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INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA STORIA ECONOMICA.
PARTE PRIMA:
Prefazione:
Questo libro è un invito al pubblico a passare dalla platea a dietro le quinte e ad osservare il lavoro dello storico economico non nel prodotto finale(ex. Come x l'economo non il macchinario dì per sé pronto , ma tutte le varie fasi della produzione che hanno prodotto il macchinario), ma nelle varie fasi della sua produzione(vedi modulo sulle fonti e la creitica alle fonti).
La storia economica è materia interdisciplinare e quindi non può ignorare né l'aspetto storico né quello economico.
CAPITOLO 1: una disciplina chiamata storia economica
La disciplina chiamata storia economica è la storia dei fatti e delle vicende economiche a livello individuale o aziendale o collettivo.
La storia economica si differenzia dalle teorie economiche, tipiche dell'8oo(vedi geografia),perché il punto di riferimento da cui parte lo studio della storia economica è l'uomo, al contrario dellle suddette teorie economiche.
Nell'analisi storico economico bisogna tenere conto delle seguenti caratteristiche dell'uomo:
fisiologiche
della sua più o meno razionalità
della sua personalità
della sua cultura
,e tutto ciò sia a livello individuale che collettivo
La storia economica si affermò nella seconda metà del xix secolo e tra il 1830-70 ha avuto uno sviluppo straordinario a tal punto che essa stessa si inserì se non formo delle branchie della stessa disciplina, quali storia industriale, . ..
Lo storico economico che intenda descrivere osservare deve tenere conto di altre discipline quali ad esempio l'archeologia, la storia della medicina, la storia del diritto, . (tutte queste altre discipline possono essere considerate sussidiarie alla storia economica).
Nella dizione storia economica il termine storia può essere fonte di ambiguità circa il contenuto della disciplina.
E' vero la storia si occupa del passato.
La storia occupandosi dei fatti passati e non di previsioni future si occupa del passato.
Il passato può essere sia recentissimo che remotissimo.
Più è lungo il tempo che separa lo storico dal passato più difficile sarà comprendere i modi di pensare, le culture e infine ma non per ultimo il difficile compito del reperto delle fonti(vedi modulo sulle fonti e sulle critiche alle fonti).
Fino ad ora l'attenzione è stato riferito alla dizione storia di storia economica, ora consideriamo invece l'aggettivo economica.
Distinguiamo dunque il significato di storia economica e confrontiamolo dal punto di vista economo.
L'economia nasce nella seconda meta' del xvin e oggi si parla di micro e macro economia, di economia del lavoro, dei trasporti, bancaria e monetaria .
Vi è dunque una certa corrispondenza tra le sottobranchie della storia economica e dell'economia.
Per capire le relazioni tra economia e storia economica bisogna tenere presenti due cose:
1:la problematica delle due discipline e l'uso degli strumenti concettuali d'analisi;
2:il fine a cui mirano le due discipline.
Una ricerca per essere considerata un'opera di storia economica deve rispondere ad una problematica economica i quali sono:
1:cosa produrre
2:come produrre
3:come distribuire quanto prodotto
Per l'uso e l'applicazione della storia economica non sono necessari strumenti raffinati derivati dalla teoria.
Generalmente l'occhio dell'economo è orientato al presente mentre quello dello storico economico al passato, ma nulla impedisce che l'economo prenda in considerazione fatti passati e viceversa lo storico economico fatti contemporanei.
Gli economisti e gli storici economici non sono due entità separate, anche se le stesse materie sono distinte.
L'economista di solito è orientato verso il futuro.
L'economista è interessato a formulare delle leggi che gli permettano di formulare previsioni e piani.
Lo storico è orientato decisamente sul passato in quanto non si preoccupa di per se del futuro.
Mentre l'economista usa l'esperienza passata per progredire o cercare di condizionare il futuro, lo storico si contenta di osservare il passato per comprenderlo nei suoi termini.
Diciamo che il numero delle variabili endogene considerate dall'economista nel suo modello sia K.
Lo storico economico non può compiere la stessa operazione.
Per spiegare il funzionamento e la performance di una data economia, lo storico economico deve prendere in considerazione tutte le variabili, tutti gli elementi, tutti i fattori in gioco, i quali possono essere le condizioni climatiche di lunghi periodi storicicoppure le condizioni biologiche delle popolazioni umane, ecc . . .
In definitiva l'insieme di K variabili cui è interessato l'economista teorico è notevolmente minore e sostanzialmente più omogeneo rispetto all'insieme di variabili N considerate dallo storico.
Partendo dall'analisi di un economista e non dalla prospettiva dello storico possiamo vedere che il periodo breve risulta essere verosimigliante alla realtà mentre se il periodo va allungandosi ogni problema anche economico diventa per forze di cose un problema storico e quindi qui si può notare l'interattività di queste due branchie di pensiero che si fondono restando comunque materie ben distinte e cioè nel breve periodo all'economo e nel lungo periodo allo storico.
Questo appena suddetto non è altro che un punto in cui divergono storia e economia.
Un altro punto di divergenza tra storico e economista è che l'economo lavora su un numero K limitato di variabili e inoltre deve anche ipotizzare una certa razionalità nei comportamenti umani.
Dunque le teorie economiche sono tipiche degli economi che vogliono formulare delle regole valide e attraverso il metodo scientifico lavorando su un numero di variabili limitato e cioè K(vedi teoria del consumatore in ECONOMIA POLITICA I).
Lo storico lavora con un numero enormemente superiore di variabili e cioè N ma non solo perché trova di fronte a se anche elementi non misurabili, irrazionali, mutevoli nel tempo
Nel corso della storia ricorrono frequenti situazioni analoghe ma la storia è irripetibile (historia magistra vitae).
La storia non si ripete.
Lo studio della storia permette di vedere nella loro corretta dimensione storica problemi attuali con cui dobbiamo confrontarci.
CAPITOLO 2: la problematica.
Già si è detto che l'economista mira a stabilire delle leggi verificabili empiricamente valide per situazioni storiche diverse mentre lo storico economico mira alla descrizione, ricostruzione di situazioni storico economiche specifiche considerate nella loro individualità e specificità.
Lo storico economico che si occupi di una economia schiavistica o dell'economia curtense alto-medievale non si preoccuperà delle fluttazioni nel livello dell'occupazione nello stesso modo a cui a questo fenomeno si interessa l'economista che si occupa delle moderne società industriali.
Quindi generalmente l'economista si occupa di situazioni vicine nel tempo e lo storico economico di situazioni lontane se non lontanissime nel tempo, ma questo non preclude che anch'egli possa occuparsi, come per l'economista, di situazioni contemporanee.
Quando lo storico economico e l'economista si trovano a lavorare su un medesimo arco di tempo si ha una associazione tra chi produce e chi consuma quanto ricercato.
Per lo storico economico che una distonia tra i produttori delle fonti e i consumatori delle stesse.
Tali distonia, distacco accresce sempre più ci si spinge in la con il passato.
Se uno storico economico e un economista si riuniscono per un lavoro , una ricerca interdisciplinare riferita a lunghi periodi del passato sorge il contrasto tra i due non durante la ricerca ma a a monte in quanto l'economista vuole delle certezze, vuole dei dati per formulare delle leggi e da canto suo lo storico con il possesso delle sue fonti sa già di non potere fornire i dati che l'economista richiede.
Il problema è dunque a monte e cioè nella formulazione della problematica iniziale che comunque può in ogni momento essere cambiata, adattata.
Interstardirsi su una problematica preconcetta è indice di chiusura mentale.
Lo studioso deve stare sempre allerta e carpire le informazioni una dopo l'altra volta per volta.
Vi deve essere un continuo feed back tra impostazione problematica e raccolta dei dati.
Modificare proprio la problematica centrale è un segno di apertura mentale, di elasticità mentale e di onestà intellettuale.
CAPITOLO 3: le fonti.
Lo storico , economico e non ha sempre bisogno di disporre di documenti di appoggio per la sua ricostruzione indipendentemente dall'osservazione di un lungo periodo passato che contemporanei.
Il lavoro di documentazione dello storico può essere distinto in tre fasi:
1:raccolta delle fonti documentarie
2:esame critico delle stesse
3:loro interpretazione e utilizzazione
Per quanto riguarda la raccolta della documentazione questa può essere resa difficile da:
1:la documentazione desiderata può non essere stata prodotta
2:se prodotta può essere stata volontariamente distrutta
3:può essere andata distrutta accidentalmente
Le fonti raccolte dallo storico possono essere viziate a lacunate, cioè anche incomplete.
