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Introduzione alla Statistica Economica
Corso di Statistica economica
Orario:
lunedì 14-l6 Aula 3
martedì 11-l3 Aula 6
mercoledì 11-l3 Aula 6 (eserc.)
Docente : Guido Pellegrini
e-mail: pellegri@stat.unibo.it
orario di ricevimento : lunedì 16-l8
Esercitazioni: Luca Fanelli
e-mail: fanelli@stat.unibo.it
Obiettivo del corso:
Fornire strumenti per la corretta costruzione e analisi dell'informazione economica
CHE COSA E' LA STATISTICA ECONOMICA ? (1)
Siamo sommersi giornalmente da numeri riguardanti fenomeni economici (prezzi, consumi, PIL, tasso di cambio, parametri di Maastricht ecc.). E' possibile capire se questi numeri e il loro significato sono corretti oppure invece imprecisi, non rigorosi, inaccurati?
Ci troveremo a utilizzare i dati economici per fare ricerca applicata, oppure per risolvere dei problemi specifici (es. calcolare se il nostro stipendio è aumentato in termini reali; prevedere le vendite di un nostro prodotto). Ma i risultati del nostro lavoro non possono essere migliori dei dati utilizzati. E' possibile capire la qualità dei dati?
CHE COSA E' LA STATISTICA ECONOMICA ? (2)
La statistica economica studia la misurazione dei fenomeni economici.
Ha come fine quello di verificare l'attendibilità di teorie economiche o di regolarità empiriche ('leggi'), tramite l'applicazione di metodi di analisi statistica alle informazioni economiche ('dati').
T oggetto: misurazione dei fenomeni economici
T obiettivo: ricerca di 'leggi'
T metodo: analisi statistica dei 'dati'
Si pone quindi in via intermedia tra le 'teorie senza fatti' e i 'fatti senza teorie'.
Esempi di campi di applicazione della statistica economica:
qualità dei dati
metodologie di raccolta dei dati
classificazione dei dati
studio delle fonti dei dati
metodi di previsione
studio di alcune regolarità economiche (es. funzione di produzione)
confronto dei dati nel tempo e nello spazio
RAPPORTI CON ALTRE DISCIPLINE:
Il fenomeno economico è unico, anche se può venire analizzato da varie sfaccettature. E' quindi naturale che esistono sovrapposizioni tra varie discipline di analisi economica e statistica.
Es.: Analisi dei consumi
Teoria del consumo: perché si consuma? (economia)
Stima delle relazioni tra consumo e reddito (econometria)
Tecniche di analisi statistica per descrivere i comportamenti di consumo (statistica)
Statistica economica:
i consumi sono rilevati in maniera corretta? Problema di valutazione dei consumi delle famiglie e dei consumi pubblici, dell'autoconsumo ecc.
le relazioni tra reddito e consumo sono descritte in maniera corretta? Problema di valutazione della forma della funzione matematica che collega il consumo al reddito, della valutazione del consumo economico (es. consumo di automobili) ecc.
L'economia si preoccupa della definizione di leggi economiche
L'econometria di sottoporre a verifica esplicitamente tali leggi
La statistica economica di misurare qualsiasi fenomeno economico anche analizzando la qualità dei dati.
IL CAMPO DI ANALISI DELLA STATISTICA ECONOMICA
La statistica economica analizza fenomeni economici 'collettivi', ovvero quelli che solo se considerati nel loro complesso presentano caratteri di regolarità. Non vengono quindi studiati i comportamenti singoli, individuali. Questi possono però essere aggregati e formare così i comportamenti collettivi.
Questo permettere di distinguere:
L'analisi microeconomica, che si basa sul comportamento di singole unità economiche considerate nel loro insieme. Esempi sono: lo studio del comportamento di produzione delle imprese, lo studio della nascita e fallimento delle imprese, lo studio del comportamento dei lavoratori disoccupati ecc.
L'analisi macroeconomica, che studia e fenomeni economici aggregati, che riguardano un sistema economico nel suo complesso. Es. lo studio dei tassi di cambio, lo studio dell'inflazione, lo studio della crescita dell'economia ecc.
LE FONTI DEI DATI ECONOMICI
Lo studio della statistica economica è incentrato sull'analisi dei dati. Questi da dove provengono? Schematicamente abbiamo due fonti:
le rilevazioni dirette, ovvero la fornitura diretta da parte di soggetti di dati elementari, di solito tramite questionario;
le rilevazioni indirette, ovvero l'utilizzo a fini statistici di dati rilevati per altri fini, in particolare a scopi amministrativi .
la rilevazione diretta è fino a oggi il metodo principale per avere un'informazione economica tempestiva e affidabile. Questo metodo è in genere seguito dall'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica). L'informazione può avere caratteristiche di completezza, come i censimenti, rivolti a tutte le imprese (a intervalli decennali), oppure essere rivolta solo a un campione , come l'indagine sulle forze di lavoro (sugli occupati e disoccupati), eseguita ogni trimestre. La rilevazione diretta ha costi anche elevati. Problema:chi esercita un'attività economica non la conosce necessariamente né misura i suoi effetti.
La rilevazione indiretta è un metodo meno costoso di avere informazioni su certi fenomeni economici. Esistono archivi amministrativi con numerosi dati (anche se non sempre accessibili). Es. INPS, Camere di commercio (Cerved), Comuni. Esiste il problema della riservatezza delle informazioni. Il problema principale è che l'universo rilevato, i criteri di rilevazione e classificazione non sono necessariamente quelli migliori.
LA QUALITA' DEI DATI
La qualità dei dati può essere valutata secondo due principali criteri:
accuratezza, ovvero la rispondenza del valore stimato al valore 'vero';
coerenza, ovvero la discordanza tra diverse stime dello stesso aggregato. Questa può essere interna (dipende dagli stessi dati: es. discrepanza statistica, differenza tra dato provvisorio e dato definitivo) o esterna (raffronto tra insieme di dati differenti: es. importazioni calcolate sui dati doganali e quelle calcolate sui dati valutari)
La qualità dei dati dipende in primo luogo dalle fonti utilizzate:
Censimento: non è soggetto a errore campionario. L'errore non campionario dipende dall'effettiva copertura dell'universo, dalla collaborazione degli intervistati, dalla corretta comprensione delle domande, dalla impreparazione degli intervistatori, da errori di spoglio.
Indagini campionarie: oltre a quello precedente, è presente anche l'errore campionario, derivante dal fatto che la rilevazione avviene su un campione (tra i tanti possibili) e non sull'universo.
Archivi amministrativi: errori o mancanze sono dovute alle diversità e lacune nella definizione delle variabili, nella copertura dell'universo, nei criteri di classificazione e aggregazione, in errori nel trattamento dei dati.
Anche le procedure di aggregazione, integrazione e aggiustamento dei dati sono fonti di errori .
PROGRAMMA DEL CORSO
Introduzione alla statistica economica
Il problema della misurazione dei fenomeni economici
Il collegamento con l'economia applicata e l'econometria
La misurazione macroeconomica e la misurazione microeconomica
Le fonti dell'informazione statistico-economica
La qualità dei dati
I numeri indici
La costruzione dei numeri indici
Le formule più usate
Proprietà
Impiego dei numeri indici per il confronto degli aggregati monetari
La misurazione delle strutture produttive : (1) La contabilità nazionale
Il concetto di produzione e valore aggiunto
Lo schema SEC
L'equilibrio macroeconomico tra risorse e impieghi
I conti del SEC
Cenni sui metodi di misurazione dei principali aggregati macroeconomici
La misurazione delle strutture produttive : (2) La tavola delle interdipendenze settoriali
La struttura della tavola: le transazioni intersettoriali, la domanda finale, i fattori produttivi
L'equilibrio risorse-impieghi nella tavola
Cenni sui metodi di costruzione della tavola
Dalla tavola al modello di Leontief
Il sistema chiuso e il sistema aperto
La matrice inversa
L'utilizzo del modello di Leontief per l'analisi della struttura produttiva e per le previsioni
La misurazione della crescita economica: (1) L'analisi della produzione delle imprese
La misura della produzione: la funzione di produzione
Le funzioni di produzione Leontief e Cobb-Douglas
Cenni sulle proprietà della funzione Cobb-Douglas
Misure della produttività
Cenni sulla costruzione di funzioni di produzione microeconomiche
La misurazione della crescita economica : (2) I fattori di produzione
Misurazione della domanda e dell'offerta di lavoro
Il concetto di capitale umano
Le fonti statistiche sul mercato del lavoro
Definizioni e misurazione del capitale materiale
Il concetto di capacità produttiva e il metodo della Wharton School
La misurazione della crescita economica : (3) Misure empiriche della crescita
La misura del progresso tecnico con il metodo di Solow
La contabilità della crescita
Crescita e sviluppo del sistema economico: i cambiamenti strutturali e il ruolo dei servizi
Crescita e convergenza: misura della convergenza, cenni sulle matrici di transizione
La misurazione delle fluttuazioni economiche : (1) Metodi classici
L'approccio classico e la scomposizione delle serie storiche
La ricerca del ciclo e l'analisi congiunturale
La stagionalità: il metodo X11
Le fonti statistiche sul ciclo economico: le inchieste Isco-ME
La misurazione delle fluttuazioni economiche : (2) La modellistica ARIMA
L'analisi stocastica delle serie storiche
Cenni su processi stocastici e teorema di Wold
Funzione di autocorrelazione parziale e globale
Cenni su processi AR, MA e ARIMA
Il metodo Box-Jenkins
Testi di riferimento:
Renato Guarini e Franco Tassinari, Statistica economica, Il Mulino 1990
Domenico Piccolo, Introduzione all'analisi delle serie storiche, NIS, 1990
ISTAT, I conti degli italiani, Il Mulino, 1997
Appunti delle lezioni.
