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Nello sviluppo del turismo verificatosi in Italia tra la seconda metà del secolo XIX e la prima metà del XX, alla capacità organizzativa dei privati non sembra corrispondere, almeno in misura apprezzabile, un adeguato intervento da parte del governo centrale cosicché le pur meritevoli iniziative private cozzarono contro un'enorme serie di difficoltà tecniche e finanziarie. Così fu, per esempio, per le "Pro Loco", associazioni private a carattere locale che operavano per la tutela e la valorizzazione della risorse artistiche e naturali del territorio di competenza, favorendo l'afflusso di forestieri e il loro soggiorno. Essendo i bisogni finanziari coperti unicamente mediante le quote sociali, la loro opera fu spesso condizionata dalla limitatezza delle risorse finché non intervenne la L.11 dicembre 1910 che consentì loro di avvalersi di una speciale entrata da devolversi esclusivamente allo sviluppo del turismo, la tassa di soggiorno: era la prima forma d'intervento diretto dello stato nel settore turistico.
Ma la prima guerra mondiale, interrompendo quasi completamente il movimento turistico, fece sfumare gli eventuali introiti che i comuni avrebbero dovuto destinare al potenziamento dell'infrastruttura turistica.
Il ritorno allo stato di pace e le necessità poste dall'impellente ricostruzione dell'economia nazionale richiesero un'azione decisiva del Governo per riconvogliare in Italia i flussi turistici esteri e dunque per beneficiare nuovamente delle entrate valutarie che il turismo internazionale aveva generosamente elargito nel passato.
Nel 1919 fu costituito l'E.N.I.T. (Ente Nazionale Italiano per il Turismo), primo organo ufficiale d'intervento diretto dello Stato nel settore.
Il processo di consolidamento e di potenziamento dell'attrezzatura turistica, avviato con i primi interventi pubblici nel settore ebbe, però, una battuta d'arresto con l'estensione ad ogni comune, a prescindere da una comprovata vocazione turistica, della facoltà di applicare la tassa di soggiorno e di poter destinare i suoi proventi anche agli ordinari bisogni di bilancio. Com'è intuibile si verificarono ben presto gravi crisi finanziarie in quei comuni a vocazione turistica in cui erano già state avviate opere di miglioria e che avevano tratto dalla tassa i cespiti per l'alimentazione e la crescita del turismo; inoltre la generalizzazione di quel tributo, e, spesso, la sua esasperazione, furono probabilmente uno dei fattori che determinarono una certa contrazione del tasso d'incremento del movimento turistico di provenienza estera. Ciò finché non si riconobbe ai comuni a vocazione turistica una peculiarità che portò all'istituzione, all'interno degli stessi comuni, di organismi capaci ed adatti all'amministrazione e alla gestione specifica del settore turistico: nacquero così nel 1926 le Aziende Autonome, distinte dai comuni e finanziate da entrate particolari.
Con esse si chiudeva la prima fase dell'intervento pubblico nel settore.
Superata la fase più acuta della crisi economica, la necessità di ridare vigore al flusso turistico e potenziare la struttura ricettiva condusse alla creazione di organismi il cui carattere risentiva della progressiva affermazione dei principi corporativi.
Nel 1932 nasceva pertanto il primo Commissariato per il Turismo alle dirette dipendenze del Capo del Governo, mentre nello stesso anno furono istituiti in seno ai Consigli Provinciali dell'Economia Corporativa, che avevano sostituito le Camere di Commercio, i Comitati Provinciali per il Turismo, divenuti nel 1935 Enti Provinciali per il Turismo (EPT).
Lo scoppio della seconda guerra mondiale distolse l'interesse del governo italiano dal settore, ma la consapevolezza del ruolo del turismo nella formazione del reddito nazionale era ormai acquisita; su tali basi si sarebbe ricostruita l'organizzazione turistica del dopoguerra proiettata verso istituzioni più elastiche ed autonome: atto di rinascita, solenne e concreto, fu il primo Congresso Nazionale del Turismo, indetto nel maggio del 1947 dalla Camera di Commercio di Genova.
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