LO SVILUPPO DEL TURISMO SUB-REGIONALE E DEL MARKETING DELLE IMPRESE TURISTICHE
LO SVILUPPO DEL
TURISMO SUB-REGIONALE E DEL MARKETING DELLE IMPRESE TURISTICHE.
Introduzione.
Volendo esaminare il fenomeno turismo non si pu6
prescindere dal valutare il contesto globale intorno al quale lo stesso ruota.
Un turismo di qualith puh essere svolto solamente in un contesto sociale di
qualith, per- tanto, dovrh essere supportato da una rete di infrastrutture
adeguate.
Assumeranno un particolare rilievo i trasporti, le
reti viarie e le strutture ricettive aperte al pubblico; que- sto insieme potrh
esprimere le sue massime potenzialith in un ambito sociale che non pu6 essere
disgiunto dall'attivith turistica.
L'organizzazione turistica moderna in Italia può
farsi datare dal 1894, anno in cui sorgeva il Touring Club Italiano insieme al
Club Alpino Italiano ed alla Lega Navale, tre associazioni private, con
personalità giuridica, che hanno sopperito alla carenza organizzativa dei
pubblici poteri. Solo nel 1919 con il R.D.L. 12.10.l9, n. 2099 veniva creato
l'Ente Nazionale per le Industrie Turistiche (E.N.I.T.), organismo pubblico con
fini di studio e di poteri di proposta al governo. Con il R.D.L. 23.03.31, n.
371 veniva istituito il Commissariato per il Turismo, organo centrale preposto
alla direzione ed al coordinamento delle attività nazionali in campo turistico,
che assumeva tutte le competenze già assegnate all'E.N.I.T. Nel 1934 il Commissariato
per il Turismo veniva assorbito dal Sottosegretariato (poi Ministero) per la
Stampa e Proanda, divenendo una direzione generale. Con il R.D. 20.06.35, n.
1425 venivano istituiti gli Enti Provinciali per il Turismo, riordinati con
D.P. 27.08.60 n. 1044; in seguito la Regione Siciliana, con propria legge
06.03.86, n. 9 ed il successivo decreto presidenziale di attuazione l9.09.86 ha
trasferito le competenze in materia di turismo degli enti provinciali per il
turismo alle province regionali, fermi restando i poteri di coordinamento e
programmazione della regione, le quali si avvalgono delle strutture
organizzative dei trasformati EE.PP.T. in Aziende Autonome Provinciali per
l'Incremento Turistico (A.A.P.I.T.). Le Aziende hanno compiti di vigilanza sulle
strutture ricettive pubbliche, secondo quanto disposto dall'art.8 della l. r.
27/96, detto controllo ha anche carattere igienico sanitario secondo quanto
disposto dall'art. 232 del T.U. delle leggi sanitarie 27.07.34 n.1265 ribadito
dall'art. 23 del D.P. 28.06.55 n. 630. Tali controlli vengono svolti per
garantire i destinatari del servizio.
Nel l 947 con D.C.P.S. 12.09.47, n. 941 venne
istituito il Commissariato per il Turismo alla dipendenza del Presidente del
Consiglio dei Ministri, confluito in seguito nel Ministero dello Sport, del
Turismo e dello Spettacolo istituito con L. 31.07.59, n. 617, definitivamente
soppresso con referendum nazionale nel 1993, le cui competenze sono state
trasferite in parte alle regioni ed in parte al Dipartimento del Turismo, che
dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la L.
30.05.95, n. 203.
La competenza legislativa regionale in materia di
turismo deriva dall'art.117 della Costituzione Italiana; le regioni a Statuto
speciale hanno una potestà legislativa esclusiva in questa materia, infatti,
l'art.14 dello Statuto della Regione Siciliana, approvato con R.D.L.vo 15.05.46
n. 455 convertito in legge con L.cost. 26.02.48 n. 2, sancisce tale competenza.
Con l.r. 08.08.49 n. 49 "Attribuzioni dell'Assessorato del Turismo e dello
Spettacolo", e con l'art.8 della l.r. 29.12.62 n. 28 "Ordinamento del governo e
dell'amministrazione centrale della Regione Siciliana, sono state disciplinate
le attribuzioni e le competenze del predetto Assessorato.
Le Aziende Autonome di Cura, Soggiorno e Turismo
sono state istituite con il D.P. 27.08.60 n. l042, il cui compito è quello di
promuovere ed incentivare i territori di competenza, di rilevarne il movimento
statistico comunicandolo alle A.A.P.I.T.
Gli enti pubblici che operano in campo turistico
hanno compiti di indirizzo, si preoccupano cioè di adeguare le funzioni
esplicate da altri soggetti al raggiungimento di fini turistici. In tal senso
l'amministrazione pubblica turistica è un'amministrazione politica, perché la
sua azione implica sempre il raggiungimento di un interesse generale comune, di
contro all'attività turistica del singolo che è libera.
Gli obiettivi comuni, dei soggetti che operano nel
settore turismo, sono quelli di migliorare sia i servizi offerti al fine di
rendere più consone alle esigenze del mercato le strutture ricettive. A tal
proposito va considerato che è attualmente all'esame degli organi parlamentari
nazionali la nuova legge "quadro" sul turismo, che propone quattro elementi
innovativi: riconosce al turismo un ruolo economico, culturale, sociale e
strategico; definisce i compiti da attribuire agli enti locali territoriali
nelle regioni a vocazione turistica; terzo elemento, valuta gli standards
qualitativi delle imprese turistiche secondo le norme ISO 9000; quarto e non
ultimo punto, predispone la "Carta dei diritti e dei doveri del turista".
Quanto sopra viene valutato in stretta correlazione con la ura
dell'albergatore che è un imprenditore in quanto il suo è un lavoro di organizzazione
economica secondo quanto disposto dall'art.2082 del c.c., detta attività deve
avere carattere patrimoniale.
Due sono, pertanto, i requisiti fondamentali
previsti dal- l'art.2082 C. Civ. affinch8 si abbia un imprenditore in senso
giuridico e correlativamente un'impresa: la professionalith dell'esercizio;
un'attivith economica produttiva o di scambio-organizzata. L'esercizio
dell'impresa deve, al fine di assumere carattere professionale, risolversi in
una attivita sistema- tica, stabile e continuativa, tale da imprimere in colui
che la esercita quella qualificazione sociale nella quale, appunto, la
professione consiste. I conducenti di attivith occasionali o transeunti, che
compiono speculazioni isolate, non esercitano un'im- presa, in senso giuridico,
non assumono la conseguente ura di imprcnditore, perch6 non sussiste, in
questa ipotesi, il necessario requisito della professionalith. Non b necessario
che 1'attivith svolta, affinchb sia definita professionale, sia la sola o la
principale che il soggetto esercita, perche si puh attendere, simultaneamente,
a piu e diverse professioni ne 6 necessario che I'attivith sia ininterrotta.
Non perde, infatti, la sua peculiarith, un'attivith pmfessionale definita
stagionale, la cui stagionalith non alteri la continuiQ sostanziale. Non b
necessario che il titolare dell'impresa eserciti per- sonalmente l'attivith
imprenditrice, purch6 colui che lo rappresenta sia munito dei necessari poteri
giuridici, a tal proposito ogni norma di riferimento alla gestione di strutture
ricettive prevede o meno la rappresentan- za del titolare (art.2203 C. Civ.). C
bene definire i concetti di impresa, imprenditore ed azienda che giacciono su
tre piani diversi: 1'imprenditore h un soggetto (art.2082 C. Civ.); l'impresa 6
un'attivith da lui o per lui organizzata e svolta; l'azienda 6 un oggetto, lo
strumento del quale 1'imprenditore si serve per esercitare l'impresa (art.2555
C. Civ.). Ma non solo non coincidono le nozioni di impresa e di azienda, anche
la titolariQ dell'azienda non sempre coincide con quella dell'impresa.
L'imprenditore, ossia il titolare dell'impresa, pu6 essere una persona diver-
sa dal proprietario dell'azienda. Cosi 6 titolare dell'impresa, non titolare
dell'azienda, il mero possessore, I'u- sufruttuario I'affittuario dell'azienda,
nel caso specifico delle strutture ricettive pubbliche, titolare dell'im- presa
6 il soggetto al quale 6 intestata la licenza per lo svolgimento dell'attività.
Capitolo I
L'IMPORTANZA E LO SVILUPPO
DEL
TURISMO MONDIALE ED EUROPEO
1.1.IL TURISMO E LA SUA
EVOLUZIONE
Un
tempo 'fare turismo' era uno 'status symbol' che si
concretizzava in incontri culturali di costumi e in interscambi di esperienze
che esplicavano la necessità di maggiori contatti umani; nel tempo il fenomeno
si è esteso tra più ampi strati della popolazione, divenendo un concetto di
massa, e da quel momento è nato il 'diritto di far vacanza' a latere
di un accresciuto benessere sociale.
Contemporaneamente
il sorgere di intermediari turistici, quali i tour operator e la più
ampia diffusione delle agenzie di viaggio e delle strutture ricettive,
unitamente alla rapida evoluzione dei mezzi di trasporto (dall'auto al treno,
alla nave e all'aereo, supporti necessari per far turismo), hanno stimolato
fortemente il desiderio del viaggio e della vacanza, da intendersi anche parte
delle nostre strutture psico-intellettive come un arricchimento culturale per
ricerca di esperienze, modi di vita, di sensazioni e incontro di interessi.
Il
turismo, dunque, è una particolare attività dell'uomo, per cui giovani e
anziani divengono sempre più consumatori di turismo e prestatori di servizi:
l'allungamento della vita, il crescere del tenore di vita, la riduzione delle
ore di lavoro e le maggiori tecnologie fanno aumentare il tempo libero e le
disponibilità finanziarie che significano 'più tempo e reddito per il
turismo'.
In
un certo senso le attività turistiche possono essere percepite come un grande
gioco virtuale nel quale i prodotti, invece di spostarsi alla ricerca del
consumatore e di essere ben definiti e di adattarsi ad esso, rimangono ancorati
alla loro localizzazione, sono difficilmente percepibili nel loro insieme e,
comunque, rispetto al loro uso, l'immaginario ha un peso notevolmente maggiore
che nell'acquisto dei tradizionali beni di consumo. Ciò che spinge un
cliente-turista a scegliere una località è molto più spesso ciò che immagina
rispetto a ciò che percepisce.
Oggi
si afferma che il 'turista' non esiste più, infatti, la
globalizzazione del mercato ha esasperato la segmentazione della domanda (i
turismi), mentre la terziarizzazione dell'economia, le regole della società
postindustriale e le trasformazioni socio-demografiche della popolazione stanno
liberando tempo e risorse a favore dei viaggi e delle vacanze. Non esiste più,
dunque, il tradizionale turista governabile con poche regole di marketing, ma
una ura sempre più poliedrica e complessa, difficile da capire e da gestire.
Il 'villaggio globale' ha in sé un grande rischio, quello della
produzione di comportamenti omogenei e di rigidi criteri di omologazione. Per
contrapposizione si determina e viene sempre più valorizzata la soggettività,
il diverso, la tradizione locale ed in un certo senso si riscopre e si
valorizza il senso della propria appartenenza.
Siamo
passati dal 'turismo degli anni '50', ovvero un turismo di élite, ai
'turismi degli anni '90', ed infine, al 'turismo del
turista'.
1.2.L'IMPORTANZA DEL TURISMO
PER L'ECONOMIA
Il
turismo costituisce l'attività con il maggior grado di intersettorialità e rappresenta
perciò uno dei principali motori (talora l'unico) per la crescita economica di
molte regioni del mondo e per lo sviluppo dell'intera economia.
Inevitabilmente,
gran parte della popolazione e del territorio sono rimasti coinvolti in questo
tipico to economico costituito da una produzione intersettoriale, diretta
ed indiretta, di beni e servizi, generando una catena di rilevanti effetti
reddituali sull'economia nazionale ed internazionale. Il turismo ha dato vita,
infatti, ad un notevole processo di sviluppo economico nelle aree vocazionali,
suscitando, peraltro, grandi incrementi nei settori produttivi localizzati nel
territorio. Si passa dall'azienda turistica artigianale a quella industriale,
intesa come azienda che ha la capacità di cogliere i bisogni profondi e nuovi
della clientela e il settore sta assumendo sempre più la sua caratteristica di
'trasversalità'.
In
questo processo sono stati avvantaggiati diversi ti del commercio e molti
settori industriali ed artigianali (unitamente ad altri ti collaterali)
e, in specie, l'edilizia privata e dei lavori pubblici e il settore dei
trasporti, oltre ai vari timenti dell'amministrazione statale (sia per i
beni culturali che per l'ordine pubblico), tutti strettamente legati al mondo
del turismo.
Di
particolare interesse sono, poi, i rapporti che si instaurano tra turismo ed
agricoltura (flussi di forza lavoro verso nuove attività turistiche e/o perdita
di terreni agrari adibiti a strutture ricettive e complementari), estesi anche
a forme di integrazione, quale l'agriturismo e all'utilizzazione
turistica-sanitaria delle sorgenti termali.
Effetti
diversi si hanno, invece, sui litorali dove gli insediamenti ricettivi hanno a
volte inciso sul paesaggio e/o creato situazioni di antagonismo con le
industrie costiere, mentre nelle zone montane il turismo si è, in genere,
integrato con successo sia negli sport che nell'economia locale.
Gli
aspetti economici più eclatanti delle interdipendenze tra turismo ed industria
si hanno, soprattutto, nel campo dei consumi, da parte dei turisti,
relativamente ai beni prodotti dall'industria stessa. Gli economisti, infatti,
si sono accorti dell'interesse di questo to nell'economia che crea sempre
più posti di lavoro, che utilizza molte nuove tecnologie e che produce un
notevole fatturato.
Il
'turismo', però, estrinsecandosi in una forma di comportamento
sociale e come attività produttiva atipica è di difficile misurazione
statistica e, per disaggregare questo to dalle altre attività, e soprattutto
per stimare il reale impatto economico in termini di reddito e occupazione,
esistono diversi approcci da parte di ciascun paese europeo ed extraeuropeo.
Alcuni principali indicatori di misura si possono trovare nella percentuale di
valore aggiunto turistico sul PIL, nella crescita delle partite correnti con
l'estero attraverso il saldo delle entrate sulle uscite valutarie, l'effetto
del moltiplicatore turistico sugli altri settori economici che porta
all'aumento delle risorse totali sull'economia e, non ultimo, il volume dei
posti di lavoro creati. Una misura indiretta può anche calcolarsi facendo
riferimento a beni (specie alimentari) e servizi consumati dal turista sul
territorio di destinazione.
Può
anche dirsi che 'l'industria turistica' offre un insieme di beni e
servizi provenienti da diversi ti di attività economica, a cui
corrisponde una domanda (con una certa elasticità) che mette in moto un
processo di sviluppo economico e di moltiplicazione del reddito con effetti
variabili sugli investimenti e sull'occupazione. Da ciò si può dedurre che il
turismo, per l'ampiezza delle sue implicazioni e relazioni territoriali,
culturali, sociali, economiche e motivazionali (con una stretta interrelazione
del rapporto uomo-ambiente) è materia da affrontarsi in campi di studio
multidisciplinari e il suo 'punto di forza' rispetto ad altri consumi
sta nella maggiore valenza simbolica, nella più elevata capacità di
rappresentare la cultura della mobilità sociale, condividendo gli stili di vita
della popolazione.
Nell'esame
del turismo interessa, prioritariamente, la ricerca e il controllo quantitativo
delle tendenze dei mercati, al fine di poter tracciare i probabili scenari
economici che si potrebbero profilare in ciascuna area e, per il settore,
appare oggi elemento vitale un'attività di coordinamento e di informazione che
coinvolga dipartimenti governativi, autorità locali, rappresentanti
dell'industria, universitari ricercatori in materia, i quali dovranno
collaborare in 'osservatori turistici' per raccogliere la vasta gamma
di statistiche e di tendenze relative al turismo, in modo da far, poi,
circolare i risultati tra gli organismi decisionali interessati.
La
'spesa turistica', infatti, accresce la velocità di circolazione
della moneta e gli effetti economici appaiono evidenti quando i consumi
turistici sono effettuati con valuta forte. Di conseguenza, il turismo
rappresenta un fattore fondamentale per lo sviluppo regionale, sia per la
capacità di ridistribuire ricchezza (dalle regioni con maggior reddito a quelle
meno ricche) che lavoro (per l'inserimento della popolazione locale in nuove
attività).
Quanto
all'occupazione turistica, si distingue quella 'diretta' (posti di
lavoro nelle strutture ricettive) caratterizzata da una domanda piuttosto
qualificata, quella 'indiretta' afferente alle attività accessorie
(sport, divertimenti, ecc.) e quella 'indotta' impiegata nelle
attività produttive sviluppate dopo la spesa turistica (commercio, trasporti e
vari settori industriali, agricoli e dei servizi). In certi paesi la manodopera
turistica è composta anche da lavoratori scarsamente qualificati e in questi il
turismo è considerato una valida soluzione per lo sviluppo di regioni con forte
presenza di disoccupazione o con popolazione attiva poco qualificata. L'occupazione
turistica si caratterizza anche per un'alta percentuale del c.d. 'lavoro
nero' (sommerso) specie per la manodopera stagionale, spesso reclutata tra
gli immigrati e/o pendolari dai centri vicini, che sfuggono peraltro al
controllo del circuito economico di una determinata località. Percentuali
elevate di quest'ultima categoria si registrano in Sna, Portogallo, Francia
e Italia.
Pochi
sono i settori di attività economica che, come il turismo, hanno un così ampio
indotto con effetti moltiplicativi sull'economia nazionale. Anche da parte dei
paesi OCSE c'è stata una presa di coscienza sull'importanza dei viaggi e del
turismo per la crescita dell'economia, sia in termini di vendite totali che di
valore aggiunto, di investimenti in nuovo capitale strutturale e di mezzi di
produzione, di contribuzione fiscale e di occupazione.
La
scoperta del turismo come locomotivadello sviluppo economico appare sempre meno circoscritta a specifiche
zone e dal cosiddetto effetto Florida, che considerava le attività turistiche
per la loro capacità di creare una cordata di consumi indotti e di funzionare
come volano per lo sviluppo dell'economia locale, si è passati ad una
concezione del turismo, del tempo libero e delle attività correlate che, da un
punto di vista economico, le considera come principale momento connettivo
fra i vari rami e le varie classi di attività e, da un punto di vista
sociologico, come una delle principali chiavi per l'interpretazione delle
caratteristiche e della evoluzione della società.
In
un certo senso sia da un punto di vista economico che sociologico si è passati
da una concezione e da una posizione residuale attribuita al to a
causa della sua frammentazione fra le diverse branche economiche e della sua
non specificità, ad una opposta concezione, di tipo propulsivo che proprio in
questa caratteristica diffusiva vede il principale momento strategico per lo
sviluppo dell'economia e della società.
Parallelamente
il sistema turistico internazionale, nazionale e locale ha aumentato la propria
dimensione, la propria diversificazione e migliorato le proprie qualità,
dandosi un assetto sempre più complesso e definendosi come nuova e diversa
industria, mentre da parte del to industriale vi è stata una
rivalutazione delle attività turistiche, che prima erano considerate quasi
esclusivamente come attività di servizio per le altre attività produttive e che
ora sono considerate esse stesse industria in grado di promuovere le altre
attività.
Per
i grandi gruppi finanziari il turismo rappresenta uno dei principali ti
per possibili investimenti.
Al
mutato atteggiamento dell'economia di fronte alle attività turistiche
corrisponde una evoluzione dell'approccio sociologico che ben si evidenzia
considerando una affermazione limite: nelle economie più sviluppate si è
passati da una concezione delle vacanze come momento di riposo dal lavoro a
quella del lavoro e della vita quotidiana in funzione delle vacanze e dei
turismi.
In
altre parole si lavora per fare vacanza.
Per
quanto questa affermazione possa sembrare un po' strana e paradossale, essa è
vera anche da un punto di vista economico per molti soggetti che, nei paesi più
sviluppati, destinano la quota più rilevante del loro reddito alle attività
vacanziere e del tempo libero, acquistando e gestendo una seconda e terza
abitazione, acquistando una barca, compiendo viaggi, svolgendo varie attività
sportive ecc.
A
livello di psicologia sociale l'affermazione-limite è confermata dal peso che
le motivazioni turistiche hanno nell'attività promozionale e pubblicitaria, ove
il riferimento più o meno mediato al vissuto turistico e/o del tempo libero
rappresenta spesso il principale condizionamento latente per promuovere la
vendita dei più diversi prodotti, da un gelato alle automobili.
Per
queste loro funzioni e per il fatto che costituiscono un to in sviluppo a
fronte di molti settori produttivi in crisi e con forte riduzione del numero
degli addetti, le attività turistiche e del tempo libero possono essere
definite come uno dei momenti fondamentali dell'economia e della società
postindustriale, insieme ad altre attività strumentali fortemente connotate
come i trasporti (attività, peraltro, in buona parte di servizio al turismo e
turistica di per sé), la telematica (parte hard), e ad altre più definibili
come servizi quali, appunto, la telematica (parte soft), la pubblicità ed il
marketing, la formazione, i supporti finanziari, le assicurazioni ecc.
Il
turismo è, come abbiamo detto, motore dell'economia dei paesi in via di
sviluppo.
Questa
situazione si ripresenta, a scala ridotta ma con la stessa rilevanza, anche
all'interno dei singoli paesi ove esistono aree più industrializzate e più
caratterizzate dall'economia turistica (intesa sia come fenomeno outgoing che
incoming) ed aree meno sviluppate e meno caratterizzate rispetto alle
potenzialità. In proposito basta pensare alle regioni meridionali dell'Italia.
La
gestione delle attività turistiche è favorita da un sistema infrastrutturale e
sociale forte ed integrato, che incide favorevolmente anche sulla qualità della
vita dei singoli.
1.3.LO SCENARIO MACROECONOMICO
INTERNAZIONALE
Da
ciò deriva che l'attività turistica, sia come 'vacanza riposo' che
come 'vacanza attiva' (viaggi d'affari, culturali, congressuali) ha
assunto una elevata interdipendenza settoriale nell'economia ed appare,
anzitutto, molto correlata ai mutamenti sociali ed ambientali ed allo scenario
economico dei singoli paesi (instabilità istituzionale, economia vacillante,
crisi valutaria, ecc.) e, indirettamente, dai cambiamenti e disagi politici,
dalla criminalità e dagli attentati terroristici.
L'anno
1998 è stato caratterizzato dalle turbolenze finanziarie e dai processi
deflattivi che hanno colpito le economie emergenti dell'Asia Orientale e della
Russia, nonché dal permanere della crisi giapponese. Relativamente alle aree
più sviluppate del Nord America e dell'Europa i tassi di crescita del reddito
si sono mantenuti su livelli soddisfacenti. A partire dall'ultimo quadrimestre,
tuttavia, le turbolenze finanziarie internazionali sono sembrate estendersi
anche ai paesi economicamente più sviluppati, in particolare a seguito del
collasso finanziario russo.
In
prospettiva, permangono serie preoccupazioni circa un marcato ripiegamento
della crescita economica internazionale (ed occidentale più in particolare) per
il 1999, che nel complesso dei paesi OCSE dovrebbe attestarsi al di sotto del
2%. Tutto questo, nonostante il periodo di relativa calma che ha
contraddistinto i mercati finanziari negli ultimi tre mesi dello scorso anno
(prescindendo dunque dalla recente esplosione del caso brasiliano).
Appare
dunque appropriato parlare di frenata della crescita dei paesi sviluppati
limitatamente all'anno in corso, mentre per l'anno 2000 è attesa una parziale
ripresa che dovrebbe riportare il tasso di crescita dei paesi OCSE al di sopra
del 2%. Negative anche le previsioni per l'America Latina, alla luce delle
politiche fiscali e monetarie restrittive adottate in risposta alle prospettive
di crisi finanziaria.