Questo avviene maggiormente quando si ricercano delle fonti documentarie in epoche remote.
La documentazione invece è vastissima ad esempio per lo storico delle società contemporanee
Lo storico, davanti ad una documentazione lacunosa, deve essere come un detective, deve aguzzare l'ingegno.
Lo storico, in caso di scarsa documentazione, si deve guardare attorno, deve trovare segni di archeologia di quel periodo in esame, segni culturali, .
Ogni informazione alla fine può dimostrarsi utile.
Per lo storico il termine documento sta a significare: una testimonianza scritta di un fatto di natura giuridica, compilata con l'osservata di certe determinate forme, le quali sono destinate a procurarle fede e a darle forza di prova.
Ecco per lo storico ogni forma, sia scritta che orale che linguistica che archeologica, è un documento.
E ' impossibile tutte le fonti che possono riguardare uno storico.
Le fonti per lo storico si dividono in:
1:primarie
2:secondarie o derivate
Lo storico deve partire analizzando le fonti primarie e se non ve ne siano quelle derivate, ma ciò non esclude che fonti primarie in un contesto non lo siano derivate in un altro e viceversa.
Una data fonte inoltre può essere al tempo stesso primaria e secondaria.
Le fonti primarie scritte per lo storico sono:
1:fonti narrative
2:fonti cronachistiche
3:fonti documentarie
Lo storico deve usare particolarmente cautela quando è costretto, visto la mancanza di fonti primarie, a usare quelle derivate.
Comunque l'uso delle fonti primarie non esime lo storico a distogliere l'attenzione dagli altri eventi(deve sempre stare in guardia), perché anche le fonti primarie possono mentire(sia quelle di natura narrativa che quelle documentarie).
CAPITOLO 4: la critica delle fonti.
La possibilità di essere fuorviati da informazioni false e di essere accusati di fornire notizie non vere ha ossessionato gli storici sin dalle più lontane origini dell'attività storiografica.
Si sbaglia immaginando di essere nel vero e questo avviene spesso per eccesso di fiducia nelle proprie fonti.
Lo storico deve sempre stare all'erta, anche quando lavora su delle fonti primarie in quanto si può trovare nella situazione di:
1:una fonte falsa con un contenuto falso
2:una fonte falsa con un contenuto veritiero
3:una fonte genuina con un contenuto falso
4:una fonte genuina con un contenuto veritiero
Se alcuni documenti dicono troppo poco altri dicono abbastanza per autoincriminarsi.
Lo storico davanti ad un qualsiasi documento deve per prima chiedersi per quali motivi il documento è stato scritto.
Sia per le fonti documentarie che per quelle narrative sono poche le fonti che sono giunte ai giorni nostri(l'originale, pechè ci sono giunte molte edizioni critiche, cioè rifacimenti delle stesse fonti il più possibili analoghe agli originali).
Chi copia un documento è un copista e può anche commettere degli errori nella copiatura che poi saranno ripresi da altri, ma anche l'originale può avere degli errori che poi saranno riportati dai copisti(che possono commetterne altri) e cosi via.
Anche quando due fonti diverse danno lo stesso risultato questo non è indice di veridicità perché una fonte può avere copiato l'altra ripetendone gli errori.
La maggior parte delle fonti utilizzate dallo storico economico contengono numerosi riferimenti a variabili quantitative.
Esiste la distorsione o errore sistematico, che è difficilmente dall'interno in quanto le misure devono essere confrontate con degli standard esterni; inoltre vi è l'errore causale che può benissimo essere rilevato dal documento con sufficiente precisione.
Il termine errore è inteso dallo storico come una mancanza nei dati di un'accuratezza.
In Europa fino alla prima metà dell'800 prevalse la cultura dell'approssimativo e l'espressione numerica si diffuse con i mercanti italiani della fine del xvin.
A volte l'attendibilità o l'inattendibilità risulta dal confronto con altre fonti o da una combinazione di confronti , di considerazioni varie e di analisi di coerenza interna del documento e del tipo di arrotondamento delle cifre citate.
Particolarmente sospetti sono i documenti di origine fiscale.
Analoga storia di critica delle fonti è quella che si riferisce all'attendibilità delle fonti sul commercio estero inglese(da notare i tre tipi di documenti inglesi e la nascita del contrabbando).
Per interpretazione contenutistica cioè rivolta alla stessa fonte con riguardo al contesto storico(specialmente attenti bisogna essere quando vi sono delle statistiche).
Ricordare a proposito dell'interpretazione contenutistica o sostanziale che ad esempi gli ospedali migliori nel XVIII sec. erano quelli dove vi era il più alto tasso di mortalità in quanto in questi vi erano presone realmente ammalate, mentre in quelli dove il tasso di mortalità era basso vi erano persone bisognose di un rifugio e del cibo e quindi non di cure mediche
Lo storico raccoglie le sue fonti, le studia, le vaglia, le interpreta e ipotizza la situazione storica del momento considerato giungendo poi ad una graduale ricostruzione della storia che fù.
CAPITOLO 5: la ricostruzione storica:
Lo storico lavora sul presupposto di essere capace di ricostruire e capire i fatti del passato.
Lo storico trae il più delle volte i dati dalle fonti(se non ci sono fonti non c'è storia) le quali possono essere documentali, narrative o archeologiche, ma in ogni caso egli deve , nel ricostruire i fatti storici, operare delle scelte(non è possibile recuperare la globalità degli eventi del passato).
La rilevanza storica di un fatto o di un dato non dipende da qualità intrinseche del fatto o del dato stesso, ma dalla problematica dello storico.
I fatti storici hanno bisogno di un idea unificante che li tenga insieme, come ad esempio un modello, cioè una semplificazione della realtà, comunque sia di un modello teorico.
Senza una teoria lo storico non potrebbe organizzare i suoi dati in modo logico.
L'economica , come branca della logica e modo di pensare è universale.
Ciò comporta : 1)elasticità e creatività mentali , cioè la pronta disponibilità a rinunciare ai modelli attuali e di moda e la capacità di creare modelli adatti all'epoca studiata; 2)una profonda conoscenza del contesto storico in cui si inserisce la vicenda studiata.
Le deficienze teorico-economiche della storiografia economica tradizionale furono più manifeste sul continente europeo che nei paesi anglo sassoni, Inghilterra, Scozia e Stati Uniti.
In questi paesi una cultura economica più diffusa , una abitudine al più corretto uso di termini economici.
La storia economica è inficiata severamente da quattro difetti che sono sempre in agguato per lo storico economico quale che sia la scuola alla quale egli appartenga: i difetti cioè di semplicismo, ex postismo, tesismo e subbiettivismo.
Per quanto riguarda il semplicismo bisogna dire che uno storico, rispetto ad un economo prende in considerazione un numero maggiore di variabili, ma in ogni caso la sua descrizione, anche se pedante e minuziosa risulterà sempre essere una rappresentazione parziale della realtà. Lo storico di valore è quello che riesce a trasmettere al lettore il senso che la storia è di gran lunga più complessa e complicata di quanto lui la racconti.
Lo storico deve dunque riferirsi sempre o quasi a fonti primarie per non produrre delle generalizzazioni.
Quel che noi si chiama comunemente presente è una piccola fetta di futuro incollata ad una piccola fetta di passato, le dimensioni delle fette essendo determinate arbitrariamente dal soggetto.
Per lo storico il presente può rappresentare un certo numero di anni o di decenni. Per l'individuo comune un certo numero di giorni o di settimane. Per l'operatore di borsa un certo numero di minuti o di ore.
La vita è sostanzialmente un susseguirsi di problemi in cui l'individuo come la società gode di alcune opzioni, che possono essere esercitate sia razionalmente che irrazionalmente, ma che in ogni caso implicano delle scelte. Le scelte effettuate rispetto al futuro comportano l'assunzione di un rischio.
E' facile per lo storico peccare di expostismo. Il senno di poi condiziona ogni trattazione storica.
Quale che sia la realtà originale la ricostruzione storica può essere trasmessa solo in termini razionali, cioè in termini coerenti e riproducibili anche se non necessariamente rigorosi.