Modalità dell'esame:
Prova scritta non vincolante e prova orale
Lezione 2: I numeri indici (GT pp. 15-32; 36-44)
L'Istat elabora numeri indici riferiti a quattro classi:
prezzi, produzione,scambi commerciali, lavoro.
Gli indici di prezzo si dividono in prezzi alla produzione (prezzi praticati dalle imprese) e prezzi al consumo (prezzi finali al consumatore).
I prezzi alla produzione riguardano: i prezzi praticati dai grossisti, i prezzi all'importazione ed esportazione (valori unitari), i prezzi alla produzione dei prodotti industriali, i prezzi dei prodotti agricoli, i prezzi degli input agricoli, i costi di produzione di un fabbricato residenziale, di uno industriale, di una strada.
I prezzi al consumo riguardano: gli indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale e gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.
Inoltre, dal rapporto tra grandezze a prezzi correnti e grandezze a prezzi costanti di contabilità nazionale (prodotto, consumi e investimenti) si ottengono degli indici di prezzo detti delatori impliciti.
Rispetto ai diversi indici di prezzo abbiamo:
indice dei prezzi praticati dai grossisti: l'indice rileva 650 prodotti. Per ognuno di questi si rilevano i prezzi relativi a varietà, marca e qualità. Gli indici di prezzo elementari vengono rilevati ogni mese e sono aggregati con una media semplice. Poi vengono aggregati con un indice Laspeyres, i cui pesi sono proporzionali al valore del fatturato delle imprese commerciali all'ingrosso nell'anno base.
Indice dei prezzi al consumo: misura le variazioni nel tempo dei beni e servizi consumati nel territorio nazionale. E' in genere l'indicatore utilizzato per valutare l'inflazione (misurata come la variazione del livello dei prezzi da un periodo all'altro). Riguarda un campione stratificato e rappresentativo dei beni consumati: riguarda circa 900 beni divisi in 11 classi. La periodicità è variabile: decadale per i consumi alimentari; mensile per abbigliamento; trimestrale per affitti e servizi pubblici. I dati vengono raccolti con una rilevazione diretta presso il negozio da parte degli uffici comunali di statistica (vigili urbani), secondu una procedura di campionamento dei negozi (ma ci sono problemi per il campionamento dei supermercati e degli hard discount), nei capoluoghi di provincia. I dati sono aggregati per tipo di prodotto a livello provinciale, e poi per circoscrizione e paese, ponderando per la popolazione residente e poi per il valore dei consumi. Infine i prodotti sono aggregati con indici Laspeyres.
Indice dei prezzi delle famiglie di operai e impiegati: detto impropriamente indice del costo della vita, si conura come un indice dei prezzi al consumo particolare, in quanto non è definito sull'universo dei consumatori ma solo per le famiglie operaie e impiegatizie non agricole (famiglie con a capo un lavoratore dipendente non agricolo). E' costruito in modo analogo all'indice dei prezzi al consumo. Comprende circa 550 beni e servizi, raggruppati in 10 moduli di spesa. Gli indici elementari per bene, calcolati per capoluogo di provincia, vengono aggregati tramite Laspeyres. L'indice viene prodotto mensilmente e pubblicato più rapidamente dell'indice dei prezzi al consumo.
Indici dei prezzi dei beni importati ed esportati: detti anche indice dei valori medi unitari, in quanto vengono calcolati attribuendo un prezzo medio a ogni gruppo di beni imporatie ed esportati (per categoria merceologica). Vengono aggregati utilizzando l'indice di Fisher: questo è necessario perché poi le quantità a prezzi costanti vengono individuate dividendo quelle a prezzi correnti per l'indice di prezzo.
PRODUZIONE
Indice della produzione industriale: è una misura della produzione mensile della quantità fisica di beni prodotta dalle industrie manifatturiere, estrattive e dell'energia (settore dell'industria in senso stretto; il settore dell'industria comprende anche le costruzioni). L'indice copre circa 600 prodotti, intervistando ogni mese circa 8.000 imprese. La scelta delle imprese è legata alla dimensione: dalle più grandi alle più piccole fino a coprire almeno l'80 per cento della produzione di quel bene. L'indice aggrega gli indici elementari di ogni prodotto con le quantità dell'anno base, mentre l'aggregazione tra diversi prodotti viene effettuata tramite la formula di Laspeyres utilizzando come pesi il valore aggiunto dell'anno base.
L'indice presenta una forte variabilità mensile, che crea difficoltà nel distinguere la tendenza (il segnale) dall'er-raticità (il noise). Per eliminare parte di questa si considera:
L'indice rettificato, ovvero l'indice della produzione per giornata lavorata o indice della produzione giornaliera. Si ottiene dividendo l'indice grezzo mensile per il numero di giornate lavorative del mese e poi moltiplicato per il numero medio di giorni lavorativi nell'anno base.
L'indice destagionalizzato, ovvero depurato dalla stagionalità, intesa come le variazioni ricorrenti nell'anno (ferie, festività ecc.). La destagionalizzazione (effettuata con metodi come X11) è un'operazione complessa che può introdurre degli effetti non voluti nei dati.
Altri indici : indici di fatturato in valore, divisi tra interno e estero, per le imprese dell'industria in senso stretto.
Spesso abbiamo il problema di confrontare in periodi differenti aggregati economici espressi in moneta corrente. Se nel corso del tempo è cambiato l'indice dei prezzi, e quindi anche il potere di acquisto, per un corretto confronto è necessario esprimere il valore dei beni sulla base dello stesso potere d'acquisto (poiché, per esempio, in presenza di inflazione 100 lire di oggi comprano meno beni di 100 lire di ieri).
Questa operazione di riportare il valore dei beni in parità di potere d'acquisto viene detta deflazione: gli aggregati a prezzi correnti vengono depurati dall'effetto dei prezzi, in modo da produrre gli aggregati a prezzi costanti. Per fare questo si usano gli indici dei prezzi.
Il procedimento di deflazione può essere: diretto, indiretto, di doppia deflazione.
La deflazione diretta consiste nel ricalcolare il valore dei beni moltiplicando le quantità per i prezzi dell'anno base. Si può quindi applicare a grandezze monetarie che si possono esprimere come prodotto fra quantità e prezzi (es. fatturato, produzione di beni). I problemi sono quelli tipici dei numeri indici.
La deflazione indiretta si ottiene dividendo i valori a prezzi correnti per un opportuno indice di prezzo, oppure moltiplicando i valori dell'anno base per un opportuno indice di quantità. Questo può riguardare grandezze economiche come consumi o investimenti, oppure anche grandezze monetarie e finanziarie (es. ammontare dei depositi bancari).
La doppia deflazione si applica agli aggregati che sono conurabili come saldi contabili (es. il saldo di bilancia dei amenti, il valore aggiunto). Consiste nel deflazionare (direttamente o indirettamente) i valori la cui differenza costituisce il saldo, e poi calcolare il saldo a prezzi correnti come differenza dei valori deflazionati. Questo sistema rende consistente la deflazione del saldo con quella degli aggregati che lo definiscono. D'altra parte, può succedere che il segno del saldo venga invertito.
Questo problema si presenta talvolta nel caso del valore aggiunto, portando a un valore aggiunto negativo. Ricordiamo:
val. agg. = produzione - costi intermedi = salari + profitti.
Questo può significare, ad esempio, che il profitto che si otteneva con un certo sistema dei prezzi non è più ottenibile con un altro. In questi casi talvolta si preferisce deflazionare il valore aggiunto con l'indice dei prezzi alla produzione, ma si perde in coerenza.
Un vostro amico vi ha fatto un prestito di 5.000.000 nel febbraio del 1971. Lo dovete restituire nel settembre del 1985. Non vi chiede interessi, ma voi gli volete restituire almeno la perdita del potere d'acquisto. Dovete quindi rivalutare il valore del prestito (rivalutazione = contrario della deflazione).