Nel
secondo semestre del '99 le condizioni di fondo dell'economia internazionale
presentano netti sintomi di miglioramento rispetto al recente passato, sia in
termini di commercio internazionale sia di crescita. Evidente è il recupero di
molti paesi emergenti, ma i risultati forse più significativi sono quelli del
Giappone, che nei primi otto mesi ha segnato sensibili incrementi della
produzione industriale (5,5% su base annua) e dell'export (9,9%) in un contesto
caratterizzato da diffusi contenimenti dei prezzi. Con la notevole eccezione
dell'Indonesia, condizionata dall'instabilità politica interna, il recupero di
molti paesi asiatici appare ormai avviato, con tassi di crescita che oscillano
tra il 2,4% medio dei paesi dell'area Pacifico e il 6,2% della Cina e del
subcontinente indiano. L'economia USA prosegue con successo il suo cammino di
crescita. In Europa centrale la domanda interna si espande ad un ritmo del 3,4%
e la crescita del PIL dovrebbe attestarsi mediamente a fine anno al 2,1%. Più
critiche le condizioni nella ex Unione sovietica, che registra una flessione
della domanda interna e del PIL nell'ordine del 2%. In ambito UE la crescita
appare più modesta. La domanda interna totale dovrebbe registrare a fine anno
un incremento del 2,4%, dovuto in buona misura alla crescita degli investimenti
(3,7%). L'occupazione totale risulta in lenta crescita a fronte di un leggero
calo del tasso di disoccupazione. I maggiori timori sono legati a possibili fermenti
inflazionistici: i differenziali d'inflazione tra i diversi paesi tendono
infatti ad allargarsi.
Con
un quadro economico così complesso, come ci si può aspettare che reagirà lo
scenario turistico internazionale ?
A
livello mondiale, le incertezze sull'andamento economico con molta probabilità
si tradurranno in una contrazione del numero di coloro che sceglieranno di
viaggiare all'estero. Se nel corso del 1998 il sistema turistico italiano ha
risentito solo marginalmente di questa situazione, sostenuto dai tradizionali
mercati europei e dal movimento dal Nord America, per il 1999 si prevede una
crescita alquanto moderata delle partenze, e conseguentemente degli arrivi in
Italia.
1.4.IL TURISMO NEL MONDO
Al
movimento internazionale, per poter parlare di mercato mondiale, dovrebbe
essere aggiunto il movimento dei turisti-clienti che avviene all'interno dei
paesi, stimato complessivamente in più di 3 miliardi di arrivi.
Il
movimento internazionale è quello più analizzato e di maggior rilevanza in
termini macroeconomici per gli effetti che determina sul piano valutario e
nell'interscambio di merci e servizi. Di fatto, tuttavia, il concetto di
mercatomondiale è spesso utilizzato come sinonimo dimercato
internazionale.
Il
turismo costituisce un fenomeno imponente a livello mondiale con un peso
notevole per l'economia, nel 1997 costituiva il 13,2% del prodotto nazionale
lordo mondiale ed è tra le prime tre voci del commercio internazionale insieme
al petrolio ad all'industria automobilistica.
L'industria
turistica occupa, direttamente ed indirettamente, 230 milioni di persone che
corrispondono a circa un decimo dell'intera forza lavoro e, per l'alta
concentrazione di lavoro, rappresenta una importante opportunità per la
creazione di piccole imprese con benefici effetti per l'occupazione. (Tavola
1)
È
il più importante e pacifico strumento per rafforzare i vincoli economici e
politici attraverso tutto il mondo.
1.4.1.LA DOMANDA DEL MERCATO TURISTICO
INTERNAZIONALE
Secondo
i primi dati rilevati dall'Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT o WTO,
World Tourism Organization) il 1997 ha registrato circa 620 milioni di arrivi
internazionali e 450.000 milioni di dollari di introiti in valuta estera. (Tavole
2,3, 4)
Da
notare che l'OMT analizza in modo organico solo gli arrivi internazionali e non
le presenze e che vi sono molti problemi di azione per le diverse
modalità di raccolta dei dati dei vari paesi.
Arrivi
ed incassi sono in continua crescita ma ad un ritmo diverso e la differenza tra
l'incremento annuo degli arrivi e la crescita della quantità di denaro spesa,
tende ad aumentare costantemente in favore, appunto, degli introiti monetari e
negli ultimi 40 anni il tasso medio di crescita dell'attività turistica è stato
del 7,8% per gli arrivi internazionali, e del 12,9% per gli introiti per
turismo.
Dopo
una fase di stagnazione agli inizi degli anni '80, il mercato turistico
internazionale ha improvvisamente ripreso vigore con un incremento medio annuo
del 7,7% per gli arrivi internazionali e del 15,1% per gli introiti prodotti
dal turismo internazionale.
I
cambiamenti previsti in campo demografico ed economico, l'evoluzione nella
sfera degli interessi e dei valori della società, congiuntamente con l'avanzare
del progresso tecnico nei trasporti e nei sistemi di prenotazione elettronica e
l'estensione ed il processo di globalizzazione in atto in tutto il mondo della
commercializzazione dei viaggi, incideranno sempre più, nel prossimo decennio,
sui modi di produrre, vendere e consumare il prodotto turistico.
Nei
principali paesi generatori di turismo, gli operatori, consapevoli della
necessità di rinnovare il prodotto rispetto ai pacchetti turistici
tradizionali, si stanno seriamente attivando per definire programmi nuovi con
specifiche motivazioni come è constatabile dalla crescente domanda di
'special interest holidays'.
Questa
evoluzione del mercato richiede un particolare sforzo da parte dell'offerta per
identificare le diverse categorie di consumatori a cui adattare nuovi prodotti
turistici.
Tra
i segmenti di maggiore importanza nei quali si prevede una crescita del mercato
turistico si individuano:
·una maggiore varietà nelle
destinazioni turistiche, con particolare riferimento a quelle lontane;
·vacanze per un mercato maturo ed
esigente, ossia create su misura nel contenuto e nei servizi;
·viaggi di avventura correlati a
due o più elementi come aria libera, natura, esercizio fisico e animazione;
·vacanze brevi come mezzo di
evasione dal lavoro o dagli impegni domestici o correlati con specifici
interessi od attività.
Gli
anni 2000 vedranno la creazione e la trasformazione di molti prodotti e servizi
turistici in sintonia con la crescente frammentazione della domanda ed anche
con la risposta degli operatori alle nuove esigenze dei vari segmenti del
mercato e, grazie alla sempre maggiore accessibilità all'uso del trasporto
aereo, si svilupperà impetuosamente un tipo di turismo non convenzionale
orientato verso paesi in via di sviluppo o in zone rurali assolutamente nuove.
LA
DISTRIBUZIONE PER AREE
Un
diverso ritmo di crescita del turismo nelle varie aree mondiali sta portando ad
una diversa distribuzione del mercato turistico.
L'area
mondiale più attiva è quella composta dall'Estremo Oriente e dalla zona del
Pacifico mentre l'Africa, il Medio Oriente ed il Continente Americano hanno
fatto registrare tassi di aumento superiori alla media. (Tavola 5)
Il
predominio rimane sempre all'Europa ed alle Americhe che, insieme, assorbono
l'80% dell'intero mercato ma la quota europea, pur sempre in crescita, è
passata dal 68,8% registrato nel 1980 al 58,4% del 1997 evidenziando in tal
modo il fenomeno di crescita di altre aree del globo.
L'entrate
turistiche internazionalisono cresciute
del 2,3% nel 1997 rispetto al 1996, attestandosi sui 444 miliardi di
dollari.Questi risultati sono frutto di
una situazione stazionaria degli arrivi in Europa (-0,4%) di un andamento
positivo delle Americhe (+2%) e dall'Asia dell'Est e del Pacifico (+1,1%) e di
un forte incremento in Africa (+9,3%), inMedio Oriente (+14,8%) ed in Asia del Sud (+4,5%).
Da
notare, tuttavia, che, a causa dei diversi livelli di partenza, un incremento
del 9,3% in Africa corrisponde a 2 milioni di arrivi in valori assoluti, mentre
un incremento del 3,4% in Europa corrisponde a 11,8 milioni di arrivi.
Dall'analisi
della graduatoria dei principali paesi di destinazione del turismo
internazionale, si osserva che il 72-73% degli arrivi e delle entrate
turistiche è concentrato nei primi dieci paesi: cinque di questi paesi (USA,
Francia, Italia, Regno Unito e Canada) sono anche i principali paesi di origine
dei flussi turistici.
Per
quanto riguarda le entrate valutarie si registra un calo in Italia, Francia,
Sna, e Germania, mentre negli Usa l'incremento è del 7,4%, ma su questo
fatto incide in modo determinante l'andamento del corso del cambio.
Da
notare, piuttosto, che mentre nella graduatoria degli arrivi 1997 l'Italia si
colloca in quarta posizione, dopo Francia, Usa e Sna, in quella delle
entrate valutarie si colloca in seconda posizione dopo gli Usa. Ciò significa
che quello italiano è un turismo mediamente più ricco(e più di qualità) di quello francese e
snolo.
Sul
mercato del turismo stanno imponendosi anche i paesi new comers dell'ex Europa
orientale, quali Polonia, Repubblica Ceca ed Ungheria in termini di arrivi, e
di Australia, Polonia, Singapore e Turchia in termini di entrate valutarie.
In
molti paesi aumenta la consapevolezza dell'importanza per l'economia interna
del turismo internazionale e zone come i Caraibi o il Pacifico, che hanno
acquisito una 'immagine di prodotto' ben uniforme, stanno acquisendo
una quota crescente della domanda anche perché, per l'avanzare del progresso
tecnico e per un uso più efficiente degli aerei con un tasso di riempimento
sempre più alto, il costo dei viaggi si riduce progressivamente. Un ruolo decisivo
nella riduzione dei costi dei viaggi aerei è svolto non solo dalla sempre
maggiore sofisticazione dei CRS (Central Reservation Systems) ma dal crescente
uso da parte delle comnie aeree di nodi aeroportuali dai quali smistare nel
paese di destinazione il traffico a raggiera, con enormi risparmi di costi di
gestione.
Il
campo di interesse della domanda si amplia dunque sempre più rendendo
necessario e inevitabile un adeguamento alle esigenze della domanda
internazionale con un 'rilancio del prodotto europeo' in termini di
immagine sempre più unitaria.
Sarà
dunque sempre maggiore il coinvolgimento delle Amministrazioni e della
popolazione locale non solo nella fornitura dei servizi ma anche nella
creazione e progettazione delle infrastrutture, soprattutto nella conservazione
del patrimonio ambientale artistico e naturale, aumentando in questo modo i
benefici economici per il paese ospitante.
(Un
altro importante cambiamento potrà riguardare il sempre maggiore peso della
sistemazione del tipo 'self-catering', nei confronti di quella
tradizionale alberghiera in senso stretto, con conseguente riduzione dei costi
del personale e di gestione.)
Le
comnie aeree, facilitate dalla sempre maggiore sofisticazione del sistema di
prenotazioni, si orientano sempre più alla individuazione di tendenze e di
preferenze mediante l'analisi delle caratteristiche e delle destinazioni dei
viaggiatori.
Salvo
imprevedibili sconvolgimenti politici, economici, commerciali o sociali, si può
ragionevolmente prevedere che nell'anno 2000 gli arrivi internazionali nel
mondo toccheranno i 700 milioni, mentre l'apporto valutario mondiale crescerà
presumibilmente fino a quasi 580 miliardi di dollari. (Tavole 6, 7)
Il
trend mondiale del turismo è, come abbiamo visto, positivo e si prevede che
continuerà ad esserlo. Potranno verificarsi annate difficili, con temporanei
rallentamenti dei flussi rispetto alla linea di tendenza di fondo ed in un
certo senso questo è accaduto nel 1998, nel 1999 e potrà accadere nel 2000, con
una serie di crisi finanziarie, economiche e politiche in diverse aree del
mondo. Nel lungo periodo, però, la dinamica sarà di crescita perché sono ancora
relativamente pochi i paesi che generano flussi internazionali significativi,
lasciando quindi ampi spazi di sviluppo.
Il
WTO prevede che nel 2020 i flussi internazionali in termini di arrivi
risulteranno quasi triplicati rispetto al 1995, passando da 565 milioni a
1.602, con un saggio annuo di crescita del 4,4%. È un tasso straordinario:
nessun paese industrializzato prevede che il suo PIL, in termini non monetari
ma reali, aumenti nei prossimi 22 anni a questa velocità.[1](Tavole 8, 9)
1.4.2.L'OFFERTA DEL MERCATO TURISTICO
INTERNAZIONALE
Dopo
avere analizzato la domanda del mercato turistico internazionale, ovvero gli
arriviegliintroitigeneratidalmovimentoturisticomondiale,analizziamo
l'offerta,
ovvero la capacità ricettiva mondiale ed, in particolare, l'hotèllèrie
mondiale.
Sul
piano della ricettività l'organizzazione si fa sempre più complessa con
l'apparire di nuove forme e con una articolazione piùvariegata di quelli esistenti. Inoltre
nell'hotèllèrie tradizionale la globalizzazione del settore tende ad
accrescersi grazie a strategie di accordi, alleanze, fusioni ed acquisizioni,
conseguenza anche di una chiara opzione a favore del to del turismo da
parte dei grandi mercati finanziari.
Si
stima che nel mondo, a fronte di un movimento alberghiero rappresentato da
circa 1,5 miliardi di arrivi e da circa 4,3 miliardi di presenze, siano
presenti 320 mila alberghi, con 13,5 milioni di camere e circa 25 milioni di
posti letto. In totale, l'hotèllèrie mondiale occupa circa 11,3 milioni di
addetti.
La
capacità lorda teorica in termini di posti letto è, dunque, pari a circa 9,1
miliardi all'anno e viene utilizzata solo per circa il 47%.
Nelle
Americhe e nelle due coste del Pacifico l'aumento nel numero di alberghi e di
camere è dovuto all'espansione dei grandi gruppi mondiali.In Europa stanno aumentando gli accordi di
gruppo fra operatori locali e fra questi e le catene internazionali che,
appunto, si espandono tramite acquisizioni e/o partnership anche conoperatori singoli; si stanno verificando
fusioni, incorporazioni e varie strategie di accordo fra le comnie locali,
con la nascita di molti gruppi volontari.
La
forza del sistema alberghiero italiano, sta proprio nelle sue molte facce,
nella sua grande vitalità, mentre la dimensione media relativamente ridotta, se
di per sé costituisce un problema, consente anche condizioni di flessibilità e
di adattabilità.
Secondo
Horwath international (Arthur Andersen), che però analizza un particolare
campione di esercizi alberghieri di qualità nell'ambito delle varie categorie[2],
il tasso di utilizzazione medio netto delle camere nel mondo si aggira sul 68%
e tendenzialmente è in leggera crescita anche se nel 1997 e nel 1998 è rimasto
costante; varia da un minimo del 62,3% dell'Africa e del Medio Oriente ad un
massimo del 73% in Australia. Il tasso di utilizzazione degli hotels
indipendenti è più basso di circa 4 punti rispetto a quello delle catene. (Tavole
10, 11)
Per
il particolare campione adottato è da ritenersi che i dati relativi al tasso di
utilizzazione alberghiera, alla dimensione media del numero di camere ed al
ricavo medio giornaliero siano sovrastimatirispetto alla realtà dell'universo alberghiero. Per questo motivo i dati
rilevati nella indagine Horwath non sono abili con quelli Eurostat
europei e, neppure, con quelli di fonte Istat italiani, pur se tutti conservano
una loro coerenza interna.
Tenuto
conto di queste precisazioni secondo Horwath il ricavo medio giornaliero di una
camera d'albergo è di 88,8$ variando da un minimo di 84,2$ in Europa ad un
massimo di 105,7$ in Asia.
La
dimensione degli alberghi è di 235 camere, un po' più ridotta nel 1998 rispetto
al 1997 e varia da un minimo di 173 camere in Europa alle 365 in Asia.
Se
si considera la composizione della clientela secondo il campione Horwath di
alberghi si verifica la prevalenza della clientela straniera (53%) mentre
quella domestica incide per il 47%. Nel complesso, il turismo d'affari
rappresenta il 40,8% circa dei flussi globali (affari 28,5%, spostamenti per
ragioni di stato e politiche 2,2%, meetings 10,1%). La restante quota include
il turismo leisure (34%) ed i gruppi organizzati (17%). Sulle valutazioni
incide il fatto che nel 1998 non sono stati considerati nel campione gli
alberghi USA.
La
redditività media complessiva dell'hotellerie mondiale, prima dell'applicazione
delle tasse, è pari a circa il 32% ed oscilla da un massimo del 37,5% ad Hong
Kong ad un minimo del 13,3% nella Repubblica Dominicana.
Tra
le formule di amento preferite, prevale il credito.
Rispetto
ai media utilizzati per promuovere gli alberghi, è netta la prevalenza della
pubblicità a mezzo stampa. Seguono le promozioni e gli workshops specifici e il
direct mail. Meno significativo risulta il peso degli altri canali come la
pubblicità radiotelevisiva, il merchandising, il telemarketing e la presenza di
ine web su internet. La via telematica è, comunque, fortemente montante pur
mostrando ancora bassi livelli assoluti, assume particolare rilevanza fra le
strategie promozionali adottate dall'hotellerie Nord Americana ma come linea di
tendenza assumerà una valenza sempre maggiore anche per gli altri paesi.
Negli
anni futuri gli operatori dovranno accrescere la propria professionalità e
competenza adattando le proprie strategie attraverso i nuovi sistemi
informatici e informativi (Internet, CD-Rom multimediale, video shopping, ecc.)
che già rappresentano una realtà operativa e consentono di rispondere
adeguatamente ad una clientela sempre più attenta ed esigente.
Nell'hotellerie
mondiale possono essere individuate alcune tendenze di fondo che caratterizzano
l'evoluzione del sistema alberghiero:
-il costante consolidamento delle
comnie, grazie a continue politiche di fusioni ed acquisizioni;
-la diffusione dei marchi in tutte
le aree territoriali ed in tutti i segmenti di turismo, grazie alla politica di
espansione da parte dei grandi gruppi secondo la logica di una strategia
multi-brands per presidiare le maggiori quote di mercato;
-le aggregazioni degli operatori
indipendenti in gruppi volontari come strategia di risposta alle azioni delle
grandi catene.
Nel
1997 e nel1998 le continue fusioni e l'ingresso di nuovi operatori nel settore
mediante acquisizioni di comnie alberghiere, hanno trasformato la
conurazione e la graduatoria dell'hotellerie mondiale.
Con
riferimento alle catene alberghiere, le tendenze di questi ultimi anni
accentuano la posizione dominante dei grandi gruppi e la marginalizzazione dei
piccoli gruppi. In questo contesto per i gruppi di medio-piccola dimensione le
prospettive di crescita sono possibili tramite politiche di accordo e
partnership commerciale con le grandi insegne del settore o attraverso
aggregazioni di gruppi volontari o con l'attivazione di segmenti di nicchia.
Le
grandi comnie internazionali progettano la loro attività con riferimento a
scenari di lungo periodo. Su di un piano operativo la tendenza è quella di
presenziare le aree in forte sviluppo (Asia e Pacifico) con iniziative proprie,
e le aree consolidate e mature con accordi, joint venture, acquisizioni,
privilegiando le aree a lunga stagionalità.
Il
perseguimento di alleanze, tuttavia, è spesso condizione necessaria ma non
sufficiente per l'espansione.
Con
riferimento al mercato italiano nel corso degli ultimi anni, da parte delle
grandi comnie, sono state realizzate strategie di alleanze con operatori
individuali o con gruppi familiari con la formula del franchising e del
contratto di management. I principali marchi che hanno operato in tal senso
sono Holiday Inn, Sheraton e Mercure. Anche alcuni gruppi italiani (Starhotels
e Jolly) stanno pensando di attivare linee di franchising.
1.5.IL TURISMO IN EUROPA
Per
quanto riguarda il 'peso' del turismo nell'UE si stima che le
attività turistiche rappresentino il 5,5% del PIL, con un massimo del 10% ed un
minimo del 2% riferito ai singoli paesi.
L'UE
costituisce il principale bacino di origine-destinazione dei flussi turistici,
con più del 50% del totale mondiale ed il 44% circa delle entrate valutarie,
con una organizzazione turistica rappresentata da 1,3 milioni di imprese
turistiche alberghiere e della ristorazione e con circa 9 milioni di occupati
pari al 6% del totale. Il 96% delle imprese sono, in realtà, piccole imprese
con meno di 6 dipendenti.
1.5.1.LA DOMANDA DEL MERCATO EUROPEO
L'Europa
è l'area con la più elevata densità turistica incoming ed outgoing: più del 62%
della popolazione compie almeno un viaggio turistico all'anno.
Secondo
l'OMT nel 1997 gli arrivi sono cresciuti del 3,4%, mentre le entrate
apparentemente, per effetto dellarivalutazione del dollaro Usa, mostrano una diminuzione dello 0,3%.
L'Europa
meridionale ed occidentale raccoglie circa i due terzi degli arrivi e delle
entrate valutarie turistiche del mercato europeo.
L'85%
circa degli arrivi ed il 65% delle presenze è rappresentato dal movimento
interno. Fra gli altri prevalgono nordamericani ed asiatici.
Le
principali tendenze in corso sono:
-lo spezzettamento delle vacanze in
più periodi con un aumento del numero dei viaggi ed una diminuzione della
permanenza media;
-la ricerca di vacanze comunque
attive;
-la ricerca di località e di
strutture caratterizzate in senso ambientale e sul piano della qualità;
-l'aumento più che proporzionale
dei viaggi culturali e d'arte;
-la destagionalizzazione del
movimento outgoing (fuori dall'Europa);
-il forte aumento degli short
break;
-il forte aumento delle vacanze di
lungo raggio.
Da
notare, tuttavia, che le statistiche rilevate dall'OMT non sono omogenee e che
risulta sovrastimato, rispetto a quello degli altri paesi europei, il dato
degli arrivi relativo alla Francia. Tale fatto è reso evidente dal confronto
relativo alle entrate valutarie. L'Italia, con un numero di arrivi che appare
un pò più della metà di quello francese, nel 1997 precede la Francia per le
entrate valutarie turistiche dovute al movimento degli stranieri.
1.5.2.L'OFFERTA DEL MERCATO EUROPEO
In
Europa sono presenti, nel 1998, circa 178 mila alberghi, con 6,1 milioni di
camere e 11,1 milioni di posti letto.
La
conurazione dell'hotellerie europea risulta estremamente differenziata da
paese a paese; l'Italia è il paese con maggior disponibilità di posti letto,
seguono Germania, Francia e Sna.
Le
catene europee coprono il 16% del mercato continentale in termini di posti
letto e stanno rafforzando la penetrazione nelle aree più attrattive e le
politiche di diversificazione dell'offerta. In particolare, il peso delle
grandi comnie alberghiere è piuttosto forte nel Regno Unito, dove
rappresenta il 26% dell'offerta complessiva, in Francia (22% circa), Portogallo
(17%) e Sna (13%). Tali quote sono inferiori in Germania (7%), Italia (6%) e
Grecia (3%).
Lo
sviluppo dell'hotellerie europea ha consentito, negli ultimi anni, una serie di
acquisizioni, fusioni e alleanze che hanno avuto come protagonisti soprattutto
i gruppi americani. Tale fenomeno ha influito sulla dimensione media degli
alberghi, che tende ad aumentare per l'incremento più che proporzionale del
numero dei letti.
L'espansione
dell'hotellerie europea influisce in modo positivo sui tassi di occupazione
delle camere, che secondo Horwath negli ultimi anni si è attestata intorno al
64-65%.
I
vari paesi europei presentano una conurazione dell'offerta assai
diversificata. Ad esempio, in Francia prevalgono gli hotel economici ma di
qualità, in Gran Bretagna quelli di categoria medio-alta ed in Sna ed in
Italia si sta verificando uno slittamento degli alberghi di categoria inferiore
verso quelli di qualità media.
Più
della metà del fatturato degli hotels europei proviene da voci diverse dalla
vendita delle camere, in primo luogo food and beverage. Questo è il principale
fatto che differenzia la ricettività europea da quella delle altre aree che
invece vedono prevalere il fatturato per vendita camere.
1.6.IL TURISMO IN ITALIA
Le
possibili destinazioni turistiche nel mondo sono circa 200 ma la gran parte dei
viaggi internazionali ha avuto sinora la sua origine in un numero relativamente
limitato di paesi per orientarsi verso un numero leggermente superiore di
destinazioni.
Questa
situazione sta mutando rapidamente e paesi considerati fino ad oggi
insignificanti per il turismo del nostro Paese si trovano oggi a superare altri
che, tradizionalmente, hanno sempre avuto profondi legami con l'Italia.
Questo
è dovuto ad una serie di variabili non sempre controllabili tempestivamente che
possono essere sintetizzate in:
-evoluzione tecnologica;
-mutamenti politici;
-cambiamenti sociali e demografici;
-sviluppo economico.
Anche
l'OMT ha richiamato più volte il fatto che, in una società in rapida e profonda
trasformazione, esiste una serie praticamente infinita di elementi in grado di
influenzare il turismo internazionale al di là delle leggi del libero mercato
che regolano il rapporto tra la domanda e l'offerta.
