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La storia economica: studia i fatti, gli avvenimenti economici e la politica economica dei diversi paesi nel breve e lungo periodo.
Nel breve periodo studia: i fatti, le congetture e le fluttuazioni; nel lungo periodo studia i diversi fenomeni sotto l'aspetto statico (il sistema si riproduce uguale a se stesso "riproduzione semplice" e l'aspetto dinamico (il sistema tende al cambiamento"riproduzione allargata".
a) conoscenza delle peculiarità mentali, sanali e culturali dell'uomo, a livello individuale e collettivo.
b) Adozione di un paradigma interpretativo, per la classificazione degli argomenti secondo un ordine logico.
La parola economica = deriva dal greco oikos (casa) vomos (legge)
La parola fisiocrazia =governo della natura
I fisiocratici davano importanza solo al settore agricolo, l'unico secondo loro in grado di produrre un prodotto netto.
Storia economica ed economia: sono materie complementari, si integrano in modo speculare ciascun evento deve essere inserito in uno schema teorico di riferimento, miglioramento e arricchimento di entrambe le discipline.
Per metodo si intende il processo di razionalizzazione di una scienza o di una dottrina che ha lo scopo di determinare le uniformità o le leggi che ne regolano l'oggetto studiato.
I metodi seguiti dall'economia politica prima e dalla storia economica, poi, sono stati per lungo tempo contrapposti, per poi essere trasformati da metodi alternativi a complementari. L'economia nacque come scienza organica tra la fine del XVIII° e inizio del XIX°.
Adam Smith, David Ricardo e Robert Malthus, raccolsero i tasselli di quel complesso e incompleto mosaico dottrinario e attraverso l'adozione del METODO LOGICO-DEDUTTIVO, diedero inizio alla scuola classica, un metodo che va dal generale al particolare, si parte da un postulato astratto e sulla base di quel postulato dato, si interpreta la realtà ipotizzata empiristicamente.
Essi erano forti sostenitori del massimo liberismo e di leggi ritenute UNIVERSALI, poiché secondo loro attraverso "la mano invisibile" (il meccanismo che utilizza e massimizza il sistema economico, in quanto crede che questo lasciato libero tende a trovare la forma migliore) e il gioco della domanda e dell'offerta si era in grado di mantenere "l'equilibrio economico generale".
Paese di analisi degli economisti della scuola classica fu l'Inghilterra, durante la prima Rivoluzione Industriale e, quindi in una fase di grande ottimismo.
Ben presto la dottrina classica si diffuse anche in Francia, dove Jean Baptiste Say sostiene l'idea che le leggi dell'economia non vanno decretate ma solo scoperte (e che l'offerta crea sempre la propria domanda).
Tra il XIX° e XX° secolo ci fu la nascita della "scuola storica" ad opera di Roscher Hildebrande Knies, i quali rigettano la visione classica, privilegiando il METODO LOGICO-INDUTTIVO, l'osservazione sistematica dei fatti per pervenire a una sintesi dell'attività economica.
Paese oggetto di analisi della scuola storica fu la Germania, la quale era ancora suddivisa in una miriade di piccoli stati con assetti socio economico-istituzionali diversi
Con la scuola storica ci fu l'affermazione della relatività delle leggi economiche; perché legate a determinate contingenze storiche, condizioni geografiche, ambientali ed istituzionali. Esse dunque sono temporalmente definite e spazialmente delimitate.
Teoria degli stati dello sviluppo di Frederic list (1840): classificazione sulla base del livello di civiltà raggiunta da ciascuna comunità (cacciatrice, pastorale, agricolo-manifatturiera, industriale-commerciale ecc.. ).
Periodizzazione degli stadi della crescita di Hildebrand (1860) rapportata alla tipologia degli scambi economici prevalenti (economia naturale, economia monetaria, economia creditizia).
Nella seconda metà dell'800', attraverso gli studi della "nuova scuola storica" con le tecniche di perfezionamento del metodo induttivo si avviò un processo di affermazione della storia economica come disciplina autonoma acquisendo un grande prestigio internazionale degli studi effettuati in Germania.
La nuova scuola storica: propugnatrice dell'intervento dello stato nella vita economica, recuperò dell'ideologia, gli studi marginalisti: basati sull'analisi preferenziale della domanda rispetto all'offerta attraverso modelli matematici; i marginalisti grandi sostenitori del metodo logico deduttivo.
Economia: strettamente correlata con la storia economica che da essa è stata originata e della quale costituisce parte integrante e complementare
Statistica: fornisce una serie di molteplici più o meno complesse di dati, quantitativi e qualitativi, su prezzi, corsi dei titoli, produzioni, salari.
Demografia: fornisce svariate informazioni di grande importanza,per gli indiscussi nessi tra popolazione e attività economiche (teoria Maltusiana:sul saggio di popolazione, consiste nell'aumento della popolazione contro una diminuzione di risorse, che a lungo andare provocheranno mortalità ecc..; soluzione di Malthus ritardare l'età del matrimonio almeno fino a quando non si era in grado di mantenersi da soli la propria famiglia).
Geografia: consente dispiegare i rapporti tra i comportamenti delle collettività passate e presenti e l'ambiente.
Sociologia: fornisce ausilio per la comprensione dei comportamenti dei gruppi e classi .
Il sistema economico è l'insieme di istituzioni, norme, consuetudini, strutture sociali, e forme di organizzazione della produzione che regolano l'attività economica, in una certa area, in un certo arco di tempo.
Maurice Dobb, afferma che non esistono "sistemi puri", perché in ogni sistema vi sono presenti elementi caratteristici sia dei periodi precedenti, che di quelli successivi.