Facciamo prima un conto approssimativo. In questo caso utilizziamo gli indici in media d'anno (che tengono quindi conto dell'inflazione media annua e non di quelli febbraio o di settembre). Dobbiamo quindi trovare un indice dei prezzi per il 1971 in base 1985=100. Sul Bollettino ufficiale di statistica esiste l'indice medio annuo dei prezzi al consumo in base 1985=100:
i71 = 14,81 e quindi 5 milioni/0,1481 = 33,8 milioni
Utilizziamo ora per un conto preciso gli indici dei prezzi mensili. Abbiamo quindi bisogno di un indice dei prezzi per febbraio 1971 in base settembre 1985. Sul Bollettino troviamo gli indici mensili, che però non fanno riferimento alla base 1985 ma a più basi (1970-l976-l980). Quindi:
Indice febbraio 1971 in base 1970=100: 70if71 = 1,03
Cambio base da 1970 a 1976 (slittamento): 70i76 = 2,02
Cambio base da 1976 a 1980 (slittamento): 76i80 = 1,87
Cambio base da 1980 a 1985 (slittamento): 80i85 = 1,91
Cambio base dalla media del 1985 al settembre del 1985 con slittamento: 85i85s=1,0089
s85if71= 70if71 *76i70 * 80i76*85i80*s85i85= 14,20
s85if71 = 14,20 e quindi 5 milioni/0,1420 = 35,2 milioni
Lezione 2: I numeri indici (GT pp. 15-32; 36-44)
Molte volte abbiamo il problema di confrontare dei fenomeni economici nel tempo (lo stesso fenomeno a diversi istanti) o nello spazio (fenomeni analoghi in luoghi diversi nello stesso momento). Es. il prezzo di un tipo di automobile 5 anni fa e oggi, oppure il prezzo di due marche diverse, oppure ancora il prezzo dello stesso modello a Roma e a Milano.
I numeri indici sono particolari rapporti statistici che misurano sinteticamente le variazioni di 1 o più fenomeni economici in diverse situazioni di tempo o di luogo o comunque diverse da una situazione base.
Quindi sono sempre positivi e si conurano come numeri puri, ovvero indipendenti dall'unità di misura.
Se si confrontano diverse intensità di uno stesso fenomeno (es. il prezzo di un determinato tipo di automobile nel tempo) otteniamo numeri indici semplici; se invece confrontiamo le variazioni di più fenomeni economici (es. i prezzi di n beni) otteniamo numeri indici complessi.
Se le n componenti sono tutte di una stessa specie (es. prezzi di beni di un paniere) la combinazione degli indici semplici da luogo a un indice sintetico (es. indice dei prezzi al consumo); se sono di specie diverse si ottiene un indice composito (es. indice del ciclo economico).
NUMERI INDICI ELEMENTARI
Sia xt (t=0,1, . t, . T) una serie storica di un fenomeno economico. Il rapporto tra due termini qualsiasi è un numero indice elementare che si indica con:
con:
r = base del numero indice = tempo (anno) base
t = tempo (anno) corrente
Di solito l'indice è in base 100
e la variazione percentuale del fenomeno è
L'indice è detto a base fissa se mantiene fisso r al variare della serie. Nel caso di xt con r=0:
L'indice è detto a base mobile (a catena) se r=t-l:
NUMERI INDICI ELEMENTARI (2)
Alcune proprietà degli indici elementari :
0i0 = 1 (identità)
il numero indice relativo alla base è uguale a 1 o a 100
rit * tir = 1 (reversibilità o inversione della base)
l'indice calcolato in base r per il tempo t coincide con il reciproco dell'indice calcolato in base t per il periodo r
0ir * ris = 0is (circolarità o transitività)
è possibile traslare la base di un indice per il tempo s da r a 0 moltiplicando l'indice calcolato per in tempo s in base r per l'indice per il tempo r in base 0.
it(m*x) = it (x) (commensurabilità)
l'indice è indipendente dall'unità di misura con cui si misura il fenomeno
it (xy) = 0it (x) * 0it (y) (decomposizione delle cause)
l'indice di un prodotto è uguale al prodotto degli indici
0it (z * xt) = z 0it (xt) (proporzionalità)
se la serie viene moltiplicata per un fattore di proporzionalità z anche il valore dell'indice viene moltiplicato per z
La proprietà (3) permette, negli indici a base fissa, lo slittamento di base (divisione di tutta la serie per l'indice della nuova base)
ri1 = 0i1 * ri0 ri2 = 0i2 * ri0 ri3 = 0i3 * ri0 .
Inoltre dalla (2) è possibile il concatenamento, ovvero passare da una serie di indice in base mobile a uno in base fissa, moltiplicando gli indici a base mobile tra di loro successivamente.
NUMERI INDICI COMPLESSI
I numeri indici complessi sintetizzano la variazioni di n grandezze e quindi di n numeri indici elementari. Ad esempio, un numero indice complesso è un indice dei prezzi che sintetizza le variazioni dei prezzi di un paniere eterogeneo di beni.
I problemi nella costruzione di un indice complesso sono:
Scelta dei beni. Può essere campionaria (e allora l'indice sarà rappresentativo) o esaustiva ( e l'indice sarà completo). Una buona selezione del campione può rendere l'indice rappresentativo valido come quello completo.
Scelta della base. La base può essere fissa o mobile. La scelta è in genere verso un valore della serie che sia abbastanza 'normale' , non troppo alto o basso.
Scelta del criterio di aggregazione. Si può aggregare o facendo il rapporto tra le medie degli indici dell'anno corrente rispetto a quello base, oppure facendo la media tra i rapporti, ovvero tra gli indici elementari.
Scelta del sistema di ponderazione. Questo determina il tipo dell'indice, e dipende dall'applicazione che si vuol fare dell'indicatore. Es. se si aggregano i prezzi dei beni al consumo, i pesi saranno in proporzione dell'importanza del bene consumato (es. della sua quantità).
LE FORMULE PIU' USATE
Le formule più usate per la costruzione di numeri indici, proposte nel secolo scorso, sono (per prezzi e quantità):
l'indice di Laspeyres (a ponderazione fissa)
l'indice di Paasche ( a ponderazione variabile)
l'indice (ideale) di Fisher (a ponderazione incrociata)
Gli indici di Laspeyres e Paasche possono essere costruiti sia come rapporto di medie che come medie di rapporti.
Ad es., il numero indice dei prezzi di Laspeyres è pari sia al rapporto tra le medie aritmetiche dei prezzi degli n beni nel periodo corrente e nel periodo base, ponderati con le quantità del periodo base, sia alla media aritmetica degli n indici elementari, ponderati con pesi pari ai valori dell'anno base
Il numero indice dei prezzi di tipo Paasche è pari a sua volta sia pari sia al rapporto tra le medie aritmetiche dei prezzi degli n beni nel periodo corrente e nel periodo base, ponderati con le quantità del periodo corrente, sia alla media armonica degli n indici elementari, ponderati con pesi pari ai valori dell'anno corrente.
IL PROBLEMA DELLA PONDERAZIONE
L'uso di una ponderazione costante migliora la confrontabilità degli indici. D'altra parte, il sistema di pesi si logora nel tempo, cioè diviene sempre meno rispondente alla realtà.
Es. l'indice dei prezzi al consumo delle famiglie è composto di un paniere di beni con pesi relativi al peso di questi beni nella spesa delle famiglie. Nel primo dopoguerra i consumi alimentari erano spesso dominati dai consumi di patate. Quindi il peso attribuito all'indice dei prezzi delle patate era molto elevato. Nel tempo ci sono stati due fenomeni: il consumo di patate è diminuito in termini relativi e il prezzo delle patate è cresciuto meno della media. Attribuire oggi un peso elevato ai consumi di patate porta quindi a sottostimare la crescita dei prezzi al consumo delle famiglie.
Altro esempio: le sigarette Nazionali nell'indice dei prezzi per le famiglie di operai.
Possibili soluzioni:
cambiare spesso la base degli indici Laspeyres (che diventano a ponderazione variabile).
Utilizzare indici con una diversa ponderazione.
ULTERIORI INDICI DEI PREZZI
Lowe (media aritmetica ponderata con pesi intermedi tra
le quantità al tempo s e al tempo r)
Walsh (media geometrica dei rapporti tra indici
elementari, ponderati con pesi pari alle quote relative di ciascun bene
calcolate in un tempo intermedio al tempo s e al tempo r)
Edgeworth (media aritmetica ponderata con pesi pari alla media aritmetica tra le quantità al tempo s e al tempo r)
Tornqvist (media geometrica ponderata con pesi pari alla media aritmetica delle quote relative di ciascun bene calcolate al tempo s e al tempo r)
IL CONFRONTO TRA LASPEYRES E PAASCHE
In un periodo di inflazione consumatore e la marca" class="text">il consumatore tende a sostituire nel consumo i beni i cui prezzi crescono più velocemente con quelli i cui prezzi crescono più lentamente. Questo significa che un indice Laspeyres sovrastima il tasso di crescita dei prezzi, ovvero l'inflazione, mentre un indice Paasche la sottostima. Maggiore è il tempo che passa dalla revisione della base, più elevata risulta la divergenza tra i due indicatori.
Quindi, maggiore è la correlazione negativa tra prezzi e quantità, come è suggerita dalla teoria economica, maggiore è la variazione dei prezzi che si ottiene utilizzando l'indice Laspeyres. Il contrario avviene per le quantità.
Analiticamente,
la discrepanza fra i due indicatori è data dalla formula:
Nella quale:
È il coefficiente di correlazione lineare tra gli indici di prezzo e quantità ponderati con i valori del tempo base, mentre sp e sq sono gli scarti quadratici medi (quindi sempre positivi) degli indici elementari di prezzo e quantità. La differenza è quindi negativa (Laspeyres è più grande di Paasche) se la correlazione tra prezzi e quantità risulta negativa.