La pura descrizione non soddisfa, si vuole anche la spiegazione, cioè si vuole una causa nella ricostruzione storica, anche se deve essere usata il minimo indispensabile, perché nella ricostruzione storica non è possibile verificare con esperimento quali sarebbero state le conseguenze di una scelta difforme da quella avvenuta, mantenendo invariate le altre variabili.
Una ricostruzione che pecchi di ex postismo nasconde, invece di illustrare , il problema decisionale che è la costante della vicenda umana.
Quando ci si riferisce al passato occorre ricordare che gli uomini di quel passato avevano a che fare con delle opzioni e delle scelte mentre noi, beneficiamo della prospettiva storica , siamo in grado di valutare i risultati non solo di breve ma anche di lungo periodo di quelle scelte.
Gli uomini di quel passato operavano dal punto di vista dell'ex ante. Noi li giudichiamo dal punto di vista dell'ex post.
Un errore in cui incorrono frequentemente gli storici è quello di dare, analizzando soprattutto l'età per statistica, analogo valore ad una fonte di breve periodo rispetto a quella di lungo periodo.
Molte delle generalizzazioni sull'età classica e medioevale si fondano sull'uso improprio di documentazione valida soltanto per il breve periodo.
Un altro tipo di camuffamento può essere dato dall'uso improprio dei dati statistici.
Una volta che uno storico ha prodotto delle statistiche alterate non esiste alcun limite al loro utilizzo, corretto o scorretto che sia, da parte di studiosi che ritengono tali statistiche utili per sostenere le proprie tesi.
Una forma di tesismo è rappresentata dalla ricostruzione storica condizionata da un'ideologia.
Nel corso dell'ultimo secolo le due ideologie più marcatamente pervasive sono state il nazionalismo e il marxismo.
Lo storicismo è il riconoscimento che ciascuno di noi vede nel passato da un punto di vista specifico o perlomeno condizionato dalla nostra posizione nella storia.
Lo storicismo tende a minare la fiducia dello storico in sé stesso.
I problemi che lo storico si pone sono condizionati dalla cultura storica in cui lo stesso storico appartiene.
Lo storicismo comporta grossi problemi di anacronismo e soggettivismo.
Non è anacronistico cercare di spiegare i fenomeni economici del passato facendo uso di strumenti concettuali della logica economica odierna. Anacronistico sarebbe però cercare di forzare sulla realtà del passato un modello che implica e sottintende un contesto socio-politico-culturale moderno.
Da quello detto fin qui sembra che la ricostruzione storica sia un opera intellettuale completamente priva di oggettività.
Un buon lavoro di storia economica come un buon lavoro di qualsiasi altra disciplina è risultato non solo di intelligenza, acume e perizia ma anche di onestà intellettuale(vedi possibilità di variare gli obiettivi durante la ricostruzione).
Ogni modello è una falsificazione della realtà.
Gli storici modellisti ne sanno in genere troppo poco di tutto quanto è puramente storico e non economico.
La pulizia formale e l'eleganza di un modello sono fuorvianti.
Oltre ai quattro ismi, cioè i quattro pericoli in cui incorre lo storico, un gran vuoto(black hole).
Né per l'antichità classica, né per il medioevo, né per il rinascimento, né per l'età moderno-contemporanea non si riesce ad andare molto più in là della semplice decreizione dei risultati quali appaiono in superficie.
Infine bisogna accennare al problema della comunicazione tra lo storico ed il lettore.
Lo storico non ricostruisce il passato per se ma intende comunicare, attraverso conferenze, articoli, . agli altri i propri risultati.
Lo storico comunica al pubblico mediante la lingua del suo tempo.
Se uno storico comunica con un altro storico quest'ultimo saprà, con le sue conoscenze, colmare i vuoti che si vengono a creare, mentre se lo storico comunica con la massa del pubblico questi difficilmente hanno la capacità e le conoscenze per colmare tali vuoti.
I migliori storici sono quelli che sanno trasformare il lettore da entità passiva in partecipe attivo nel grandi giuoco della rievocazione storica. Saper fare questo non è solo scienza, è anche arte.
CAPITOLO 6: epilogo:
La storia economica è attualmente in fase di declino o se si vuole di crisi un po' dappertutto.
Le radici di questa crisi non sono difficili da individuare.
Il boom degli anni 50 e 60 attrasse una vasta schiera di cultori.
Il volume della produzione storico economica si gonfiò smisuratamente e l'espansione quantitativa comportò uno scandimento della qualità media.
L'affermarsi della scuola modellista americana significò la produzione di testi altamente tecnici accessibili e comprensibili solo da un ristretto gruppo di specialisti.
La storia economica come il suo stesso nome suggerisce si trova in una posizione schizofrenica tra il polo della storia e il polo dell'economia.
Quando nacque l'economia nacque in certo senso la storia economica, mentre la storia era già in vita da un pezzo.
Questa stretta relazione di stampo simbolico tra la storia e la storia economica sembrava nata per durare. Ma non fu così.
Disciplina fondamentalmente umanistica in quanto storica non le era facile seguire l'economia sulle posizioni non umane sulle quali quest'ultima s'era andata arroccando.
D'altra parte in quanto dichiaratamente economica la storia economica non poteva tagliare i ponti completamente con la teoria economica.
PARTE SECONDA:
SAGGIO SULLE FONTI DI STORIA ECONOMICA EUROPEA:
Si è già accennato che gli storici economici dell'antichità classica greco-romana si trovano di fronte a difficoltà di documentazione in certo senso insormontabili.
Il mondo greco romano non era ne strutturalmente né culturalmente portato a produrre in massa documenti e soprattutto documenti di natura economica.
Nella lunga storia del mondo greco romano un'attività massiccia di produzione documentata fu caratteristica peculiare della società egiziana(grazie anche al clima che permetteva la conservazione dei papiri sui quali venivano scritti le varie tipologie di documenti).
Gli archivi erano pochi e rudimentali.
Quando i documenti della civiltà classica greco romana riporta delle cifre le stesse devono essere prese con leggerezza e con particolare cautela.
Il numero non aveva ancora assunto il significato statistico.
Per le fonti economiche di storia economica dell'antichità si può proporre una triplice ripartizione del tipo seguente:1)fonti di natura archeologica o di natura manoscritta; 2)fonti di tipo documentario o di tipo narrativo e trattatistico; 3)fonti di origine pubblica e di origine privata.
la storia economica della Grecia antica va distinta in tre fasi distinte: la prima fase minoico-micenea che va dal 2000 al 1400 a.C., caratterizzata da un economia ancora abbastanza misteriosa.
Le fonti in questo primo periodo sono tutte di natura archeologica.
Tra il 1400 e il 1200 a.C. questo mondo misterioso e la sua economia furono distrutti, i palazzi rasi al suolo.
Si aprì una seconda fase un'epoca di oscurantismo durante la quale il tipo di economia centralizzata e burocratizzata incentrata nei palazzi fu obliterata per sempre.
La terza fase ebbe inizio nel settimo sec. A.C. col sorgere della polis(città).
Il periodo storico che si aprì allora conobbe lo splendore delle città grece ed è il periodo cui in genere si fa riferimento quando si parla della Grecia classica.
Le fonti oltre che di natura archeologica erano numismatiche e scritte.
Le fonti di natura epigrafica erano scritte su stele di marmo e conservate sull'acropoli.
Le fonti su cui si basò Plutarco, che visse tra il 46 e il 120 d.C(quindi circa mezzo millennio dopo gli avvenimenti che raccontava)oggi noi non le possediamo più.
L'incessante attività di ricerca degli archeologi ha permesso la ricostruzione del testo di un decreto che si inserisce mirabilmente in questa affascinante storia del cosiddetto imperialismo ateniense.
Frammenti epigrafici sono stati ritrovati in numerose località dell'Egeo.
La sostanza del documento è interessante: si tratta del tentativo di Atene di uniformare monete, pesi e misure delle località cui il decreto fu inviato sul modello ateniese e di cercare altresì di convogliare sulla zecca di Atene chiunque avesse argento da coniare.
La data del documento e tra il 440 e il 415 a.C..
Dall'impero ateniese all'impero di Roma.
Per l'epoca imperiale romana bisogna citare due tipi di fonti: il testo di Augusto relativo ai censimenti portati a termine durante la sua amministrazione e l'editto di Diocleziano sui prezzi che venne definito il documento più bello dell'antichità.
Durante l'amministrazione di Augusto vennero fatti tre censimenti che riportarono i seguenti risultati:
28 a.C. 4.063.000 civium romanorum capita
8 a.C. 4.233.000 civium romanorum capita
14 d.C. 4.937.000 civium romanorum capita.