LA FORMAZIONE ECONOMICA COMUNITARIA
si fondava sulla proprietà collettiva della Terra e sul lavoro articolato su base individuale familiare;
la distribuzione della terra non avveniva in maniera uguale, ma in funzione di regole precise che privilegiavano alcuni gruppi, rispetto ad altri
non esisteva un SURPLUS e non esistevano rapporti mercantili di scambio
Vi era una casta dominante, che monopolizzava la Terra e percepiva un tributo dai contadini, i quali erano organizzati in comunità;
Essa acquisiva, in tal modo, un SURPLUS dal sistema interno, che dipendeva dalle condizioni di ricchezza o di povertà della formazione stessa.
Fu dominante soltanto al tempo delle città-stato della Grecia e l'Impero romano;
Era una combinazione del lavoro libero con quello coatto (forzato), gli unici mezzi di produzione;
I beni e i servizi frutto dell'opera degli schiavi potevano entrare sia nei circuiti dei trasferimenti non mercantili, sia quelli basati sul commercio su grandi distanze.
La formazione schiavistica permise di aggiungere al SURPLUS interno (ottenuto con il lavoro forzato) quello esterno (proveniente dall'esportazione dei beni, oggetto di quel lavoro).
Questa formazione si mostrò debole, a causa dell'eccessiva dipendenza dall'esterno per l'acquisizione di mano d'opera schiavistica, infatti con l'affermarsi delle invasioni barbariche, venne distrutto e si diede vita a una nuova formazione tributaria: il FEUDALESIMO.
IL SISTEMA FEUDALE
rappresentato dalle società dell'America Indiana come Aztechi ed Incas,
la comunità era particolarmente degradata, giacché perdeva la proprietà eminente del suolo (paragonabile a quello schiavista)
organizzazione di produzione fondata sulla combinazione di Terra signorile e lavoro servile, finalizzata all'uso dei beni prodotti;
Ha origine nel IX° secolo,quando nella Gallia dei Franchi, i proprietari terrieri non riescono a difendere le loro terre dalle invasioni barbariche; per cui le danno a un capo potente, che riceve in cambio i frutti delle terre; questo sistema si diffonderà anche in Palestina,Siria,Impero Bizantino ecc.. attraverso le crociate.
Basato sulla cessione della Terra dal sovrano al feudatario e successivamente ai vassalli minori, all'interno di una struttura gerarchizzata che dal signore giungeva fino ai servi della gleba; quest'ultimi erano tenuti a prestazioni lavorative ordinarie e straordinarie a favore del signore sul latifondo feudale.
Il latifondo feudale era suddiviso in:
-pars dominicale: che erano appunto le prestazioni lavorative ordinarie e straordinarie sul feudo,
-Pars massaricia: divisa in tanti mansi (manso era un appezzamento di terra usato dalla famiglia per sopravvivere) consisteva nel amento in natura di un censo per l'uso delle terre ch'essi coltivavano e dove vi abitavano
Fino all'XI° secolo rappresentava un economia chiusa, con scambi in natura all'interno del feudo
Non vi è un surplus poiché il sistema tendeva ad essere stazionario.
Nel XII° secolo, con la cessazione delle invasioni barbariche: si avviarono importanti mutamenti ed iniziò la disgregazione del sistema feudale. Con la crescita accelerata della popolazione per effetto dell'incremento della produzione agricola (per effetto dell'espansione della superficie coltivata, della scelta di terreni migliori, del migliore sfruttamento di strumento e tecniche produttive) ci fu la possibilità di creare un SURPLUS più consistente, che iniziava a circolare. Al signore a questo punto non conviene più tenere la terra suddivisa (in tanti mansi), per cui tutta la terra viene data al contadino, perché la coltivasse in proprio, ottenendo in cambio un prodotto maggiore di quello risultante dalle "corvées". Adesso al signore verrà resa rendita monetaria e non più in natura.
La loro condizione ben prestò peggiorò: sia perché le corporazioni (città), imponevano prezzi di monopolio rispetto a quelli agricoli, sia perché la nobiltà feudale per soddisfare i suoi accresciuti bisogni aumentava i tributi.
Questo causò la fuga dei servi e dei contadini verso le città, per riuscire a liberarsi dagli obblighi a cui erano sottoposti dalla feudalità.
L'abbandono delle terre ridusse la produzione e, quindi, la rendita che, fece diminuire il potere d'acquisto dei suoi percettori sui mercati urbani, peggiorando le loro condizioni.
Il sistema economico mercantile, si fondava sul commercio su grandi distanze e sull'acquisizione di profitti monopolistici derivanti dalla differenza dei costi e dei valori d'uso dei prodotti tra le diverse aree geografiche.
Suggeriva l'intervento dello Stato in economia; al fine di arricchire lo Stato, in quanto condizione essenziale per la sua difesa ed espansione territoriale, dato che le guerre erano divenute sempre più costose.
La ricchezza veniva identificata dalla quantità di metalli preziosi (oro e argento) esistente all'interno dei confini e che si possedeva, il tutto finalizzato ad accrescere il Saldo attivo della bilancia commerciale.
Per conseguire tale Attivo, venivano adottate in primo luogo misure di controllo degli scambi: restrizioni delle importazioni (manufatti), incentivate le esportazioni e il commercio verso l'estero attraverso la conquista di nuovi e più vasti imperi coloniali.
La politica mercantile ebbe connotazioni diverse a seconda delle condizioni strutturali ed economiche dei singoli stati:
LA SPAGNA, privilegiò la tesaurizzazione dei metalli preziosi che importava direttamente dai suoi possedimenti d'oltreoceano (Messico) e stabilì che i beni venduti all'estero fossero remunerati in moneta e quelli acquistati scambiati con prodotti nazionali; questo tipo di commercio prese il nome di BULLIOSNISMO
L'INGHILTERRA, diede forte impulso alla marina mercantile per incrementare, anche mediante i noli, le proprie riserve di metalli preziosi. L'atto di navigazione (NAVIGATION ACT 1651) sancì il monopolio dei trasporti con le colonie soggette alla sua dominazione e proibì alle navi straniere di importare prodotti che non provenissero dai loro paesi di origine; questa politica volta ad indebolire l'Olanda e di realizzare elevati e costanti guadagni all'inglesi: la comnia delle indie orientali.