La
ripartizione dell'impegno finanziario destinato alla promozione del
'Prodotto Italia' da parte dell'ENIT deve tenere conto di una realtà
multiforme e mutevole per di più legata a motivazioni talvolta sfuggenti che
rende la fase di definizione degli obiettivi da raggiungere come il momento
decisionale più complesso. Obiettivi che mirano, tra l'altro, ad allargare la
stagione turistica per elevare gli indici di occupazione, a rendere più stretto
e produttivo il rapporto tra le esigenze dell'intermediazione commerciale
estera e la pubblicità coordinando più strettamente quella istituzionale con
quella delle singole Regioni, a valorizzare il Mezzogiorno d'Italia ed a
sviluppare un razionale processo di commercializzazione dell'offerta turistica
italiana presso i T.O. e le agenzie di viaggio dei paesi esteri dove l'ENIT
opera.
Il
turismo di fatto muove una parte assolutamente significativa dell'economia
italiana.
Nel
caso dell'Italia il valore aggiunto del to turistico nel 1997 è stato
pari al 5,7%, più del doppio rispetto a quello prodotto dal to alimentare
e maggiore del 73% rispetto a quello del to 'tessile, abbigliamento,
pelli, cuoio e calzature'; l'incidenza sul totale dei consumi finali della
spesa turistica è pari a più del 10%; considerando un to allargato che
include anche tutti gli attori che spendono per il turismo (es. spese degli
enti pubblici e delle aziende per affari, ecc.) oltre ai turisti stessi,
l'incidenza sul PIL sarebbe del 12,4% e se si aggiunge anche la percentuale
degli investimenti infrastrutturali per la loro quota turistica si supererebbe
il 20% e l'incidenza aumenterebbe ancora se considerassimo anche le attività
connesse al movimento outgoing e altre non rilevate.
1.6.1.I FLUSSI TURISTICI VERSO L'ITALIA
Tali flussi, previsti
per ognuna delle 21 principali origini, vengono raggruppati in 4 aree:
-l'Area Mediterranea (Francia,
Sna, Portogallo e Grecia);
-l'Europa Centrale (Germania,
Austria, Svizzera, Belgio e Olanda);
-il Nord Europa (Sa,
Norvegia, Finlandia, Danimarca, G.B. e Irlanda);
-l'Extra Europa (Usa, Canada, Australia, Giappone, America Latina e Africa).
Il
1998 si è chiuso secondo le stime con un incremento dei flussi dai 21
principali paesi d'origine della domanda turistica pari al 2,3%, mentre gli
arrivi da tutto il mondo hanno raggiunto i 32,3 milioni, con un incremento pari
al +2,5%.
Nel
1999 si prevede che la domanda tradizionale crescerà ancora del 2,3%, mentre i
flussi totali si espanderanno dell'1,9%.
Queste
prime indicazioni e questa inversione di tendenza per il 1999 danno alcuni
interessanti segnali sulla reazione della dinamica turistica internazionale a
fronte del ciclo economico mondiale. Nel recente passato, infatti, gli arrivi
mondiali in Italia hanno registrato una dinamica tendenzialmente più espansiva
rispetto a quella dei 21 mercati tradizionali di domanda, grazie soprattutto al
sensibile aumento, in particolare a partire dalla metà degli anni 90, dei
flussi provenienti dai paesi dell'Est Europa e dal Sud Est asiatico. Se dunque
nel 1998 si è assistito a un allineamento dei nuovi mercati, nel 1999 gli
effetti delle difficoltà economiche si faranno sentire in maniera più marcata
producendo un arresto e quindi una contrazione del movimento turistico da
queste aree.
Per quanto riguarda i mercati tradizionali, il
raffreddamento della crescita economica non dovrebbe provocare contrazioni
preoccupanti dei flussi europei e nordamericani, mentre potrebbe segnare
significativamente la dinamica degli arrivi dall'Estremo Oriente e dai paesi
sudamericani.
Alcune
delle principali tendenze della domanda turistica internazionale verso l'Italia
sono:
-la dinamica verso l'Italia degli
arrivi dall'Europa Centrale segnala una soddisfacente ripresa. Grazie
alle aspettative di ripresa dell'economia i turisti provenienti da questi paesi
hanno riacquistato fiducia e ottimismo riguardo il loro potere d'acquisto e cresce
la loro propensione a viaggiare all'estero. Particolarmente dinamico risulta il
mercato austriaco (+3,9% nel 1998 e +2,2% nel 1999), seguito dalla domanda
tedesca, svizzera e olandese che si mantengono su tassi di crescita pari a
circa +1,5%.
-l'area che raggruppa i paesi
extraeuropei è quella alla quale corrispondono gli incrementi più elevati.
Essa rappresenta il secondo maggiore mercato per l'Italia. Ciò è dovuto
soprattutto agli arrivi di turisti nordamericani che, grazie al mantenimento
del loro potere d'acquisto, sceglieranno di venire in Italia soprattutto
attratti dal nostro patrimonio culturale. Per contro, all'interno dell'area
assistiamo ad una dinamica contenuta dei flussi giapponesi influenzati dal
ristagno dell'economia nazionale e dalla crisi dei mercati finanziari asiatici.
-i flussi turistici verso l'Italia
dai paesi dell'AreaMediterranea sono caratterizzati da un
aumento che si è tradotto in un tasso di crescita pari a +2,6% nel 1998, mentre
per l'anno in corso si prevede un incremento pari al +2,2%. Nonostante la
dinamica positiva, quindi, nel 1999 si segnala una flessione nella
competitività del nostro paese su questo mercato di domanda.
-i mercati del Nord Europa
confermano l'andamento positivo anche per il 1999. Afronte diun incremento pari al +1,8% nel 1998, le previsioni per il 1999 indicano
quasi2,7 milioni di arrivi, conunincrementopari al+1,5%.Tassisuperioriallamediadell'areasonoprevistiperil movimento dalla penisola scandinava,
mentre la domanda della Gran Bretagnaapparepiuttosto contenuta.
1.6.2.LA COMPETITIVITA' DELL'ITALIA A LIVELLO
INTERNAZIONALE
ED EUROPEO
Nonostante
i positivi risultati di questi anni, la posizione dell'Italia nel mercato
turistico mondiale continua a caratterizzarsi, ormai da diversi anni, per una
certa stabilità.
Nel
1998 la Francia (che offre modalità di turismo chiaramente concorrenti con
quelle italiane) si è confermata al primo posto della graduatoria con circa 70
milioni di arrivi dall'estero, mentre l'Italia conserva la quarta posizione
(occupata stabilmente dal lontano 1980), con circa 34,8 milioni di arrivi,
equivalenti al 5,6% dello share mondiale. Nel periodo 1980-l998 l'Italia ha
registrato un tasso medio annuo di crescita degli arrivi dall'estero pari al
3,2%, a fronte di una crescita media annua nel mondo del 6,6%. Tale performance
ha causato una sensibile riduzione della quota di mercato italiana, scesa di
2,1 punti percentuali rispetto al 7,7% del 1980, la diminuzione più forte tra
quelle registrate dai primi sei paesi della graduatoria mondiale.
Il
1998 ha segnato un lieve recupero, dato che la crescita del 2,2% degli arrivi
dall'estero è risultata solo lievemente più bassa rispetto alla media mondiale
(2,4%), e comunque superiore a quella di Stati Uniti e Regno Unito, paesi
caratterizzati entrambi da flessioni degli arrivi dall'estero (pari
rispettivamente al-l,3% ed al -0,2%).
Il
ristagno della dinamica degli arrivi in Italia deriva primariamente dalla forte
crescita della concorrenza, in un contesto internazionale dove la propensione
agli spostamenti turistici si evolve a ritmi contenuti.
La
Sna, forse il maggiore concorrente dell'Italia per quanto riguarda il
turismo estivo, con la crescita del 10,7% e quasi 48 milioni di arrivi
dall'estero nel 1998, ha superato gli Stati Uniti, posizionandosi al secondo
posto della graduatoria mondiale. Tra i fattori che favoriscono la penisola
iberica spiccano la favorevole posizione geografica, una politica orientata a
promuovere il turismo su larga scala, un livello medio di crescita dei prezzi
vantaggioso per gli stranieri, un'offerta ricettiva caratterizzata da una certa
eterogeneità tipologica, la modernità di molte strutture alberghiere, favorita
da una preesistente modesta presenza, una mentalità complessiva nei confronti
degli stranieri basata sulla mediazione tra peculiarità locali ed abitudini dei
visitatori.
D'altra
parte i mutamenti politici degli ultimi anni hanno favorito l'apertura verso
logiche di mercato prettamente occidentali di paesi come la Cina, al sesto
posto nella graduatoria mondiale degli arrivi (era al diciottesimo nel 1980) ed
Hong Kong, salito nello stesso periodo dal ventottesimo al quindicesimo posto.
Nell'ambito
del bacino del mediterraneo si conferma poi rilevante la concorrenza di paesi
come la Croazia e la Grecia, mentre il Portogallo, passato dalla ventunesima
alla diciassettesima posizione nel mondo, sembra avviato verso un modello
evolutivo simile a quello snolo.
Un
secondo fattore connesso con la dinamica, alquanto altalenante, dei flussi
verso l'Italia di stranieri nel corso degli anni '90 risiede nella instabilità
politico-monetaria del paese. Si è infatti registrata una certa correlazione
tra le variazioni degli arrivi di stranieri e le fluttuazioni del rapporto di
cambio Lira-Ecu, a conferma di come, tra gli aspetti che motivano gli stranieri
a visitare l'Italia, il ruolo ricoperto dal fattore prezzo è ancora molto
rilevante, probabilmente a causa di un livello medio troppo elevato dei prezzi
dei servizi turistici, quali la camera d'albergo o il pranzo al ristorante.
Tra
le peculiarità dell'industria turistica che possono ostacolare il
raggiungimento di tassi di crescita più elevati negli arrivi, sia per la
componente nazionale sia per quella estera, assumono un ruolo rilevante la
presenza sul territorio nazionale di strutture ricettive dal profilo
qualitativo tuttora eterogeneo e la difficoltà di sviluppare piani locali per
il turismo che possano tradursi in nuove strutture o nel miglioramento qualitativo
di quelle preesistenti.
Se
si tiene, comunque, conto delle dimensioni del paese e della rilevanza assoluta
dell'hotellerie quella italiana è la principale industria alberghiera mondiale.[3]
Il
to è pienamente inserito nel contesto internazionale ed è in pieno
movimento. I grandi gruppi alberghieri stimolano continui cambiamenti ed
adattamenti nei piccoli gruppi e negli alberghi individuali con politiche di
accordi che vanno da forme di controllo diretto (acquisizioni, fusioni,
accorpamenti), a forme di collaborazione (franchising e contratti di
management) ed a forme di coordinamento (accordi di promozione, gruppi
volontari, ecc.).
Possiamo
valutare il grado di competitività del nostro paese rispetto ad altre 7
destinazioni turistiche europee concorrenti: Francia, Sna, Regno Unito,
Austria, Grecia, Svizzera, Portogallo, tramite un'analisi ata tra
questi mercaticonsiderandolicomesegmenticoncorrentidell'industriaturistica
mondiale
in quanto offrono prodotti turistici simili e quindi sostituibili: Austria e
Svizzera per la loro offerta nell'ambito dei soggiorni montani, Grecia, Sna
e Portogallo principalmente per la vacanza balneare, Francia, Italia e Regno
Unito per combinazioni articolate di offerta.
Le
variazioni nella competitività tra gli otto paesi sono, in generale, indotte
dagli effetti di prezzo relativo, dalla dinamica dei tassi di cambio e dai
cambiamenti nell'offerta turistica sia in termini qualitativi che quantitativi.
Vengono sintetizzati i risultati ottenuti focalizzando l'attenzione sulla
capacità di attrazione del nostro paese rispetto agli altri sette.
I
tassi di crescita degli arrivi negli otto paesi hanno seguito nel 1998 una
dinamica differenziata tra loro. Infatti, i paesi che competono con l'Italia
soprattutto per il turismo montano hanno mostrato una crescita moderata o
addirittura, nel caso della Svizzera, una flessione; i paesi meta soprattutto
di turismo balneare hanno aumentato la competitività rispetto all'Italia;
infine, i paesi caratterizzati da un'offerta più articolata hanno mostrato un
andamento eterogeneo.
Il
movimento turistico verso la Francia mostra una dinamica sostenuta, con
incrementi del 4,2% nel 1998 e del 4,6% nel 1999; questa crescita consentirà un
lieve recupero di quota di mercato nel corso del 1999.
Anche
la dinamica dei flussi verso il Regno Unito, che nel biennio precedente era
risultata in linea con quella dell'Italia, mostra nel 1999 una buona ripresa,
con un incremento del 4%.
Austria
e Svizzera registreranno nel 1999 un discreto aumento degli arrivi. Gli unici
paesi per i quali si prevede un calo dei tassi di crescita rispetto al 1998
sono Sna e Portogallo, mentre i flussi turistici verso la Grecia si
mantengono su incrementi prossimi al 5% in entrambi gli anni.
La
graduatoria in base all'attrazione relativa di ogni destinazione, calcolata
come quota degli arrivi in ogni paese sulle partenze mondiali, conferma
l'Italia al terzo posto dopo Francia e Sna, anche se la sua posizione sul
mercato mondiale tenderà a peggiorare leggermente: alla fine del 1999 la quota
di mercato del nostro paese si assesterà sul 5%.
1.7.L'EURO
Nei
trattati monografici che sono stati pubblicati in vista dell'evento dell'Euro
l'impatto sulle attività turistiche non viene mai affrontato quando si parla di
effetti sulle imprese, sul lavoro o sui servizi.
Gli
specialisti del to, invece, hanno più volte posto il problema
evidenziando da un lato i costi della riconversione ma notando anche che le
imprese turistiche sono, in media, quelle più internazionalizzate e più
abituate ad operare sul mercato mondiale, per cui, da un punto di vista
organizzativo subiranno meno delle altre i contraccolpi negativi.
Dal
primo gennaio 1999 l'Euro è la moneta ufficiale dell'UE, anche se si potrà
continuare ad usare le monete nazionali fino al primo gennaio 2002 quando
l'Euro diverrà la moneta unica degli 11 paesi dell'UE che vi hanno aderito fin
dagli inizi, mentre gli altri potranno aderirvi, con tempi posticipati, nel
momento in cui raggiungeranno i parametri richiesti.
In
un recente seminario organizzato dall'ETC (European Travel Commission) e
dall'OMT è stato evidenziato che la zona di applicazione dell'Euro sarà l'area
turistica più importante del mondo per incoming, per outgoing, per l'apporto
economico e per il 'peso' nell'economia nonché per l'equilibrio della
bilancia bilaterale Europa/USA. È da notare, tuttavia, che se attualmente,
secondo i dati dell'OMT, la zona Euro raccoglie 207 milioni di arrivi dei
visitatori internazionali ci sono compresi anche i 120 milioni di arrivi fra
paesi all'interno dell'area, arrivi che, in teoria, non dovrebbero essere più
considerati internazionali.
Anche
con questa 'correzione', ristretta a 87 milioni di arrivi, tuttavia,
l'UE resta il principale paese turistico del mondo, prima degli USA.
Con
riferimento al movimento turistico complessivo è da ricordare che il 50,9%
degli europei va in vacanza e di questi il 43,6% va in un altro paese europeo,
per cui un quarto della popolazione si muove all'interno dell'Europa.
Sul
piano dell'assetto del mercato, i vantaggi che si otterranno
dall'introduzione dell'Euro per l'industria europea italiana del turismo
saranno:
-maggiore stabilità della moneta ed
eliminazione del rischio di cambio fra paesi aderenti;
-eliminazione dei costi di
commissione per il cambio di divise;
-maggiore facilità di azione
fra i prezzi e, quindi, maggiore trasparenza del mercato e percezione più
allargata e più immediata dello stesso senza dover programmare in anticipo e
senza dover procedere a continui riallineamenti dei listini prezzi;
-maggiore facilità per spostamenti
interni alla zona UE-EURO per i provenienti dai paesi terzi;
-ulteriore sviluppo del commercio e
delle relazioni industriali e, quindi, del turismo d'affari;
-vantaggi derivanti dalla riduzione
dei tassi di interesse che l'effetto Euro determina direttamente o
indirettamente;
-l'Euro può rappresentare per molte
imprese l'occasione per una riorganizzazione internazionale e per entrare in
mercati di lungo raggio;
-in particolare per l'accesso
all'Euro sarà facilitato di più il mercato business rispetto a quello delle
vacanze.
Il
vero rischio è che non si sappiano cogliere queste opportunità e, comunque, non
tutti i paesi potranno o sapranno beneficiarne allo stesso modo.
Secondo
una ricerca dell'austriaco WIFO Institute le imprese turistiche austriache e
tedesche, come gli altri paesi a moneta forte, saranno avvantaggiati dall'introduzione
dell'Euro, mentre l'Italia ed altri paesi a moneta meno stabile come Irlanda,
Sna e Portogallo saranno svantaggiati.
Parallelamente
saranno più avvantaggiate le grandi imprese rispetto a quelle medie e piccole.
Altre
ricerche (Bayerische Landesbank) si allineano a questa posizione che vede un
aumento della competitività turistica dei paesi centro europei ed una
diminuzione per i paesi della riva mediterranea nord.
Appare
evidente che si ipotizza una progressiva perdita di potere d'acquisto del marco
tedesco nei paesi mediterranei in vista della piena applicazione dell'Euro.
Non
si può concordare del tutto con le osservazioni effettuate: in termini generali
si può affermare che l'Euro produrrà un insieme di facilitazioni che renderanno
più trasparente, più leggero e più flessibile il mercato, ma non determinerà
alcuna rivoluzione in un sistema di transazioni che l'uso delle sectiune di
credito e altri strumenti hanno già contribuito a rendere più omogeneo.
In
positivo è da notare che l'introduzione dell'Euro sarà concomitante con la
piena realizzazione della libera circolazione delle persone, con la sempre
maggior diffusione degli strumenti e della logica telematica, e quindi con una
più facile commercializzazione dei prodotti, con una maggiore penetrazione dei
mercati e, anche, con la liberalizzazione del trasporto europeo che ha visto
nel 1997 un anno positivo.
Ma
è sul piano dei comportamenti dei vari paesi e delle misure di politica
economica che l'Euro determinerà i maggiori effetti perché non potranno più
verificarsi, almeno fra i paesi aderenti, riallineamenti competitivi delle
monete e perché sul lungo periodo non potrà che verificarsi, invece, un
allineamento delle politiche fiscali dei vari paesi, in quanto le diversità
saranno più immediatamente percepibili.
Analoga
conseguenza si verificherà per le politiche sociali e per il controllo delle
variabili del bilancio dello stato. Quest'ultimo effetto si è già manifestato
perché, come è noto, il rispetto di certi parametri è stato una delle
precondizioni per l'accesso.
A
fronte di questa prospettiva di lungo periodo possono essere evidenziati alcuni
svantaggi di breve periodo quali una certa spinta inflazionistica per i
costi di conversione all'Euro, modifiche di contratti, doppio sistema di
prezzi, costi di formazione, si tratta, comunque, sempre di costi che per le
imprese turistiche, abituate ad operare sui mercati esteri, saranno minori che
per le altre.
L'Euro,
tuttavia, produrrà omogeneità del mercato ed una tendenza all'uniformità dei
prezzi che avvantaggerà i paesi centro europei e svantaggerà i paesi
mediterranei come l'Italia e la Sna che anche sul riallineamento competitivo
dei loro prezzi (1992) hanno giocato il successo delle loro politiche
turistiche degli ultimi anni. Inoltre, se è vero che la moneta unica evita il
rischio di cambio è anche vero che tale rischio era per le imprese industriali,
l'altra faccia di una opportunità in grado di determinare un surplus.
In
realtà tutti i problemi visti cambiano paradigma e si pongono su di un mercato
allargato che vede l'area dell'UE-Euro contrapposta all'area degli altri paesi
mediterranei, che potranno effettuare svalutazioni competitive all'area del
Nord America ed all'area dell'Est Asiatico.
La
zona Euro, tuttavia, saprà restare competitiva se la Banca Centrale Europea
saprà governare il mercato finanziario.
È
evidente che aumenterà la contrapposizione UE-USA e si farà più agguerrita
giocandosi su tutte le altre componenti ed in particolare sulla qualità del
prodotto e delle reti di servizi offerti. Il perseguimento di condizioni di
qualità sarà la condizione minima per reggere la concorrenza e non potrà essere
di per sé condizione di differenziazione. Per questo motivo saranno rivalutati
gli aspetti immateriali dei prodotti turistici e saranno determinanti il
concetto di marca e quello di appartenenza, nonché il modo in cui il prodotto
turismo si integrerà con il più ampio sistema dei prodotti nazionali e
regionali.
Per
quanto riguarda l'ITALIA è possibile che possa trarne qualche effetto negativo
nel breve periodo, ma nel lungo periodo prevarranno quelli positivi.
A
tal proposito basti pensare che nell'ultimo quarto di secolo la competitività
dell'Italia è quasi sempre stata fondata su un andamento favorevole del divario
inflavalutario, intendendo con ciò il riallineamento della moneta nazionale
visto come combinazione dell'andamento dell'inflazione interna e dell'andamento
del cambio rispetto al paese origine dei flussi turistici, in rapporto agli
altri paesi di destinazione concorrenti. In generale gli effetti
dell'inflazione interna, anche quando era molto elevata, sono stati più che
scontati dalla diminuzione del valore della lira.
In
particolare tale fatto è parso evidente con l'uscita dell'Italia dallo SME sul
finire del 1992 ed il conseguente riallineamento competitivo che ha prodotto
effetti nella seconda metà del 1993 e nel 1994 e 1995 con una grande crescita
del movimento degli stranieri, alla quale, tuttavia, hanno contribuito anche
altre componenti ed altri condizionamenti.
Con
il rientro nello SME dal 1996 si è determinato un nuovo riallineamento ed una
condizione di stabilità rispetto alle monete di alcuni paesi forti come, ad
es., Germania e Francia. Si è aperto un nuovo scenario che anticipa ed
ammortizza gli effetti dell'Euro.
Il
pieno realizzarsi della moneta unica generalizzerà, rispetto ai soli paesi
aderenti, questa situazione di stabilità per la quale non potranno più essere
considerati i vantaggi di competitività dovuti all'andamento inflavalutario;
inoltre si sarà in presenza di un mercato complementare leggibile e con prezzi
omogenei.
Di
fronte a questa situazione non pochi operatori hanno dichiarato di aver timore
della concorrenza e dei prezzi relativamente più alti dell'Italia rispetto a
paesi come la Sna e la Grecia.
In
realtà il vero differenziale sarà quello della qualità dei prodotti offerti,
che implica quello del rapporto qualità/prezzo.
La
moneta unica avrà gli stessi effetti per tutti i paesi concorrenti dell'area
mediterranea, anche per la Sna e per la Grecia, producendo una omogeneità
formale, ma anche spingendo verso un riallineamento dei prezzi ed una maggiore
uniformità in termini di prezzo/qualità.
In
altre parole la nuova situazione agirà per un verso producendo una certa
perdita di competitività del nostro paese verso alcuni tradizionali paesi di
origine dei flussi turistici centro europei, ma parallelamente determinerà
anche un riallineamento delle condizioni dal lato dell'offerta rendendola più
omogenea e quindi si verificherà un certo recupero di competitività rispetto
agli altri paesi di destinazione dei flussi turistici dell'area mediterranea.
Appare evidente come le due conseguenze ricordate siano collegate a tipologie
diverse di turismo quali quella d'affari e d'arte nel primo caso e quella
balneare nel secondo. Inoltre proprio il segmento del turismo balneare
rappresenta la tipologia più fragile e più concorrenziata del turismo nazionale
e, quindi, anche quella a maggior rischio.
Capitolo
II
IL TURISMO NELL'ECONOMIA ITALIANA
CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA SICILIA
2.1.CONTABILITA' ECONOMICA DEL
TURISMO IN ITALIA
Il
quadro economico internazionale e nazionale del 1997 si è dimostrato di grande
importanza per la dinamica del sistema turistico italiano. È l'anno in cui
viene confermato e potenziato il ciclo di espansione statunitense, prende il
via in Europa la fase cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di
Maastricht con la riduzione dei deficit pubblici e il controllo
dell'inflazione. A ciò si aggiungono, da un lato, la persistente preoccupazione
per gli alti livelli di disoccupazione, non solo in Italia, ma anche in
Germania, dall'altro, i primi segnali di quella che nel 1998 diventerà la più
grave crisi per il Giappone e per il Sud est asiatico.