Le cifre in questione si riferiscono alla popolazione dell'Italia di quell'epoca.
Augusto non precisò il significato dell'espressione civium romanorum capita.
Diocleziano tra il 20 novembre e il 9 dicembre del 301 d.C. emanò un gigantesco calmiere in cui fissava d'imperio i prezzi di oltre un migliaio tra beni e servizi, dettagliatamente descritti e suddivisi in 32 sezioni.
Per l'alto medioevo i documenti scritti che rechino informazioni di carattere economico restano ancora molto rari.
In Europa le città erano in completa rovina, ridotte a sedi di amministrazioni religiosa vescovile senza più alcuna funzione economica.
Il commercio e gli scambi erano ridotti ai minimi termini.
Il mercato aveva praticamente cessato di operare.
Il sistema economico prevalente era quello cosiddetto curtense fondato su corti o ville, cioè grosse proprietà fondiarie(laiche ed ecclesiastiche).
I documenti che si trovano sono detti polittici e sono nel contempo inventari di proprietà e di lavoratori e animali annessivi e piani economici per le proprietà stesse.
Tra i polittici il più famoso è quello relativo alle proprietà dell'abbazia si St. Germain-des-Pres nell'area parigina.
Esso è rappresentato da 129 fogli rilegati in un volume che descrivono 25 fisci per un totale di 221.080 ettari di terreno comprendenti 35 chiese, 85 mulini e 2788 famiglie con circa 10.000 individui.
Per quanto riguarda l'Italia documenti analoghi comprendono l'inventario della corte di Limonta sul lago di Como(835); le adbreviotiones del monastero di Bobbio di Lucca(879-906) . .
Tra la documentazione del periodo alto medioevale si distinguono per la loro eccezionalità tre straordinari documenti.
Il primo in ordine cronologico è il cosiddetto Piano di san Gallo.
Il manoscritto conosciuto come tale fu copiato su pergamena tra l'820 e l'830 nello scriptorium della abbazia di Reichenau da un originale andato perduto.
La copia pervenuta, non si sa come, nella bibblioteca dell'abbazia di S. Gallo fu usata nel secolo XII da un monaco per scrivervi sul retro la vita di San Martino il che indubbiamente contribuì alla preservazione del documento.
Il secondo documento è conosciuto come instituta regalia et ministeria camere regis longbardorum et honorantie civitatis papie.
L'originale è andato perduto ma l'originale riprodotto sui fogli 23 e 25 di uno zibaldone composto nel secolo XVII è pervenuta sino a noi.
Si tratta di un curioso testo polemico degli inizi del secolo XI sulla amministrazione finanziaria del Regno Italico e le sue entrate.
Il documento elenca tra l'altro i valichi alpini per i quali transitavano carovane di mercanti e pellegrini che dovevano are un dazio alle chiuse.
Il documento da anche notizia di associazioni di lavoratori quali i cercatori d'oro(nei fiumi), i saponai, i pescatori, i cuoiai, i battelieri ed infine fornisce notizie sui monetieri e la battitura di moneta nelle zecche di Pavia e Milano.
Il terzo documento resta comunque il più straordinario di tutti.
Fu compilato in Inghilterra fra il 1085 e il 1086 una ventina d'anni dopo la conquista normanna(1066).
Nel giro di un secolo dalla sua compilazione gli fu affibiato il nome di Domesday Book ovverosia Libro del Giudizio Universale perché il suo contenuto faceva legge ed r inappellabile.
Praticamente è l'inventario di tutta l'Inghilterra con l'elenco e la descrizione di tutte le proprietà, i censi, i lavoratori, gli animali, i mulini.
Fu redatto per iniziativa ed ordine di Guglielmo il conquistatore che voleva avere un'idea precisa di quel che aveva conquistato e di quel che ci poteva cavare.
Fu condotto con tale diligenza e puntigliosità che un cronista del tempo scrisse, non senza una vena di terrore, che non fu omesso né un fazzoletto di terra, né un bue, né una mucca, né un maiale.
Col nuovo millennio ebbe inizio in Europa occidentale un lungo processo di sviluppo che raggiunse la sua maggiore intensità nel corso del XIII secolo.
Si sviluppò via via più decisamente un'economia di scambio sempre più vasta e più integrata che portò avanti nella scala sociale un tipo nuovo, il borghese.
In origine il termine significava abitante della città(borgo).
Più tardi si trasformò in bourgeois che essenzialmente significa membro della classe media.
Crebbe la popolazione, il reddito nelle sue componenti di consumo e di investimenti crebbe più della popolazione; e il sistema economico divenne sempre più di tipo monetario(cioè basato su scambi di merci e/o servizi contro moneta invece che sul baratto o il furto).
A partire soprattutto dalla fine del XII secolo la documentazione economica si fece via via quantitativamente più abbondante e qualitativamente diversa e più diversificata.
Svero i polittici e le altre fonti curtensi e ve una gamma sempre più vasta e variegata di nuove fonti.
Sembra opportuno distinguere:1)fonti pubbliche; 2)fonti di enti semi pubblici quali le corporazioni e gli ospedali; 3)fonti ecclesiastiche; 4)fonti private; 5)fonti di organismi internazionali.
Dall'XI secolo l'amministrazione fu nuova ; vi fu una nuova amministrazione locale nata col nascere dei comuni in Italia.
Nel caso delle città stato in Italia l'amministrazione pubblica centrale e l'amministrazione pubblica locale coincisero per un po' di tempo.
La documentazione economica di tipo pubblico trasse origine dall'attività di imposizione fiscale.
Storicamente il prelievo fiscale si manifestò soprattutto mediante : 1)imposta diretta personale che colpiva le persone da una certa età in su oppure i focolari(focatico); 2)imposte sulla ricchezza e/o sul reddito; 3)imposte sulla produzione e sui consumi (soprattutto sotto forma di dazi e pedaggi).
Per l'Italia si posseggono focatici e testatici già per la seconda metà del secolo XII.
Nel caso francese l'enumerazione riguarda soltanto i fuochi, nel caso inglese soltanto le persone al di sopra di una certa età, nel caso castigliano soltanto i vecinos soggetti ad imposta.
Lo scopo delle enumerazioni era come si è detto fiscale.
Agli inizi del XIII secolo soprattutto nei comuni dell'Italia centro settentrionale sempre più decisamente si affermò l'idea che i cittadini dovessero contribuire alle entrate dello Stato in relazione alla loro diversa potenzialità economica.
Il capolavoro degli estimi medioevali fu l'estimo eseguito da Firenze per tutto lo stato fiorentino tra il 1427 ed il 1430 quando la città toscana si trovava in difficoltà finanziarie per la guerra contro Milano.
Con esso si rilevarono circa 60000 famiglie per un totale di circa 200000 individui che nell'Europa pre industriale, dove la popolazione era di circa 80 milioni di abitanti, rappresentava una massa notevole.
Estimi e catasti vennero effettuati da allora in poi con sempre maggior frequenza nei vari paesi e la documentazione relativa rappresenta sempre una fonte importante per lo storico economico anche se ovviamente va usata con estrema cautela come sempre quando c'è di mezzo il fisco.
Nella storia delle fonti documentarie che originarono dall'imposizione di dazi e pedaggi un posto di speciale rilievo occupano i registri sulle esportazioni inglesi, i registri del Sund e Los Libros de registros di Siviglia.
Dopo il 1347 tutte le merci importate o esportate in e dall'Inghilterra erano colpite da un dazio.
Tutte le informazioni venivano messe per iscritto su registro o rotoli di pergamena.
Tali documenti erano chiamati Particula Accounts.
La massa prodotta di questi Particula Accounts deve essere stata enorme.
Purtroppo se ne è salvata solo una piccola parte.
Ancora alla metà del 500 le esportazioni di lana e di tessuti rappresentavano circa l'85% delle esportazioni totali dell'Inghilterra.
Circa 20.000 Port Books sono pervenuti sino a noi.
I Port Books inglesi continuarono ad essere redatti fino al 1799 anno in cui la serie venne interrotta.
La terza grande serie di documenti sul traffico marittimo è snola.
Nell'ottobre del 1492 Cristofolo Colombo scopriva l'America.