IN FRANCIA , si sviluppò il Colbertismo, legato al nome di Colbert, il quale voleva portare la Francia a farne una potenza mercantilistica, emanando 150 emendamenti (regolamenti) di fabbrica per far sì che i manufatti fossero di alta qualità, in modo da essere i più richiesti, questo favorì la creazione di comnie commerciali.
Da questi principi si discostò l'OLANDA, che concesse la piena libertà di esportazione dei capitali. Ricca di una flotta che non teneva confronti, l'Olanda era il centro del mercato finanziario del mondo. Le sue monete commerciali, godevano della fiducia degli operatori ed avevano corso nelle altre nazioni.
La decadenza dell'Olanda fu attribuita alla ricchezza dei suoi cittadini, che vivevano di rendita riscossa dal capitale finanziario.
L'analisi dei mercantilisti fu assai carente, essi confusero: la ricchezza con la moneta e non compresero che il COSTANTE ATTIVO NELLA BILANCIA COMMERCIALE, attraverso l'afflusso di oro e l'incremento della circolazione monetaria, causava l'aumento dei prezzi, dei beni prodotti, rendendoli meno competitivi sui mercati internazionali a vantaggio di quelli esteri, dato che si considerava ricchezza di uno stato, solo LAVORO e PRODUZIONE.
Ecco perché i fisiocratici dicevano che il prodotto netto è l'agricoltura, e che la ricchezza derivava dalla terra, quindi bisognava supportare questo settore e propongono il LAISSEZ FAIRE E LAISSEZ PASSER; perché sostenevano che si dovevano liberalizzare i prodotti e gli scambi.
Interviene anche la LEGGE di SAY: l'offerta crea sempre la propria domanda, non ci saranno mai crisi di sovrapproduzione, non esisterà capacità produttiva inutilizzata, perché sarà al massimo.
Il commercio su grandi distanze, permise alla borghesia mercantile di accumulare denaro, questa accumulazione progressiva del capitale, fece nascere le prime banche (banco di Amsterdam 1609 e Banco di Inghilterra), si diffondono le S.p.A (strutture delle comnie commerciali), nascono e si diffondono le borse valori; Sono gli elementi che convincono il mercante ad allargare il proprio raggio d'azione, nasce la ura del mercante-imprenditore.
Nasce il PUTTING OUT (dare fuori) che regolava la manifattura a domicilio dei panni di lana, che le famiglie contadine utilizzavano per uso proprio allo stato grezzo, senza eseguire lavori di rifinitura. I mercanti imprenditori-fiamminghi trasformarono questa produzione in una di divisione internazionale del lavoro, dove gli allevatori inglesi vendevano la lana (materia prima) agli imprenditori fiamminghi che la davano fuori ai filatoi e tessitori per la trasformazione in panni. Il putting out riscosse un gran successo, successivamente si trasformò in Domestic System, ossia delle vere e proprie organizzazioni concentrate prevalentemente in camna, dove un sorvegliante controllava la produzione degli allevatori, ma senza sottoporli a una rigida disciplina, ossia delle vere e proprie organizzazioni concentrate prevalentemente in camna, dove un sorvegliante controllava la produzione degli allevatori, i quali venivano ati con un salario a cottimo. Questo sistema della manifattura o factory system ben presto si diffuse dall'Europa verso altre nazioni, sorretto dalla politica mercantilistica e gestito dallo Stato. La manifattura accrescendo sempre più numero di operai e introducendo una sorta di disciplina di fabbrica, creò delle condizioni di forma capitalistica d'impresa.
La critica marxiana all'economia classica, erano basate:
sulla teoria del Valore lavoro di Smith e successivamente rielaborate da Ricardo,
lo sfruttamento della classe operaia (formazione del plusvalore),
la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto e
le crisi di sovrapproduzione
Tra il 1760-l780 i classici (in particolare i fisiocratici) credevano che l'agricoltura fosse l'unico settore produttivo capace di produrre un prodotto netto (surplus), mentre consideravano tutti gli altri settori sterili.
Adam Smith (considerato il padre dell'economia classica) nel 1776 pubblicò "la ricchezza delle nazioni"dove sostiene l'idea che all'origine della ricchezza vi è il LAVORO produttivo, applicato a tutti i settori che producevano beni tangibili. Esso inoltre osservò che ciascun bene possiede un valore d'uso
( commisurato alla sua qualità di soddisfare bisogni soggettivi degli individui) ed un valore di scambio (la capacità di essere scambiato con altri beni sul mercato).