Il
1997 segna per l'economia italiana un timido avvio di ripresa che comunque
consente, anche grazie agli incentivi alla domanda varati dal Governo, di
superare la fase di ristagno dell'attività produttiva che aveva caratterizzato
il 1996; segna anche una decisiva ripresa di credibilità del nostro paese sui
mercati internazionali finanziari e monetari.
In
questo contesto, il sistema turistico italiano ha beneficiato della ritrovata
stabilità e fiducia internazionale, nonché del miglioramento dei margini di
competitività, facendo registrare un significativo aumento dei consumi degli
stranieri in Italia sia in termini nominali (+9,7%) che in termini reali
(7,8%).
Anche
per la spesa all'estero degli italiani il 1997 si è chiuso con un chiaro
consolidamento della fase di ripresa, dopo l'andamento negativo del biennio
1993-94 e il lento recupero successivo. Le uscite per turismo sono infatti
cresciute del 14% in termini reali, a fronte di un +16,6% complessivo. Per
contro, il turismo domestico ha risentito sia delle aspettative ancora caute
sulla ripresa del ciclo economico, sia delle difficoltà occupazionali sia,
infine, dei provvedimenti di incentivazione degli acquisti di beni durevoli. La
dinamica della spesa turistica degli italiani in Italia, infatti, è stata del
+3,7% in termini nominali e del -l,3% in termini reali.
Questa
evoluzione si è tradotta in circa 131.000 miliardi di spesa turistica totale,
pari al 10,7% dei consumi interni, che hanno attivato, tra effetti diretti e
indiretti, un valore aggiunto pari a 111.560 miliardi, il 5,7% dell'intero
valore aggiunto nazionale, e un numero di unità di lavoro di quasi 2 milioni
(il 9% dell'occupazione totale).(tab. 1c pg 207 rap tur)
Il
valore aggiunto attivato dai consumi turistici raggiunge nel 1997 i 111.560
miliardi (tav. 1c pg 207 rap.tur.). tale valore, pari al 5,7% di tutto
il valore aggiunto prodotto in Italia in quell'anno, è più del doppio di quello
prodottosi sia nel to alimentare che in quello agricolo, e supera
dell'84% quello dei 'Tessili, abbigliamento, pelli cuoio e calzature';
esso inoltre è pari al 31% del valore aggiunto del to 'Commercio,
alberghi e pubblici esercizi'. Nel 1997 per la prima volta, infine, il
valore aggiunto turistico arriva a superare il reddito prodotto dai
'Prodotti in metallo, macchine e forniture elettriche'.
In
linea generale, ogni 1000 lire di spese in attività turistiche, danno vita ad
un valore aggiunto attorno alle 800 lire, con comportamenti che sono da questo
punto di vista abbastanza simili nelle diverse aree del paese. Ciò che è invece
diverso da area ad area è, oltre al peso della spesa turistica, la quota
dell'effetto complessivo che resta all'interno di ciascuna regione.
Il
1997 ha segnato per l'industria italiana dei viaggi e del turismo un recupero
delle performance economiche che si è tradotto, rispetto al 1996, in un
incremento complessivo del 5,9% del fatturato espresso in termini nominali, e
del 2,2% di quello reale. Questo risultato, come abbiamo già detto, è stato
determinato soprattutto dal mercato internazionale cresciuto, in termini
economici, del 9,7% sui valori nominali e del 7,8% su quelli reali. Assai più
contenuta la dinamica della domanda degli italiani nel Paese, cui fa riscontro
un modesto +3,7% del fatturato nominale e addirittura una contrazione pari a
-l,3% di quello reale. I circa 131.000 miliardi di consumi turistici in Italia
del 1997 si sono così ripartiti in 50.757 miliardi spesi della domanda
straniera (38,7% del totale) e 80.490 miliardi spesi dagli italiani.
Anche
nel 1997, dunque, l'industria italiana dei viaggi e del turismo è stata
sostanzialmente trainata dai mercati di domanda stranieri che hanno trovato nel
nostro paese condizioni di potere d'acquisto convenienti, con livelli di spesa
media per presenza che si confermano pari a circa 160.000 lire. Di contro, a
fronte, da un lato, di un mercato interno ancora condizionato da tassi di
crescita del PIL molto contenuti e da un difficile recupero dei livelli
occupazionali, dall'altro dei provvedimenti volti a favorire alcuni consumi di
beni durevoli (le diverse forme di rottamazione), la propensione e la capacità
di spesa per turismo degli italiani ha segnato un'ulteriore battuta d'arresto,
che ha provocato non poche difficoltà per le molte destinazioni sostenute
prevalentemente dal turismo domestico. La spesa pro-capite giornaliera dei
turisti italiani si è così attestata sulle 130.000 lire.
A
fronte di tale quadro, l'incidenza della spesa turistica sul totale dei consumi
finali interni si mantiene sostanzialmente stabile nel biennio 1996-97.
L'incidenza della sola spesa dei turisti italiani nel 1997 è pari al 6,6%, peso
che sale al 10,7% se si considera anche la spesa degli stranieri.
Queste
valutazioni, coerentemente con le definizioni di industria dei viaggi e del
turismo e di relativo ruolo economico codificate dall'Organizzazione Mondiale
per il Turismo, assumono i turisti e i loro consumi come fattori di
identificazione dell'industria stessa e dei suoi livelli di attivazione.
L'economia del turismo, però, coinvolge altri attori oltre ai turisti, ed evidenzia
altre tipologie di spesa oltre ai consumi dei turisti. Un tentativo di
delimitare anche economicamente quella che potremmo definire 'economia
allargata dei viaggi e del turismo' viene proposto da World Travel and
Tourism Council (WTTC): la tabella 2 (pg. 209 rapp. Tur.) ne illustra la
composizione secondo le stime di fatturato (e non di valore aggiunto) elaborate
da WTTC nel 'Travel and Tourism's Economic Perspective'. Proponiamo
una lettura dell'impatto del turismo in Italia secondo l'interpretazione WTTC:
i consumi dei turisti rappresentano il 56% del fatturato complessivo di questo
sistema allargato, mentre un 34,8% viene generato dalle aziende (il 20,7% in
investimenti in beni capitali e il 14,1% in spese per viaggi d'affari), e un
9,2% è dovuto alle spese per turismo da parte delle autorità governative.
Seguendo questo approccio, WTTC stima in circa il 13% il peso sul PIL nazionale
del fatturato turistico in Italia, contro il 6,7% stimato per il 1997
rapportando al PIL totale il fatturato derivante dai consumi dei turisti
(131.000 miliardi).
La
necessità e l'importanza di arrivare ad una definizione delle dimensioni
economiche del turismo in tutte le sue componenti hanno sollecitato le
organizzazioni internazionali (WTO, OCSE ed Eurostat) ad elaborare le linee
guida per la costruzione del 'Conto Satellite del Turismo'[4], l'unico strumento
in grado di rispondere al quesito su quale sia il vero ruolo del fenomeno
all'interno di un sistema produttivo in un'ottica di credibilità, di coerenza
statistica e di omogeneità tra settori produttivi dello stesso paese e tra
paesi.
Volendo,
tuttavia, per puro esercizio (data l'assoluta mancanza di informazioni
attendibili sulle altre componenti 'dell'economia allargata dei viaggi e
del turismo' in Italia, e in attesa che le metodologie di costruzione del
Conto satellite del turismo siano messe a punto), utilizzare la struttura
proposta dal WTTC a partire dal valore dei consumi turistici, si arriverebbe ad
un fatturato globale per il 1997 di 234.371 miliardi che, rapportato al PIL
nazionale, darebbe una percentuale del 12,1% in linea, quindi, col 13% stimato
dal WTTC per il 1995. Attraverso l'elaborazione del Conto Satellite del Turismo
si potrà/dovrà valutare anche l'impatto di alcuni investimenti infrastrutturali
per il turismo (si pensi, ad esempio, al caso dei porti turistici):
l'inclusione di interventi di questo tipo 'nell'economia allargata dei
viaggi e del turismo italiana', porterebbe il peso del fatturato sul PIL
nazionale non solo al di là del 13% stimato da WTTC, ma forse anche oltre il
20%.
2.2.IL COMPORTAMENTO DI SPESA E
I CONSUMI TURISTICI DEGLI STRANIERI E DEGLI ITALIANI IN ITALIA
La
tabella 3 pg 210 rap.tur. aggiorna fino al 1997 la serie storica dei
'Consumi in Italia dei non residenti' (CINR) a prezzi correnti e a
prezzi costanti 1990, confrontandone l'andamento con quello del PIL e
misurandone l'incidenza su quest'ultimo. È evidente, a partire dal 1993,
l'inversione del ciclo per la componente turistica che risulta in crescita
sostenuta, a fronte di una quasi stazionarietà del PIL nazionale. Questi indicatori
segnalano, dunque, il contributo crescente che il turismo internazionale è
riuscito ad assicurare all'economia nazionale, in una fase di raffreddamento
delle performance interne. Tutto ciò si traduce in un peso dei consumi da
turismo internazionale che a partire dal 1995 si attesta intorno al 2,5-2,6%,
superando notevolmente gli ottimi risultati e il dinamismo che avevano
caratterizzato la prima metà degli anni '80.
Nel
1996 era stata evidenziata una ricomposizione della domanda internazionale e
del suo comportamento di spesa, verso segmenti più attenti alle tipologie
d'acquisto - e probabilmente alla scelta della modalità di soggiorno - e più
inclini ad evitare spese non strettamente legate alla pratica turistica. Tutto
ciò bene si coniuga, peraltro, con il forte incremento del turismo proveniente
dall'area del marco e dai paesi dell'Est europeo e diretto prevalentemente
verso le tradizionali mete balneari. Tali caratteri possono ritenersi
sostanzialmente confermati anche per il 1997.
I
consumi per turismo effettuati dagli italiani all'interno del Paese sono stati
valutati per il 1997 in 80.491 miliardi, contro i 77.638 miliardi del 1996.
L'indice
di spesa giornaliera pro-capite resta inferiore rispetto a quello dei turisti
stranieri; come i turisti di lingua tedesca, anche gli italiani prediligono una
vacanza di tipo stanziale, da trascorrere principalmente nelle località
balneari o montane, e hanno una bassa propensione per le vacanze organizzate.
Con riferimento alla composizione del paniere di spesa giornaliera pro-capite
(in termini percentuali), gli italiani spendono più degli stranieri per
l'alloggio, mentre destinano una percentuale di spesa notevolmente inferiore al
vitto. Si è potuto apprezzare l'effetto prodotto dall'inclusione del fenomeno
delle seconde case sulla composizione per categorie di consumo della spesa
turistica, oltre che sui livelli assoluti di spesa: l'inclusione del fenomeno
delle seconde case ha accentuato le differenze già segnalate negli anni
precedenti con riferimento alla quota di attivazione relativa al to della
trasformazione industriale (37,7% contro 29,8%), dei prodotti agricoli (6,3%
contro 4,1%) e di 'Locazione dei fabbricati e servizi vari' (20%
contro 13,4%).
2.3.L'IMPATTO MACROECONOMICO
DEL TURISMO IN ITALIA
L'importanza
economica del turismo in Italia viene misurata calcolando il contributo del
settore alla formazione del reddito nazionale e al sostegno dei livelli di
occupazione.
L'industria
turistica rappresenta per l'Italia fonte di notevoli benefici in termini
occupazionali e come fonte di reddito. Il giro d'affari generato dal turismo
nel suo complesso, e cioè comprensivo di quello domestico, è stimato intorno ai
200 mila miliardi. L'industria turistica è importante per l'economia italiana
anche per l'apporto di valuta pregiata che, alla fine del 1997 ha superato per
la prima volta la soglia dei 50 mila miliardi.
2.3.1.IL VALORE AGGIUNTO TURISTICO
Dal
1994 al 1997 il valore aggiunto attivato direttamente dai consumi turistici in
Italia è passato da 51.713 miliardi a 74.047 (tabella 4 pg 215 rap tur),
con un incremento nominale complessivo del 43,2%. A fronte di un aumento del
36,6% del valore aggiunto generato dal turismo domestico, quello attribuibile
alla spesa degli stranieri è stato del 56%. Se si sommano anche gli effetti
indiretti, i livelli di valore aggiunto attivati dalla domanda turistica nel
1997 salgono a 111.560 miliardi, ripartiti per il 39% al turismo internazionale
e per il restante 61% a quello domestico. Il confronto con le proporzioni
rilevate nel 1994 (35% e 65%) conferma ulteriormente l'importante e crescente
ruolo giocato dalla componente internazionale a partire dal 1995.
Rapportati
al valore aggiunto nazionale prodottosi nel 1997, infine, i 111.560 miliardi
generati direttamente ed indirettamente in quell'anno dal turismo pesano per
circa il 5,7%, contro il 5,9% nel 1996. Anche in questo caso un notevole
contributo al risultato proviene dal valore aggiunto turistico straniero che
arriva a spiegare il 2,2% del totale (contro il 2,1% del 1996), a fronte di
un'incidenza pari a 3,5% dei 68.256 miliardi attivati dalla spesa degli
italiani.
2.3.2.L'OCCUPAZIONE TURISTICA DIRETTA E
INDIRETTA
Le
stime aggregate per il 1997 dell'occupazione sostenuta dall'attività turistica
sono riassunte nella tabella 4 pg 215, mentre le valutazioni settoriali
sono riportate nella tabella 6 pg 217. Le valutazioni sono espresse in
unità annue di lavoro equivalenti, misura che consente di eliminare l'effetto
della stagionalità presente in buona parte delle attività in questione.
L'occupazione turistica diretta
Nel
1997 gli occupati diretti in attività turistiche sono stati stimati in
1.622.000 unità, all'interno delle quali la forte presenza di lavoro autonomo
rispetto alla media dell'economia italiana si traduce in una quota pari al 41%,
di ben 10 punti superiore a quella media nazionale.
Le
quote di occupazione diretta sostenute dalle due componenti di domanda si sono
ripartite per il 38,7% (628.000 unità) da turismo straniero, che anche in questo
contesto evidenzia il suo importante ruolo (la percentuale era del 36% nel
1996), e per il restante 61,3% (994.000 unità) da quello italiano.
Dall'analisi
settoriale, infine, risulta che 991.300 di tutti gli occupati diretti del 1997,
pari al 60,8%, hanno lavorato nel to 'Alberghi e pubblici
esercizi'. Settore che sostiene quasi il 74% degli occupati (in)dipendenti
e quasi il 52% di quelli indipendenti.
Il
dettaglio settoriale indica inoltre il peso del to agricolo (6,3%, pari a
101.800 unità), e quello della 'Locazione dei fabbricati e servizi
vari' comprensivo, tra l'altro, di tutti i servizi ricreativi (17,3%, pari
a 278.300 unità). Ancora una volta rilevante il ruolo dei prodotti della
trasformazione industriale - e al suo interno soprattutto dei prodotti
alimentari - (11,5%, pari a 185.500 unità). Si conferma limitato, infine, il
peso dei servizi di trasporto e comunicazione (2,5%, pari a 40.200 unità).
L'occupazione turistica diretta e indiretta
Nel
1997 il to turistico ha sostenuto complessivamente, ovvero compresi gli
occupati in attività indirette, quasi 2 milioni di unità di lavoro (il 42%
indipendenti), (il 9% del totale dell'occupazione).
Complessivamente,
l'incidenza sul totale nazionale dell'occupazione turistica diretta e indiretta
è pari al 9% (contro l'8,3% nel 1996). La quota di unità di lavoro turistiche
dipendenti sul totale dell'occupazione dipendente nazionale è pari al 7%,
quella relativa alla componente autonoma è pari all'11,2% dell'occupazione
indipendente nazionale.
Passando
alla distinzione tra spesa turistica straniera e italiana, la prima attiva nel
1997 il 38,9% dell'occupazione turistica totale.
In
termini di composizione settoriale (tabella 6 pg 217), il to
'Commercio, alberghi e pubblici esercizi' ha impiegato, nel 1997,
1.028.000 occupati, il 51,2% dell'occupazione direttamente e indirettamente
impegnata in attività turistiche (il 62,4% di tutti gli indipendenti attivati
dalla spesa turistica e il 43,2% dell'occupazione dipendente turistica complessiva).
Dal
confronto tra effetti settoriali diretti ed effetti settoriali diretti e
indiretti, infine, emerge ancora una volta il caso della
'Agricoltura' la cui occupazione turistica totale passa da 101.800
unità a 225.500. Anche nel to dei servizi vari si generano sensibili
effetti indiretti che portano l'occupazione turistica nel settore da 278.300
unità a 398.800. Va sottolineata, infine, la situazione occupazionale del
settore delle 'Costruzioni', dove a fronte di una limitatissima
attivazione diretta da parte della domanda turistica (4.200 unità), per effetto
dei processi di interazione si vengono a creare 24.500 unità di lavoro
turistiche.
2.4.IL QUADRO MACROECONOMICO
DEL TURISMO NELLE REGIONI ITALIANE
2.4.1.LA SPESA TURISTICA
L'analisi
dell'impatto economico su scala regionale prevede la valutazione della spesa
erogata nella regione da tutti i turisti, sia quelli residenti all'estero o in
altre regioni italiane, sia quelli residenti nella stessa regione. Viene
considerata, dunque, la performance regionale in termini di bilancia turistica,
con la valutazione di quanta parte del complesso delle attività produttive
presenti in ciascuna regione ruota attorno alla spesa turistica nel suo
insieme.
È
emerso che Piemonte e Lombardia sono le uniche due regioni italiane che, dal
confronto tra spesa turistica effettuata dai propri abitanti e spesa effettuata
nella regione dai non residenti, presentano un saldo negativo, per buona parte
dovuto all'elevata propensione alla spesa turistica fuori regione dei
residenti, indicatore che peraltro caratterizza le aree economicamente più
sviluppate e ricche.
Anche
in Molise e Basilicata il saldo è risultato negativo, ma soprattutto a causa
della scarsa attrazione turistica che queste aree esercitano piuttosto che
della loro propensione alla spesa turistica.
Campania,
Sicilia e Umbria, invece, hanno registrato un sostanziale equilibrio tra
entrate ed uscite, mentre tutte le altre regioni italiane hanno contabilizzato
saldi positivi spesso anche rilevanti.
In
Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta, in particolare, il saldo della bilancia
turistica ha rappresentato da solo tra il 20 ed il 35% del totale dei consumi
realizzati all'interno di ciascuna regione.
Risulta
che ben 30 degli 80 miliardi spesi nel 1997 dagli italiani all'interno del
paese restano all'interno di ciascuna regione. Una parte rilevante di questi
viene certamente spesa in vacanze di breve durata e in vacanze in case di
proprietà.
2.4.2.GLI EFFETTI DI ATTIVAZIONE
Nonostante
il diverso grado di specializzazione turistica all'interno del paese, una parte
comunque significativa del sistema economico di molte regioni italiane dipende
dal turismo.
Tenendo
conto, infatti, di tutte le componenti della spesa turistica - quella
domestica, quella degli altri italiani e quella degli stranieri - essa
rappresenta quasi l'11% dei consumi che avvengono all'interno del paese,
percentuale che si abbassa al 4% in regioni poco turistiche come il Piemonte e
la Lombardia, e che raggiunge vette elevate non solo in regioni fortemente
specializzate nel turismo (Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta), ma anche in
regioni in cui il turismo è certamente un fenomeno importante, pur inserendosi
all'interno di un contesto economico molto variegato e solido (Veneto, Emilia
Romagna e Toscana). Nella maggior parte delle regioni meridionali, invece, il
peso della spesa turistica è inferiore a quello medio nazionale (uniche
eccezioni Abruzzo e Sardegna, che, comunque, si allineano alla media nazionale)
segnalando, contrariamente ad alcuni luoghi comuni, la bassa specializzazione
turistica di molte aree meridionali.
Dall'analisi
settoriale risulta peraltro come i settori che maggiormente dipendono dalla
spesa turistica sono, oltre a quello specifico degli alberghi e pubblici
esercizi (quasi il 33% del valore aggiunto prodotto dal settore dipende dai
consumi dei turisti), tutto il to agroalimentare, quello dei servizi
ricreativi, dei prodotti energetici e della locazione dei fabbricati. Ma un
impulso non indifferente ricevono anche settori tipici dell'economia italiana
come ad esempio quello connesso ai prodotti della moda, compreso nei
'Prodotti della trasformazione industriale'.
Gli
effetti di attivazione sono, quindi, un mix abbastanza composito di produzioni
'locali' (soprattutto i servizi) e di prodotti che invece hanno un
largo mercato e che danno vita, se non prodotti in loco, a flussi rilevanti di
importazione dall'esterno.
Dal
punto di vista, invece, della distribuzione regionale degli effetti, in tutte
le regioni la quota di valore aggiunto dipendente dai consumi turistici
effettuata nel paese è elevata, anche se le differenze sono assai meno evidenti
di quelle osservate in termini di spesa.
2.4.3.LA TRASMISSIONE DI EFFETTI TRA
REGIONI E TAVOLE DI INTERDIPENDENZA SETTORIALE
In
una economia molto aperta come è quella regionale gli effetti di attivazione
generati da una qualsiasi spesa si proano su tutto il territorio nazionale
con la conseguenza che solo una parte dell'attivazione della spesa resta
all'interno dell'area in cui essa viene sostenuta.
Ogni
area distribuisce quindi sulle altre aree una parte degli effetti della spesa
in essa effettuata e trae vantaggio da quella sostenuta fuori di essa. La
dimensione dei due effetti dipenderà sia dall'ammontare della spesa che dalla
forza dell'apparato produttivo regionale: aree con bassi consumi turistici, ma
con un sistema produttivo evoluto diffonderanno pochi effetti, mentre trarranno
grossi benefici della spesa erogata altrove. Questo vale per Lombardia e
Piemonte, regioni con un saldo decisamente positivo nell'interscambio degli
effetti di trasmissione. Anche Emilia Romagna e Lazio, due delle aree a
maggiore attrazione turistica, si trovano in una situazione analoga.
I
risultati evidenziano una situazione che può apparire sorprendente se si
confrontano gli esiti delle realtà turistiche del centro-nord con il resto del
paese. Le prime, con la sola eccezione dell'Emilia Romagna, sono le regioni più
deficitarie dal punto di vista dell'interscambio degli effetti di diffusione.
Tra le regioni che traggono i maggiori vantaggi, invece, se il primo posto
spetta, come è logico attendersi, alla Lombardia, anche alcune regioni del sud
risentono positivamente, per motivi diversi, della distribuzione interregionale
degli effetti di trasmissione.
In
definitiva, le interdipendenze regionali consentono di individuare quattro
tipologie di regioni:
a)regioni molto turistiche ed
economicamente deboli;
b)regioni molto turistiche ed
economicamente forti;
c)regioni poco turistiche ed
economicamente deboli;
d)regioni poco turistiche ed
economicamente forti.
Evidentemente,
mentre le regioni appartenenti al primo gruppo avranno necessariamente un saldo
negativo elevato negli effetti di trasmissione, e quelle appartenenti
all'ultimo gruppo avranno un saldo positivo, negli altri due casi l'esito
dipenderà dalla forza contrapposta dei due caratteri.
Si
può ragionevolmente ritenere che, mentre nel primo gruppo rientrino regioni
come Sardegna, Calabria, Marche, Liguria, Trentino e Valle d'Aosta, nel quarto
gruppo rientrino solo Piemonte e Lombardia. I saldi sono chiaramente negativi
nel primo caso e positivi nel secondo. Più incerta è, invece, l'individuazione
del saldo negli altri due gruppi anche se l'attribuzione delle regioni ad essi
è abbastanza certa. Veneto ed Emilia Romagna appartengono certamente al secondo
gruppo assieme alla Toscana, ma mentre per le prime due la forza dell'apparato
produttivo nei settori maggiormente attivati dal turismo consente alle due
regioni di avere anche un saldo positivo nell'interscambio, nel caso della
Toscana il saldo è negativo.
Con
riferimento agli 'effetti ricevuti' (Tab. 10a), la Lombardia
risulta esser, in termini relativi, la regione il cui sistema economico trae il
maggiore beneficio economico dal turismo che si svolge altrove (il 32% del
valore aggiunto turistico complessivamente attivato nella regione dipende dalle
esportazioni sollecitate dalla domanda turistica che si è rivolta alle altre
regioni). 'Veneto, Trentino A.A., Friuli V.G.', al contrario, si
distingue per la modestissima quota di benefici ricevuti (8%).
