, si presume che tutti i terzi conoscano quell'atto non importa che il soggetto poi dica che non ne era a conoscenza perché dal momento stesso che c'è iscrizione si presume che sia conosciuto. Presunzione assoluta perché non è dicibile la prova contraria.

Presunzione relativa: quando il codice detta una presunzione dicibile da prova contraria ossia si può dimostrare il contrario.

Presunzione semplice: quando si presume semplicemente da un fatto noto quanto è ignoto e sono utilizzabili tutti i mezzi di prova a disposizione del giudice. E' quindi un procedimento logico utilizzato dal giudice nel processo, costui risale da un fatto noto ad uno ignoto secondo principi di uso.

In questo caso la mancata registrazione di un dato fatto non vuol dire che faccia sempre prova a sfavore dell'imprenditore ma è un indice attraverso il quale il giudice può avere una presunzione semplice che l'atto non sia stato compiuto.

Le S.C. regolarmente tenute rispondo a principi diversi, perché esse possano essere utilizzate a favore dell'imprenditore devono però ricorrere tre condizioni:

1-devono essere regolarmente tenute;

2-bisogna farle valere contro un altro imprenditore, quindi valgono solo tra imprenditori, questo è un principio di parità di trattamento;

3-la controversia deve essere relativa ad atti inerenti l'impresa.

Per ciò che riguarda il principio di segretezza il giudice può solo richiedere l'esibizione delle singole scritture, la comunicazione integrale è prevista solo in casi previsti dalla legge:

1-lo scioglimento della società,

2-la comunione dei beni;

3-successione a causa di morte (art. 2711, comma 1°).

Al di fuori di questi tre casi tipizzati dal legislatore è ammessa solo l'esibizione di singole S.C. solo per la parte attinente alla controversia in esame.

Quindi anche queste regole tutelano il principio di segretezza aziendale la quale viene infranta solo quando interessi superiori lo richiedano diversamente sarà per quanto concerne le società.

RAPPRESENTANZA COMMERCIALE


E' il terzo aspetto dello statuto dell'imprenditore commerciale.

L'imprenditore si avvale nello svolgimento delle sue funzioni per l'esercizio della propri impresa di soggetti che vengono stabilmente inseriti nell'organizzazione aziendale, questi sono i lavoratori subordinati o ausiliari interni. Accanto ad essi ci sono gli ausiliari esterni o autonomi che possono collaborare anche stabilmente con l'imprenditore, essi sono: gli agenti, i mediatori, possono essere contratti di commissione o spedizione. Tutti questi contratti sono contratti che legano i collaboratori esterni o autonomi all'imprenditore. Spesso le collaborazioni hanno carattere stabile, ad esempio la gente se rientra nell'esercizio professionale potrebbe anche essere un'impresa ausiliaria dell'impresa commerciale. Se invece l'attività è esercitata sporadicamente non parleremo certo di impresa commerciale ausiliaria ma comunque questi soggetti sono sempre ausiliari esterni o autonomi.

Nella R.C. non ci occupiamo di questi ultimi ma degli ausiliari interni o subordinati.

Il fenomeno della R. che ha una disciplina generale nel diritto privato, ha nel diritto commerciale delle norme speciali (non eccezionali).

CHIARIMENTO:

- Norma eccezionale: è quella che non è suscettibile di applicazione analogica fuori dal caso regolato;

- Norme speciali: è il corpo di norme che sono dettate per un settore specifico e che valgono per tutto quel settore ponendosi accanto a quelle dettate in linea generale.

Quando si tratta di atti inerenti l'esercizio dell'impresa posti in essere da particolari soggetti, si parla di normativa relativa alla R.C..

Le ure tipiche di ausiliari interni o subordinati sono : gli institori, i procuratori ed i commessi. Per questi soggetti che sono rappresentanti degli imprenditori si applica una disciplina sulla R. creata da norme speciali ad hoc.

Alcuni cenni sulla R. generale civilistica.

Cosa vuol dire R.?

Es.: Il mandato è un contratto e può essere con o senza R. ma perché?

Il mandato di per sé è quel contratto in base al quale il mandatario compie uno o più atti giuridici per conto (interesse) del mandante, può essere con o senza R. perché se io sono il mandatario senza R., contraggo con il terzo a mio nome anche se quello che faccio va nell'interesse del mandante. Se invece il mandato ha la R. significa che oltre al mandato ci vuole una procura. La procura, prevista dall'art. 2387, è un documento in cui si specifica il contenuto e l'ampiezza del potere rappresentativo. La procura può essere generale o speciale, se è generale comprende tutti i qual si voglia atti nell'interesse del mandante, se è speciale invece riguarda atti determinati in questo caso quindi può porre anche dei limiti all'agire del mandatario.

(Specificazione: il soggetto è investito da potere di R. in base a procura non a mandato, il mandato è il rapporto sottostante accanto ad esso vi può essere o non essere una procura).

La procura serve a spendere all'esterno il nome altrui e riguarda la spendita del nome del rappresentato nei confronti dei terzi, i terzi sono in grado di valutare il potere del rappresentante (procura speciale) e dopo di che avviene la contrattazione.

Es.: se compro un terreno e spendo il nome di un terzo gli effetti della legge ricadono in capo al terzo.

Se agisco invece a mio nome gli effetti cadranno nella mia sfera giuridica.

La procura deve essere conferita con la stessa forma del contratto che si va a concludere, se si conclude un contratto che necessita la forma pubblica o quella scritta, la procura deve essere rispettivamente per forma pubblica o scritta.

C'è un grosso onore che grava sul terzo che contratta con il rappresentante ed è quello che il terzo deve andare a verificare che ci sia questa procura e deve chiedere al rappresentante di giustificare i suoi poteri, questo perché si pone il problema del falsus procurator (rappresentante falso). In questo caso la legge fa ricadere gli effetti negativi di tutto quest'agire sul terzo contraente, perché visto che il terzo a l'onere di chiedere sempre l'esibizione della procura, peggio per lui se non lo fa.

Infatti, in questo negozio si ha che, da un lato non si possono far ricadere gli effetti sul rappresentato perché manca la procura ma dall'altro sul rappresentante in proprio in quanto non ha dichiarato di agire in suo nome.

La legge quindi dice che il contratto concluso dal falsus procurator è inefficace, improduttivo di effetti giuridici e il terzo anche se in buona fede non ha altra tutela che richiedere al falsus procurator un risarcimento dei danni per aver confidato senza sua colpa sulla validità del contratto (art. 1398)

L'applicazione di tutto questo si ha nella continuità delle girate. La firma di un falsus procurator blocca o non blocca la continuità delle girate?

La giurisprudenza prevalente dice che non interrompe tale continuità in quanto il principio è la continuità delle stesse girate tra cui la cartolizzazione segue dei principi suoi propri.

In diritto societario ci sono delle regole diverse perché il legislatore a voluto regolare l'istituto della R.C. con norme più consone al principio della moltiplicazione degli affari e ha voluto nel contempo tutelare maggiormente il terzo.

Quindi la regola del falsus procurator non si applica a institori, procuratori e commessi.

Le regole del diritto civile quindi tutelano poco o male il terzo contraente ed ostacolano le contrattazioni tra rappresentanti e di conseguenza lo sviluppo degli affari, queste stesse però sono importanti negli ausiliari autonomi.





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