In generale, il valore di un bene è dato dal prodotto della quantità per il prezzo unitario. E' questo valido anche per i numeri indice? (proprietà di decomposizione delle cause)
P * Q = V T ip * iq = iv ?
Questo deriva dal tipo di indici utilizzati, e se in particolare soddisfano la condizione di reversibilità dei fattori, o scomponibilità delle cause. Questa condizione non è soddisfatta dall'indice di Paasche o di Laspeyres, mentre è soddisfatta dall'indice di Fisher, che per questo viene detto ideale.
Si può osservare invece che :
PL * QP = V e PP * QL = V
Per cui, moltiplicando membro a membro:
PL * PP * QL * QP = V
E se PL* PP = P2 e QL * QP = Q2
Si ottiene:
che è la formula di Fisher.
Laspeyres e Paasche soddisfano le seguenti proprietà:
identità
commensurabilità
determinatezza
proporzionalità
solo l'indice ideale di Fischer soddisfa le proprietà di:
inversione delle basi
decomposizione delle cause
Nessuno di questi soddisfa la proprietà di circolarità (che viene soddisfatta dall'indice composto non ponderato calcolato con media geometrica)
INDICI A CATENA
Definizione: l'indice a catena del periodo t in base 0 si ottiene
dal prodotto dei successivi indici
riferiti ai sub-intervalli (0,1), (1,2) (2,3) . (t-l,t)
Quindi:
Ipotesi: l'indice dipende dalle variazioni nei prezzi e nelle quantità in tutto il sentiero storico da 0 a t
Vantaggi:
incorpora tutte le variazioni nel paniere e nei comportamenti dei consumatori nel periodo in esame (per questo è consigliato nel nuovo sistema dei conti nazionali)
la scelta del tipo di indice (Laspeyres, Paasche, Fisher) è meno importante, perché l'indice viene continuamente ricalcolato.
Svantaggi:
richiede molte informazioni
non ritorna ai livelli originari se prezzi e quantità assumono i valori originari
In molti casi si adopera per questi calcoli l'indice di Divisia, che è un indice calcolato nel continuo (e che presenta quindi una variazione di base in ogni istante). Una approssimazione nel discreto è l'indice di Walsh (media geometrica ponderata degli indici elementari), assumendo che i pesi non cambiano nel periodo.
I NUMERI INDICI UFFICIALI
L'ISTAT elabora numeri indici per 4 principali classi:
prezzi, produzioni, scambi commerciali, lavoro
Prezzi: sono di due tipo, ovvero prezzi alla produzione (prezzi praticati dalle imprese) e prezzi al consumo (prezzi finali al consumatore).
I prezzi alla produzione riguardano: i prezzi praticati dai grossisti, i prezzi alla produzione dei prodotti industriali, i prezzi dei prodotti agricoli, i prezzi degli input agricoli, i costi di produzione di un fabbricato residenziale, di uno industriale e di una strada, i prezzi all'importazione ed esportazione.
I prezzi al consumo riguardano: gli indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale e gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati
Inoltre, dal rapporto tra grandezze a prezzi correnti di contabilità nazionale (prodotto, consumi e investimenti) e grandezze a prezzi costanti si ottengono degli indici di prezzo detti deflatori impliciti.
I diversi indici dei prezzi:
indici dei prezzi praticati dai grossisti: rileva 650 prodotti. Per ognuno di questi si rilevano i prezzi relativi a varietà, marca, qualità. Gli indici di prezzo elementari rilevati ogni mese e vengono aggregati con una media semplice. Poi vengono aggregati con un indice Laspeyres, e con il peso proporzionale al valore del fatturato delle imprese commerciali all'ingrosso all'anno base.
L'indice dei prezzi al consumo misura le variazioni nel tempo dei e servizi consumati nel territorio nazionale. E' in genere l'indicatore utilizzato per valutare l'inflazione. Riguarda un campione ragionato e rappresentativo dei beni consumati: tratta circa 900 beni divisi in 11 classi. La periodicità è variabile: decadale per i consumi alimentari; mensile per abbigliamento; trimestrale per affitti e servizi pubblici. I dati vengono raccolti con una rilevazione diretta presso il negozio, da parte degli uffici comunali di statistica (vigili urbani), secondo una procedura di campionamento dei negozi (con alcuni problemi per la grande distribuzione), nei capoluoghi di provincia. I dati sono aggregati per tipo di prodotto al livello provinciale, e poi per circoscrizione e per l'intero paese, ponderando per la popolazione residente e poi per il valore dei consumi. Infine i prodotti sono aggregati con indici Laspeyres.
( . segue . )
LEZIONE 3: LA CONTABILITA' NAZIONALE
Il problema di oggi è di misurare l'attività economica di un paese. Questo è possibile con la contabilità nazionale, che è un sistema di informazioni statistiche che descrive in termini quantitativi e sotto forma contabile l'attività economica e finanziaria di uno stato (o una sua ripartizione).
La contabilità nazionale definisce il sistema economico come un insieme di operatori (imprese, famiglie e istituzioni) che interagiscono per lo svolgimento di alcune funzioni fondamentali (produrre, consumare, accumulare, redistribuire), e la cui realizzazione genera un complesso di flussi economici e finanziari, che modificano le consistenze patrimoniali (stock) degli stessi operatori.
L'insieme dei flussi può essere rappresentato schematicamente come un circuito economico che congiunge i due soggetti principali: produttori e utilizzatori. Il circuito ha due canali: reale e finanziario.
Questa è una rappresentazione semplificata, che non tiene conto ad esempio della pubblica amministrazione o degli scambi con il resto del mondo.
STOCK E FLUSSI
Le singole azioni con cui gli agenti economici (imprese, famiglie, istituzioni) creano, modificano o distruggono valore economico si chiamano operazioni.
Le operazioni sono flussi: sono eventi di modifica del valore che si registrano in un determinato periodo di tempo (anno, trimestre ecc.). Esse possono essere: operazioni sui prodotti, operazioni di distribuzione e redistribuzione del reddito, operazioni finanziarie.
Lo stock è il valore di un determinato bene in un preciso istante di tempo: deve fornire nel futuro dei benefici al possessore, su di esso deve essere possibile esercitare un diritto di proprietà
Esempio: il valore dell'insieme delle macchine alla fine del 1998 è uno stock. Fornisce un beneficio (servizio di trasporto) nel futuro. La produzione di macchine dal 1997 al 1998 è un flusso, che ha modificato lo stock di macchine.
Esempio: l'insieme dei bovini è uno stock. La produzione di latte è un flusso.
STORIA DELLA CONTABILITA' NAZIONALE
I primi tentativi di costruire un sistema di informazioni coerenti che rilevasse l'attività economica dello stato si sono realizzati compiutamente negli anni 50.
Due schemi fondamentali, sviluppati dalle Nazioni Unite:
SNA (System of National Accounts) per i paesi a economia di mercato, nel 1953
SPM (Sistema del Prodotto Materiale), per i paesi a economia collettivista. (La differenza fondamentale è nel concetto di produzione: nel SPM non sono considerati i servizi 'personali'.)
Versione europea del SNA: SEC (dal 1970 nei paesi europei, applicato in Italia dal 1974)
I sistemi di contabilità nazionale vengono posti a revisione con cadenza di 10-l5 anni. Recentemente è stato pubblicato lo SNA93 e il SEC95, che è diventato un Regolamento (legge) della Unione Europea.
IL SEC
La contabilità italiana si basa sul SEC, portando alla pubblicazione annuale dei conti economici italiani (su base semplificata anche trimestrale)
Lo schema SEC è sia un sistema contabile basato sul metodo della partita doppia (ogni posta è registrata in uscita per l'operatore che la origina e in entrata per quello che la riceve) ma anche un insieme dettagliato e coerente di conti che copre l'insieme dell'attività economica di un paese.
Esso rappresenta l'applicazione di teorie economiche che riguardano:
gli schemi macroeconomici (Keynes e Stone)
gli schemi settoriali (Walras, Quesnay, Leontief)
gli schemi finanziari (Copeland)
ogni sistema di misurazione deve definire il proprio ambito. I concetti fondamentali su cui poggia il SEC riguardano:
delimitazione dell'economia nazionale
individuazione degli operatori
classificazione delle operazioni
definizione degli aggregati da misurare.
La delimitazione dell'economia nazionale
I confini dell'economia nazionale del SEC sono quelli del territorio economico del paese, che coincide con il territorio politico-amministrativo tranne alcune eccezioni. Vanno inclusi infatti:
i giacimenti in acque internazionali sfruttati da residenti
le sedi di ambasciata, consolati e basi militari riconosciute come zone franche
le acque territoriali, lo spazio aereo, le zone franche doganali
le navi, gli aerei e le piattaforme galleggianti di unità residenti
Residenti sono quelle unità che nel territorio economico del paese hanno il centro del loro interesse. La condizione è che svolgano operazioni sul territorio nazionale per almeno un anno. I non residenti vengono compresi nell'aggregato Resto del Mondo. Notare: i turisti non sono residenti.
Individuazione degli operatori
Nel SEC gli operatori vengono divisi secondo due classificazioni: una economico-finanziaria (settori istituzionali), una tecnico-economica (branche)
Classifica gli operatori sulla base del loro ruolo nell'attività economica.