Smith sulla base di queste sue osservazioni elaborò due teorie: la teoria del valore Lavoro contenuto, dove le merci si scambiano in base al lavoro contenuto necessario a produrle, che vale nello stadio pre-capitalistico (dove il valore d'uso coincide con il valore di scambio, non c'è un sovrappiù); e la teoria del valore lavoro comandato, dove le merci si scambiano in base al lavoro che può acquistare ogni singola merce, che vale nello stadio capitalistico (dove il valore d'uso e maggiore del valore di scambio). Queste teorie di Smith furono rielaborate da Ricardo, il quale voleva dimostrare che la teoria del valore lavoro contenuto valeva sia nello stadio pre-capitalistico che quello industriale. Marx nel suo libro I del capitale affrontò il problema del valore, affermando che è solo con l'affermarsi della società capitalistica che il lavoro diventa una merce, che come tutte le merci ha un valore d'uso e un valore di scambio. Il capitalista che si presenta sul mercato per acquistare la merce forza lavoro (i lavoratori) acquista il valore d'uso di questa per poi arne il valore di scambio. Quindi il capitalista acquista la merce forza lavoro, la teoria del valore lavoro elaborata da Smith si adatta perfettamente, ma quando questa (merce forza lavoro) viene introdotta nel processo di produzione manifesta la sua peculiarità: ha un valore d'uso maggiore del suo valore di scambio, la differenza tra i due prende il nome di plusvalore, di cui si appropria il capitalista. Secondo Marx la giornata lavorativa di un lavoratore si suddivide in due parti: il lavoro necessario a produrre i beni per la sussistenza (es. 6 ore) e il plusvalore(es. 2 ore) di cui si appropria il capitalista.
IL capitalista ha interesse ad aumentare le ore di lavoro in cui il lavoratore produce plusvalore destinato per lui, che impiegherà per acquistare altro plusvalore; è questo si potrebbe verificare in due modi: ho allungando la giornata lavorativa da 8 a 9 ore, producendo un ora in più di plusvalore assoluto, oppure aumentando la produttività della manodopera, attraverso l'introduzione di macchinari più veloci
Al lavoratore bastano 5 ore di lavoro socialmente necessario a produrre i beni per la sussistenza, e il capitalista ottiene un ora in più di plusvalore relativo, facendo rimane invariata la giornata.
Sicchè il capitalista che prende il plusvalore lo impiegherà per l'acquisto di nuovo plusvalore. Ma la ricerca al massimo plusvalore, fa subire al capitale una profonda trasformazione, perché l'incremento del capitale costante, rispetto al capitale variabile ad un certo punto subirà un processo di inversione di tendenza poiché il rapporto sempre più sfavorevole porterà LA CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO; inoltre ci sarà un espulsione di forza lavoro che andrà ad aumentare l'esercito di riserva industriale; in questo modo il capitalista potrà tenere bassi i salari, perché a un prezzo così basso vi saranno molti lavoratori disposti a lavorare data la situazione.
Inoltre a causa della caduta del saggio di profitto vi saranno anche delle CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE a causa dell'aumento dell'offerta di beni rispetto alla diminuzione del potere d'acquisto del sistema, ossia della domanda. Questo squilibrio provoca, in un processo che si sussegue a catena, la caduta dei prezzi, un ulteriore espulsione dal mercato di certe imprese, e l'espandersi della disoccupazione, nonché la minore acquisizione di plusvalore.
Il capitalismo si affermò in Europa occidentale con la Rivoluzione Industriale del XVIII° secolo. Questo termine entrò in uso nella prima metà del XIX° secolo per indicare il sorgere di una società sempre più dominata dal capitale e da crescente industrializzazione.
Affinché un sistema possa definirsi capitalistico devono coesistere:
formazione del capitale
impiego produttivo del capitale
divisione internazionale del lavoro
libertà del lavoro
impresa
proprietà privata dei mezzi di produzione
economia di mercato
I sostenitori del capitalismo sottolineavano sul piano economico la capacità di rapida crescita economica, di progresso tecnico di diffusione del benessere attraverso l'aumento dei beni di consumo sul piano politico, l'affermazione di nuove classi sociali e di maggiori spazi di libertà individuali.
Il padre della critica al capitalismo è stato Karl Marx egli vide gli elevati costi umani prodotti dal sistema industriale, le condizioni di vita disumane nelle fabbriche, il profitto dei capitalisti come risultato dello sfruttamento dei lavoratori, ossia i rischi del dominio politico delle classi capitalistiche ai danni dei lavoratori.
Marx elaborò un sistema di pensiero che diede vita al movimento socialista, il cui scopo era sia la conquista di migliori condizioni di vita e di pieni diritti per i lavoratori, sia l'abbattimento del sistema capitalista e la realizzazione di un nuovo sistema di completa uguaglianza tra i membri della società di proprietà collettiva dei mezzi di produzione e di condivisione dei frutti del lavoro
La prima contraddizione fondamentale del capitalismo secondo Marx, è:
-la proprietà privata dei mezzi di produzione, rapporti sociali di tipo cooperativo che servono per mettere in atto il processo produttivo
-la teoria del plusvalore(dato dalla differenza tra valore d'uso e valore di scambio), maggiore è la voglia di produrre plusvalore, peggiore sarà la crisi
- l'aumento del plusvalore (relativo o assoluto) identificato nei mezzi dio produzione porterà la caduta del saggio di profitto, dunque vi sarà la sostituzione di lavoratori con i macchinari, viene diminuire il potere d'acquisto, diminuisce la domanda e ci saranno ricorrenti CRISI DISOVRAPPRODUZIONE fino a portare la caduta del sistema detto. Questo sistema (capitalismo) si è affermato in Cina, Russia i quali non erano capitalisticamente maturi, per passare da un sistema capitalista a un sistema collettivista. Invece alcuni paesi che avevano imposto un sistema collettivista che viene imposto a coloro i quali avevano una serie di elementi di natura prettamente feudale.Il sistema capitalista non si è dissolto perché nei paesi con un economia capitalista non si è passati al collettivismo per il malfare state e lo status.
Con Marx, neghiamo uno dei capisaldi del regime concorrenziale. ossia la legge degli sbocchi di Say, offerta crea sempre la propria domanda, visto che per produrre una quantità domanda visto che per produrre una quantità di beni, noi, dobbiamo mettere a punto un insieme delle produzioni e questi fattori vanno remunerati i proprietari di questi fattori saranno in grado di soddisfare l'offerta che viene realizzata; quindi non ci sarà sovrapproduzione, il sistema girerà sempre al suo livello massimo, ci sarà fiducia negli automatismi di mercato, anche se con Marx, è evidente che ci sono crisi di sovrapproduzione.
