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L'applicazione e l'interpretazione della legge
L'applicazione della legge
Per applicazione della legge si intende la concreta realizzazione di quanto è ordinato dalle regole. Se si tratta di norme di organizzazione, la loro applicazione consiste nella creazione degli organi previsti e nel loro funzionamento; se si tratta di norme di condotta, la loro applicazione consiste nel non fare ciò che è proibito e nel fare ciò che è doveroso. La maggior parte delle liti che insorgono quotidianamente non vengono portati all'esame del giudice e quindi si può avere:
Ciascuna delle parti, se non vuole lasciare insoluta la lite, ha sempre il diritto di rivolgersi ai giudici; di fronte all'iniziativa giudiziale, il convenuto può assumere uno dei seguenti atteggiamenti:
c. costituirsi in giudizio per proporre a sua volta delle domande inconvenzionali contro l'attore.
Per risolvere sia le questioni di fatto sia le questioni di diritto è indispensabile aver individuato la disposizione da applicare e averla 'interpretata'.
Interpretare un testo normativo non vuol dire solo accertare (conoscere) quanto il testo in sé già esprime, bensì decidere (scegliere) che cosa si ritiene che il testo effettivamente possa significare. Va respinta l'idea secondo cui di ogni disposizione una sola sarebbe l'interpretazione 'esatta', essendo ogni altra 'erronea' (o falsa). Di ogni disposizione normativa possono ammettersi 'letture' plurime. Le formulazioni delle leggi sono spesso in conflitto fra loro: conflitti che si superano ricorrendo a criteri di gerarchia tra le fonti, a criteri cronologici, a criteri di specialità. Nell'interpretazione della legge non rientrano soltanto l'attività interpretativa in senso stretto, ma altre operazioni, quali la ricerca e l'individuazione della norma da applicare, l'integrazione della legge, l'analisi dei comportamenti. Dal punto di vista dei soggetti che svolgono l'attività interpretativa si suole distinguere tra interpretazione giudiziale, dottrinale ed autentica. L'interpretazione giudiziale ha di fatto una notevole autorità a causa delle tendenze alla consolidazione della giurisprudenza; ciò non svaluta l'importanza dell'interpretazione dottrinale, che è costituita dallo studio dei cultori delle materie giuridiche; non costituisce vera attività interpretativa l'interpretazione autentica, ossia quella che proviene dallo stesso legislatore.
L'indagine dell'interprete non può limitarsi alla lettura della legge. Si tenta di individuare non 'l'intenzione' (soggettiva), ma lo 'scopo' (obiettivo). Altri criteri cui l'interprete si rivolge sono:
È impossibile che il legislatore, per quanto possa essere attento, riesca a disciplinare l'intero ambito dell'esperienza umana; il giudice si trova spesso di fronte a problemi che nessuna norma prevede (le lacune dell'ordinamento); perciò l'articolo 12, comma 2 delle preleggi, prevede che il giudice possa procedere applicando 'per analogia' le disposizioni che regolino casi simili o materie analoghe. Ciò significa applicare ad un caso non ha regolato una norma non scritta ricordata da una norma scritta, la quale risulta dettata per regolare un caso diverso ma simile a quello da decidere. Il ricorso all'analogia è sottoposto a dei limiti: l'analogia non è consentita per le leggi penali, né per quelle che fanno eccezione a regole generali o ad altre leggi.
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