L'unità istituzionale è un'unità residente che presenta una contabilità completa e gode di autonomia di decisione.
La contabilità è completa se l'unità redige documenti contabili e un bilancio delle sue attività e passività finanziarie nel corso del periodo di riferimento.
E' autonoma se decide della destinazione delle proprie risorse
Non tutte le unità presentano entrambe le caratteristiche: abbiamo quindi alcune soluzioni convenzionali.
Es. le famiglie non redigono contabilità ma sono autonome, e per convenzione, sono unità istituzionali
Es. si assume per convenzione che le quasi-società (imprese individuali, imprese pubbliche prive di autonomia giuridica, società di persone) hanno autonomia decisionale distinta da quella dei rispettivi proprietari
(Descrizione tabella classificazione)
Branche
Problema: la classificazione per operatori istituzionali non permette però di analizzare il processo di produzione, che è interno agli operatori
Allora: gli operatori, divisi in unità operative di tipo funzionale (es. stabilimento, negozio, ufficio) vengono classificati per unità di produzione omogenea.
L'unità di produzione omogenea è caratterizzata dallo svolgimento di un'unica attività produttiva e possiede quindi una struttura dei costi, un processo di produzione e un output omogeneo.
I raggruppamenti di unità di produzione omogenea si chiamano branche. Es. agricoltura, industria, servizi sono branche. Nel sistema SEC le branche vengono classificate secondo la classificazione NACE-CLIO (nomenclatura delle attività economiche della Comunità europea - classificazione input-output) che servirà a costruire le tavole delle interdipendenze settoriali. Una ulteriore specificazione del sistema di classificazione delle branche in Italia si chiama ATECO91 e verrà presentato in seguito.
In generale, le branche vengono divise in:
branche produttrici di beni e servizi destinabili alla vendita
branche produttrici di servizi non destinabili alla vendita, divise in amministrazioni pubbliche, istituzioni sociali private senza scopo di lucro e dei servizi domestici.
OPERAZIONI E AGGREGATI
I criteri di classificazione delle operazioni sono unici, sia se i soggetti sono unità istituzionali o branche
Le operazioni riguardano:
operazioni su beni e servizi, che descrivono le funzioni direttamente connesse alla produzione e alle successive fasi di scambio e impiego di beni e servizi
operazioni di distribuzione e redistribuzione del reddito ai fattori produttivi (sotto forma di salari, imposte ecc.)
operazioni finanziarie, che determinano una variazione nei debiti e nei crediti dei settori istituzionali. Provocano flussi monetari o finanziari attraverso i quali il risparmio si muove tra i settori dell'economia. Sono classificate in base agli strumenti finanziari che formano oggetto di transazione.
Siccome tutte le operazioni hanno un impatto notevole sugli aggregati fondamentali del paese (es. il PIL), il SEC ne fornisce una descrizione molto dettagliata.
(descrivere tavola operazioni)
E' il risultato dell'attività economica delle unità residenti consistente nel produrre beni e servizi nel corso di un periodo determinato (SEC).
La produzione comprende:
la produzione di beni, considerati per convenzione tutti destinabili alla vendita. Comprende anche i beni autoconsumati o reimpiegati nel processo produttivo, i beni di investimento prodotti per uso proprio e i beni ceduti ai dipendenti quale retribuzione in natura. Comprende anche l'attività 'sommersa', ovvero quella per cui non sono rispettati gli obblighi fiscali o contributivi. Potrebbe comprendere anche l'attività 'illegale' ma non è misurata in Europa (solo il contrabbando di sigarette).
la produzione di servizi destinabili alla vendita (da unità i cui redditi vengono per il 50 per cento almeno dalla vendita di servizi)
i servizi bancari inputati (che non hanno un prezzo diretto)
produzione di servizi non destinabili alla vendita di amministrazione pubbliche, istituzioni private senza scopo di lucro, di collaboratori familiari dipendenti (sono esclusi i servizi prodotti da membri della famiglia)
Esistono diversi criteri di misurare la produzione, che dipendono dal trattamento dei diversi tipi di beni utilizzati nel processo produttivo.
I principali sono:
produzione totale, data dall'insieme di tutti i beni e servizi prodotti dall'impresa
produzione vendibile, pari alla produzione totale meno i reimpieghi interni, ovvero i beni prodotti dall'impresa per essere riutilizzati nel circuito produttivo. Es. impresa meccanica che fabbrica bulloni, che in parte sono utilizzati dall'impresa stessa. E' quindi il complesso dei beni destinati a essere posti sul mercato. Questa può essere valutata al costo dei fattori (ovvero pari al costo dei beni intermedi più di quanto viene redistribuito ai fattori, e comprensivo delle imposte dirette) o ai prezzi di mercato, comprensivo di imposte indirette, contributi alla produzione e margini commerciali e di trasporto.
valore aggiunto (lordo) o prodotto lordo. È dato sottraendo dalla produzione vendibile il valore dei beni e servizi intermedi acquistati da altre imprese e impiegati nel processo produttivo.
Valore aggiunto netto o prodotto netto, dato dal valore aggiunto lordo a cui viene sottratto il deprezzamento dei capitali fissi utilizzati per il processo produttivo (ammortamenti).
Il valore aggiunto misura la capacità dell'impresa di 'aggiungere valore' ai beni e servizi acquistati nel corso del processo produttivo. La somma del valore aggiunto di tutte le unità operative di un paese determina quindi il Prodotto interno lordo (pil), che è una misura del prodotto finale realizzato in un'economia con la creazione di nuove risorse. La semplice somma della produzione totale o della produzione vendibile porterebbe infatti a delle duplicazioni, per cui il prodotto totale dipenderebbe da quanto è 'spezzettato' il processo produttivo (ovvero dalla sua integrazione verticale).
Tre osservazioni:
il prodotto netto sarebbe più indicato a misurare il livello di attività produttiva del paese, perché tiene conto anche del logorio del capitale fisico e del suo invecchiamento. Viene però poco usato perché è difficile misurare con esattezza questo logorio (gli ammortamenti corrispondono spesso a criteri contabili o fiscali).
Il PIL calcolato come somma del valore aggiunto viene valutato al costo dei fattori. La sottrazione dei servizi bancari imputati (per il calcolo del valore aggiunto) avviene a livello aggregato e non disaggregato, perché non esistono informazioni sufficienti
Il prodotto nazionale lordo è dato dal prodotto interno lordo a cui si aggiunge il saldo dei redditi netti dall'estero, ovvero di redditi di fattori residenti ma prodotti all'estero (es. rimesse emigrati ecc.)
Consumi finali
Beni e servizi utilizzati per soddisfare i bisogni della collettività
Sono interni (spese dei residenti e non residenti sul territorio nazionale) o nazionali (dei residenti anche se temporaneamente all'estero)
Sono individuali se consumati dai singoli soggetti. Consumi individuali sono anche gli autoconsumi, i redditi in natura, i fitti urativi delle abitazioni. I consumi sono collettivi se prodotti dalla PA. Tutti i servizi della Pubblica Amministrazione sono consumi collettivi (finali) anche se in parte dovrebbero essere considerati come consumi intermedi delle imprese. Questo crea una duplicazione nel PIL.
Tutti i consumi vengono registrati al momento dell'acquisto, anche se vengono consumati successivamente
Problema dei beni di consumo durevole.
Investimenti lordi
Gli investimenti costituiscono i beni acquisiti nell'anno che sono destinati a generare reddito per periodi successivi
Gli investimenti netti accrescono lo stock di capitale fisico dell'economia
Sono formati da due aggregati: investimenti fissi lordi e variazione delle scorte
Investimenti fissi lordi: riguardano beni durevoli e riproducibili a produttività differita. Non considerano i beni improduttivi, come le spese militari, che sono inseriti nella pubblica amministrazione. Non considerano i beni immateriali, come i brevetti. Non considerano terreni e giacimenti. Comprendono invece le variazioni dello stock di animali con destinazione economica. Comprendono anche i servizi incorporati negli investimenti, come le spese commerciali o di trasporto.
Variazione delle scorte: aumento netto del capitale circolante dell'impresa.
Redditi da lavoro dipendente
Costo sostenuto dagli imprenditori per la remunerazione del fattore capitale, mediante versamenti in denaro o in natura.
Il costo del lavoro comprende le retribuzioni lorde e i contributi sociali effettivi e urativi a carico del datore di lavoro (contribuzione differita)
Le retribuzioni lorde (al lordo delle imposte dirette trattenute alla fonte e dei contributi sociali a carico del datore di lavoro) comprendono tutti gli emolumenti, escluse le spese per trasferta, sport e ricreazione.
LEZIONE 3: LA CONTABILITA' NAZIONALE (2° parte)
Il sistema SEC è un sistema dei conti integrato: questo significa che vengono utilizzate definizioni e convenzioni contabili omogenee per misurare i diversi stadi del circuito economico
Lo schema SEC è contabilmente basato sul metodo della partita doppia (ogni posta è registrata in uscita per l'operatore che la origina e in entrata per quello che la riceve). Ciascun conto registra quindi operazioni in entrata e in uscita, che si bilanciano dando origine a un saldo contabile che viene riportato nel conto successivo, assicurando la coerenza e il concatenamento dei conti.