D'altronde Marx, nasce nel 1818, prima che lui nascesse questa legge degli sbocchi è criticata, da una realtà di fatto.
Infatti: 1814-l815, la Restaurazione, 1816-l817 sono anni di profonda crisi, dove in alcuni paesi europei non sono in grado di acquisire la stessa quantità di produzioni inglesi, in Inghilterra, di conseguenza aumentando le merci invendute, aumenterà la disoccupazione; per cui la crisi di sovrapproduzione sarà dovuta:
a una diminuzione della domanda di forniture militari (guerra era finita) e di merci
la caduta delle esportazioni
aumento della disoccupazione.
Quindi ancor prima di Marx che teorizza le crisi di sovrapproduzioni, la LEGGE DI SAY viene smentita dalla situazione dei diversi paesi europei, come l'Inghilterra,(paese leader in quel momento, durante il regno di Napoleone), mostrano crisi di sovrapproduzione, perché produce più di quanto può commerciare nei mercati e gli altri paesi non sono in grado di acquisire queste produzioni.
Anche se Say, continuava a sostenere le sue idee ed a giustificare la crisi di sovrapproduzione dell'Inghilterra dicendo che non era l'Inghilterra a produrre troppo, ma erano gli altri paesi che producevano troppo poveri; dato che dopo le guerre napoleoniche, non avevano nulla da offrire agli inglesi, e non riuscivano a produrre prodotti la cui vendita avrebbe generato i capitali sufficienti ad assorbire la produzione inglese.
MALTHUS vista la durata e la recessione in corso, indagava sulle cause di questa crisi di sovrapproduzione e si accorge che nel momento in cui vale la LEGGE DEGLI SBOCCHI di SAY (valore della produzione = remunerazione dei fattori che sono stati impiegati per ottenerla: TERRA- LAVORO e CAPITALE (salari,profitti,rendita ed interessi) coloro che riceveranno questi redditi decidono quanta parte spenderne e quanta parte risparmiare.Il RISPARMIO si tramuterà in INVESTIMENTO, che influenzerà la capacità produttiva, la quale rimetterà in moto il ciclo. Il saggio di interesse, cioè il prezzo del capitale monetario, permetterà la trasformazione del risparmio in investimento.
L'obiettivo del capitalista è diminuire la domanda di beni di consumo, in modo da accumulare più capitale da investire; mentre i lavoratori non hanno scelta, che consumare tutto quello che incassano.
Un DUPLICE EQUILIBRIO. Ecco perché la legge di Say non vale; quindi per riequilibrare DOMANDA ed Offerta, dice Malthus, attraverso i LAVORI IMPRODUTTIVI. Lo squilibrio generale dall'aumentata offerta fa diminuire la domanda che può essere alimentata solo dai lavori improduttivi:domestici e impiegati,militari ecc..ossia coloro che non partecipano all'attività produttiva, ma offrono soltanto da lavori pubblici ( i quali venivano retribuiti dai "ricchi").
Secondo lui le crisi si verificano perché l'imprenditore, il capitalista tende a risparmiare capitale da investire nell'attività produttiva, ma questo provoca una diminuzione della domanda e un aumentodell' offerta dunque LO SQUILIBRIO.
Attraverso la domanda alimentata dai lavoratori improduttivi (domestici, impiegati e lavori pubblici), quindi si tiene conto anche dell'intervento dello stato attraverso la tassazione e le imposte;solo con queste misure si può ritrattare l'EQUILIBRIO.
Sismondi: dato che solo il reddito dell'imprenditore cresce proporzionalmente alla produzione effettuata, mentre quello del lavoratore non cresce; si arriva a una situazione dove:
c'è il ritorno a una società di piccoli imprenditori
il rifiuto categorico per il lasseiz faire, lasseiz passer
è l'intervento dello stato in economia.
Quindi ho si elimina il sistema economico, oppure bisogna reinterpretarlo, perché i meccanismi messi in moto dalla scuola classica non funzionano.
KEYNES e gli autori neoclassici, sostenevano che la condizione necessaria all'equilibrio economico è l'uguaglianza tra Risparmio e Investimento.
Tale uguaglianza riverifica in modo spontaneo attraverso il Saggio di Interesse;
I classici arrivano a questa uguaglianza R=I attraverso il saggio di Interesse: se il R>I si abbassa il tasso di interesse, se il R<I allora si aumenta il tasso di Interesse
Keynes (teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta) arriva a questa uguaglianza R=I in un altro modo: egli sostiene che non si può costringere un imprenditore a investire soltanto attraverso la manovra dell'interesse, ma esso quando investe, se non ha la prospettiva di ricavi futuri, preferisce tener conto anche della moneta in circolazione nel mercato in quel momento, quindi preferisce la liquidità. Questo porterà:
investimenti
la disoccupazione
il potere di acquisto
la sovrapproduzione
a questo punto può intervenire solo lo Stato non sostituendosi al sistema economico, ma
a) nei settori che non fanno fuori i privati a vantaggio del pubblico,
b) nei settori che non stimolano l'offerta, se non si ritorna alla crisi.
Lo stato attraverso un intervento controllato si può risolvere la crisi, il quale adotterà come misure quelle sopradette, e per finanziare i suoi interventi ricorrerà (non a mettere le tasse), ma bensì a produrre: o nuova carta moneta, oppure attraverso il debito pubblico, quando poi le cose andranno messe al suo posto e aumenteranno i debiti, lo stato potrà rientrare in possesso dei capitali che permetteranno di ridurre il debito.
Nell'evoluzione al capitalismo, ci sono stati ritmi di sviluppo diversi, queste variazioni/fluttuazioni hanno carattere ciclico.