L'anno seguente, 1493 papa Alessandro VI mediava tra il Portogallo, che da circa un secolo andava espolardo la costa occidentale dell'Africa e puntava a stabilire diretti contatti con l'India e l'Oriente circumnavigando il continente africano, e la Sne che è venuta più tardi nell'agone delle esportazioni atlantiche si era trovata tra le mani accidentalmente il continente americano.
Ogni nave in partenza da Siviglia per l'America e dall'America per Siviglia doveva essere ispezionata da ufficiali della Corona e in base a tali ispezioni per ogni nave viaggio doveva essere redatto un registro cioè un fascicolo di documenti relativi al viaggio che la nave stava per compiere con l'indicazione della destinazione, del nome della nave, del nome del capitano, del materiale e dell'artiglieria di bordo, del carico, del valore del carico stesso e dell'importo dei dazi ad valorem cui il carico era soggetto(le stesse informazioni erano contenute nei Port Books inglesi).
Tali informazioni venivano raccolte per ragioni fiscali(la percezione dei dazi) e per quanto riguarda le navi di ritorno dall'America per il controllo dell'afflusso verso la Sna di argento che esse recavano, ma contrariamente ai Particular Accounts e ai Port Books inglesi ai registri del Sund, la compilazione dei Registros snuoli non aveva finalità esclusivamente fiscali.
I dati riflettono l'esplosione drammatica della produzione argentifera americana a partire dalla metà del 500.
Per tutta la seconda metà del secolo la fiumana di argento che si riversò sulla Sna continuò a crescere.
L'argento veniva prodotto soprattutto nelle miniere del Messico e del Perù.
La nuova valutazione delle importazioni di argento in Europa nel seicento rende comprensibile l'altrimenti inspiegabile massiccio sviluppo del commercio europeo con l'Estremo Oriente nel corso del XVII secolo : commercio che fu caratterizzato da un continuo e massiccio trasferimento di argento dall'Europa all'Asia per il saldo di una bilancia commerciale cronicamente e pesantemente deficitaria per l'Europa.
Su questo interscambio tra l'Europa e l'Asia siamo abbastanza bene informati grazie alla documentazione esistente delle Comnie delle Indie Orientali, soprattutto quella Inglese e quella Olandese di cui si dirà in seguito.
Sempre nl campo fiscale speciali gravami furono di tanto intanto imposti nei vari Stati sulla produzione, sul consumo, o sul processo di determinati beni.
Ad esempio quella sul consumo del sapone o sulla produzione dei mattoni dalle quali lo storico economico ricava importanti conoscenze.
Fonti ricche di dati per lo storico economico in generale, e per lo storico della moneta ed il numismatico in particolare, provengono naturalmente dalle zecche.
Naturalmente non si sa mai quello che si vorrebbe sapere, ma le fonti disponibili sull'attività delle zecche dell'età medioevale e moderna in Europa suscitano l'invidia degli storici della moneta e dei numismatici dell'antichità classica che non dispongono in assoluto di informazioni del genere.
Tasse e moneta. I modi classici di raccattar denaro per lo Stato erano tradizionalmente questi due.
Nel XII secolo le città-stato italiane ne inventarono un terzo, il debito pubblico.
A Venezia il primo mutuo acceso risale al 1167.
A date diverse i titoli del debito pubblico furono dichiarati negoziabili.
Dalla metà del trecento a Venezia, Genova, e Firenze si sviluppò un mercato vivace di tali titoli.
Le tecniche inventate dagli italiani furono in seguito esportate in tutta Europa e l'amministrazione del debito pubblico divenne uno degli aspetti più rilevanti dell'attività finanziaria dei vari stati.
La documentazione superstite al riguardo è molto vasta.
Un curioso paradosso della storia medioevale europea è che l'Inghilterra, con un economia periferica, che ne faceva un paese sottosviluppato a fronte di paesi ben più evoluti quali l'Italia settentrionale, l'Inghilterra dico si dotasse di un amministrazione pubblica accentrata ed efficiente al punto di produrre documenti e serie documentarie impensabili sul continente sia per complessità e completezza che per continuità.
I Pipe Rolls sono i rendiconti delle tradizionali entrate e spese della corona.
Uno di questi registri rimonta al 1130, al tempo cioè di Enrico I.
Ma la serie continua comincia nel 1156 al tempo di Enrico II e prosegue quasi ininterrottamente per circa sette secoli, sino al 1830.
I primi quattro Pipe Rolls furono pubblicati nel 1833 e nel 1834.
Nello stesso anno 1832 si pubblicò anche un Roll del primo anno del regno di Riccardo I.
In epoca successiva fu creata una società storica privata che dal 1884 si è occupata esclusivamente delle pubblicazioni dei Papi Rolls.
Oltre alle fonti di origine fiscale ve ne sono altre di origine legislativa.
Basti pensare per il medioevo e per l'inizio dell'età moderna agli statuti comunali emanati al fine di regolare la vita cittadina.
Vi sono anche innumerevoli ordinanze intese a calmierare i prezzi e i salari dai tempi dei Carolingi giù giù sino ai calmieri di prezzi e salari dei vari paesi durante la prima e la seconda guerra mondiale.
Dati importanti si possono ricavare dalla legislazione dei vari stati concernenti il diritto societario, la responsabilità limitata e illimitata dei soci, il diritto fallimentare e le regole e le pratiche seguite nei casi di fallimento, la regolamentazione giuridica dei contratti agrari, dei contratti di cambio, delle costituzioni di doti.
In prosieguo di tempo si fecero abbondanti le rilevazioni e le indagini su fenomeni demografici, economici e sociali condotte dalle autorità pubbliche a scopo prevalentemente conoscitivo.
In ordine di tempo questi sviluppi culturali furono il Rinascimento dei secoli XV e XVI, la cosiddetta Rivoluzione Scientifica del secolo XVII, l'Illuminismo del secolo XVIII e il movimento statistico del secolo XIX.
Si iniziò a tenere il conto dei registri dei morti, dei battesimi, dei matrimoni, e questo con fini diversi a seconda dell'autorità che effettuava tali controlli.
L'Italia settentrionale si distinse nel 500 in Europa per un altro primato: quello cioè di dare inizio alla effettuazione di veri e propri censimenti a scopo non fiscale ma puramente conoscitivo demografico.
Il secolo XVII è stato etichettato come il secolo della rivoluzione scientifica.
Fu il periodo di Galilei, Newton, Harvey, Descsectiunes, . e in questo periodo furono poste le basi del metodo scientifico sperimentale e della scienza moderna.
Fu allora che si affermarono una concezione meccanicistica dell'Universo, l'uso privilegiato dello strumento matematico nella impostazione e risoluzione dei problemi scinetifici, il ricorso all'esperimento come unico test accettabile della validità di una ipotesi teorica: in altre parole fu allora che nacque la cultura scientifica.
Non è da dimenticare il conflitto che in questo periodo vi fu tra la cultura scientifica e quella umanistica.
L'Inghilterra , che da fanalino di coda in Europa stava diventando proprio allora paes d'avanguardia si caratterizzò per una proliferazione di uomini colti, sorta di studiosi dilettanti detti virtuosi tra i quali quelli curiosi di indagare il corpo sociale e di misurare fenomeni demografici, economici e sociali furono chiamati aritmetici politici e la disciplina che praticarono fu definita appunto aritmetica politica.
Sul continente europeo l'aritmetica politica prese piede soprattutto in Germania.
Soprattutto col settecento che , rimarginate le grosse ferite causate dalla guerra dei Trent'anni(1618-l648) e con la maturazione di quel complesso e profondo movimento politico culturale che si usa etichettare col nome di Illuminismo, fu allora che sbocciò la fioritura di inchieste, indagini e memorie sui problemi della popolazione, del commercio estero, delle monete e della povertà.
La crise economica che aveva travolto il paese tra il 1620 e il 1680 aveva trasformato l'Italia in periferia.
Mancavano in Italia le strutture e le istituzioni per la raccolta di dati economici e sociali.
Di fatto in Francia durante il periodo rivoluzionario ed imperiale si sviluppò una frenetica attività di ricerca e produzione di informazioni statistiche.
L'esempio francese fu presto seguito da altri Stati.
Uffici centrali di statistica furono creati in Baviera nel 1801, in Prussia nel 1805, in Austria nel 1810, in Belgio nel 1831, in Russia nel 1857.
Il termine statistica usato nel significato che noi oggi gli attribuiamo pare sia so in Germania nel corso del secolo XVIII.