Per ogni conto il SEC definisce le seguenti regole:
tutte le operazioni sono registrate in entrata e in uscita per lo stesso importo;
le operazioni vengono registrate nel momento in cui si verificano, indipendentemente dai tempi e dalle modalità di amento delle prestazioni sottese;
le operazioni sono attribuite ai soggetti che effettivamente le realizzano (eccezioni: contributi sociali, spese sanitarie)
le operazioni sono registrate al lordo, ovvero senza tenere conto di eventuali compensazioni.
I conti possono essere attribuiti all'economia nazionale, alle branche, ai settori istituzionali. Il SEC si basa su 7 conti:
Conto Saldo
Di equilibrio dei beni e servizi Nessuno
Della produzione Valore aggiunto (pil)
Della distribuzione del val. agg. Risultato di gestione
Del reddito Reddito disponibile
Di utilizzazione del reddito Risparmio
Della formazione di capitale Accreditamento o indeb.
Finanziario Saldo attività/passività finanz.
Nota:
non tutti i conti sono riferibili ai settori istituzionali e alle branche, mentre invece sono tutti costruibili per l'intera economia nazionale. In particolare:
il conto di equilibrio dei beni e servizi è in genere costruito solo per l'economia nazionale. Viene costruito a livello di branca nel caso della tavola delle interdipendenze settoriali.
i primi tre conti sono riferiti in genere alle branche
gli altri ai settori istituzionali
per il settore istituzionale 'resto del mondo' il SEC prevede tre solo conti: 'il conto delle operazioni correnti', il conto della formazione di capitale', 'il conto finanziario'.
(rapporto conti e fase del
circuito economico: tab. CdI p.69)
Conto di equilibrio dei beni e servizi
X + M + Inn = V + C + If + Is + E
X = produzione totale (costo fattori)
M = importazioni di beni e servizi
Inn = imposte indirette nette
V = consumi intermedi
C = consumi finali
Is = variazione delle scorte
E = esportazione di beni e servizi
E' un conto in equilibrio per definizione, nel quale le risorse disponibili (produzione e importazioni) sono confrontate con gli impieghi (consumi intermedi e finiali, investimenti, esportazioni).
E' calcolato ai prezzi di mercato. Questo è il motivo per cui alla produzione (calcolata al costo dei fattori) vengono aggiunte le imposte indirette nette.
Conto della produzione
Y + V = X + Inn
Y = PIL (prodotto interno lordo) ai prezzi di mercato
Questo conto confronta la produzione con l'ammontare dei costi necessari per ottenerla.
La differenza tra produzione e costi intermedi produce per branca il valore aggiunto, pari alla remunerazione dei fattori produttivi (capitale, lavoro, impresa). La somma dei valori aggiunti per branca produce il pil ovvero il risultato finale dell'attività produttiva, l'aumento di ricchezza prodotto.
Nello schema contabile italiano questi due conti vengono sommati ottenendo il conto economico delle risorse e degli impieghi:
Y + M = C + If + Is + E
Questo conto ha tre pregi:
elimina produzione e consumi intermedi
mostra che il PIL è pari alla domanda finale interna e estera
viene usato dall'Istat per calcolare rapidamente il PIL senza avere informazioni dettagliate sulla produzione e i consumi intermedi
Y + Cp = RLD + Id + RLG
Cp = contributi alla produzione
RLD= redditi interni da lavoro dipendente
Id = imposte dirette
RLG= risultato lordo di gestione
Questo conto registra la distribuzione funzionale o primaria del reddito, ovvero mostra come il valore aggiunto viene ripartito tra i fattori di produzione - lavoro, capitale, impresa- sotto forma rispettivamente di salari e stipendi; interessi, rendite e dividendi; profitti.
In realtà, la mancanza di dati e la difficoltà di distinguere i tipi di reddito che si riferiscono a un'unica persona (es. artigiani, commercianti, liberi professionisti), determina che sottraendo dal PIL i redditi da lavoro dipendente (conosciuti) si calcola a saldo il risultato lordo di gestione, che comprende la remunerazione degli altri fattori.
Nota: il Pil può essere quindi calcolato in 3 modi differenti:
come somma delle produzioni meno i consumi intermedi (lato produzione)
come somma della domanda finale (lato domanda)
come somma della remunerazione dei fattori (lato fattori)
RLD + RLG + Ii + RLDdrm + RLGdrm + Tdrm =
Yd + RLDarm + RLGarm + Cp + Tarm
RLDdrm= redditi da lavoro dipendente dal resto del mondo
RLDarm= redditi da lavoro dipendente al resto del mondo
RLGdrm= redditi da capitale e impresa dal resto del mondo
RLGarm= redditi da capitale e impresa al resto del mondo
Tdrm= trasferimenti correnti dal resto del mondo
Tarm= trasferimenti correnti al resto del mondo
In questo conto ogni settore istituzionale, autonomo nelle decisioni sull'allocazione del proprio reddito da attività, decide di redistribuirlo (distribuzione secondaria) in modo volontario o coatto. Tra le entrate vi sono quindi i redditi ricevuti, da altri operatori e dal resto del mondo; tra le uscite trasferimenti di reddito da lavoro dipendente, interessi, dividendi, trasferimenti unilaterali. Il saldo è il reddito disponibile per consumi o risparmio.
A livello aggregato, i flussi tra operatori residenti scompaiono e rimangono solo i flussi con il resto del mondo (e la pubblica amministrazione)
E' importante notare che questo è un conto nazionale, che riguarda quindi gli operatori residenti indipendente-mente da dove hanno prestato la loro opera. A livello nazionale abbiamo quindi come saldo il reddito nazionale lordo disponibile, che misura l'ammontare delle risorse correnti che gli operatori residenti possiedono per usi finali.
S = risparmio nazionale lordo
C* = consumi finali nazionali
Anche in questo caso il riferimento è agli operatori nazionali. I consumi qui considerati sono quelli nazionali, al netto del saldo con i consumi dei non residenti in Italia e dei residenti all'estero. Il saldo è il risparmio nazionale, che entra nel conto della formazione di capitale. (tabella p.88)
S + Tke = If + Is + Tku + An+ B
Tke = trasferimenti in conto capitale dal resto del mondo
Tku = trasferimenti in conto capitale al resto del mondo
An = acquisti netti di terreni o di beni immateriali
B = accreditamento (+) o indebitamento (-) del paese con il resto del mondo
Il saldo del conto misura la capacità del paese di finanziare gli investimenti con il proprio risparmio
Un saldo positivo significa che la capacità di risparmio del paese supera le capacità di investimento proprie e che quindi si riversa all'estero, sotto forma di impieghi nel resto del mondo. Viceversa un saldo negativo indica una necessità di finanziamento degli investimenti con debiti contratti all'estero.
Come fonti di finanziamento, al risparmio nazionale si sommano i trasferimenti in conto capitale dal resto del mondo e anche le operazioni di vendita di terreni e beni immateriali, che rientrano nella distribuzione del patrimonio. Questi ultimi nel SEC95 sono assimilati agli investimenti
Il conto finanziario
Registra le modificazioni delle attività e passività finanziarie detenute dagli operatori istituzionali e dalla nazione. La variazione delle attività finanziarie nette riflette l'indebitamento o l'accreditamento del paese (perché quelle interne nel paese si consolidano tra di loro):
Ofa + B = Ofp
Ofa = operazioni finanziarie attive
Ofp = operazione finanziarie passive
Il problema che il saldo delle attività finanziarie in genere non coincide con quello calcolato nel conto della formazione del capitale, a causa delle diverse fonti statistiche utilizzate. Per questo si ricorre a una posta di rettifica detta 'errori e omissioni'.
LA VALUTAZIONE DEGLI AGGREGATI
La valutazione della produzione e del valore aggiunto.
Quest'ultimo a livello settoriale viene calcolato sottraendo dalla produzione i consumi intermedi.
Vengono usate fonti diverse a seconda dei settori. In sintesi:
le indagini presso le imprese per i settori industriali, commerciali, dei trasporti, comunicazioni e altri servizi.
statistiche della Banca d'Italia e dell'associazione delle imprese assicuratrici, per i settori del credito e delle assicurazioni.
I bilanci delle Amministrazioni pubbliche e altre istituzioni sociali senza scopo di lucro per il settore dei servizi non destinabili alla vendita
L'indagine principale per il calcolo del valore aggiunto è 'l'indagine sui sistema dei conti delle imprese' (SCI). Annuale, si riferisce alle imprese con più di 20 addetti. Vengono rilevati i dati di conto economico, di stato patrimoniale e gli addetti suddivisi per l'attività principale e attività secondaria. Viene anche data una suddivisione degli addetti per stabilimento.
Per le imprese con meno di 20 addetti esiste un'indagine campionaria, con un questionario semplificato che permette però di calcolare il valore aggiunto.
Per il settore agricolo vengono utilizzati metodi indiretti, moltiplicando le superfici poste a coltura per il rendimento medio per ettaro.
I fitti urativi vengono calcolati sulla base dell'indagine sui consumi delle famiglie
Per calcolare il valore aggiunto a prezzi costanti viene adoperato il metodo della doppia deflazione.