Gli studiosi hanno studiato le frequenze di queste variazioni tanto nel breve, quanto nel lungo periodo.
Nell'evoluzione economica generale, al "capitalismo" ci sono stati dei cicli di sviluppo diversi, variabili avvenute in misura ciclica. Distinguiamo:
cicli lunghi
cicli brevi
cicli medi ecc..
1862 CLÉMENT JUGLAR, medico parigino, pubblicò "le crisi commerciali ed il loro periodico ritorno: in Francia, in Inghilterra e negli stati Uniti.
Egli dimostra l'esistenza di onde brevi dell'attività economica,
durano dai 6 ai 10 anni
ogni onda all'interno è caratterizzata da tre fasi: PROSPERITA, CRISI, RECESSIONE
le origini di queste fluttuazioni brevi sono determinati: dai livelli di tassi di interesse e dalla espansione o contrazione del credito.
1923 JOSEPH KITCHIN, si accorge che in Inghilterra e Stati Uniti si sono verificati degli ipocicli (onde/fluttuazioni minori)
della durata di 40 mesi
se ne accorge attraverso l'analisi dell'andamento dei prezzi all'ingrosso e del tasso di interesse.
1926 NICOLAI KONDRAT' EV, accerta l'esistenza di onde lunghe dell'attività economica
che durano 40-60 anni
mediante una serie di statistiche relative alla Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti ecc..
nota che ciascuna onda è caratterizzata alternativamente da una fase di RIALZO (incrementi di produzione, scoperta di nuovi giacimenti, nuove tecnologie ecc..) e una fase di RIBASSO (quando si arriva al culmine, scoppia inevitabilmente un conflitto)
SIMON KUZNETS, mostra l'esistenza di IPERCICLI (movimenti secondari)
che durano dai 18 ai 22 anni
furono utilizzati anche per lo studio dei cicli dell'edilizia residenziale negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna.
Alla fine degli anni 50 rilevò una interrelazione tra le oscillazioni dilungo periodo dell'attività economica e l'ammontare degli investimenti richiesti dall'andamento della popolazione.
1939 SCHUMPETER, afferma che ci sono determinati cicli, di breve e lunga durata e anche degli ipocicli, fondati sul ruolo dell'INNOVAZIONE, nel processo di sviluppo economico.
La diversa ampiezza dei periodi di gestazione e di assorbimento degli effetti delle nuove tecnologie: determina (secondo lui) la lunghezza temporale delle onde (fluttuazioni).
Infatti nuovi prodotti o processi di produzione, nuove forme di organizzazioni,nuove fonti di materie prime e la conquista di nuovi mercati si conurano come innovazioni e si concretizzano in occasioni di investimento.
Le innovazioni per Scumpeter: si presentano in sciami o grappoli, e sono il portato della dinamicità per alcuni imprenditori, perché riescono a conseguire un profitto netto, come reddito temporaneo.
INVENSIONE = è la nuova idea dovuta all'inventore, scienziato ecc..
INNOVAZIONE = è quando sfruttiamo l'idea economicamente, quindi abbiamo l'innovazione economicamente rilevante.
Con schumpeter rileviamo il ruolo che l'innovazione ha avuto nell'ambito di uno sviluppo economico complessivo; infatti all'inizio, esse richiedono una diversa combinazione dei fattori produttivi, l'impianto di ulteriori imprese ed avviano una fase di espansione del ciclo. A mano a mano chela loro diffusione si estende all'intero sistema, però i profitti netti si riducono e la domanda si satura. È allora indispensabile la conquista di mercati esteri od offrire ai consumatori delle variazioni qualitative del prodotto, che comportano un incremento dei costi. Gli investimenti diminuiscono e si riducono i livelli di nuovo in moto il processo.
1° ciclo va dal 1789 al 1849
2° ciclo va dal 1850 al 1806
3° ciclo va dal 1897 al 1939
Questi sono i tre cicli di Kondrat' ev, caratterizzati ognuno da una fase di rialzo e una fase di ribasso.
Fasi Di Rialzo Fasi Di Ribasso
Dal 1789 al 1814 Dal 1815 al 1849
Dal 1850 al 1873 Dal 874 al 1896
FRANCIA
La rivoluzione industriale inglese è stata scatenata da alcuni fattori interni ed esterni.
La Francia non disponeva di grandi quantità di carbon-fossile; la Francia non ha conosciuto la crescita demografica ( come accadde in Inghilterra), ma ciò non significa che non conobbe mai: questo accade perché solo l'Inghilterra mostra la concomitanza di certi fattori che aiutano la crescita; in Francia si verificano soltanto con un certo ritardo le invenzioni in campo agrario: mancano le ENCLOSURES (molto importante in Inghilterra, per un migliore sfruttamento della terra: ROTAZIONE TRIENNALE ROTAZIONE CONTINUA (permette alla terra di reintegrare i suoi elementi nutritivi) , a tutto ciò consegue che l'allevamento da brado a stabile; inoltre, chi non possiede più la propria terra (caduta ai proprietari terrieri) abbandona la camna a favore della città e diventano operai; le finanze pubbliche sono difficili, tanto che verranno convocati gli Stati Generali e nel 1789 scoppia la Rivoluzione francese, poi sarà la volta di Napoleone: ecco perché la Francia è in ritardo rispetto all'Inghilterra, ma rimane un paese che si industrializza rapidamente, insieme a Belgio e Germania.
Quale è la situazione economica prima del 1789?
La manifattura sparsa a domicilio è quella più comune: produzione da parte dei cittadini-artigiani, . ; poi vi sono le MANIFATTURE REALI (GOBELIUS nata nel 1667 e si occupa della tappezzerie) chi ricevono incentivazioni dallo Stato, ma non meno di quest'ultimo.
