economia |
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Gli anni compresi fra il 1914 e il 1939 furono caratterizzati da una guerra mondiale (1914-l8), da una gravissima crisi di Borsa (1929) e da una lunga depressione (1929-32), che si poté considerare definitivamente superata soltanto con lo scoppio della seconda guerra mondiale.
Le enormi spese per la guerra dapprima, e la necessità di contenere le devastanti conseguenze della crisi successivamente, indussero i governi a intervenire nell'economia più di quanto non avessero mai fatto prima.
L'Europa assistette atterrita alla prima guerra del mondo industrializzato.
All'inizio si era creduto che sarebbe stata brevissima, per l'impossibilità dei belligeranti di sostenerne il costo. Poi, diventò chiaro che sarebbe durata alcuni anni e quindi si diede il via all'organizzazione di quel particolare tipo di economia al quale si diede il nome di "economia di guerra". Lo stato, che era diventato il principale acquirente di beni, dovette insomma intervenire per regolare la produzione e gli scambi, giungendo fino al razionamento delle derrate alimentari.
E' difficile calcolare il costo complessivo di una guerra così lunga e distruttiva e che mise i governi di fronte alla necessità di reperire ingenti risorse per proseguire la guerra e continuare, nel contempo, a sostenere le spese correnti. Le vie seguite sono riconducibili sostanzialmente a tre: l'aumento delle imposte, il ricorso al debito pubblico e la moltiplicazione della quantità della moneta cartacea.
Italia, Francia e Germania si rivolsero principalmente al debito pubblico.
Questa scelta fu anche dovuta alla convinzione che, ottenuta la vittoria, le spese sostenute sarebbero state addossate al nemico sconfitto, costringendolo a are forti indennità, come era avvenuto dopo la guerra franco-prussiana del 1870-71. L'indebitamento pubblico, però, si rivelò insufficiente e, nella seconda parte del conflitto, specialmente Francia e Germania accrebbero le imposte ordinarie e straordinarie e altre ne introdussero sui profitti di guerra.
Allo scoppio della guerra i clienti delle banche ritirarono parte dei loro depositi, mettendo in allarme le aziende di credito in molti paesi. Si temeva, inoltre, lo scatenarsi di speculazioni sui mercati finanziari e monetari. Tre provvedimenti, perciò, s'imponevano e vennero adottati fina dall'agosto del 1914 da quasi tutti i governi, compresi quelli non ancora coinvolti nel conflitto: la dichiarazione della moratoria, la chiusura delle Borse e la sospensione della convertibilità dei biglietti.
La moratoria limitava il ritiro dei depositi bancari, e fu adottata da Francia, Italia, Inghilterra. La chiusura delle Borse, che interessò anche paesi neutrali come Italia e Stati Uniti, ebbe effetti tutto sommato limitati, poiché si sviluppo un fiorente mercato clandestino.
Il provvedimento più carico di conseguenze fu, invece, l'introduzione del corso forzoso di diritto o di fatto quasi dappertutto, al quale si accomnò il divieto di esportazione dell'oro. Ma era anche la fine del gold standard.
Germania e Francia furono i primi paesi a liberare le loro banche di emissione dall'obbligo di convertire i biglietti in oro.
L'emissione dei biglietti di banca crebbe dappertutto per consentire i prestiti ai governi; le popolazioni dovettero abituarsi per forza a usare biglietti non convertibili. In molti paesi i cittadini furono invitati a versare le loro monete d'oro alle banche, in cambio di biglietti; molti, ma non tutti aderirono. Alla fine della guerra, le riserve auree dei vari paesi non solo risultarono in complesso aumentate, essendo quasi sse le monete d'oro, ma si erano anche ridistribuite. In particolare, erano cresciute in maniera rilevante le riserve inglesi, quelle giapponesi e quelle americane.
L'oro, cioè, si era rifugiato in paesi, come Stati Uniti e Giappone, che non essendo stati teatro di guerra o avendo preso parte al conflitto solo per breve tempo o marginalmente, avevano potuto esportare derrate alimentari e prodotti finiti nei paesi belligeranti.
L'inflazione, comunque, non fu provocata soltanto dalla più elevata circolazione monetaria, ma vi contribuirono in maniera determinante la scarsità di manodopera, la crescita del costo delle materie prime, l'aumento dei prezzi dei generi alimentari.
L'inflazione e l'indebitamento pubblico, che ne fu la causa principale, costituirono in definitiva uno dei tanti modi occulti per far are la guerra ad alcuni gruppi sociali, in particolare alle masse lavoratrici, che nell'immediato dopoguerra scatenarono scioperi e vere e proprie rivolte per recuperare il perduto potere d'acquisto.
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