Prima si parlava come si è visto di topografia(Sna) di aritmetica politica(Inghilterra), di Staatsmerkwurdigkeiten (Germania).
Coloro che nei paesi tedeschi si applicarono allo studio ed alla rilevazione dei fenomeni demografici, economici, finanziari e sociali lo fecero prevlentemente in vista della descrizione dell'organamento statale.
Non sorprende quindi che il termine statistik la cui radice è chiaramente la parola stato sia stato coniato in Germania.
In Germania lo studio della statistica come scienza dello stato si diffuse nelle università nel corso del settecento.
L'uso di grafici e di rappresentazioni visuali si sviluppò relativamente tardi.
Tutto ciò viene qui sommariamente ricordato allo scopo di precisare che , ad onta del crescente interesse per la misurazione e l'uso dei numeri nell'analisi economica e sociale, fino alla metà del secolo XIX si rimase nella fase che si potrebbe definire della proto-statistica.
Ad onta di questa marea di dati, notizie, informazioni e statistiche gli organi legislativi degli stati dell'Europa occidentale si trovarono sovente nel corso dei secoli XIX e XX a dover decidere su problemi e questioni economici e sociali per i quali si ritenne di dover raccogliere ulteriore materiale documentario.
Le guide e gli indici che possono aiutare lo studioso a raccapezzarsi in questo mare magno di materiale per fortuna non mancano, ma per padroneggiare tutta questa documentazione ci vuole tutta una vita e forse più.
Il guaio di tutta questa documentazione è la sua mole che ne scoraggia l'utilizzazione.
Vi è dunque un diluvio di informazione statistica.
Finora si è parlato di dati e informazioni raccolte dagli stati cittadini, regionali o nazionali che fossero all'interno dei propri confini.
Va però ricordato un altro tipo di fonte importante per la storia economica che fa eccezione al genere di cui sopra.
Già nel corso del medioevo i vari stati e i principi europei si dimostrarono particolarmente interessati alle informazioni sulle forze militari, sulla popolazione e sulle risorse finanziarie di altri stati con cui avevano o avrebbero potuto avere a che fare.
Bisogna ricordare le relazioni che gli ambasciatori dovevano fornire sulla loro ambasceria.
Sono importanti le relazioni venete.
Importanti furono anche le fonti consolari e commerciali francesi che non sono state ancora inventariate visto la loro mole.
Meno importanti dei rapporti consolari francesi furono quelli inglesi.
Bisogna tenere presente che il servizio consolare al tempo non godeva di nessun pregio, anzi.
Nel paragrafo 6 si sono menzionati come enti semi pubblici gli ospedali e le corporazioni.
Le corporazioni furono abolite nel corso del XVIII secolo venendo considerate un ingombrante retaggio dei secoli bui che ostacolava il rinnovamento sociale e la liberazione economica propugnati dall'Illuminismo, ma tra il secolo XII e il XVIII giuocarono un ruolo di primo piano nella formazione di oligopoli e oligopsoni.
Molta della documentazione originata dall'attività delle corporazioni andò dispersa al momento della loro abolizione nel secolo XVIII.
Molta andò distrutta prima o perché ritenuta inutile e ingombrante, o per accidente del caso.
Rimangono soprattutto gli statuti e le matricole di iscrizione.
Passando agli ospedali bisogna tener conto che l'ospedale come istituzione nacque in occidente al tempo della rinascita europea dei secoli XII e XIII , riproducendo analoghe istituzioni già esistenti nell'impero bizantino e nel mondo arabo.
Dalla sa in occidente a tutto il secolo XIX l'ospedale rimase un qualcosa di totalmente diverso da quello che è un ospedale d'oggi giorno.
Fino alla prima guerra mondiale in europa la gente non solo benestante ma anche quella di mezzi modesti veniva curata a casa.
All'ospedale andavano soltanto i miserabili e la gente molto povera: e spesso e volentieri vi andava anche quando non era affatto ammalata , al solo scopo di trovarvi un letto per dormire e un piatto di minestra per sfamarsi.
E' significativo che la radice della parola ospedale sia la stessa di quella delle parole ostello, hotel, ospitalità.
Nelle sectiune di amministrazione di un ospedale le storico economico e sociale può trovare molte notizie di interesse per il suo campo di studi: 1)notizie sul tipo di alimentazione di una comunità di povera gente per un epoca in cui le informazioni disponibili circa l'alimentazione si riferiscono normalmente alle classi più alte; 2)nel caso che l'ospedale accogliesse infanti abbandonati, fornire notizie sull'entità del fenomeno dell'abbandono degli infanti e sull'aspettativa di vita di quest'ultimi; 3)fornire notizie sui tipi di malattia prevalenti tra la povera gente e la relativa mortalità; 4)fornire notizie sui prezzi delle medicine e delle spezierie del tempo.
Documenti di origine ecclesiastica possono interessare lo storico economico perché la Chiesa fu fino ad epoca recente una primaria potenza economica e finanziaria.
Di più, come si vedrà, grazie alla sua struttura organizzativa capillare, la Chiesa fu in grado di rilevare a livello parrocchiale dati sui battesimi, sui matrimoni e sulle sepolture, dando così origine ad una fonte di primaria importanza per la storia demografica europea.
La documentazione della Chiesa può essere distinta in : pontificia, vescovile, abbaziale e monastico.
Gli affari finanziari della Santa Sede erano particolarmente rilevanti, sia per l'importo delle somme implicate, sia per la vastità dell'area geografica coperta che andava dall'Islanda a Cipro e dalla Polonia al Portogallo.
Il Papa percepiva da ogni angolo di questa vastissima area un censo chiamato l'obolo di San Pietro.
L'importanza per lo storico economico della documentazione pontificia diminuisce progressivamente man mano ci si avvicinava ai tempi nostri in relazione alla diminuita importanza della Chiesa nel quadro dell'economia europea e mondiale.
I documenti di origine ecclesiastica a livello vescovile , abbaziale e monastico che rivestono interesse per lo storico economico sono soprattutto documenti relativi alla gestione delle aziende agrarie di proprietà della mensa vescovile , di abbazie e di monasteri : materiale, insomma, che riguarda soprattutto la storia dell'agricoltura.
In generale per lo storico della popolazione a partire dal XVI si ritrova a livello parrocchiale una massa di registri parrocchiali in cui furono annotati matrimoni, battesimi, sepolture.
Per rendersi conto dell'importanza di questa documentazione bisogna tenere conto che i vari stati d'Europa non riuscirono ad impiantare la raccolta dei dati di stato civile se non nel corso del secolo XIX.
Si è anche visto che nella prima metà del 500 in Francia ed Inghilterra lo Stato si preoccupò della raccolta dei dati di stato civile: ma si è anche visto che al proposito lo Stato non seppe far altro che ordinare al clero parrocchiale di occuparsi con diligenza e regolarità della rilevazione dei dati in questione.
Si è visto che nel Grand Ducato di Toscana , nel corso del secolo XVI e XVII , si effettuarono censimenti della popolazione a scadenze decennali: ma la raccolta giornaliera dei dati sui nati , morti e matrimoni da parte degli organi dello Stato non fu nemmeno tentata.
La ragione di tale situazione in certo senso paradossale era semplice: la Chiesa mediante cellula - METABOLISMO, LA RESPIRAZIONE, RESPIRAZIONE AEROBICA DELLA SOSTANZA ORGANICA" class="text">la cellula parrocchia usufruiva di un organizzazione di informazione capillare che lo Stato non era riuscito a darsi.
D'altra parte la Chiesa non iniziò né continuò la tenuta dei registri parrocchiali a scopo di informazione demografica.
La finalità della sua registrazione era eminentemente pastorale: l'individuazione , cioè, di eventuali impedimenti al sacramento del matrimonio per causa di consanguineità.
La tenuta regolare dei registri da parte dei parroci cominciò sostanzialmente col secolo XVI.
Fu soltanto col Rituale Romanum del 1614 che la tenuta regolare dei tre tipi di registri fu imposta a tutti i parroci della Chiesa Cattolica.
La massa di registri prodotta in Francia fù enorme.
Le perdite per incuria, dispersioni, distruzioni accidentali furono sostanziose.
Però il materiale conservatoci è tuttora di consistenza ragguardevole.
Il problema grosso è quello della sua utilizzazione.
I documenti di natura privata che possono interessare storico economico coprono una gamma vastissima di tipologie e vanno dal conto della serva alla contabilità delle multinazionali.