Per
quanto riguarda le regioni del Mezzogiorno, emerge un forte interscambio
all'interno della macroarea stessa, ma anche una certa capacità di vendere in
altre aree del paese, prevalentemente attribuibile alla specializzazione
agro-alimentare di alcune zone del Sud, sulla quale ricadono moti dei benefici
legati all'alta incidenza dei prodotti alimentari sulla struttura della spesa
turistica.
2.5.LE COMPONENTI DEL MERCATO
NAZIONALE E REGIONALE
2.5.1L'OFFERTA
Il
sistema nazionale dell'offerta turistica ( SI.N.O.T.) è costituito dall'insieme
delle strutture, delle infrastrutture e dei servizi utilizzabili dal turista,
anche se ad esso non specificatamente destinati, e dal modo in cui tutte queste
componenti si integrano funzionalmente tra loro secondo una logica di rete.
La
qualità del sistema dipende dalla qualità delle varie componenti, dal modo in
cui sono tra loro interrelate e, anche, dalla qualità di tutto ciò che non è
turismo ma che determina l'ambiente nel quale il turismo vive.
Analoghe
considerazioni possono essere effettuate a proposito di una regione ed in
questo caso si potrebbe parlare di sistema regionale di offerta turistica (
SI.R.O.T. ).
Ogni
territorio presenta, da questo punto di vista caratteristiche peculiari che
contribuiscono a definirne le caratterizzazioni ed il posizionamento
competitivo dei suoi prodotti sul mercato delle vacanze e su quello degli
affari.
Come,
ad esempio, gli Stati Uniti hanno i loro punti di forza nelle grandi
dimensioni, nella natura e nelle grandi città con i loro grattacieli, l'Italia
ha i propri punti di forza nelle risorse d'arte e culturali, nell'ambiente
naturale ed umano, nel modo in cui certe attività si legano a quelle turistiche
(es. moda), nella possibilità di praticare molteplici turismi in uno spazio
relativamente ridotto ed in una storica e consolidata organizzazione della
ricettività e dell'accoglienza.
Come
risorse di base dell'offerta italiana possono essere considerate le molte opere
d'arte ed i molti monumenti che definiscono un vero e proprio museo-paese
all'aperto, i molti musei presenti su tutto il territorio nazionale, i parchi
naturali e quelli artificiali e le altre ricchezze naturali (mare, monti, laghi
ecc.).
Intorno
a tali risorse di base si è organizzato un sistema di ricettività formato da
alberghi, campeggi, villaggi turistici, alloggi privati in proprietà o in
affitto, alloggi agrituristici e rurali, multiproprietà, rifugi, case per
ferie, istituti e case religiose, nautica da diporto, crociere ecc.
Di
questa ricettività le statistiche ufficiali considerano in modo completo solo
gli alberghi e i campeggi. Per il resto non rilevano che in minima parte il
movimento negli alloggi in affitto, ignorano i pernottamenti nelle abitazioni
in proprietà e sottostimano le altre componenti.
Secondo
le statistiche ufficiali l'Italia dispone nel 1997 di circa 3,530 milioni di
posti letto censiti (tab.1 pg 45 rap tur) ma tale disponibilità non è
mai completa perché le stagionalità dei vari turismi fanno sì che alcuni
esercizi siano alternativamente chiusi.
Tuttavia,
secondo una valutazione più aderente alla realtà del fenomeno, che comunque
tiene conto solo degli alloggi commercializzati e non delle abitazioni in
proprietà utilizzate turisticamente dal titolare, il numero dei posti letto
disponibili è stimato in circa 6,5 milioni.
Ne
consegue che secondo le statistiche ufficiali i posti letto negli alberghi
corrispondono al 50% del totale dei posti letto disponibili, mentre tenendo
conto del peso degli alloggi in affitto la loro incidenza in termini di posti
letto quasi si dimezza al 27%.
Alla
disponibilità di posti letto sopra indicata dovrebbero ancora essere aggiunti i
letti delle abitazioni in proprietà utilizzate ai fini turistici dal titolare.
Secondo stime effettuate la disponibilità complessiva, considerando anche
questa componente, raggiungerebbe addirittura i 17 milioni di posti letto.
Una
novità che si è imposta nel corso degli anni novanta è costituita dal rapido
sviluppo degli agriturismi. Anche in questo le statistiche ufficiali non
possono che recepire quelli che operano con l'osservanza di tutte le
disposizioni di legge, mentre in realtà operano sul mercato aziende con
autorizzazioni parziali e anche non autorizzate.
Tale
fatto spiega sia il forte aumento delle strutture che si rileva fra il 1996 ed
il 1997, sia la sottostima di un to che, secondo gli operatori, vede la
presenza di circa 8.200 aziende e 100.000 posti letto.
Il
sistema turistico nazionale è caratterizzato anche dalla presenza di altre
componenti determinanti quali ristoranti, bar, sale da ballo e ritrovi,
stabilimenti balneari, piscine pubbliche, sale e spazi cinematografici, musei,
parchi, biblioteche, opere d'arte, porti turistici, posti crociera, piste da
sci ed altre risorse che definiscono l'assetto delle offerte locali in rapporto
alla risorsa base ed alla specifica tipologia di turismo considerata (tab.3
pg 46).
2.5.1.aL'OFFERTA ALBERGHIERA DELLE SINGOLE REGIONI
Considerando
le singole regioni in rapporto al numero degli esercizi alberghieri e dei posti
letto (tab. 5 e 6 pg 49 e 51 rap tur) al primo posto si colloca l'Emilia
Romagna ma la diversa dimensione media determina qualche cambiamento
significativo.
Appare
evidente che la piccola dimensione non sempre è sintomo di debolezza
dell'offerta, come provano i casi della valle d'Aosta, della Liguria e del
Trentino Alto Adige. Ne è una riprova anche il fatto che in termini di grandi
aree territoriali quella con dimensione media più elevata è il Mezzogiorno (38
camere ad esercizio per la forte influenza delle isole), seguito da Centro
(30), Nord est e Nord ovest (25), mentre la media nazionale si attesta su 28
camere (tab.6).
Complessivamente,
su tutto il territorio nazionale l'incremento dei numeri di posti letto nel
1986-l996 è pari a 9,2% mentre il numero degli esercizi diminuisce del 12%.
E'
questo un trend che dura da anni. La diminuzione del numero degli esercizi, in
particolare di quelli di livello inferiore, lo slittamento delle categorie più
basse verso quelle più alte ed il conseguente aumento della dimensione media
degli esercizi rappresentano i vari atti di un processo di razionalizzazione.
Nel
1997 rispetto al 1996, il numero degli esercizi diminuisce ancora dello 0,7%,
mentre il numero delle camere aumenta dello 0,2%.
In
termini di grandi aree territoriali il 41% della ricettività in termini
di numero di camere si concentra nel Nord Est, il 21% al Sud, il 20% al Centro,
il 18% al Nord Ovest.
Con
riferimento alle grandi aree, diminuisce in termini di variazione percentuale
(1997/1996) la disponibilità di letti nel Nord Ovest, resta poco più che
stazionaria nel Nord Est (+0,3%), aumenta nell'area del Centro (+0,7%) e del
Mezzogiorno (+1,3%).
Le
statistiche disponibili rilevano sia in termini di offerta che di domanda, i
campeggi ed i villaggi turistici che, nel loro insieme, definiscono il
cosiddetto turismo all'aria aperta e gli alloggi agrituristici.
Per
i campeggi ed i villaggi turistici nel 1997 la regione leader in termini di
posti letto è il Veneto (14,7%) seguita dalla Toscana (11,7%), dalla Calabria
(9,2%), dalla Puglia (8,4%) e dall'Emilia Romagna(6,6%), la Sicilia si colloca alla quattordicesima
posizione (3%).
Poiché
il Veneto presenta le strutture con la maggior dimensione media, considerando
il numero degli esercizi al primo posto si colloca la Toscana, seguita dalla
Lombardia, dalla Calabria e dalla Puglia, la Sicilia è al decimo posto insieme
al Lazio.
Per
grandi aree l'offerta di campeggi in termini di letti si concentra nel
Mezzogiorno per il 35%, nel Nord Est per il 27%, nel Centro per il 22% e nel
Nord Ovest per il 16%.
Nel
1997 risultano presenti anche circa 4.600 agriturismi per più di 50.000 posti
letto, ma, come è stato detto, il numero è sotto stimato anche perché alcune
regioni non li rilevano.
Secondo
fonte Agriturist il numero degli agriturismi si avvicina a 8.200 unità per
circa 100.000 posti letto nel 1997, ed è stimato ad 8.500 unità ed intorno ai
105.000 posti letto nel 1998.
Secondo
i dati provvisori ufficiali al 1997 e con riferimento alle grandi aree
territoriali, in termini di posti letto, per il 42% si concentrano nel Centro,
il 37% nel Nord Est, il 12% nel Sud ed il 10% nel Nord Ovest.
Sono
presenti in Italia anche 124 ostelli per la gioventù con circa 9.600 posti
letto, gli ostelli si concentrano principalmente in Toscana e nell'area del
Nord Est.
Da
notare che la A.I.G. (Associazione italiana alberghi della gioventù) rileva 58
ostelli dei quali 52 attivi, per circa 5.000 posti letto, ed è sulla base di
questi che stima le presenze.
Altri
tipi di ricettività turistica sono costituiti sostanzialmente dagli alloggi
privati comuni in affitto che, in un certo senso, fanno parte del gruppo enorme
delle seconde case e/o residenze turistiche e ne costituiscono la parte
commercializzata, stimata intorno ai 3 milioni di posti letti su tutto il
territorio nazionale. (TAB. 10 e 11).
Della
voce 'altri' fanno parte anche i rifugi alpini concentrati nell'area
alpina, le case per ferie e gli alloggi censiti presso gli istituti religiosi.
Ai
posti letto disponibili per vacanze, inoltre, dovrebbero essere aggiunti anche
quelle delle navi battenti bandiera italiana (stimati in 11.000) e quelli delle
grandi unità di diporto.
Gli
esperti di turismo rilevano che gli alberghi ed i campeggi costituiscono i
ti con statistiche più affidabili e meno incerte. Considerando insieme i
due ti il numero dei posti letto alberghiero-campeggistici si
distribuisce per il 34% nel Nord Est, il 28% nel Mezzogiorno, il 21% nel Centro
e il 17% nel Nord Ovest. (TAB. 13 pg 58)
L'area
a più forte destinazione turistica è quella del Nord Est che pur presentando un
gran numero di strutture per il turismo all'area aperta e di gran qualità, vede
un'incidenza dei posti letto negli alberghi sul totale dell'offerta
alberghiero-campeggistica pari al 67%. Tale percentuale scende man mano che ci
si sposta verso il Sud e le regioni meridionali presentano complessivamente una
minor percentuale di posti letto alberghieri rispetto a quelli campeggistici
(46%).
Complessivamente
cinque regioni, Puglia, Calabria, Molise, Veneto e Toscana vedono un maggior
numero di posti letto nei campeggi che negli alberghi ed altre cinque un numero
quasi uguale.
Se
si considerano le province quelle che vedono prevalere i posti letto nei
campeggi rispetto a quelli alberghieri sono 38, con un massimo a Foggia e
Rovigo con 5 posti letto nei campeggi ogni posto letto alberghiero.
Le
considerazioni svolte da un lato evidenziano il grande ruolo del turismo
all'area aperta anche per regioni leader del turismo nazionale, dall'altro indicano
una situazione di debolezza strutturale di alcune aree.
I
posti letto nei campeggi e nei villaggi sono destinati quasi esclusivamente al
turismo vacanziero ed hanno poca rilevanza per il turismo d'affari.
Un indice di potenzialità turistica: la densità dei posti letto
alberghieri e campeggistici rispetto alla popolazione
Considerando
il numero dei letti negli alberghi e nei campeggi rispetto alla popolazione
presente viene definita una nuova graduatoria che è anche un primo indice
grossolano della potenzialità del turismo.
Ne
risulta esaltato il ruolo delle piccole regioni con alta densità turistica come
la Valle d'Aosta ed il Trentino Alto Adige. (tab 14 pg 60)
È
possibile anche effettuare un confronto relazionale sull'offerta e la
domanda internazionale facendo riferimento a dati Eurostat, in parte
diversi da quelli OMT.
Considerando
il numero degli esercizi alberghieri e le presenze totali (residenti +
stranieri) nel complesso degli esercizi ricettivi, si può rilevare che il Regno
Unito, la Germania e l'Italia occupano una posizione leader.
Più
del 72% del mercato europeo degli alberghi si concentra su 4 paesi. Il Regno
Unito rappresenta quasi il 25% del numero degli esercizi ricettivi, la Germania
più del 20%, l'Italia quasi il 18% e la Francia l'11%. A livello delle
presenze, gli stessi paesi rappresentano il 64% delle presenze nelle principali
nazioni europee.
Analisi dell'andamento dell'offerta ricettiva del settore turistico del
1997
In
particolare si propone un'analisi territoriale, dettagliata al livello
regionale e, in chiave più aggregata, al livello delle quattro tipiche macro
aree italiane: Nord Est, Nord ovest, Centroe Sud. L'analisi si basa su indicatori di tipo strutturale (consistenza
degli esercizi alberghieri e complementari, sia in termini assoluti e sia
relativamente al numero di residenti), di flusso (arrivi, presenze, permanenza
media ed indici di utilizzazione dei clienti italiani e stranieri che trovano
ospitalità nelle strutture ricettive) ed infine economici (valore aggiunto,
dipendenti, unità locali, investimenti e spese per il personale). Tutti i dati
riportati e commentati derivano da rilevazioni condotte correntemente
dall'ISTAT.
La
primaevidenza empirica di un certo
rilievo riguarda la sia pur lieve diminuzione della consistenza degli esercizi
alberghieri e complementari occorsa nel 1997 rispetto al 1996: essa è stata
pari allo 0,7% per i primi ed al 13,3% per i secondi. Con riferimento alle sole
strutture alberghiere, mentre nelle aree Nord Est, Nord Ovest e Centro si è
verificata una flessione (rispettivamente -l,1%, -0,9% e -0,4%), nel
mezzogiorno si è invece registrato un incremento, seppur contenuto, pari allo
0,2%. Segmentando l'offerta alberghiera in funzione di alcuni indicatori
qualitativi, le regioni del Nord presentano una ridotta dimensione media delle
strutture, espressa dal numero di camere per albergo, che si manifesta
su valori inferiori (rispettivamente 25,3 camere per albergo per il Nord Est e
25,1 per il Nord Ovest) rispetto a quelli delle regioni del Centro (29,9) e del
Mezzogiorno (37,6). Ad influenzare nettamente il valore di quest'ultimo
indicatore contribuiscono regioni quali la Calabria (44,1), la Sicilia (45) e
la Sardegna (45,1) che superano tutte le altre e si distanziano sensibilmente
dal valore medio dell'Italia (28).
Il
Mezzogiorno è caratterizzato da una conurazione dell'offerta alberghiera
dotata del più basso numero di alberghi (rispetto alle altre circoscrizioni
territoriali) sia in termini assoluti che rispetto alla popolazione residente
(0,3 alberghi per 1000 residenti); le tipologie alberghiere prevalenti sono
però di grandi dimensioni, caratterizzate cioè da un numero medio di posti
letto molto alto (75 rispetto alla media nazionale di 52,3) e da un elevato
rapporto del numero di camere per albergo (37,6), di gran lunga superiore alla
media nazionale (28).
Le
considerazioni finora proposte suggeriscono, con riferimento ai principali
caratteri strutturali dell'offerta alberghiera, questo quadro d'insieme:
-il Nord Est è caratterizzato da
un'offertaalberghiera leggermente in
diminuzione, ma che vanta ancora il più alto rapporto di numero strutture e di
numero di posti letto rispetto ai residenti (rispettivamente 1,5 e 67,5).
L'offerta complementare è invece in aumento seppure contenuto (+2,3%) e vanta
anche in questo caso un rapporto elevato di strutture per 1000 residenti (1,1)
rispetto alle altre circoscrizioni.
-L'offerta alberghiera del Nord
Ovest invece mostra un livello di strutture alberghiere più modesto dell'area
orientale, e di dimensioni più contenute sia in termini assoluti che rispetto
alla popolazione residente. L'offerta complementare è di dimensioni ancora più
modeste persino rispetto al Centro ed al Sud-Isole.
-La consistenza nel Centro è
rappresentativa di circa il 18% delle strutture alberghiere ed il 40% di quelle
complementari, che registrano rispettivamente un lieve calo nel primo caso ed
un lieve aumento nel secondo.
-Il Mezzogiorno, infine, è la
circoscrizione dove opera la quota più ridotta di esercizi complementari (circa
10% del totale Italia), in forte decremento rispetto all'anno precedente. La
quota per 1000 residenti di strutture ricettive, sia alberghiere che
complementari, è sensibilmente inferiore alla media nazionale, sebbene
l'offerta ricettiva si conuri attraverso imprese di dimensioni superiori
alla media nazionale, espressa sia in termini di posti letto che di camere di
albergo.
2.5.1.cLA COMPETITIVITA' DELLE STRUTTURE
ALBERGHIERE
ITALIANE(Da usare come
commento con lucido)
Per
analizzare il livello di competitività dell'offerta ricettiva nazionale e il
profilo tipologico della clientela si è fatto riferimento ai caratteri
strutturali e alle modalità di utilizzo delle strutture alberghiere. In
particolare sono stati considerati 12 indicatori riferiti prevalentemente al
1997.
Gli
alberghi italiani sono caratterizzati da un profilo qualitativo mediamente
elevato (il 73,6% ha almeno 3 stelle), una dotazione media di circa 52 letti ed
un incremento medio del costo di un pernottamento pari all'11% nel triennio
1995-l998. Le presenze sono consumate solo per quasi metà in località
'tradizionali', costituite in questo contesto dalle località marine,
lacuali, montane e collinari. C'è una stagionalità alquanto variabile nelle
diverse zone del paese, comunque sensibilmente più alta nel Meridione. Ogni
posto letto è occupato in media per 115,5 notti e tale tasso di utilizzo si
traduce in 5.076 presenze per ogni 1000 residenti e, in media, in 4,1
pernottamenti per ogni cliente arrivato. La struttura produttiva è in grado di
generare 60,4 milioni di valore aggiunto per addetto, con un'occupazione media
di 1,1 unità per 1000 residenti. Le presenze straniere negli alberghi sono
rappresentate per oltre 1/4 dalle 5 nazionalità più rilevanti.
In
chiave territoriale (tavola 6.21 pg 345 Rap An ISTAT) è evidente
l'asimmetria tipologica Nord-Sud, dovuta alla preponderanza del turismo
tradizionale al Nord e di modalità fortemente stagionali nel Mezzogiorno: ciò è
dovuto al fatto che, in genere, le regioni settentrionali sono in grado di
offrire diversi modelli di turismo tradizionale, sia invernale sia estivo,
usufruibili più omogeneamente nell'arco dell'anno. Le regioni centrali si
collocano in una situazione intermedia.
Il
Trentino Alto Adige si conferma una delle regioni in cui il turismo assume
un'importanza fondamentale (si colloca al primo posto per gli indicatori di
'produttività' come le quote medie di posti letto e di presenze per
1000 residenti e la permanenza media; è situato al secondo posto nella
graduatoria relativa al numero di addetti per 1000 residenti e presenta, nel
contempo, un livello medio di crescita dei prezzi piuttosto contenuto, in un
contesto fortemente caratterizzato dal turismo straniero).
Tale
profilo è l'espressione più alta di un'area, come il Nord Est, il cui
sistema economico è notoriamente imperniato sull'efficienza della piccola e
media imprenditoria. In queste zone, è infatti prevalente un modello d'offerta
alberghiera di qualità non elevatissima (la quota degli alberghi con almeno 3
stelle è inferiore alla media nazionale, con un numero di posti letto per
albergo generalmente inferiore alla media e una dinamica delle presenze
talvolta fortemente stagionale, come nel caso dell'Emilia Romagna). Tale
modello si caratterizza anche per una elevata competitività (derivata dall'alto
sfruttamento dei posti letto disponibili), da una buona permanenza media e da
una crescita contenuta del livello medio del prezzo di una camera, tutti
fattori di successo di cui la provincia di Rimini costituisce una sintesi
esemplare. Le caratteristiche peculiari delle strutture alberghiere del Nord
Ovest sono meno sintetizzabili in un unico profilo. Emerge chiaramente il
contrasto tra Piemonte e Lombardia, da un lato, e Valle d'Aosta e Liguria
dall'altro. Mentre queste ultime due regioni si caratterizzano per un buon
livello di sfruttamento dei posti letto per 1000 residenti, con una dinamica
dei flussi sostanzialmente stagionale, la Lombardia ed il Piemonte attivano
flussi mediamente più stabili nel corso dell'anno, con una bassa permanenza
media ed una tendenza alla crescita dei prezzi.
Con
riferimento al Centro Sud, il profilo dell'offerta alberghiera denota
eterogeneità territoriali più forti, frammentandosi in sottosistemi ricettivi
generalmente molto influenzati dalle caratteristiche locali. Al Centro, il
Lazio e la Toscana denotano una buona performancecomplessiva, ma per
ragioni ben diverse. Nel primo caso, la presenza di un polo come Roma, in cui
si consumano i 4/5 delle presenze regionali garantisce rapporti tra presenze e
posti letto e tra valore aggiunto ed addetti piuttosto elevati, ed inoltre una
stagionalità dei flussi contenuta; nel secondo, all'attrattività di Firenze si
abbina un posizionamento piuttosto equilibrato in corrispondenza di tutti gli
indicatori (la quota del turismo tradizionale pari a 48,3 risulta in linea con
la media nazionale pari a 47,8).
Nel
Mezzogiorno, la Sardegna si distingue rispetto al profilo medio delle
altre regioni, grazie soprattutto alla modernità delle strutture alberghiere -
in grande prevalenza con almeno 3 stelle (il 92,4%) e dotate mediamente di
molti posti letto (ben 102, quasi il doppio rispetto alla media nazionale) - ad
una permanenza media sensibilmente superiore alla media (5,3 notti) e al debole
aumento del costo medio di un pernottamento. Lo sviluppo turistico interno di
tale regione è inoltre piuttosto equilibrato, con le eccezioni di Sassari e
della sola provincia di Oristano caratterizzate da un profilo evolutivo ancora
incerto.
Il
sistema alberghiero siciliano, pur presentando alcune peculiarità che lo
avvicinano al profilo della Sardegna, come le quote elevate di alberghi con
almeno tre stelle, di posti letto per albergo e di presenze per posto letto,
risulta penalizzato soprattutto dalla maggiore rarefazione delle strutture sul
territorio, testimoniata dalla quota assai modesta di letti per mille residenti
(il 14,3%, maggiore soltanto rispetto alla Puglia), e da una permanenza media
tra le più basse della penisola.
Nelle
restanti regioni del Mezzogiorno le strutture alberghiere, caratterizzate in
prevalenza da un livello qualitativo ed una dimensione superiori alla media, si
dimostrano spesso sovradimensionate rispetto allo sviluppo turistico realmente
sostenibile sulla base delle infrastrutture presenti sul territorio e
dell'attuale livello di interazione dell'industria turistica con le altre
realtà imprenditoriali, e risentono della caratterizzazione prettamente locale
o, comunque fortemente stagionale della domanda. In effetti, tali regioni
registrano valori sempre inferiori alla media nazionale per numero di addetti e
di presenze giornaliere per mille residenti, le presenze per posto letto (ad
eccezione della Campania) ed il valore aggiunto per addetto, ed inoltre valori
superiori alla media dell'indice di stagionalità, ad eccezione del Molise e
della Basilicata, forse le regioni meridionali caratterizzate dai maggiori
ritardi strutturali. La sola Campania, al secondo posto nella graduatoria delle
presenze per posto letto (148,6 rispetto al valore massimo di 156,8 registrato
nel Lazio), sembra in grado di avvalersi di un sistema ricettivo alberghiero
sufficientemente elastico rispetto alla dinamica della domanda scarsamente
stagionale e di livello qualitativo comunque medio alto, per quanto fortemente
concentrato nelle aree di Napoli e della penisola sorrentina.
2.5.2.LA DOMANDA
L'Italia
gode di una situazione di estremo privilegio disponendo in pratica, come nessun
altro paese al mondo, di una gamma completa di prodotti turistici. Questo pone
l'Italia sul mercato internazionale in una posizione di grande vantaggio nei
confronti di una concorrenza non in grado di offrire contemporaneamente la
stessa gamma di prodotti turistici, con un patrimonio culturale unico.