(tavola e ura sul peso dei diversi settori cdi p. 62 e 65)
I consumi delle famiglie
I consumi si dividono in :
non durevoli (consumati interamente dopo l'acquisto, come i generi alimentari)
semidurevoli (consumati entro un anno, come i vestiti)
durevoli (pluriennali, come gli elettrodomestici)
I consumi vengono stimati con tre metodi:
il metodo della disponibilità (per circa il 40% della spesa) dove consumi=fatturato+importazioni-esportazioni (specie vestiario, calzature ecc.). Le fonti sono l'indagine sulla produzione industriale el'interscambio con l'estero.
metodo diretto: indagine ISTAT sui consumi delle famiglie (25 per cento dei consumi). Campionaria, su un campione stratificato di 30.000 famiglie, che garantisce significatività a livello annuale. Utilizzata specie per consumi sanitari, igiene, affitti, sanità.
Metodo dell'offerta. Alcuni consumi sono dedotti dai bilanci della PA.
Per il turismo esiste un'indagine speciale sui consumi turistici.
(commento tavola p.96 dei cdi)
Gli investimenti
Gli investimenti possono essere calcolati per branca produttrice e per branca utilizzatrice.
Anche per il calcolo degli investimenti si usano diversi metodi:
metodo della disponibilità (macchinari e attrezzature)
metodo delle vendite: immatricolazioni (automobili), bilanci (treni, navi)
indagine: costruzioni (indagine sulla produzione edilizia, manutenzioni, sci)
scorte: indagine sci
Importazioni e esportazioni
Prima del 1992 venivano rilevate con le dichiarazioni doganali; dopo le bollette doganali rilevano per gli scambi extra UE, mentre per quelli interni UE vengono rilevate tramite le dichiarazioni IVA
Le esportazioni sono espresse Fob (free on board), cioè franco frontiera del paese esportatore, che comprende le spese di trasporto e assicurazione fino alla frontiera del paese esportatore.
Le importazioni sono espresse Cif (costs, insurance and freight), che comprende le spese di trasporto e assicurazione fino alla frontiera del paese importatore.
(commento tavole p. 107 - 111 cdi)
Redditi da lavoro dipendente
Vengono prevalentemente stimati in due fasi:
prima si stima l'occupazione per branca e per dimensione d'impresa
sulla base delle indagini si stima una retribuzione media unitaria che poi viene moltiplicata per gli addetti per ottenere il monte retributivo.
(nota: conti trimestrali e conti territoriali)
L'ANALISI DELLE INTERDIPENDENZE SETTORIALI
Con questa lezione iniziamo a spostarci dall'analisi macro, che riguarda il comportamento delle variabili aggregate, verso l'analisi micro, che invece fa riferimento ai comportamenti degli operatori economici (imprese, lavoratori ecc.).
L'analisi delle interdipendenze settoriali (o analisi input-output) riguarda infatti lo studio dei comportamenti di produzione e distribuzione per branca produttiva. E' quindi un'analisi disaggregata, in quanto l'economia nazionale viene analizzata per branca (o settore).
L'analisi delle interdipendenze settoriali può essere considerata sotto tre diversi punti di vista (descrizione del sistema economico, analisi, previsione):
È uno schema contabile che descrive le interdipendenze tra i vari settori dell'economia. E' in questo caso anche uno strumento per verificare la coerenza delle informazioni per branca (es. che il totale delle risorse sia uguale al totale degli usi ecc.);
È un modello di equilibrio economico generale. Sotto certe ipotesi (in particolare la costanza del rapporto tra input produttivi e output per branca), la tavola delle interdipendenze settoriali diventa una rafurazione della struttura economica, in particolare un insieme di funzioni di produzione per settore collegate tra di loro. Questo schema ha stretti collegamenti con (parte de) la teoria economica. Può quindi essere usato per valutare alcuni comportamenti economici, specialmente l'equilibrio tra risorse e impieghi, mostrando come le variazioni di un settore influenzano il resto del sistema economico.
È uno strumento per valutare gli effetti di taluni comportamenti economici e quindi per potere prevedere gli andamenti futuri dell'economia, specie a breve termine (periodo nel quale le ipotesi del modello input-output sono più realistiche).
L'analisi delle interdipendenze settoriali ha radici antiche nella teoria economica. Quesnay, un matematico francese del settecento, elaborò il Tableau Economique, ovvero una descrizione quantitativa dei flussi di reddito tra le varie classi (agricoltori, commercianti, nobili). Questo è stato quindi all'origine della tavola delle transazioni settoriali. La descrizione dell'economia come un sistema di flussi tra settori che produce un sovrappiù per settore e lo distribuisce tra salari e profitti, implicita nell'opera economica di Marx, viene esplicitata nei lavori di Piero Sraffa, un economista italiano dal pensiero originale, emigrato in Inghilterra al tempo del fascismo e poi vissuto a Cambridge.
Il padre dell'analisi input-output è sicuramente Wassilly Leontief, un economista russo vissuto negli Stati Uniti, morto recentemente, e insignito nel 1973 del premio Nobel. Il modello teorico alla base dell'analisi input-output viene anche chiamato modello di Leontief.
IL SISTEMA CONTABILE
La tavola delle interdipendenze settoriali descrive i flussi di beni e servizi tra settori produttivi e finali di un'economia. È sostanzialmente una tabella a doppia entrata, dove:
per colonna abbiamo i settori che impiegano (comprano) questi flussi;
per riga abbiamo i settori che producono (vendono) questi flussi.
Nella tavola delle interdipendenze settoriali si distinguono tre sezioni:
Sezione delle transazioni intersettoriali, relative agli scambi tra branche produttive. La branca (ripeto) è un raggruppamento di unità produttive caratterizzate da struttura dei costi, processi di produzione e prodotti omogenei.
Sezione degli impieghi finali, relativa alle colonne dei consumi, investimenti, scorte ed esportazioni. Riporta i flussi che escono dal sistema della produzione per quello dell'utilizzo finale
Sezione delle risorse primarie (o del valore aggiunto) costituita dalle righe relative al valore aggiunto e alla sua distribuzione ai fattori produttivi.
Si distingue tra tavola delle risorse interne, delle importazioni e delle risorse totali.
(descrizione tavola in GT . 121)
In Italia, le tavole vengono costruite generalmente nel senso delle colonne. Le fasi di costruzione sono:
calcolo della produzione totale per branca
stima delle componenti della domanda finale per branca
stima dei consumi intermedi
stima delle altre componenti (imposte indirette, contributi ecc.)
quadratura della tavola e suo bilanciamento
Nota:
la produzione viene rilevata solitamente con metodi diretti (indagini), tranne che in agricoltura
i consumi intermedi, che richiedono un forte dettaglio, sono rilevati con metodo diretto su campioni di imprese
le voci della domanda finale devono essere spesso riclassificate con riferimento alle branche di origine
Nella tavola i flussi intersettoriali sono calcolati in valore a prezzi ex fabrica, ovvero ai prezzi alla produzione con l'aggiunta delle imposte indirette nette. La valutazione ai prezzi di mercato include invece anche i margini commerciali e di trasporto. La valutazione ex fabrica è quindi necessaria, altrimenti le righe relative al commercio e trasporti non avrebbero significato, in quanto non sarebbe possibile separare il contributo di questi due settori alla produzione degli altri. Questo implica procedure complesse di stima dei margini commerciali e di trasporto.
Trattamento dei prodotti tecnicamente congiunti:
sono o sottoprodotti di un processo produttivo (es. i mangimi come sottoprodotti della lavorazione della barbabietola) o prodotti similari, come le scarpe di gomma prodotte dalle imprese della gomma. Sono quindi beni che vengono prodotti in una branca ma poi vengono distribuiti da un'altra branca. Non è possibile il trasferimento anche della produzione in un'altra branca perché non è possibile separare gli input (prodotti congiunti) o perché il processo produttivo è più omogeneo con la branca di partenza.
Il problema si risolve inserendo in fondo una riga di trasferimento della produzione: per branca si calcola la produzione effettiva; poi segue la riga dei trasferimenti, con segno (-) rispetto la branca che ha prodotto il bene in questione e segno (+) rispetto la branca che lo distribuisce; la somma della riga della produzione effettiva e dei trasferimenti restituisce la produzione distribuita, che poi descrive gli impieghi della produzione.
Il SEC95 ipotizza anche la costruzione di una matrice dei prodotti (matrice use) e di una matrice delle produzioni (matrice make), per meglio analizzare questi casi. In questo caso il prodotto tra le due matrici non porta a una matrice quadrata, con notevoli difficoltà analitiche che fanno talvolta preferire il metodo della riga dei trasferimenti.
Nel precedente SEC i servizi bancari sono calcolati solo rispetto al totale dell'economia, e vengono sottratti solo dalla somma del valore aggiunto per branca per ottenere il PIL. Nella tavola questo viene reso creando un settore fittizio nel quale il totale dei servizi bancari imputati entra con segno positivo nei costi intermedi (incrocio con la colonna del credito) e con segno negativo nel valore aggiunto, con produzione totale quindi nulla.
Con il SEC95 i servizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati (SIFIM) dovrebbero essere calcolati per branca, evitando così questo problema.