Le fonti di carattere privato riflettono, ancor più di quelle pubbliche, semi-pubbliche ed ecclesiastiche, il grado di sviluppo della società da cui emanano.
Tra le fonti italiane medioevali disponibili per lo storico economico abbondano i registri di contabilità e le lettere di corrispondenza di aziende mercantilbancarie: indice e riflesso dell'alto grado di sviluppo mercantile raggiunto dall'Italia settentrionale nei secoli del medioevo.
Per dare un po' d'ordine alla descrizione che segue sembra opportuno distinguere la documentazione disponibile di natura privata in sette categorie e cioè:1)fonti familiari;2)fonti notarili;3)fonti aziendali;4)memorie(soprattutto di viaggi);5)gazzette e giornali;6)statistiche internazionali;7)varie.
Tra le fonti di carattere familiare un posto di primo piano è occupato dai registri relativi alle spese correnti di singole famiglie.
Documenti del genere forniscono una notevole massa di informazioni attendibili sui prezzi e sui salari, sul tipo di alimentazione, sul tipo di vestiario, della spesa per l'educazione, per la sanità e per i viaggi, in sintesi della struttura della domanda.
Sino alla fine del XVIII secolo purtroppo questa preziosa documentazione è disponibile soprattutto per le famiglie nobiliari e dell'alta borghesia mercantile e professionale, è molto rara per le famiglie artigiane ed è praticamente inesistente per il ceto operaio e contadino.
Le fonti notarili sono disponibili solo per il meridione d'Europa.
Ci sono sempre state due Europe: l'Europa del burro, della birra e dei campi aperti e l'Europa dell'olio, del vino e dei campi chiusi.
La prima fu anche l'Europa dei sigilli, la seconda fu l'Europa dei notai.
In altre parole nel meridione il notaio era persona pubblica, l'atto notarile era considerato giuridicamente e giudizialmente probante dei fatti in esso certificati.
Nel nord gli atti notarili non erano considerati probanti e per essere tali i documenti dovevano recare i sigilli ufficiali.
I registri su cui venivano scritti gli atti notarili si dicono protocolli e gli atti che si trovano nei protocolli sono detti imbreviature in quanto contengono soltanto l'essenza della transazione.
L'importanza per lo storico economico dei protocolli notarili medioevali deriva sostanzialmente dal fatto che per tutto il medioevo nell'Europa meridionale la gente ricorse all'opera del notaio per una gran quantità di transazioni, incluse anche quelle di importanza minima per le quali oggi non si penserebbe neppure lontanamente di ricorrere ad atto pubblico.
La puntigliosità della gente medioevale nel richiedere l'intervento del notaio anche per transazioni di pochi soldi, fa si che, scorrendo i protocolli notarili superstiti, noi si incontri tutti i personaggi della società del tempo, dal nobile al garzone di bottega, alla povera vedova, al misero contadino, al medico, all'artigiano, tutti colti nell'atto di compiere una transazione, di prendere una decisione.
Famosi sono i protocolli genovesi che riflettono la febbrile attività economica di una città che era all'avanguardia dello sviluppo economico europeo.
Tra i documenti aziendali occorre distinguere tra le fonti che si riferiscono ad aziende agricole e le fonti che si riferiscono ad aziende mercantili, manifatturiere e bancarie.
Per quanto riguarda le fonti che si riferiscono alle aziende agricole si è già detto nei paragrafi precedenti che molte di queste fonti provengono da archivi vescovili, abbaziali ed ospedalieri il che si spiega col fatto che gli enti religiosi ed ospedalieri erano in genere grossi proprietari fondiari e la continuità della loro esistenza ha favorito la conservazione degli atti e dei documenti amministrativi.
Le fonti relative ad aziende agricole laiche sono molto meno abbondanti e spesso molto più tarde salvo il caso dell'Inghilterra.
Nell'insieme comunque va detto che gli inventari di proprietà agricole e i conti di aziende agrarie che ci sono pervenuti si riferiscono alla grande e media proprietà agricola ecclesiastiche o laiche che siano.
Siamo purtroppo completamente all'oscuro sul funzionamento, l'economia e la struttura della piccola proprietà contadina.
Nel luglio 1875 in Pompei, furono rinvenute 151 tavolette di legno su cui erano stati incisi dei rendiconti.
La datazione delle tavolette può essere fissata intorno agli anni 50-60 d.C. e un attento studio sulle tavolette rivelarono riferirsi a 153 operazioni compiute da un argentarius.
Quella dell'argentarius era allora la professione che più si accostava a quella che noi oggi diremo di banchiere.
Stando ai conti delle tavolette il grosso dell'attività consisteva in anticipazioni di denaro a individui che acquistavano beni alle aste pubbliche in Pompei.
Le tavolette pompeiane sono l'unico esempio rimastoci di fonti aziendali privata non agricola rimastoci per il mondo romano.
Nel primitivo mondo altomedievale accenni ad attività commerciali e manifatturiere occorrono nei polittici dai quali si intravede che dette attività erano in larga misura inquadrate nell'organamento delle corti.
Sistemi compiuti di documentazione aziendale privata concernenti attività mercantili, bancarie e manifatturiere cominciano soltanto a partire dalla metà del duecento con la sa delle comnie mercantili toscane quando la ura del mercante stabile che operava dalla sua sede fissa tramite agenti, corrispondenti e filiali comincio a sostituirsi e ad imporsi sulla tradizionale ura del mercante girovago che viaggiava con la sua merce.
La Toscana fu all'avanguardia nello sviluppo di queste attività.
Il sistema di documentazione tipico di una grande o media comnia toscana si componeva di: 1)il sectiuneggio; 2)le scritture private di commenda, di accomandita, di noleggio, di assicurazione; 3)i registri contabili; 4)i manuali di preparazione e consultazione, i libri di abaco e le mappe marittime dette portolani perché indicavano la posizione dei principali porti.
Molta di questa documentazione è pervenuta sino a noi.
Molta è andata perduta, distrutta o dispersa.
Oltr'alpe l'amministrazione e la contabilità aziendali rimasero per un lungo tempo molto meno sviluppate che in Italia.
La fonte principale di fonte aggiornata per il mercante medioevale e rinascimentale erano le lettere che riceveva da fattori, agenti o soci e corrispondenti: in queste lettere si alternavano riferimenti ad affari, cambi, monete, prezzi, condizioni di mercato, notizie politiche, previsioni economiche, notizie sulla sicurezza delle vie di comunicazione, notizie di cronaca sul paese, i principi, la corte.
Nel 1600 vi fu la creazione di una comnia mercantile col titolo The Governor and Merchants of London Trading into the East Indies.
Il primo convoglio di navi della nuova comnia salpò da Londra nel febbraio del 1601.
Nasceva così quel gigante del commercio intercontinentale che diverrà famoso col nome di East India Company .
In Olanda nel 1602 centinaia di mercanti, mettevano insieme un capitale di 6,5 milioni di guilders e formavano la comnia olandese delle indie che sarà la grande rivale della East India Company londinese.
Gli archivi di questi due colossi sono pervenuti sino a noi e rappresentano una fonte ricchissima di informazioni qualitative e quantitative per la storia delle relazioni economiche e commerciali tra l'Europa e l'Oriente nei secoli XVII, XVIII; XIX.
Le grosse e medie comnie mercantili toscane del secolo XIV non conoscevano specializzazione settoriale.
Esse operavano normalmente non solo nel settore mercantile, ma anche in quello bancario e manifatturiero.
La specializzazione cominciò con le grandi comnie mercantili del secolo XVII.
Il fenomeno fu peraltro lento a proarsi.
Nasceva nel 1694 la banca of England che nel corso del tempo, lentamente gradualmente , soprattutto nel corso del XIX secolo viene assumendo la ura e il ruolo di banca centrale e venne a rappresentare il prototipo sul quale si modellarono, sia pure con varianti soprattutto rispetto alla indipendenza del potere politico, le costituende banche centrali dei vari paesi d'Europa e del mondo.
Gli archivi delle banche centrali e in particolare quello della banca d'Inghilterra contengono documenti ricchi di informazioni non solo sulla storia monetaria, bancaria, finanziaria del paese cui appartiene la banca, ma anche sulla storia dei rapporti finanziari internazionali.