2.5.2.aLE RILEVAZIONI STATISTICHE
Un
problema che caratterizza in modo negativo la valutazione del turismo italiano
è quello delle statistiche.
La
copertura del fenomeno rilevato è ridotta e ci sono delle difficoltà nel
reperimento dei dati di base.
A
fronte di un movimento turistico ufficialmente rilevato che considera circa 300
milioni di presenze si stima che il movimento effettivo sia almeno tre volte
tanto.
Anche
a livello internazionale si pongono non pochi problemi di valutazione e di
azione del to.
La
stessa considerazione può farsi a proposito del fatturato turistico, che si
stima intorno al 10% del PIL ma che raggiunge il 20% se si tiene conto di una
'economia allargata dei viaggi e del turismo'.
Se
a queste considerazioni si aggiunge che la voce turismo non appare nella
contabilità nazionale (in quanto il to è, giustamente, visto come una
ricomposizione degli altri settori), ben si comprende come vi possa essere una
qualche difficoltà per una valutazione reale del fenomeno, almeno fin quando
non verrà realizzato il Conto Satellite del Turismo.
L'ISTAT
ha assunto consapevolezza di questi problemi ed ha attivato varie iniziative
che dovrebbero portare ad una razionalizzazione del sistema di rilevazione e di
interpretazione dei dati.
In
particolare, nel corso del 1998, l'Istat ha ridotto il ritardo nella diffusione
dei dati mensili provvisori sui flussi nelle strutture ricettive, assestandosi
intorno ai novanta giorni, in linea con le direttive UE in materia.
Situazione attuale
Particolare
attenzione, infatti, viene dedicata dall'Istat al miglioramento della qualità
delle informazioni prodotte e della tempestività nel rilascio dei dati.
Le
innovazioni introdotte riguardano:
·l'adozione di un nuovo modello di
rilevazione, con l'inclusione di alcune nuove nazionalità, della clientela
straniera, e delle regioni di provenienza, di quella italiana;
·l'adozione di una nuova
metodologia di stima dei dati provvisori, finalizzata ad assicurare la
diffusione dei risultati entro i tempi previsti dalla citata direttiva;
·l'avvio del trasferimento
telematico dei dati rilevati, alla cui fattibilità è stato dedicato il progetto
SERT Turismo. Il progetto è finalizzato a progettare e testare una rete
telematica di trasferimento dati tra il settore pubblico (ISTAT e 4 province
pilota: Firenze, Milano, Palermo, Bolzano) e quello privato (esercizi
alberghieri).
E'
stato inoltre costituito un apposito gruppo di lavoro, formato da
rappresentanti Istat e dell'Ufficio italiano cambi, avente il compito di
individuare le modalità di integrazione delle statistiche sui flussi (e sulle
spese) dei visitatori che passano la frontiera nazionale.
Con
l'entrata in vigore del trattato di Schengen, che prevede la libera
circolazione delle persone tra alcuni Paesi comunitari, compresa l'Italia, è
stata invece soppressa la rilevazione sui visitatori alla frontiera.
Obiettivi e progetti
Lo
scenario nazionale ed internazionale dei prossimi anni si presenta particolarmente
ricco di eventi che in qualche modo condizioneranno il corso delle statistiche
sull'offerta e sulla domanda turistica: il Giubileo nell'anno 2000 e l'entrata
in vigore della Direttiva U.E. sulle statistiche del turismo determinano un
interesse crescente per le statistiche a carattere territoriale (regionale,
provinciale e comunale), per i dati economici delle imprese turistiche e per
l'individuazione e costruzione di archivi di base delle imprese operanti nel
settore turistico.
Gli obiettivi perseguibili sono pertanto i seguenti:
Completamento del processo di recupero della tempestività nella
diffusione dei risultati. L'impiego di strumenti
telematici e le innovazioni metodologiche consentiranno di diffondere i dati
mensili provvisori e i dati annuali provvisori a 3 e a 6 mesi, rispettivamente,
dal periodo di riferimento.
Miglioramento degli standard qualitativi.
L'introduzione di procedure di controllo e di correzione automatica degli
errori consentirà un sensibile miglioramento della qualità delle statistiche
sul turismo.
Al
perseguimento di tali obiettivi l'Istat dedicherà, in particolare, alcuni
progetti fortemente innovativi:
·Realizzazione di un data base
sui siti turistici italiani.
·Completamento della rete di
collegamento telematico per la rilevazione sul movimento turistico degli
esercizi alberghieri.
·Ristrutturazione dell'indagine
rapida sull'attività alberghiera.Il progetto prevede la ristrutturazione del campione di imprese alberghiere,
per renderlo rappresentativo di una realtà in forte cambiamento, e
l'inserimento nel modello di rilevazione di informazioni sulle prenotazioni
alberghiere come indicatore anticipante della domanda turistica anche in vista
di quella che sarà alimentata dal Giubileo.
Alcuni
temi di particolare interesse dovranno trovare adeguata attenzione
nell'immediato futuro, in particolare:
·la rilevazione del
'sommerso' (turismo nelle seconde case e negli alloggi privati in
generale) la cui conoscenza riveste un'importanza fondamentale per gli
operatori locali;
·la rilevazione delle
caratteristiche economiche delle imprese turistiche.
2.5.2.
bLA DOMANDA NEL 1997
Le
principali variabili usualmente utilizzate per descrivere il prodotto
dell'industria ricettiva nazionale sono generalmente rappresentate dal numero
di arrivi (cioè il numero di volte in cui un cliente prende alloggio
presso la struttura stessa) e dal numero di presenze (ossia il numero di
nottate trascorse dai clienti presso i differenti tipi di alloggio).
A
partire da tali indicatori sono stati calcolati ulteriori rapporti derivati,
quali la permanenza media (numero di presenze rispetto al numero di
arrivi) che rappresenta il numero di notti in cui in media ciascun cliente
pernotta nelle strutture in un arco di tempo di riferimento (ad esempio
l'anno), l'indice di utilizzazione lorda e netta[5]
delle strutture stesse.
Il
livello complessivo di presenze presso gli alberghi italiani nel 1997 è stato
pari a 121.916 per gli italiani (-0,8% rispetto al 1996) e 84.845 per gli
stranieri (-3,5%); la componente nazionale incide per circa il 60% sulle
presenze complessive. Scendendo al livello di circoscrizione territoriale, si
può notare come il Mezzogiorno è l'unica circoscrizione per la quale si
registrano incrementi positivi delle presenze tanto per gli italiani (+2,5%)
che per gli stranieri (+3,7%); al Nord ed al Centro, invece, si registra un
netto calo degli stranieri (-7% nel Nord Est, -3,2% nel Centro), mentre
nell'area settentrionale si denota un calo più contenuto degli italiani (-3,3%
nel Nord Est, -2,3% nel Nord Ovest).
Il
rapporto di composizione tra le componenti italiana e straniera è in tutte le 4
circoscrizioni a favore della componente nazionale, anche se con percentuali
differenti; in dettaglio, si passa dalle punte del 69,5% nel Mezzogiorno al
52,3% nel Centro, con ovvie composizioni complementarmente opposte per quanto riguarda
la componente straniera.
A
livello regionale, nelle regioni in cui la componente straniera è preponderante
rispetto a quella italiana - ossia Veneto, Trentino, Toscana e Lazio, che
complessivamente coprono circa il 60% delle presenze estere in Italia - si è
registrato un decremento alquanto consistente (circa 7% nelle prime due regioni
e pari al 4% ed al 2%, rispettivamente, per Toscana e Lazio). La regione che
primeggia in graduatoria per le presenze della componente nazionale è l'Emilia
Romagna, che incide per 16,8% sul totale delle presenze italiane nel 1997,
seguita da Trentino (10,8%) e Lombardia (8,7%).
Distinguendo
la composizione delle presenze per tipo di struttura nelle componenti
alberghiera e complementare, le regioni in cui la prima assume un'incidenza
preponderante rispetto alla seconda sono la Sicilia (87,9%) ed il Lazio
(86,9%). A livello di ripartizione territoriale non si manifestano invece
differenze particolarmente rilevanti.
La
permanenza media negli alberghi oscilla intorno al 3,5 per gli italiani e 3,4
per gli stranieri; la forbice tra le due componenti si divarica in
corrispondenza del Mezzogiorno dove gli stranieri in media pernottano per circa
4 notti. Attraverso gli indici di utilizzazione degli esercizi alberghieri è
analizzabile il rapporto delle presenze rispetto ai posti letto disponibili e
complessivi: la più intensa utilizzazione dei posti si ha nella circoscrizione
territoriale centrale (42,5) seguita dal Nord est (40,6). L'Emilia Romagna è
poi la regione con l'indice netto più elevato (53,5) rispetto alla media
nazionale (39,2).
Le
presenze negli esercizi complementari hanno avuto, nel 1997, variazioni
principalmente imputabili alla crescita della componente straniera (+9,1%
rispetto al 1996), piuttosto che alla componente di matrice nazionale (+1,4%).
Gli stranieri hanno fatto registrare una crescita nell'ultimo anno
prevalentemente nell'area Nord Est, vantando un'espansione pari al +14,7% (in
particolare il Trentino Alto Adige ha registrato un picco del 111,6%).
La
permanenza media negli esercizi complementari è stata di 9 pernottamenti per
gli italiani e circa 7 per gli stranieri. Gli italiani registrano in media un
numero di notti trascorse per ogni arrivo che oscilla dal valore del valore più
basso del Sud-isole (9,9) a quello più elevato del Nord Ovest (7); gli
stranieri, invece, pernottano mediamente per 6 notti al Centro e per oltre 8
notti nel Mezzogiorno. Le tipologie di località sintetizzano le caratteristiche
prevalenti di un determinato territorio, e vengono distinte in quattro
categorie: città di interesse storico ed artistico e capoluoghi; città montane,
collinari, di interesse vario e località termali; le città marine e lacuali; le
altre tipologie di località (che includono le località non altrimenti
classificate).
Le
peculiarità di rilievo caratterizzano il Centro, in cui si registra una
sensibile crescita delle presenze nelle altre località (+10,1%), mentre nel
Nord Est tutte le tipologie denotano una diminuzione, ad eccezione per le
località montane e collinari, che denotano un aumento delle presenze pari al
2,3%; nel Nord Ovest, invece, si registra una crescita delle località
tipicamente montane, collinari e termali (+5,2%) ed una riduzione nelle altre
località; si segnala, inoltre, la forte crescita delle presenze nelle località
balneari della Calabria (+11,3%).
2.5.2.cIL TURISMO NELLE AREE METROPOLITANE
La
ricerca di modalità vacanziere alternative e meno "stagionali" ha accresciuto,
soprattutto nella seconda metà degli anni '90, l'importanza del ruolo del
turismo metropolitano nel quadro della ricettività globale, caratterizzato
peraltro da una certa eterogeneità territoriale. Dalla tavola 6.19, che
propone un confronto tra i flussi turistici in 11 grandi aree urbane con
riferimento al 1997, emerge al primo posto Roma con oltre 14 milioni di
presenze, seguita da Venezia (10,5 milioni), Firenze (6,2 milioni) e Milano
(5,4 milioni). Per valutare l'impatto ambientale del fenomeno turistico si
consideri che ladella densità delle presenze giornaliere per mille residenti è
pari, a Milano e Roma, a 11,3 e 14,6 rispettivamente, e sale a 44,8 a Firenze
ed a 98 a Venezia.
La dinamica delle presenze nel triennio
1995-l997, pur risultando mediamente in crescita, oscilla dai picchi positivi
di Palermo (+8,8%) e Napoli (+8,6%) a quelli fortemente negativi di Bari
(-26,7%), Torino (-l1,4%) e Bologna (-l0,2%); tra le metropoli caratterizzate
dai flussi più elevati, Roma registra la crescita maggiore rispetto al 1995
(+4,9%), Milano e Venezia presentano aumenti più contenuti (rispettivamente
+1,0% e +0,7%), mentre a Firenze si verificauna flessione del 3,8%.
Il rapporto tra presenze e posti letto
consente di valutare la "produttività fisica" del servizio, in termini di sfruttamento
della capacità ricettiva potenziale. In tale ottica, Firenze (210), Roma (175)
e Bologna (174) sono le città che occupano maggiormente i posti letto
disponibili, all'opposto di Bari (77) e Palermo (89).
Nella ripartizione Sud-Isole emerge
Napoli, che ha registrato il più elevato incremento di presenze rispetto al
1995, un basso livello di congestione sulla base del rapporto tra presenze e
residenti, un buon grado di sfruttamento dei posti letto (156 presenze in
media), unsostanziale tra presenze italiane e di stranieri (il turismo pesa per
il 58,3%), tutti fattori che denotano il successo di una strategia di
valorizzazione delle risorse turistiche locali, ancora più rilevante se si
tiene conto della fortissima attrattività turistica derivante dalle località
limitrofe, tanto che a Napoli si colloca appena il 7,8% delle presenze
regionali. All'opposto Roma, con ben il 67,3% delle presenze del Lazio, si
conura come l'unico vero polo turistico della regione. Venezia e Firenze -
al secondo e quarto posto in tale graduatoria - si attestano su livelli più
contenuti e pari a 25,1% e 19,8%.
Al Nord, Venezia si conferma città
peculiare non solo per le sue caratteristiche ma anche per l'elevata incidenza
di stranieri sulle presenze complessive (76,9%); a Firenze tale quota risulta
del 72,2%, a Roma del 68,9% e a Milano del 57,4%.
2.5.2.dI FLUSSI TURISTICI IN ITALIA NEL 1998
La ripresa del turismo italiano nel 1998
Secondo
dati Istat sull'ammontare complessivo dei flussi turistici nelle strutture
ricettive alberghiere e complementari nel 1998 gli alberghi e le strutture
complementari hanno registrato 72 milioni e 749 mila arrivi, per un totale di
299 milioni e 612 mila presenze (tabella 1 e grafico 1). Rispetto al
1997 si è verificata una crescita del 3,8% del numero di arrivi e del 3% del
numero di giornate di presenza.
Nel
1998 la crescita degli arrivi di stranieri è stata superiore a quella degli
italiani (+4,5% rispetto a +3,3%), in presenza di una dinamica opposta rilevata
con riferimento alle giornate di presenza, aumentate di più per gli italiani
rispetto agli stranieri (+3,2% rispetto a + 2,9%).
Il
1998 è stato dunque caratterizzato da una chiara ripresa rispetto sia al 1997,
anno in cui si era registrata una sia pur lieve diminuzione delle presenze
rispetto al 1996 pari allo 0,2% (grafico 1), sia rispetto al 1996, in
cui la crescita delle presenze rispetto al 1995 era risultata più contenuta
(+1,7%). Ciò nonostante si è ancora lontani dai livelli di crescita delle
presenze registrati nel 1995 e nel 1994, pari rispettivamente al 4,3% ed
all'8,3%.
Nel
complesso, nel periodo 1990-l998 le presenze sul territorio nazionale sono
cresciute del 18,8%.
La
crescita è risultata considerevolmente più elevata per le strutture
complementari rispetto alle alberghiere e si è concentrata in corrispondenza
delle località montane e collinari; incrementi più contenuti, ma pur sempre di
rilievo, hanno caratterizzato le città d'arte, le località marine e quelle
lacuali.
In
chiave territoriale, nonostante le regioni più influenti in termini di presenze
siano localizzate nel centro- nord (Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna
e Toscana, che nel complesso incidono per il 48,1% del totale delle presenze),
le variazioni più elevate tra il 1990 e il1997 hanno caratterizzato cinque
regioni del Centro-sud: le Marche, il Molise, la Calabria, la Campania e la
Basilicata; la prima regione del Nord è il Veneto, al sesto posto, con una
crescita del 27,2%. A conferma del guadagno di posizioni relative del
Mezzogiorno rispetto al Nord, cinque delle ultime sei posizioni di tale
graduatoria sono occupate da regioni settentrionali (Friuli Venezia Giulia,
Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria, oltre alla Puglia).
L'ultimo
biennio si è caratterizzato anche per una forte similitudine nelle dinamiche
degli italiani e degli stranieri nel complesso delle strutture ricettive,
laddove nel triennio 1994-l996 le presenze di stranieri erano cresciute molto
più di quelle degli italiani. (grafico 2)
Con
riferimento al 1998 anche il confronto tra le dinamiche longitudinali delle
presenze nelle strutture alberghiere e complementari (grafici 2 e 3)
evidenzia comportamenti piuttosto simili: rispetto al 1997 le giornate di
presenza sono cresciute del 3% negli alberghi e del 3,1% nelle strutture
complementari, nelle quali però la crescita degli stranieri è risultata più
elevata (+3,2% rispetto a +2,7%). Nel dettaglio, risulta particolarmente
significativa la performancedelle strutture alberghiere, presso cui le
presenze avevano registrato, nel 1997, una diminuzione dell'1,9% rispetto al
1996, particolarmente accentuata per gli stranieri (-3,5%). Il buon risultato
del 1998 ha così consentito al to alberghiero di tornare sui livelli di
crescita del 1995 (+3,4%).
Per
quanto riguarda le strutture complementari, la crescita del 1998 è in linea con
la crescita media annua registratasi nel biennio precedente, anche se risultano
in crescita le presenze di italiani.
Nel
1998, la permanenza media nelle strutture ricettive è stata pari a 4,1 giorni,
stabile rispetto al 1997. Essa è risultata più elevata per gli italiani (4,3
giorni) che per gli stranieri (3,9 giorni), e nelle strutture complementari (8
giorni rispetto ai 3,4 giorni degli alberghi).
A
fronte di una domanda turistica sempre più intensa e articolata, segnali
importanti emergono anche dal lato dell'offerta.
Tali
positivi risultati consentono, infatti, un cauto ottimismo anche per il 1999 e
sono dovuti, tra l'altro, alla lenta ma costante riorganizzazione dell'offerta
ricettiva nazionale in favore di un modello integrato, in cui le singole realtà
imprenditoriali abbandonano progressivamente il forte individualismo che le
avevano contraddistinte fino ai primi anni '90, a favore di modalità
maggiormente sistemiche e cooperative, in grado di fronteggiare meglio le
oscillazioni della domanda e fornire una varietà di opzioni ricettive al variare
delle esigenze della clientela.
(Serie storiche)
2.5.2.eLA DOMANDA DEL SISTEMA ALBERGHIERO
Presentiamo
di seguito un'ulteriore analisi a livello regionale utilizzando alcuni semplici
indicatori che mirano a valutare il peso dell'attività alberghiera sul
territorio.
In
particolare la distribuzione del numero delle presenze alberghiere
esprime il peso assoluto del to rispetto al totale nazionale, il rapporto
fra presenze alberghiere ed abitante dà una prima ed approssimata
indicazione dell'importanza economica alberghiera nel contesto locale, le presenze
alberghiere in rapporto al numero dei letti indicano quanti giorni all'anno
è occupato un posto letto dando una idea del grado di utilizzazione del sistema
alberghiero locale (e quindi, in prima approssimazione anche della sua
efficienza) , la permanenza media indica quanto i turismi locali hanno
la forza di trattenere il cliente.
A livello regionale
Con riferimento alle singole regioni
in termini di valori assoluti le prime cinque (Trentino A.A., Emilia R.,
Veneto, Toscana e Lombardia) raccolgono il 57% delle presenze alberghiere e le
ultime cinque (Molise, Basilicata, Valle d'Aosta, Umbria e Calabria) solo il
5%. La regione con il maggior numero di presenze alberghiere è l'Emilia Romagna
(13,0%).
Il dato assoluto, pur avendo grande
rilevanza perché è il primo indicatore del peso del sistema alberghiero locale
sul totale nazionale, non esprime, però, quanto il to alberghiero pesa
rispetto all'economia ed alla società perché risente, ovviamente, della
dimensione territoriale e del numero di abitanti presenti in ogni regione.
Considerando il numero delle presenze
rispetto alla popolazione la regione più caratterizzata dal turismo
alberghiero risulta il Trentino con più di 30 presenze ad abitante, seguita
dalla Valle d'Aosta con 21, dalla Liguria con 7,3, dall'Emilia Romagna con 6,8,
dal Veneto e dalla Toscana, entrambe con 5,5, a fronte di una media nazionale
che è pari a 3,6. Le regioni meridionali, con l'eccezione della Sardegna si
collocano agli ultimi posti della graduatoria a conferma delle difficoltà di
penetrazione. Anche le regioni più industriali e più fortemente popolate
(Lombardia e Piemonte) vedono una minor incidenza del movimento alberghiero
rispetto alla popolazione.
In termini di permanenza media la
netta prevalenza del turismo di vacanza rispetto a quello delleregioni colloca
ai primi posti Trentino A.A., Emilia Romagna, Sardegna, Calabria, mentre altre
regioni vacanziere (Veneto e Toscana) risentono della forte incidenza del
turismo d'arte con ridotte permanenze.
Il sistema alberghiero più utilizzato è
quello del Lazio con 153 presenze all'anno ogni posto letto, seguito dal
Veneto (145), dalla Campania (144), dalla Liguria (137) e, quindi , da
Toscana(133) e Lombardia (128). Da
notare , anche in questo caso che le regioni meridionali ,ad eccezione della
Sicilia, presentano valori inferiori alla media (118,9) e che la Calabria si
colloca all'ultimo posto (57).
Dal complesso di questi indicatori emerge
la debolezza strutturale delle regioni meridionali.
A livello provinciale
Le
stesse analisi riproposte a livello provinciale rilevano alcune
"sorprese" significative .
La provincia con il maggior numero di
presenze negli alberghi è Bolzano con il 9,4% del totale nazionale ,quella
con il maggior numero di presenze per abitante è Rimini (52 presenze a
fronte di una media nazionale di 3,7), quella che presenta il maggior grado
di efficienza è Firenze, ove un letto è utilizzato per 200 giorni all'anno
a fronte di una media nazionale di 119, quella con la permanenza media
maggiore è Vibo Valentia, con 6,7 pernottamenti contro una media nazionale di
3,5. Da notare che Vibo Valentia è la provincia con il minor grado di
utilizzazione alberghiera, proprio per il netto prevalere di un turismo
vacanziero stagionale.
Più in generale si può osservare che
spesso non vi è corrispondenza fra leadership a livello regionale ed a livello
provinciale e che le prime dieci province (Bolzano, Roma, Rimini, Venezia,
Trento, Napoli, Milano, Firenze, Savona, Verona) raccolgono il 50% delle
presenze alberghiere.
Si ritiene questo il dato più
significativo perché prova che nonostante tutte le affermazioni relative alla
diffusione territoriale del turismo ed alla molteplicità delle sue facce,
dimostra che è ancora concentrato prevalentemente in alcune aree. Ne è una
riprova il fatto che le ultime 50 province raccolgono meno del 10% delle
presenze alberghiere nazionali.
In termini di peso dell'attività
alberghiera sull'economia e sulle società locali dopo la provincia di
Rimini seguono quelle di Bolzano (44 presenze ad abitante), Aosta (22), Trento
(21), Savona (20), Venezia (14), Imperia (13) e Siena (11), mentre occupano
posizioni inferiori le grandi province turistiche con numerosa popolazione come
Firenze (15° posto, con 6,6), Roma (28°; 3,9), Napoli (37°; 2,8), Milano (46°;
2,3).
In termini di utilizzazione
(efficienza) degli alberghi dopo quella di Firenze seguono la provincia di
Padova (190 giorni all'anno di occupazione per ogni posto letto), Roma (180),
Prato, che pure presenta in assoluto la presenza media più bassa (176), Treviso
(169), Napoli (165) e Milano (163). Il grado di utilizzazione più basso si
rileva a Vibo Valentia (33), Alessandria (40), Cosenza (54), Chieti (55), Cuneo
(55).
In termini di permanenza media è da
notare che dopo Vibo Valentia (6,7) seguono Teramo (6,6), Rimini (6,3), Savona
(6,3), Crotone (6,2) e Bolzano (6,0). Le ultime posizioni sono occupate da
Prato (1,8), Terni (1,9), Enna (1,9), Caltanissetta (1,9), Varese (2,0), Lodi
(2,1) e Firenze (2,2), con percentuale uguale ad altre città fra le quali
Milano, Perugia e Trieste.
2.5.2.fLA DOMANDA DEL SISTEMA ALBERGHIERO NEL 1999
L'Italia
continua ad attirare i turisti stranieri. Secondo l'indagine previsionale sui
flussi turistici internazionali in Italia condotta dal Centro Studi
Turistici di Firenze per conto dell'Assoturismo-Confesercenti e dell'Enit,
nel 1999 il flusso di turisti stranieri sia europei che extraeuropei, per il periodo
maggio-settembre dovrebbe aumentare del 2,02%.