Per riga, la tavola descrive come la produzione delle varie branche si ripartisce tra i diversi usi: intersettoriali (alle varie branche produttive); finali (consumi ecc.).
Per colonna la tavola descrive la struttura dei costi, dividendo tra costi intermedi (intersettoriali) e valore aggiunto. La somma dei due fornisce evidentemente il valore della produzione.
La produzione di branca può quindi essere calcolata come somma per riga o per colonna. Questo viene quindi formalizzato con le seguenti identità. Sia:
P X ij il flusso di produzione interna
I X ij il flusso di importazione
T X ij = P X ij + I X ij il flusso totale
Si definisca inoltre
Xi. = aj X ij la sommatoria per j dei flussi x, cioè
la somma per riga dei beni e servizi
prodotti dal settore i-esimo
X.j = ai X ij la sommatoria per i dei flussi x, cioè
la somma per colonna dei beni e
servizi acquistati dal settore j-esimo
C = consumi
I = investimenti
G = variazione delle scorte
Z = totale domanda finale
CAPITOLO 4: L'ANALISI DELLE INTERDIPENDENZE SETTORIALI
Domanda finale interna soddisfatta dalla produzione
interna
p Z i = p C i + p I i + p G i + p E i
Domanda finale soddisfatta da beni e servizi importati
I Z i = I C i + I I i + I G i + I E i
Domanda finale totale
T Z i = T C i + T I i + T G i + T E i
Inoltre:
cf Y j = valore aggiunto al costo dei fattori
pm Yj = valore aggiunto ai prezzi di mercato
W j = salari
S j = oneri sociali
K j = altri redditi ( reddito netto d'impresa)
D j = ammortamenti
T j = imposte indirette nette ( nette contributi )
cf Y j = W j + S j + K j + D j
pm Y j = cf Y j + I j
cf X j = produzione al costo dei fattori
p X j = produzione ai prezzi depart-usine ( o ex
fabbrica)
I X j = importazioni a prezzi franco dogana
T X j = ammontare risorse disponibili = p X j + I X j
Xi. + Zi = Xi (per riga)
t X .j + pm Y j = p X j
per la branca k:
p X k. + p Z K
P X k = T X .k + pm Y K
p X k. + p Z k = T X .k + pm Y k
IX k. + I Z k = I X k
( p Xk. + I X k.) + ( p Z k + I Z k) = T X .k + pm Y k + I Y k
T X k. + T Z k = T X .k + pm Y k + I X k
Sommando per k:
T X .. + T Z . = T X .. + pm Y . + I X .
Equazione di equilibrio risorse-impieghi di contabilità nazionale
T Z . = pm Y . + I X .
IL MODELLO INPUT-OUTPUT
Le tavole possono essere utilizzate non solo a fini descrittivi ma anche a fini analitici.
Per questo, è necessario individuare la 'struttura' del sistema, che si ipotizza costante nel tempo. Il modello input-output proposto da Leontief ipotizza che rimangano costanti nel tempo i rapporti tra input e output. Questo significa:
assumere una tecnologia di produzione lineare (cioè proporzionale: se aumenta del 10 per cento la produzione aumenta anche del 10 per cento l'uso di prodotti intermedi)
assumere una tecnologia di produzione a coefficienti fissi, cosicché le quantità richieste si adeguano alla domanda ma non ai prezzi
assumere che i coefficienti sono la struttura costante nel tempo del sistema economico
Sotto queste ipotesi la tavola delle transazioni si trasforma in un modello economico che considera una funzione di produzione a coefficienti fissi (Leontief) per branca nonché i rapporti di interrelazione tra branche.
COEFFICIENTI TECNICI:
a ij = x ij e matrice dei coefficienti= a ij
Xj
Dove:
X j = produzione del settore j
TECNICI : in unità fisiche
DI SPESA: se in valore
Rispetto alla produzione interna e importazioni
p a ij = p x ij T p a ij
p X j
I a ij = I x ij T I a ij
p X j
Rispetto al valore aggiunto:
awj = wj T a wj
pXj
asj = sj T a s ij
p X j
Che cosa rappresentano?
p a ij = matrice dei coefficienti di fabbisogno diretto di
n*n input di produzione interna
I a ij = matrice dei coefficienti di fabbisogno diretto
n*n di importazioni
aw j = vettore riga del fabbisogno diretto di salari
1*n
Quindi (equazione di bilancio)
aj p x ij p X j + p Z i = p X i
p X j
= aj p a ij * p X j + p Z i = p X i
in termini matriciali:
p a ij p X + p Z = p X
o p a p X + p Z = p X
Per importazioni:
a j I x ij p X j + I Z i = I X i
p X j
aj I a j p Xj + Z i = I X i
I a p X + I Z = I X
Per fattori primari
a j y a p X j = Y J
Y a p X = pm Y
MATRICE INVERSA
p a p X + p Z = p X
I - pa p X = p Z
I - pa -l T matrice inversa o matrice di
Leontief
p X = I - pa -l p Z
p A = I - pa -l
p A ij = fabbisogno diretto e indiretto
di bene i per produrre una
unità finale di j
P A = I + P A + p A 2 + p A 3 . .
converge perché :
1> a ij >= 0 T 1>= 1- aij >0
-l<-aij< 0 i j
a0 + a1 + a2 + a3 . . . . .
che converge se 0 < a < 1 al numero
1
____________ = ( 1 - a ) -l
- a
La matrice 1- p a ammette l'inversa se
Det I - p A
Condizione di riproducibilità
Det 1- p A >
Esempio:
1- a 11 -a12
Det I-A Det
-a21 1- a 22
se a12 = a 22 = 0
Det 1 -a 12
= 1- a 12 * a 21 > 0
-a 21 1
implica che si produce più di quanto si consuma quindi il sistema è riproducibile.
SISTEMA INPUT - OUTPUT
P a ij p X + p Z = p X
I a ij p X + I Z = I X
Y a p X = Y
p a ij = p x ij
p X j
I a ij = I x ij
p X j
Y a j = VAj
p X j
Applicazione dell'analisi input - output :
1)Determinazione dei livelli di produzione data la
domanda finale
2)Utilizzo a scopo descrittivo del sistema economico.
DETERMINAZIONE LIVELLO DI PRODUZIONE
P X = p A p Z
DETERMINAZIONE LIVELLO IMPORTAZIONI:
I X = I a p A p Z + I Z
( I X = I a p X + I Z )
DETERMINAZIONE VALORE AGGIUNTO
Y A P X = pm Y
Y a p A p Z = pm Y
In termini matriciali compatti:
Definiamo vettore delle risorse:
R= P X = p X 1
. .
I X pX n
IX1
IXn
Definiamo vettore della domanda finale rivolta
alle imprese interne e estere
Z = p Z = p Z 1
. . p Z n
I Z I Z 1
I Z n
Utilizzando le diverse equazioni avremo
p X p A . O P Z
. = . .. . . . . . ..
I a p A . I
I X . i Z
R = B Z
Trasformazione dalla domanda finale alle risorse necessarie per soddisfarla
Descrizione del sistema economico con input output:
specificità : capacità di descrivere i rapporti
intersettoriali
Integrazione ( diretta )
Gerarchia
Attivazione ( diretta + indiretta )
INTEGRAZIONE (INDICI DI CHENERY - WATANABE)
A MONTE ( tramite acquisti )
U j = p x . j
p X j
A VALLE ( tramite le vendite )
W j = p x i.
p X i
Permette di discriminare tra :
- attività di trasformazione primaria / secondaria
( manifatturiera )
attività intermedie / finali
finali intermedie
_ _
w<w w >w
manifatturiere manifatturiere
manifatturiere finali intermedie
_
u > u ( III ) ( II )
primarie primarie primarie
finali intermedie
u < u ( I )
GERARCHIA
III MANIFATTURIERE FINALI
II MANIFATTURIERE INTERMEDIE
I PRIMARIE INTERMEDIE
TRIANGOLARIZZAZIONE
Ma esistono circolarità ( mentre nella matrice triangolare il sistema è perfettamente lineare ) allora il sistema è triangolare a blocchi
ATTIVAZIONE
A MONTE : concetto di settore chiave:
i legami con il resto dell'economia sono
massimi
p U . j = 1 a i p A ij
n
_____ _______ ______ ______
1 a i a j p A ij
n2
T capacità DIFFUSIVA
A VALLE : sensibilità della domanda finale : dato un
aumento di produzione, come viene
assorbito ?
W j = ( p A - 1 ) p Z j - p a j Z i
Indica come l'impulso si differenzia tra " usi finali " e
" usi intermedi " dello stesso bene.
Applicazione empirica
mio studio dal titolo:
Integrazione dei settori terziari e sviluppo del sistema produttivo pubblicato in:
Contributi all'analisi economica , Banca d'Italia n. 4,
Dicembre 1988
Lo scopo del lavoro è :
vedere come è cambiata la struttura produttiva dopo lo
shock petrolifero
2) vedere come è cambiato l'uso dei servizi
3) vedere quali sono le cause della crescita dei servizi
Sistema di scomposizione:
^
VA S = N A Y
D VA S = D N * A Y +
^
N * D A * Y +
N * A * D Y
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