Nel corso del secolo XIX emersero colossi bancari e finanziari del tipo Rothschild, degli Hambro, del Credit Mobilier, della Deutsche Bank che, benchè tecnicamente caratterizzati da un'attività precipuamente finanziaria, giuocarono un ruolo fondamentale in imprese industriali quali le costruzioni ferroviarie e nel caso della Deutsche Bank la costruzione di industrie del settore elettrico e chimico.
Questi istituti conservano buona parte della loro documentazione che rappresenta una fonte di notevole importanza per lo storico economico del secolo XIX.
Aziende di una certa dimensione , specificatamente operanti nel settore manifatturiero , cominciarono a ire con la Rivoluzione Industriale e con la concentrazione di capitale e lavoro nell'unità fabbrica.
Le imprese industriali però tardarono a costituire e presentare propri archivi.
Un'eccezione è la comnia Saint-Gobain Pont-à Mousson il cui archivio risale al secolo XVII.
Stati uniti e Germania furono i paesi dove le imprese industriali cominciarono prima che altrove a costituirsi archivi aziendali veri e propri.
Oggi le imprese industriali con un buon archivio aziendale sono numerose.
Ci si può facilmente rendere conto del fatto che la documentazione aziendale di cui dispone lo storico economico per l'età medioevale , moderna e contemporanea si riferisce quasi esclusivamente e imprese di grandi dimensioni e talvolta ad imprese di medie dimensioni.
L'azienda familiare di piccole dimensioni sia cittadina che e soprattutto rurale dei settori mercantili e manifatturiero rimane avvolta nella più completa oscurità.
La lacuna è grave perché tende a deformare sostanzialmente la nostra visione del passato.
Una fonte importante ricca di dati e di notizie per lo storico economico e sociale, è rappresentata dalle relazioni di viaggi(includendo in questa categoria anche le relazioni di missionari).
Volendo fare una grossolana classificazione del materiale disponibile si possono distinguere almeno quattro categorie.
Anzitutto la categoria dei viaggiatori medioevali, facili a mescolare insieme dati di fatto e fole leggendarie.
Una seconda categoria è quella rappresentata dalle memorie di coloro che , in una forma o nell'altra, si avventurarono in fortunosi e perigliosi viaggi nel quadro dell'espansione transoceanica europea dei secoli XV - XVII.
Una terza categoria è quella delle memorie dei genteel travellers, soprattutto inglesi, che intrapresero nei secoli XVI e XVII il grand tour dell'Europa continentale.
Infine una quarta categoria di memorie raccoglie gli scritti dei viaggiatori del Sette ed Ottocento, tra i quali si distinsero per un approccio sistematico e si potrebbe dire scientifico.
Nacquero i progenitori dei nostri giornali detti gazzatte o avvisi o notizie o news letters.
La loro periodicità variava da caso a caso, comunque la periodicità quotidiana fu uno sviluppo piuttosto tardo.
Tra le prime gazzette si possono ricordare le gazzette delle fiere di Francoforte pubblicate a aprtire dal 1588.
La prima gazzetta a stampa pare sia stata l'Aviso Relation oder Zeitung pubblicato settimanalmente ad Augsburg a partire dal 1609.
In Francia si stampò nel 1631 la Gazzette de France il primo giornale pubblicato in Parigi propriamente sfruttato da Richelieu per la sua proanda.
Il primo quotidiano londinese apparve nel 1702 col nome di Daily Courant.
L'Italia non surò al riguardo.
Il giornale di commercio fu fondato a Livorno da Luigi Nardi nel 1822 e ve con frequenza quindicinale.
Il Corriere Mercantile di Genova cominciò la sua pubblicazione nel 1865.
I primi giornali ovviamente riportavano le notizie con spiegabile ritardo.
La scoperta del telegrafo, del telefono, della radio hanno rivoluzionato le cose in questo settore e l'immediatezza dell'informazione televisiva oggi viene a ridurre sostanzialmente il ruolo e l'impatto del giornale stampato sulla società.
Lo storico come il detective deve gettare la sua rete a raggio molto largo.
In altre parole non gli è lecito limitarsi alle sole fonti di natura economica .
Ciò per due ordini di ragioni.
Anzitutto l'azione economica non si svolge nel vuoto, bensì in un contesto politico, sociale e culturale dalla cui natura e dalle cui caratteristiche lo storico economico deve essere cosciente e che può conoscere a fondo solo tramite un adeguato studio delle fonti riguardanti i diversi settori della società.
In secondo luogo, molte e preziose informazioni di carattere economio e sociale si ritrovano in fonti di natura non economica.
Si è visto nel paragrafo 12 di questa seconda parte come in tutta Europa nel corso del Sette ed Ottocento si sia verificato un notevole sviluppo nella raccolta, elaborazione, pubblicazione ed uso di statistiche economiche e sociali e al termine del paragrafo 13 si è citato un passo di Joseph Schumpeter in cui l'illustre economista austriaco affermava che l'esplosione informatica che ci ha investiti è stata soprattutto un esplosione di informazioni di natura ed a carattere statistico quantitativo.
Si è visto pure nei paragrafi precedenti che statistiche economiche demografiche e sociali furono raccolte e rpodotte nel corso del tempo da amministrazioni pubbliche, da enti religiosi e anche da individui privati.
Già nel secolo scorso vero però tra i produttori di statistiche economiche, demografiche e sociali anche organismi internazionali o sopranazionali.
Il fenomeno si manifestò più decisamente dopo la prima guerra mondiale, soprattutto con la sa della Società delle Nazioni.
Dopo la seconda guerra mondiale gli organismi a carattere internazionale o sopranazionali proliferarono furiosamente.
Nel 1987 esistevano oltre ottomila organizzazioni internazionali o sopranazionali ufficialmente riconosciute che andavano dall'ONU all'ABMIT.
Così mentre lo storico economico dell'età classica trova difficoltà a mettere insieme due o tre cifre credibili lo storico economico dell'età contemporanea si trova sommerso da una marea di dati quantitativi in cui è difficile raccapezzarsi.
Molto spesso i dati pubblicati dagli organismi internazionali originano dagli istituti di statistica nazionali.
La stragrande maggioranza dei dati pubblicati non contiene riferimenti adeguati ai margini di errore dei dati stessi e le notizie sui metodi adottati nella raccolta sono sovente inssuficienti.
L'elenco delle fonti fin qui citate è lungo e tedioso.
Non include la gran massa della documentazione spicciola e minore.
E mancano all'appello anche documenti o gruppi di documenti egregi e di prima rilevanza.
Ma vanno ricordati almeno per sommi capi, i documenti ebraici della Geniza del Cairo risalenti ai secoli X e XI, l'inventario delle indennità versate alla fine del Duecento alle vittime delle prepotenze e delle prevaricazioni di quel campione del più spregiudicato ed avido capitalismo che fu sire Jehan Boinebroke mercante di Douai, l'archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, il diario registro del procuratore Dauvet che , con la perseveranza di un mastino, per quattro anni dal giugno del 1453 al luglio del 1457 perseguì in ogni angolo di Francia gli interessi di Jacques Coeur(il più grande mercante francese del medioevo), le calcolazioni sul reddito nazionale inglese alla fine dei Seicento effettuate da quel campione dell'aritmetica politica che fu Gregory King.
Per il periodo posteriore al 1750 il lettore desideroso di valutare le numerose lacune che affliggono l'elenco di fonti quale presentato in questo saggio può utilmente riferirsi ai tre grossi volumi di documents of european Economic history a cura di S. Pollard e C. Holmes per il periodo 1750 - 1939.
'Ed altre cose v'ha ch'io non vi narro'.
Conclusioni:
Questo libro è un invito al lettore a passare dietro le quinte del lavoro storico, e in particolare dello storico economico; a seguire il suo lavoro di reperimento e critica delle fonti e il suo sforzo creativo nella fase della ricostruzione storica.
L'autore pone in rilievo anche come la storia economica sia una materia intersettiva, ma con un destino curioso, collocata come tra due discipline di cui l'una, l'economia, dai tempi di Ricardo arroccata tra i bastoni delle scienze esatte, destoricizzata e disumanizzata, mentre l'altra, la storia, rimasta la disciplina umanistica per eccellenza.
Costretta a tenere i legami con due culture diverse, la storia economica si trova dunque ad affrontare problemi metodologici particolarmente ardui che Carlo M.Cipolla, con questo libro, aiuta a risolvere, cercando di orientare il lettore in quel grande puzzle che è la storia.
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