L'indagine scaturisce dall'elaborazione di
7.000 interviste con famiglie di Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna ,
Olanda, Sna e Stati Uniti e di un numero significativo di operatori
professionali del turismo organizzato. Anche i tour operators stranieri
segnalano un aumento di outgoing (+2,81%) verso l'Italia, soprattutto
per le tipologie città d'arte (come prima scelta per olandesi, snoli,
francesi, belgi), mare (tedeschi), crociere (inglesi e americani).
La
rilevazione è stata effettuata nei mesi di gennaio e febbraio '99, cioè in un
periodo precedente agli eventi del Kosovo.
I
maggiori incrementi previsti sono quelli delle famiglie del Belgio (+3,99%) e
della Germania (+2,9%); seguono Olanda +1,72% , Francia 1,3% , Gran Bretagna
1,30%, Sna 0,55% e Usa 0,51%.
Tra
le motivazioni della vacanza in Italia ci sono soprattutto la scelta di nuove
località, il relax, ma anche arte, cultura e clima.
Il
periodo medio di permanenza previsto oscilla tra i 10 ed i 15 giorni medi con
l'eccezione degli snoli che prevedono di fermarsi in Italia per almeno 3-4
settimane. I mesi preferiti come prima scelta sono quelli estivi di luglio ed
agosto con le eccezioni dei tedeschi che preferiscono giugno e degli americani
che optano per settembre. Per tutti la sistemazione prevista in prima battuta è
l'albergo; in via subordinata la casa in affitto, l'agriturismo o l'ospitalità
presso amici.
Vedere
confermato il nostro Paese come meta tra le più ambite del mondo, e spesso come
la più ambita, è un risultato di grande valore. Ciò conferma che il nostro
Paese ha migliorato non soltanto la propria immagine turistica, ma lo standard
della sua offerta globale e che in particolare il sistema turistico ha saputo
muoversi in modo adeguato per competere in un mercato in cui non solo crescono
i concorrenti, ma si investono sempre maggiori risorse per conquistare più
spazi.
All'impegno
dell'Enit, delle Regioni e dei privati per migliorare le attività promozionali
e per sviluppare la politica di prodotto e di commercializzazione corrisponde
una risposta significativa sul mercato internazionale in termini di incremento
di flussi e di un loro migliore orientamento nella scelta dei prodotti e nella
loro fruizione stagionale.
In
estrema sintesi i flussi di incoming mostrano una tendenza all'aumento,
questo è il risultato più significativo dell'indagine previsionale per la
stagione estiva 1999.
L'ulteriore
incremento degli stranieri sul già buon risultato del 1998 è un dato
importante, anche se la crisi neiBalcani puòcondizionarel'andamentoeffettivo
della
stagione. Qualche incertezza in più si riscontra nei flussi dei turisti
italiani che si prevedono in diminuzione.
Qualche
indicazione in più verrà a metà stagione quando si potrà valutare appieno la
decisione di coloro che fanno vacanza last minute, molto numerosi in
Italia.
Tabella
2.5.2.f.A Sintesi dei risultati dell'indagine presso le famiglie e i tour
operators
Nazionalità
Interviste
famiglie
Var.
% 99/98
Interviste
tour operators
Var.
% 99/98
Belgio
+3,99
+3,51
Francia
+1,32
+2,03
Germania
+2,96
+2,84
Gran Bretagna
+1,30
+1,75
Olanda
+1,72
+3,02
Sna
+0,55
+3,44
Stati Uniti
+0,51
+0,78
MEDIA
+1,71
+2,81
Secondo rilevazioni dell'Istat[6]
nel periodo relativo alla seconda settimana di giugno, e precisamente dal 7
al 14 giugno 1999, gli alberghi italiani hanno registrato 1 milione e 825
mila arrivi, per un totale di 5 milioni e 867 mila giornate di presenza.
Rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente si è verificata una
diminuzione dell'1,3% degli arrivi e del 4,4% delle giornate di presenza.
Tabella 1 - Arrivi e presenze negli
esercizi alberghieri.
Seconda settimana di
giugno 1999
MOVIMENTO ALBERGHIERO
DATI (migliaia)
VARIAZIONI %
7-l4
GIU99
GIU99
GIU
98
Arrivi
1.825
-l,3
Presenze
5.867
-4,4
Mancano 2 grafici
I dati relativi alla domanda turistica mostrano, rispetto alla seconda
settimana di giugno del 1998, flessioni sia negli arrivi sia nelle presenze. La
clientela italiana, con 889 mila arrivi e 2 milioni e 683 mila giornate di
presenza, ha fatto registrare un calo dell'1% nel numero sia degli arrivi che
delle presenze. Anche gli arrivi degli stranieri, pari a 936 mila, hanno
segnato una diminuzione dell'1,6%, mentre le giornate di presenza, pari a 3
milioni e 184 mila, si sono ridotte del 7,1%.
Tabella 2 - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri per
nazionalità.
Seconda settimana di giugno 1999
MOVIMENTO ALBERGHIERO
DATI(migliaia)
VARIAZIONI %
7-l4 GIU99
GIU99
GIU
98
Arrivi
Italiani
889
-l,0
Stranieri
936
-l,6
Presenze
Italiani
2.683
-l,0
Stranieri
3.184
-7,1
Le tre circoscrizioni geografiche presentano, rispetto all'analogo
periodo dello scorso anno, dinamiche alquanto eterogenee.
Nel dettaglio, l'Italiasettentrionale ha registrato
variazioni negative nel numero degli arrivi sia di turisti italiani (-3,6%) sia
di stranieri (-l,4%), il che ha determinato un calo complessivo degli arrivi
del 2,4%.
Nell'Italiacentrale, alla riduzione della componente
straniera, pari al 7,9%, si è contrapposto l'incremento del numero degli arrivi
degli italiani, pari al 2,1%; di conseguenza, il totale degli arrivi ha
registrato una flessione pari al 3,5%. Nell'Italiameridionale ed
insulare, invece, si è verificato un aumento degli arrivi della componente
sia nazionale (1,7%) che straniera (7,9%), determinando una crescita
complessiva degli arrivi del 4,2%.
La
dinamica delle presenze è simile a quella degli arrivi.
L'Italiasettentrionale ha segnalato variazioni negative sia per gli italiani
(-4,2%) sia per gli stranieri (-9,9%), con una riduzione complessiva delle
presenze pari al 7,6%.
Nell'Italiacentrale, la crescita dell'11,5% della componente nazionale si
contrappone alla riduzione del 7,8% di quella estera, determinando una sostanziale
stabilità del numero complessivo delle presenze.
L'Italiameridionale ed insulare, infine, ha registrato una variazione positiva
pari allo 0,4%, derivata dall'aumento del numero di presenze della clientela
straniera (3,8%) e dalla diminuzione di quelle nazionali (-2,4%).
Tabella 3 - Arrivi negli esercizi alberghieri per ripartizione
geografica e nazionalità. Seconda settimana di giugno
1999
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
ARRIVI
(migliaia)
VARIAZIONI %
GIU
99
GIU 98
Italiani
Stranieri
Totale
Italiani
Stranieri
Totale
Italia settentrionale
454
551
1.005
-3,6
-l,4
-2,4
Italia centrale
197
222
419
2,1
-7,9
-3,5
Italia meridionale ed insulare
238
163
401
1,7
7,9
4,2
Tabella 4 - Presenze negli esercizi alberghieri per ripartizione
geografica e nazionalità. Seconda settimana di giugno 1999
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
PRESENZE
(migliaia)
VARIAZIONI %
GIU
99
GIU
98
Italiani
Stranieri
Totale
Italiani
Stranieri
Totale
Italia settentrionale
1.415
1.917
3.332
-4,2
-9,9
-7,6
Italia centrale
525
637
1.162
11,5
-7,8
0,0
Italia meridionale ed insulare
743
630
1.373
-2,4
3,8
0,4
La durata media della permanenza negli esercizi rilevati è stata
di 3,2 giornate ed è diminuita del 3% rispetto allo stesso periodo dell'anno
precedente. Nel periodo di riferimento della rilevazione è risultato
funzionante l'86,5% degli alberghi rilevati, la cui capacità ricettiva,
espressa in termini di posti-letto, è stata utilizzata per il 46,3%.
Tabella 5 - Permanenza media negli esercizi alberghieri per
ripartizione geografica e nazionalità.Seconda settimana di giugno 1999
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
PERMANENZA MEDIA
(giornate)
VARIAZIONI %
GIU 99
GIU
98
Italiani
Stranieri
Totale
Italiani
Stranieri
Totale
Italia settentrionale
3,1
3,5
3,3
0,0
-7,9
-5,7
Italia centrale
2,7
2,9
2,8
12,5
0,0
-3,6
Italia meridionale ed insulare
3,1
3,9
3,4
-6,1
-2,5
-5,6
Italia
3,0
3,4
3,2
0,0
-5,6
-3,0
Nella
settimana di ferragosto e precisamente dal 9 al 16 agosto 1999, gli
alberghi italiani hanno registrato 1 milione e 998 mila arrivi, per un totale
di 10 milioni e 422 mila giornate di presenze.
Rispetto
allo stesso periodo dell'anno precedente si è verificata una diminuzione dello
0,2% degli arrivi e del 3,3% delle giornate di presenza.
I
dati relativi alla composizione della domanda turistica mostrano, rispetto alla
settimana di ferragosto del 1998, comportamenti differenti per le due
componenti nazionale ed estera.
Gli
arrivi degli italiani, pari a 1 milione e 119 mila unità, sono diminuiti
dell'1,1%, mentre le giornate di presenza, attestatesi su un valore pari a 6
milioni e 912 mila, sono diminuite del 6,5%.
La
clientela straniera, con 879 mila arrivi e 3 milioni e 510 mila giornate di
presenza, ha segnato una crescita, pari allo 0,8%, per quanto riguarda i primi
e al 3,7% per quanto riguarda le seconde.
Tabella 1 Arrivi e presenze negli esercizi
alberghieri (migliaia)
Seconda settimana di agosto 1999
10-l7 agosto 1998
9-l6
agosto 1999
Variazioni %
Ago 99 su Ago 98
Arrivi
2.003
1.998
-0,2
Presenze
10.773
10.422
-3,3
Le
circoscrizioni geografiche presentano, rispetto allo stesso periodo dello
scorso anno, dinamiche piuttosto eterogenee.
Nell'Italiasettentrionale, si è avuta una diminuzione degli arrivi nazionali
(-l,0%) e un aumento di quelli stranieri (3,2%), con una variazione complessiva
pari a +1%.
Nell'Italiacentrale si è verificata una riduzione della componente straniera
dell'11,4% e un incremento di quella italiana del 4,6%, con una variazione
complessiva pari a -3,1%.
L'Italiameridionale ed insulare, invece, ha mostrato una diminuzione del numero
degli arrivi di turisti italiani (-5,2%) ed un aumento per quelli stranieri
(+11,3%9), con una flessione globale dell'1%.
Nel
periodo relativo alla prima settimana di ottobre, e precisamente dal 27
settembre al 4 ottobre 1999, gli alberghi italiani hanno registrato 1
milione e 854 mila arrivi, per un totale di 6 milioni e 52 mila giornate di
presenza. Rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente si sono verificati
aumenti sia negli arrivi sia nelle giornate di presenza, rispettivamente pari
al 3,9% e al 7,8%.
Tabella + grafici
I
dati relativi alla domanda turistica denotano, rispetto alla prima settimana di
ottobre del 1998, dinamiche positive per la componente nazionale e per quella
estera. La clientela italiana, con 824 mila arrivi e 2 milioni e 364 mila
giornate di presenza, ha fatto registrare crescite rispettivamente del 3,6% e
del 4,6%. La clientela straniera, con 1 milione e 30 mila arrivi e 3 milioni e
688 mila giornate di presenza, ha segnato incrementi rispettivamente pari al
4,1% e al 10%.
In generale, tutte le tre circoscrizioni geografiche presentano,
rispetto all'analogo periodo dello scorso anno, variazioni positive degli
indicatori.
Per quanto riguarda gli arrivi, nell'Italiasettentrionale,
si è verificato un aumento complessivo pari al 4,6%, derivante dalla crescita
del numero di arrivi della clientela sia nazionale (+2,7%) sia estera (+5,9%).
Nell'Italiacentrale, alla flessione della componente
straniera, pari al 2,6%, si è contrapposto l'incremento del numero degli arrivi
degli italiani, pari al 4,7%; il totale degli arrivi è così cresciuto dello
0,2%.
L'Italia meridionale ed insulare ha registrato la crescita più
elevata pari al 7,3%, dovuta ad aumenti degli arrivi di turisti sia italiani
(+4,3%) sia stranieri (+11,6%).
Anche
il numero delle giornate di presenza è risultato in crescita per tutte e tre le
ripartizioni geografiche, sia per la clientela italiana, sia per quella
straniera. Più dettagliatamente, nell'Italiasettentrionale,
l'aumento è stato del 4,2% per la componente nazionale e del 12,5% per quella
estera, con una variazione positiva complessiva pari al 9,6%.
L'Italiacentrale ha registrato aumenti sia per gli italiani (+10%) sia per gli
stranieri (+5,1%), cosicché le presenze sono cresciute in complesso del 7%.
Infine,
l'Italiameridionale ed insulare ha presentato un incremento
complessivo del 4,6%, derivante dagli aumenti del numero delle giornate di
presenza sia degli italiani (+1,5%) sia degli stranieri (+8,6%).
La durata media della permanenza negli esercizi rilevati è stata di 3,1
giornate ed è cresciuta del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno
precedente. Nel periodo di riferimento della rilevazione è risultato
funzionante il 76,1% degli alberghi rilevati, la cui capacità ricettiva,
espressa in termini di posti-letto, è stata utilizzata per il 51,8%. Nella
stessa settimana dell'anno precedente, le due percentuali erano risultate pari
rispettivamente al 76,3% e al 48,6%.
(Tabelle e grafici)
2.6.TURISMO CONGRESSUALE E D'AFFARI
Tra
i diversi turismi quello d'affari rappresenta probabilmente, per diverse
ragioni, il to più ricco. Ciò deriva dal fatto che il turista d'affari
spende mediamente di più degli altri turisti. Anche perché il vero utente di
questi eventi sono le aziende e molte delle spese sono in pratica degli
investimenti.
Le Fiere e i Congressi hanno effetti indotti
di grande portata poiché muovono una notevole quantità di attività collaterali
(dalle squadre di traduttori e interpreti agli specialisti in video-conferenze,
agli allestitori di stand ai trasportatori delle merci da esporre in fiera
ecc.).
Il mercato congressuale in Italia è
caratterizzato da rilevanti tendenze positive, anche se nei confronti
internazionali le nostre strutture risultano inadeguate.
Dal punto di vista dell'offerta, la
distribuzione territoriale delle strutture congressuali italiane appare più "a
pelle di leopardo" che concentrata nelle metropoli (come invece accade nelle
maggiori Fiere). Questa disseminazione sul territorio dei centri congressuali
dimostra il ruolo attivo delle politiche locali e la loro efficacia.
L'analisi disaggregata mostra rilevanti
squilibri regionali (con Lombardia e Lazio largamente in testa alla
classifica), specie per quanto riguarda i centri congressuali specializzati e i
grandi spazi attrezzati.
Queste carenze possono costituire una
oggettiva carenza strutturale che penalizza il settore sui mercati
internazionali e ne rallenta lo sviluppo qualitativo. A supplire a queste
mancanze interviene la componente storico-artistica di cui sono ricche le città
italiane, inclusi i centri minori. Ciò consente di offrire all'utente
congressuale dei turismi di nicchia come le visite culturali a musei, monumenti
e castelli o i tour eno-gastronomici. (vedi Tabelle TCI)
Una
quota significativa valutabile intorno al 20% del turismo d'affari è costituita
dal turismo congressuale. Secondo le graduatorie UAI (Union des associations
internationales ) la classifica delle principali aree in cui si realizzano
meetings e convegni vede il consolidamento del mercato europeo. Nella
graduatoria per paesi l'Italia occupa la quinta posizione dopo Usa, Francia,
Gran Bretagna e Germania.
L'Osservatorio
sul mercato congressuale italiano realizzato dall'Università di Bologna pone in
luce un consistente incremento dei congressi realizzati nelle strutture
alberghiere ( +22% tra il 1996 e il 1997, più del 40% tra il 1995 e il 1996).
Si
valuta che il turismo congressuale e delle manifestazioni generi un fatturato
alberghiero annuo di vendita camere di poco inferiore a 2.000 miliardi di lire,
pari a circa il 5% del fatturato del to.
Il
sistema dell'offerta è peraltro ancora sottodimensionato.
Per
quanto riguarda la disponibilità di sale congressi, una ricerca condotta da
Mercury mostra che nei principali gruppi alberghieri italiani dominano le sale
con disponibilità fino a 300 posti. Sono relativamente pochi, invece, gli
alberghi in grado di ospitare oltre 500 persone. I dati dell'Osservatorio del
mercato congressuale confermano inoltre la prevalenza degli incontri con 50-l00
partecipanti.
Nella
scelta della località, fra il 1996 e il 1997 si assiste ad una maggiore
preferenza delle città minori e turistiche, piuttosto che di quelle
metropolitane. Nel complesso, le principali città congressuali restano Milano,
Firenze e Roma.
Nel
valutare il ruolo dei congressi è da precisare che molti hanno carattere locale
o regionale ed attivano poco movimento turistico.
Il
mercato congressuale italiano vive un momento molto positivo: il numero degli
incontri, di diverso tipo, organizzati in Italia è aumentato del 40,8% nel 1996
e del 23,1% nel 1997: è aumentato quindi in misura sostenuta negli ultimi anni
il numero dei clienti dei produttori dei servizi congressuali e si è delineato
un segmento del mercato turistico di grande rilevanza sia sul piano
quantitativo che su quello qualitativo.
Sul
piano quantitativo il turismo congressuale è uno dei segmenti in più forte
crescita, non solo nel mercato turistico italiano, ma anche su quello mondiale.
La domanda congressuale può compensare con opportuni investimenti, le flessioni
della domanda nei segmenti maturi dell'offerta turistica evitando la
stagionalità ed i processi di deterioramento socioeconomico. Ad esempio le
tendenza strutturale alla riduzione della domanda di turismo balneare può
essere compensata dal numero dei congressi organizzati.
Sul
piano qualitativo, inoltre, il segmento congressuale ha caratteristiche che
favoriscono l'innovazione dei caratteri dell'offerta. Il congressista, infatti,
chiede alberghi di buona qualità e spesso esige anche servizi e tecnologie
avanzate di comunicazione telematica; la distribuzione temporale dell'attività
si articola su tutto l'arco dell'anno, consentendo un miglioramento del grado
di utilizzo del capitale.
È
stata svolta di recente e pubblicata nell'Ottavo rapporto sul turismo italiano un'indagine
sull'offerta congressuale italiana[7]. L'indagine fa
riferimento ad unità locali congressuali operanti attivamente sul mercato e
distinte in due grandi classi: alberghi congressuali e centri congressi,
ciascuna articolata in sottoclassi con riferimento a caratteri tipologici e
dimensionali.
Sono
considerati 'alberghi congressuali' quelli che dispongono di una sala
congressi, intesa come spazio permanentemente arredato ed attrezzato con
tecnologie adeguate per lo svolgimento di riunioni per almeno 50 partecipanti a
sedere, e che promuovono la propria struttura con materiale di comunicazione
riferito in modo esplicito all'offerta congressuale. Gli alberghi congressuali
sono stati distinti in relazione alla categoria in 3 stelle, 4 stelle, 5 stelle
e 5 stelle lusso.
Sono
invece considerati 'centri congressuali' le strutture indipendenti da
un albergo attrezzate efficacemente per l'organizzazione e lo svolgimento di
congressi. Fanno parte di questa classe i 'centri congressi veri e
propri', definiti sulla base di due elementi: la dimensione superiore ai
900 posti a sedere in una sola sala e l'esclusività; le sale congressuali
ubicate nelle residenze storiche, nei teatri, nei cinema, nelle aziende e negli
enti, nonché i centri congressuali minori.
Nel
1997 5.667 aziende forniscono servizi congressuali nel territorio italiano.
Nell'ultimo decennio l'offerta congressuale complessiva è più che raddoppiata e
si è modificata la sua composizione: il numero degli alberghi congressuali
presenti sul mercato come sedi è triplicato, mentre i centri congressuali
mostrano tassi di crescita più contenuti. Ciò riduce il loro peso relativo nel
mercato italiano: tra il 1986 e il 1997 la loro quota di mercato si è ridotta
del 16%.
La
crescente domanda congressuale ha quindi favorito prevalentemente l'attivazione
di sedi congressuali negli alberghi.
Le
strutture congressuali professionalmente effettive nel 1997 sono risultate
4.694 e sono prevalentemente di tipo alberghiero: il 75,2% delle sale per
riunioni è infatti all'interno di un albergo, mentre solo il 24,8% è costituito
da sedi congressuali non alberghiere.
Complessivamente
le sedi congressuali alberghiere sono state realizzate per oltre il 50% negli
alberghi a 3 stelle, per il 47% in quelli a 4 stelle e per il rimanente 3%
negli alberghi a 5 stelle e di lusso.
Il
sistema imprenditoriale alberghiero ha quindi investito in misura rilevante per
soddisfare la domanda di meetings, riunioni e conventions, ed il processo ha
già coinvolto in misura rilevante anche gli alberghi di categoria inferiore. Un
ulteriore sviluppo richiede il miglioramento dei caratteri qualitativi
dell'offerta alberghiera italiana in modo da adeguarla alle esigenze di questo
segmento del mercato turistico.
Secondo
l'analisi condotta dal Prof. A. Gardini e dai suoi collaboratori, infatti, la
parte più consistente dell'offerta congressuale italiana è caratterizzata da
basse dimensioni, da precarietà strutturale e da scarsa professionalità. Si
tratta di imprese il cui 'core business' è in qualche altro to
del terziario e non investono in questo, sebbene ricco, segmento di mercato
(sul piano quantitativo, il segmento congressuale è caratterizzato da un
elevato valore aggiunto per giornata di presenza: la spesa media del
congressista è circa il doppio di quella di un turista in vacanza).
2.6.1.LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE
DELL'OFFERTA
CONGRESSUALE
Sul
piano della distribuzione territoriale anche per il congressuale la
concentrazione favorisce le regioni del Centro-Nord che offrono il 72,6% delle
sedi. Il confronto mostra che il Mezzogiorno ed il Centro hanno superato il
Nord Ovest.
Nel
Meridione il numero di aziende specializzate è molto basso e la produzione di
congressi avviene quasi esclusivamente negli hotel[8].
Per
contro in tutto il Centro-Nord i centri congressuali rappresentano circa un
terzo delle aziende. (tabelle pg 91-2-3 sist alb)
L'assenza
di centri congressuali al Sud trova un contrappeso nell'elevata offerta
alberghiera. L'area esprime la più alta quota nazionale di sale congressuali
alberghiere (33,6%): un dato che però, come visto in precedenza, è
insufficiente a caratterizzare una situazione di sviluppo diffuso dell'attività
congressuale.
Nel
Mezzogiorno c'è una predominanza delle aziende congressuali alberghiere
(92,3%).
2.6.2.I VIAGGI DI LAVORO NEL 1998
Sono
sempre più numerose le condizioni lavorative che danno luogo alla necessità di
compiere spostamenti per mettere in comune competenze o per seguire i propri
affari. Nel 1998, secondo i dati dell'indagine multiscopo su viaggi e vacanze,
il 3,2% della popolazione residente ha effettuato in media in ciascun trimestre
almeno un viaggio di lavoro di una o più notti per un totale di quasi 14
milioni di viaggi. La maggior parte ha avuto una durata inferiore alle 4 notti
(72,6%), con una netta predominanza di quelli di una sola notte (32,1%).
Essi
rappresentano il 14,9% di tutti i viaggi realizzati dai residenti (pari nel
complesso a 92 milioni 953mila), contro l'85,1% di viaggi per vacanza e per
altri motivi personali.
CARATTERISTICHE
DEI VIAGGI. Numero e durata
Nel
1998, sono stati realizzati ogni trimestre oltre 3 milioni e mezzo di viaggi,
con un minimo nel quarto trimestre (3 milioni e 31 mila). La durata media del
viaggio è stata di 4,5 notti.
I
viaggi di lavoro, al contrario di quelli per vacanza, non presentano una
marcata stagionalità: in ogni mese dell'anno ne viene realizzato circa l'8-9%
del totale, tranne nei mesi di agosto e di dicembre, che registrano evidenti
flessioni (circa il 5%) e un incremento nel mese di luglio (11,4%).