Da un punto di vista commerciale, la Francia esportava per un 25% del commercio mondiale; ma il commercio non era accomnato da un'adeguata attività creditizia.
L'agricoltura viene rinnovata in ritardo, ancor prima che il movimento fisiocratici avesse posto in esse un programma di trasformazione agricole ispirato al modello inglese.
La Rivoluzione francese è stata un'importante tappa nel processo di modernizzazione del paese, questo processo porta ad un'istituzione del sistema feudale fino ad arrivare ad un mercato libero.
Tra il 1803 e il 1806, Napoleone apporta novità nella tessitura e nella filatura (settore strategico inglese); con gli editti di Berlino e Milano 81806-l807) attua il BLOCCO CONTINENTALE:nessun paese europeo può importare/esportare prodotti da/ in Gran Bretagna. Le consegne
Quando cade Napoleone, la situazione francese è critica (perde le colonie, le flotte, e i mercati); ma è proprio adesso che la Francia costituisce gli elementi che porteranno ad una crescita che si avvierà a partire dal XIX secolo.
In ambito agricolo, aumenteranno le sperimentazioni agricole e le produzioni.
In ambito industriale, si affermerà la fabbrica, processi di concentrazione sia tecnici che finanziari: tutto ciò sull'esempio dell'Inghilterra. Ci sarà la meccanizzazione degli impianti, l'uso della macchina a vapore ed il suo uso mobile ferrovie: molto importanti in Francia per lo sviluppo dell'industria pesante. In ambito commerciale, la rivalità tra Francia ed Inghilterra termina perché nel 1860 Napoleone III stipula un trattato. All'inizio degli anni '70 scoppiò la Guerra Franco-Prussiana ed incomincia la crisi; invece la Prussia, l'Alsazia e la Lorena (l'Alsazia è importante, perché è un centro tessile di 1° ordine; la Lorena per le materie prime possedute, tra cui carboni e minerali di ferro) ed esige il amento delle riparazioni di guerra (5000.000.000 di franchi - oro per il 4,5: ciò provoca il fatto che avendo cambio fisso, se la Prussiana grandi quantità di oro nelle sue casse dove aumentava il valore della carta - moneta). Con emissioni di titoli del debito pubblico a le conseguenze la Prussia: se le entrate statali ano il debito pubblico e gli interessi, allora non possono curare gli investimenti rallentamento.
La Francia è anche colpita da una crisi agraria, causata dall'importazione di cereali da fuori a più basso prezzo, grazie anche a trasporti. La viticoltura francese è colpita dalla fillossera. Ricrede che è stato il patto stipulato da Napoleone III a provocare tutto ciò, nel 1892, la TARIFFA MERIN alza i dazi. Ma se va bene nel corto periodo, non va bene nel lungo, perché ormai molte aziende sono fuori dal mercato e continuano a sopravvivere perché protette, ma se si immettono nel mercato internazionali, queste non riescono più a sopravvivere.
Quando scoppia la 1° Guerra Mondiale, la Francia entra nel G.E.S. con un tasso corrente (si prende atto della svalutazione, non come fece l'Inghilterra) e solo così si riesce ad andare avanti fin quando non c'è la crisi del '29 e quando nel '31 l'Inghilterra decide di non convertire più. In Francia: disoccupazioni, calo della produzione, i governi non riescono a governare; nel 1936, governa il fronte popolare (socialisti e comunisti) e fa gli ACCORDI DI MATIGNON aumentano i salari e riducono gli orari di lavoro i capitalisti vanno all'estero. Nel 1936 si svaluta il franco, ma ormai la situazione è compromessa.
La Germania conquista la Francia in soli 40 giorni. Non si capisce perché la Francia non svaluta negli anni '30 nuovamente la moneta, come aveva già fatto prima, uscirà dalla crisi del '29 a differenza dell'Inghilterra
un programma economico ( che non mira a controllare la produzione , ma ad orientarla) con Charles de Grulle.
2. Crescita e decollo dell'economia italiana (1860-l918
2.1 LA POLITICA LIBERISTA ED I SUOI EFFETTI
Nel momento in cui l'Italia si unifica, bisogna scegliere che tipo di sviluppo adottare: politica libero scambista o protezionistica? La differenza di fondo tra le due scelte consiste che nel libero scambista in senso assoluto, non esistono dazi doganali; nella politica protezionistica vi sono presenti dazi doganali maggiori o minori.
Nel momento in cui l'Italia si unifica viene estesa su tutto il territorio la tariffa doganale esistente nel Regno di Sardergna, quindi non proprio un libero scambismo, ma una tariffa che prevedeva dazi doganali molto bassi.
Se facciamo un confronto della situazione vigente nell'ex-stato Pontificio e nel Regno delle due Sicilie noteremo come i dazi doganali che vengono imposti all'intero territorio nazionale, solo quelli vigenti soltanto in Sardegna sono molto più bassi rispetto a quelli richiesti in passato.
L' ECONOMIA ITALIANA (19/03/2007)
riepilogo
Abbiamo visto come il 1° conflitto mondiale scoppia nel 1914, abbiamo visto quali sono gli schieramenti, Austria e Germania da una parte, la Serbia e la Russia a cui si uniscono Francia e Inghilterra, dall'altra e l'Italia in una situazione di neutralità, nonostante la situazione di neutralità, immediatamente lo scoppio del 1° conflitto mondiale l'Italia comincia a mobilitarsi per rifornire i paesi belligeranti quindi la mobilitazione bellica è immediata, all'inizio però l'Italia non si schiera a favore di Francia e Inghilterra perché da loro si rifornisce di materie prime come il carbone ecc.., perché tradisce gli imperi centrali (Austria ecc..), perché la gran parte degli interessi economici si dirigono verso Francia e Inghilterra ai quali, l'Italia era debitrice per quanto riguarda le materie prime, per quanto riguarda il combustile, ecc .
Inoltre l'Italia è sollecitata in particolare i lavoratori meccanici, siderurgici, gli elettrici i chimici (coloro che della guerra avranno enormi vantaggi ed enormi profitti).
Quindi emette un prestito nazionale come il CSVI per sostenere l'eventuale crollo dei titoli azionari dell'Industria, l'Italia non è in grado immediatamente di soddisfare la domanda che viene dalla partecipazione alla guerra (richieste belliche) ci riuscirà solo dopo il primo anno. Tuttavia ci riesce perché il governo avvia la mobilitazione attraverso i comitati regionali di mobilitazione che serviranno a stabilire «l'ausiliareità degli interventi industriali»; è molto importante che uno stabilimento viene dichiarato ausiliare, perché:
viene privilegiato nel rifornimento di materie prime;
le commesse statali gli vengono ati dallo Stato a un prezzo più alto di quello del mercato, quindi l'imprenditore a più profitto;
inoltre se uno stabilimento viene dichiarato ausiliare, la produzione industriale sarà più elevata (aumenta) perché gli industriali (i lavoratori)saranno costretti a lavorare dietro una stretta vigilanza militare, andando a sospendere di fatto: tutte le conquiste sindacali, come lo sciopero (questo è un altro elemento a vantaggio della produzione).
Però se questi lavoratori sono impiegati a produrre materiale bellico, non saranno mandati in guerra (un vantaggio), perché al fronte vengono mandati gli agricoltori del Sud (in cui l'attività industriale non si era granché sviluppata), costretto a are un prezzo molto alto nel senso che erano costretti ad abbandonare le loro terre, le quali si impoveriscono e aumentano sempre più il divario tra Nord e Sud.
Questa situazione servì ad accrescere molte industrie come ILVA, ANSALDO, FIAT, BREDA del Nord, ma si trattò di una crescita artificiale, drogata, perché non derivava da richiesta pubblica ma solo da parte dello Stato; in particolare grazie alla guerra, la FIAT riesce a monopolizzare, il mercato automobilistico perché ha una quota di mercato, del 70% tra l'altro tra il 1914 e il 1918, il numero di addetti di operai alla FIAT, aumenta tutto a vantaggio dell'agricoltura e della piccola media impresa che produce non beni di investimento, ma beni di consumo, in più c'è un eccessiva dipendenza dell'impresa tra le domande e lo Stato e c'è un eccessiva crescita dimensionale delle imprese e sia delle banche, (banche miste: (banche universali) come la banca commerciale, credito Italiano, banco di Roma, banca Italiana di sconto che servivano per i crediti, infatti raccolgono capitale a breve e lo investono a medio e lungo termine legandosi sempre di più alle imprese che finanziano.
Nel momento in cui la guerra termina
abbiamo una agricoltura in degrado, penalizzata enormemente da questa condotta statale che non ha fatto altro che trasferire le imposte dell'agricoltura, verso l'industria bellica, abbiamo un'industria, che dipende, dalle commesse statali, eccessivamente legata alla domanda pubblica;
un impresa che si vede sempre più grande (dimensionalmente parlando) tanto da rimettere in discussione i rapporti con le banche.
Alla fine gli agrari sono contro gli industriali perché ritenendosi penalizzati dalla situazione creatasi adesso voglio essere sostenuti dallo Stato, e non vogliono più sacrificarsi perché hanno già fatto abbastanza.
Gli industriali richiedono l'aiuto dello stato perché senza esso non possono continuare quei livelli, e quindi temendo una crisi di riconversione, cercarono di ritardare il processo appunto di riconversione del proprio apparato produttivo, attraverso l'apparato delle banche, quelle stesse banche con cui si erano fortemente legati. In pratica le imprese più grandi volevano acquisire la proprietà delle banche, che li avevano finanziato, infatti nel 1917 l'ANSALDO cerca di acquisire il pacchetto azionario della Banca Italiana di sconto, la Fiat risponde chiedendo un aiuto a COMIT e CREDIT e Banca commerciale italiana, poi nel 1920 l'ANSALDO cerca di conquistare la COMIT e invece la Fiat il Credito Italiano, ma tutti questi tentativi falliscono.
Uno dei punti della pace di Versailles, viene stabilito appunto che la Germania, viene riconosciuta colpevole, deve are una somma, ma non si sa quanto deve are e in quanto tempo, alla fine viene fissata una somma enorme che per le possibilità tedesche è impossibile affrontare, lo stesso Keynes, aveva più volte sconsigliato i diversi paesi europei e gli Stati Uniti a lasciar perdere questo discorso, fare in modo sostanzialmente che le riparazioni venissero ridotte, il problema fondamentale era che:
non c'era nessuna politica cooperativistica, e spirito sociale tra i diversi paesi europei,
ma soprattutto gli Stati Uniti durante la guerra avevano prestato enormi capitali ai paesi europei, e alla fine del conflitto adesso li rivolevano indietro
i paesi europei però non erano in grado di restituirli,allora o fanno are la Germania oppure non possono adempiere ai loro debiti contratti con gli Stati Uniti.
Alla fine la Germani non herà le somme richieste è questa l'unica vera conseguenza della pace di Versailles e lo scoppio dell'intero prodotto coloniale perché lo spiritosi rivalsa e le condizioni economiche hanno provocato UNA CRISI ECONOMICA che hanno fatto nascere il desiderio che scendesse un uomo forte, uno che potesse rimettere ordine, che potesse combattere,potesse rivendicare il tutto.
La situazione dell'Italia è meno grave che della Germania, ma alla fine del conflitto dobbiamo farei conti con gli industriali, agrari ecc..
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