Mediamente,
in un trimestre realizza almeno un viaggio di lavoro il 6,9% degli occupati
residenti al Nord, l'8,6% di quelli residenti al Centro e il 7,9% di quelli
residenti al Sud.
A
livello territoriale,viaggiare per motivi di lavoro è dunque un
comportamento omogeneo in misura molto maggiore di quanto non avvenga per i
viaggi di vacanza.
Hanno
maggiore consuetudine a viaggiare per lavoro i residenti nei grandi comuni
(oltre 50 mila abitanti) e nei comuni delle aree metropolitane (9,4% in media
in un trimestre) rispetto a quelli che risiedono negli altri comuni (6%) e
sempre i residenti nelle aree metropolitane o nei comuni con più di 50 mila
abitanti producono il 37,7% del totale dei viaggi di lavoro realizzati nel
1998.
Si
viaggia per lavoro di più nel Nord Italia e nel Centro. I residenti
settentrionali si recano più frequentemente all'estero (31,7%) (Tavola6.9).
Le
mete dei viaggi di lavoro sono per lo più italiane (79,3%) e collocate
soprattutto nel Nord del paese, mentre quelle estere sono effettuate dal 20,7%.
Ad attrarre una quota consistente di viaggi di lavoro sono i grandi comuni
centro delle aree metropolitane, in particolare Roma e Milano, e quelli con
popolazione superiore a 50 mila abitanti. Immediatamente dopo, seppur a grande
distanza, vengono Torino, Bologna e Firenze.
Per
quanto riguarda le destinazioni italiane, le regioni più frequentemente meta
dei flussi sono la Lombardia ed il Lazio (che assorbono rispettivamente il
17,9% e il 16,9% dei viaggi di lavoro fatti in Italia), seguite dalla Toscana,
dall'Emilia Romagna e dal Piemonte.
Le
regioni del Sud sono meno attrattive: la Campania, la più visitata, accoglie
appena il 4,8% dei viaggi di lavoro effettuati in Italia. La Basilicata e il
Molise sono le regioni meno visitate in assoluto per motivi di lavoro (meno
dell'1% dei viaggi).
Tav. 3. Viaggi di lavoro per destinazione principale e ripartizione di
residenza del viaggiatore
RIP. TERRITORIALE
DI RESIDENZA
RIP.
TERRITORIALE DI DESTINAZIONE
Nord
Centro
Sud
ITALIA
Estero
TOTALE
Nord
33,9
19,8
8,7
68,7
31,3
100,0
Centro
38,9
26,9
15,0
80,8
19,2
100,0
Sud
31,9
30,5
31,3
93,7
6,3
100,0
ITALIA
37,2
24,9
17,2
79,3
20,7
100,0
Fra le mete estere prevalgono i paesi
dell'Unione europea: nel 62,2% delle volte i viaggi si sono svolti in uno di
questi paesi (i più visitati sono stati la Francia e la Germania, per il 17,6%
e il 17%), nel 13,2% negli altri paesi dell'Europa mentre nel 17,6% delle volte
la destinazione è stata extra-europea con prevalenza degli Stati Uniti (5,8%).
Tav. 2.Viaggi
di lavoro per destinazione principale
DESTINAZIONE
%
Italia
79,3
Estero di cui:
20,7
Paesi della UE
14,4
Altri paesi
europei
2,7
Resto del
mondo
3,6
TOTALE
100,0
Il
pernottamento avviene soprattutto nelle strutture ricettive di tipo collettivo,
prevalentemente in albergo (75%), mentre è più raro l'utilizzo delle strutture
di tipo privato (20,7%), presso abitazioni di parenti e/o amici (10,6% dei
casi), abitazioni o stanze in affitto (4,2%) e presso case di proprietà (3,2%).
Il mezzo di trasporto più utilizzato anche nei
viaggi di lavoro è l'auto (41,9%), soprattutto quando si tratta di viaggi in
Italia (47,8%). Segue poi l'aereo (30,5%), soprattutto per mete estere (66,3%).
Il treno emerge fondamentalmente come mezzo di trasporto utilizzato su
territorio nazionale (21,7%).
CARATTERISTICHE
DEI VIAGGIATORI. Il profilo del turista di affari
La
propensione a viaggiare per lavoro è maggiore tra gli occupati, di sesso
maschile, con una posizione lavorativa elevata, per lo più dirigenziale, del
settore dei servizi, provenienti dal Centro e dal Nord Italia, per lo più abitante
delle aree metropolitane o comunque in comuni di grandi dimensioni.
Ogni
trimestre, in media, viaggia per motivi di lavoro o professionali il 3,7% dei
residenti di 15 anni e più. Gli uomini viaggiano molto di più delle donne: in
generale, quasi l'80% dei viaggiatori per lavoro sono uomini, contro una quota
di poco superiore al 20% di donne.
Tav. 4.Viaggiatori
per lavoro distinti per trimestre e per sesso
TRIMESTRE
MASCHI
%
FEMMINE
%
Gennaio-Marzo
1.431
78,8
384
21,2
Aprile-Giugno
1.553
79,0
412
21,0
Luglio-Settembre
1.353
76,4
417
23,6
Ottobre-Dicembre
1.288
74,4
443
25,6
Valore medio
dei 4 trimestri
1.406
77,3
414
22,7
Mediamente,
in un trimestre viaggia per ragioni di lavoro il 7,5% degli occupati. Tra
queste persone in media, il 9,5% degli occupati uomini realizza almeno un
viaggio di lavoro nel trimestre contro il 4,1% delle donne occupate. Il numero
medio di viaggi, in un trimestre, degli uomini è 2 contro 1,6 delle donne.
Tav. 5.Viaggiatori per lavoro occupati distinti per sesso. Valore medio
dei
quattro trimestri.
SESSO
VIAGGIATORI
VIAGGI
PRO-CAPITE
(in
migliaia)
%
(sugli occupati)
Maschi
1.280
9,5
2,0
Femmine
318
4,1
1,6
TOTALE
1.598
7,5
1,9
La posizione nella professione
Coloro
che viaggiano di più per lavoro appartengono alle categorie professionali più
elevate. In media, effettua almeno un viaggio di lavoro per trimestre il 29%
dei dirigenti, il 15% degli imprenditori, il 13,8% dei liberi professionisti e,
per contro, solamente il 2,7% degli operai.
Gli
impiegati, i direttivi e i quadri, pur viaggiando solo nel 9,2% dei casi,
costituiscono comunque il 47% dei viaggiatori. Una maggiore propensione a
spostarsi si riscontra fra gli addetti al settore dei servizi, in particolare
nei 'trasporti e telecomunicazioni'. In sintesi, chi viaggi di
lavoro, viaggia spesso e per brevissimi periodi.
Tav. 6.Viaggiatori per lavoro occupati distinti per posizione nella professione
e sesso. Valore medio dei quattro
trimestri.
POSIZIONE NELLA PROFESSIONE
MASCHI
FEMMINE
TOTALE
VIAGGIATORI
(in
migliaia)
%
(sugli occupati dello stesso tipo)
(in
migliaia)
%
(sugli occupati dello stesso tipo)
(in
migliaia)
%
(sugli occupati dello stesso tipo)
Dirigente
152
31,9
21
17,5
172
29,0
Direttivo,
quadro, impiegato
587
13,6
189
4,5
777
9,1
Operaio
161
3,3
22
1,1
183
2,7
Imprenditore
56
17,2
2
3,7
58
15,2
Libero
professionista
189
14,7
59
11,6
248
13,8
Lav. in proprio,
coadiuvante
135
6,5
25
2,5
160
5,2
TOTALE
1.280
9,5
318
4,1
1.598
7,5
2.7.TURISMO E TRASPORTI
La
società post-industriale è caratterizzata dal forte abbattimento delle
distanze, con un parallelo incremento della mobilità sul territorio, sia a
breve che a lungo raggio. Il turista è un viaggiatore per eccellenza e
l'utilizzazione di un mezzo di trasporto è parte integrante dell'esperienza
turistica. La scelta, dunque, del mezzo da utilizzare risulta una delle fasi
fondamentali nell'individuazione di una destinazione turistica. I trasporti
devono soddisfare una serie di bisogni del turista-viaggiatore: velocità,
sicurezza, frequenza, comodità, affidabilità e qualità globale del servizio.
Non ultimo, infine, vi è il fattore prezzo; il turista valuta i costi/benefici
e sceglie quel vettore e quella destinazione che soddisfano maggiormente le
proprie necessità ed aspirazioni.
La
territorialità di una determinata attrattiva turistica, l'intrasferibilità di
determinati beni naturali, storici ed artistici fanno sì che si crei un forte
elemento di differenziazione tra le varie destinazioni. L'accessibilità di
un'area e la componente infrastrutturale del sistema dei trasporti
contribuiscono a qualificare l'offerta, orientando i flussi turistici e
rendendo maggiormente competitiva una zona rispetto ad un'altra. Per questo è
fondamentale integrare le infrastrutture ed i servizi, creando un vero e
proprio 'sistema di accessibilità'. È fondamentale pertanto
coinvolgere tutti gli attori che operano sia nel sistema dei trasporti locali
sia in quello turistico, ed è indispensabile attivare forme collaborative tra
pubblico e privato al fine di elevare il grado di accessibilità
'interna' ed 'esterna'. È infatti inutile avere tante porte
d'accesso in un'area se poi al suo interno non esiste una rete di comunicazione
turistica.
L'attività
turistica è definita su tre concetti basilari: il movimento, la risorsa base
della località scelta come meta ed il soggiorno. La combinazione di questi
fattori provoca il successo o l'insuccesso di una esperienza turistica.
Quindi
un'area che vuole sviluppare o tutelare il proprio turismo, non può prescindere
dalla conoscenza dei vettori utilizzati dalle tipologie di turisti che
frequentano la località, e su queste scelte deve ideare una politica di
infrastrutture. Eventualmente può orientare i flussi turistici verso mezzi
alternativi, incrementando i servizi d'area (migliorare l'accessibilità
ferroviaria, i servizi pubblici interni ecc.) o sviluppando politiche di incentivazione
o disincentivazione nell'utilizzo di determinati vettori (zone a traffico
limitato, aree pedonali, parcheggi nelle periferie e terminalbus con servizi
navetta, divieti di parcheggio e/o di sosta ecc.), ma sempre nella
consapevolezza di star creando una rete di servizi e regole che inevitabilmente
deve trovare il consenso non solo del visitatore, ma anche del residente.
Allo
stesso tempo non basta più incrementare il numero dei vettori che hanno la
possibilità di accedere in una zona turistica, ma è obbligatorio sviluppare
servizi qualitativi ritenuti soddisfacenti dagli utilizzatori. Quando si parla
di qualità, è sempre ben tenere presente che esiste la qualità del progetto o
della strategia e quella percepita dal consumatore. Il primo concetto è
riferibile al grado qualitativo progettato dai responsabili, cioè l'insieme
delle attività attuate per definire e controllare il livello del servizio
erogato; la qualità percepita dal consumatore deriva dall'interazione fra le
scelte dei responsabili e le aspettative dell'utente ed è su quest'ultimo
parametro che la qualità dei trasporti viene considerata un punto di forza o di
debolezza.
Il
momento dello spostamento, il mezzo utilizzato sono, spesso, l'essenza stessa
di un viaggio turistico riuscito. La frattura psicologica del distacco tra la
realtà domestica e quella del soggiorno turistico comportano uno stress
accentuato se il mezzo utilizzato non rispecchia le attese.
Quindi
è indubbio che le zone turistiche maggiormente attrezzate di infrastrutture e
di sistemi di comunicazione efficienti abbiano più chance di aree meno servite;
ma allo stesso tempo la buona riuscita del trasporto e del soggiorno è
strettamente collegata non solo alla frequenza ed alla accessibilità dell'area,
ma anche alla qualità dei servizi erogati dai vettori, che possono favorire i
rapporti positivi tra il turista e lo 'spazio' circostante. Il
turista, generalmente, è un viaggiatore disposto a spendere pur di aver un
contatto quanto migliore con la nuova realtà. Da questo punto di vista, però, è
possibile indicare due impatti antitetici dei trasporti nei confronti del
turismo: uno positivo, legato al grado quali-quantitativo dell'accessibilità di
un'area; l'altro negativo, legato al fattore spesa che, indubbiamente, limita i
consumi nel luogo di destinazione.
Il
peso del trasporto sul turismo si comprende proprio nella constatazione che lo
stesso 'prodotto turistico' non è altro che la combinazione del
viaggio e del soggiorno e che la crescita del sistema dei trasporti ha permesso
di avvicinare la domanda e l'offerta, allargando le dimensioni del mercato e
restringendo la terra.
2.8.LE TENDENZE DEL MERCATO
Salvo
imprevedibili sconvolgimenti politici, economici, commerciali o sociali, si può
ragionevolmente prevedere che nell'anno 2000 gli arrivi internazionali in
Italia, registrati nelle strutture ricettive oggetto di rilevazione statistica,
saranno circa 35 milioni con un cambiamento della graduatoria che vedrà sempre
primi i tedeschi seguiti dagli americani.
A
completamento del vasto piano di iniziative, sono state attivate proprio in 60
città della Germania alcune iniziative promozionali mirate a sostegno della
commercializzazione.
Il
'sun & sand' in Italia costituisce sempre un'attrattiva valida e
di notevole peso per l'apporto valutario ma è contrastata aggressivamente da
offerte più economiche di altri paesi a medio e lungo raggio.
In
Italia, inoltre, ha una grande rilevanza il turismo d'arte e culturale anche
come caratterizzazione e modo di essere degli altri turismi.
Nella
impostazione di politiche promozionale, però, non si sono tenute nel dovuto
conto le diverse rilevanze dei vari turismi a seconda del paese di origine
della clientela. In altre parole poche volte è stato impostato un marketing
delle destinazioni corrispondente alle esigenze dei diversi mercati di origine.
La
concorrenza internazionale è aumentata e si sono liberalizzati i mercati di
accesso e quelli di origine, tale fatto ha imposto, sempre, di più, l'esigenza
di differenziare e caratterizzare i prodotti mentre, in parallelo, lo sviluppo
della telematica rappresenta un potente strumento per lo specifico mercato sia
dal punto di vista promozionale che tecnico.
Da
questi nuovi atteggiamenti derivano nuovi obiettivi quali la necessità di
essere sempre più vicini al cliente e la necessità di quantificare in tempo
reale i risultati del mercato secondo valutazioni omogenee e di saperli
prevedere.
L'incremento
tendenziale medio del turismo internazionale, compreso fra il 2 ed il 3%,
dovrebbe continuare anche nel 2000, quando si faranno sentire gli effetti
distorsivi del Giubileo e si aggiungeranno altri flussi a quelli
'naturali', e negli anni successivi.
Il
Giubileo è alle porte e si tratterà di un'importante e straordinaria occasione
per l'Italia per imporre la propria immagine finalizzata all'acquisizione di
nuovi mercati turistici internazionali, dall'Asia al Sud America.
Nel
1996 si affermava che l'evento Giubileo, nell'anno 2000, avrebbe triplicato i
flussi turistici di alcune aree. Stime più recenti ridimensionano notevolmente
quelle iniziali e ricollocano in una più giusta posizione il fenomeno. Si
devono considerare i problemi che l'eccezionalità dell'evento comporta, con un
turismo povero e di pochi giorni che richiede alloggi di medio e basso prezzo e
con una offerta di circa 200.000 posti letto nelle istituzioni religiose
presenti sul territorio, un'offerta sommersa che è un merito del Giubileo aver
indicato.
Altro
merito del Giubileo potrebbe essere quello di favorire la realizzazione,
finalmente in Italia, di una organica offerta di qualità a basso prezzo sul
tipo bed and breakfast.
Solo,
e soltanto se il Giubileo contribuirà a evidenziare e risolvere alcuni dei
problemi strutturali del nostro turismo potranno essere tratti effetti positivi
in presenza di un rischio che appare con tutta la sua evidenza, cioè che alla
fine questo particolare evento religioso finisca per favorire quelle realtà
turistiche, le città d'arte, che già rappresentano la parte più forte e con più
forte potere monopolistico dell'offerta turistica del nostro paese.
L'ottica
con la quale affrontare in modo serio i problemi del Giubileo non può che
essere una sola: non pensare al Giubileo ma ai problemi strutturali del turismo
nazionale ed in primo luogo ai problemi dell'Euro e della qualità e, quindi, a
quelli della segmentazione del to turistico.
Varie
indagini indicano che sul piano della qualità l'Italia ed i suoi prodotti sono
percepiti in modo molto positivo, con un vantaggio generalizzato rispetto agli
altri paesi della riva mediterranea.
Le
indagini sui flussi outgoing che sono state fatte in Germania (circa il 40% dei
flussi esteri Italia) negli USA, in Giappone ed in altri paesi confermano
questo posizionamento leader della qualità complessiva del nostro turismo, determinato
alla molteplicità dei turismi presenti e, in primo luogo, dalla qualità dei
beni artistici e culturali presenti e dall'ambiente complessivo (naturale ed in
senso antropico), ma anche dalle infrastrutture di mobilità, dalla grande
ricchezza di ricettività e dalle interrelazioni con ti collegati quali la
moda e i prodotti artigianali. Esistono, però, prodotti forti e deboli, offerte
in crisi ed in fase di sviluppo ed è possibile anche individuare le condizioni
strutturali ed infrastrutturali che costituiscono punti di forza e di debolezza
rispetto all'insieme dei turismi presenti.
Un
fattore inequivocabile, comunque, recepito in pieno dalle autorità politiche ed
amministrative, è che i tesori artistici ed il fascino che esercitano sono il
petrolio dell'Italia ed, in particolare, delle regioni del Sud.
Capitolo III
IL TURISMO IN SICILIA:
PROBLEMI ED OPPORTUNITA'
3.1.LA REALTA' ECONOMICA
SICILIANA E L'OCCUPAZIONE
Nella
seconda parte del '99 l'economia siciliana appare ancora in crescita, sebbene a
ritmi più moderati dell'anno precedente. La domanda manifesta qualche sintomo
di indebolimento, sia nella componente estera sia in quella interna, e la
disoccupazione, nonostante i parziali successi realizzati su base trimestrale
in alcuni settori, non sembra manifestare nell'aggregato significativi
miglioramenti.
Dopo
la crescita del 1998, le stime del Banco di Sicilia scontano per il '99 una
dinamica del Prodotto lordo regionale vicina all'1,2%; nel 2000, anno per il
quale le attese sono sostanzialmente positive, la crescita dovrebbe proseguire
a un ritmo dell'1,8%, al di sotto della dinamica nazionale (2%): il nuovo
contesto non garantirebbe, insomma, un significativo avvio del recupero
strutturale dell'economia isolana. Le condizioni favorevoli verrebbero generate
da una crescita combinata dei consumi privati, dell'export e, soprattutto,
degli investimenti.
Le
condizioni generali dell'economia favoriscono solo in parte la creazione di
nuovi posti di lavoro. Le rilevazioni ISTAT di luglio (non del tutto
confrontabili a quelle dell'anno precedente per via dei nuovi criteri di
rilevazione adottati, più conformi ai modelli UE) vanno, comunque, nel senso di
una ripresa della dinamica occupazionale in Sicilia. Rispetto al dato di luglio
'98 gli occupati risultano infatti cresciuti di 24 mila unità (+31%),
prevalentemente concentrate nell'industria di trasformazione (+12,5%) e nel
terziario (+2,8%). La flessione del numero di persone in cerca di lavoro
(-6,5%) rispetto alle forze di lavoro (-0,8%), d'altra parte, ha determinato
una flessione del tasso di disoccupazione, sceso al 23,8% dal 25,2% dell'anno
precedente.
La realtà economica che emerge se analizziamo il
livello globale di occupazione assieme al reddito disponibile per le famiglie
stigmatizza crudamente l'insufficienza dell'economia isolana. Lavora un
siciliano su quattro quando sarebbe necessario, per poter parlare di dignità
economica di livello europeo, che lavorassero almeno il doppio di persone. Il
che significa trovare 1.300.000 posti di lavoro.
Il settore turismo, globalmente inteso, dà lavoro in
maniera direttamente proporzionale al suo reale peso specifico nell'economia
locale. Stiamo parlando di non meno di 100.000 persone. Questo è un dato che
però non è reso ufficiale dalle statistiche. I motivi sono diversi: nelle
strutture ufficialmente note sfugge al rilevamento tutta una parte di
lavoratori stagionali, nelle strutture a conduzione familiare risulta impegnato
solo il titolare dell'impresa, molti stagionali "avventizi" dichiarano sempre e
comunque di essere disoccupati ecc. Insomma l'impostazione ottocentesca del
mercato del lavoro sforna dati fuorvianti sull'occupazione settoriale e in
particolar modo nel nostro.
Rimangono tuttavia validi i rilevamenti macroeconomici.
Vari centri di analisi isolani segnalano una qualche accelerazione nelle
dinamiche economiche (Assindustria, centro Curella); l'industria sembra
progredire grazie al settore energetico ma pare ci sia un qualche risveglio
anche nel manifatturiero nonché nell'esportazione di prodotti agricoli e nelle
trasformazioni degli stessi, il che è un fatto positivo; nei servizi siamo in
presenza, dopo anni di stagnazione e di ridimensionamento, ad una inversione di
tendenza. Possiamo aggiungere che nel campo del tempo libero, della
ristorazione, della somministrazione delle bevande, dei movimenti di pullman
privati siamo in presenza di una certa vivacità positiva; il settore della
ristorazione tuttavia sconta una lunga fase di riposizionamento sul mercato, o
per meglio dire, di cambiamento nei gusti e nei bisogni dei propri segmenti di
clientela; il che globalmente si sta traducendo in un aumentoquantitativo
della clientela stessa, la quale tende a spendere di meno per ogni singolo
pasto, consumandone in compenso un maggior numero fuori casa.
Gli investimenti in capitale umano sono il
contrappeso degli investimenti organizzativi nelle imprese. Non ci possono
essere investimenti migliorativi di impresa se non ci sono investimenti sulla
formazione, sull'aggiornamento e sulla riqualificazione; la preparazione, la
competenza, la professionalità degli addetti è ciò che fa la differenza sulle
capacità di essere più commercialmente incisivi, più qualitativamente
distinguibili, in una espressione, più produttivi come sistema di azienda. La
conoscenza del proprio lavoro la chiarezza sulle procedure da compiere per
poterlo portare avanti e la possibilità di svolgerlo in un ambiente
gratificante e che riconosce (e remunera) i meriti è semplicemente la
precondizione per potere svolgere il lavoro stesso con qualche speranza di
successo.
Il carattere diffuso e policentrico del sistema
economico italiano e, a maggior ragione, di quello siciliano impongono oltre
alle concertazioni di vertice anche una concertazione di livello micro
territoriale. La mobilitazione collettiva da attuare affinché ci possa essere
una qualche speranza di creare nuove e reali occasioni di lavoro deve avvenire
nei micro territori; lo sforzo di sviluppo per non alimentare le solite
illusioni deve avvenire a livello locale; e qui ritorniamo verso la
strumentazione del tipo "patto territoriale" e/o "contratti d'area". L'urgenza
di intervenire viene sottolineata dalle cifre fornite dal Centro Curella, che
valuta i costi dell'emigrazione che gravano sul mezzogiorno pari ogni anno a
circa 7.500 miliardi: trattasi di risorse umane formate nel sud che vengono
impiegate in altre aree del paese e del mondo.
Un aspetto di fondo è che per rilanciare la domanda
bisogna ridurre drasticamente i contributi sociali a carico dei lavoratori
dipendenti in modo da avere un aumento immediato e importante delle
retribuzioni dirette e di conseguenza del potere d'acquisto. Questo significa
che, concettualmente, ci si discosta dal pensiero unico orientato sull'offerta
che ha prevalso ultimamente. A condizione che si riesca a far funzionare
l'autonomia siciliana, partendo da un piano di investimenti pubblici e privati,
riducendo il prelievo fiscale e con un calo del costo del lavoro dovuto alla
minore pressione salariale sulle imprese da parte dei dipendenti, a medio
termine ci sarebbero grandi vantaggi per tutti, a cominciare dalle entrate del
bilancio pubblico. Certo non ci possiamo assuefare a livelli di disoccupazione
oltre il 22%.
Il settore del turismo può dare un grande
contributo a risolvere il problema dell'occupazione nel Mezzogiorno, tuttavia
una concomitanza di cause, alcune remote altre più prossime, ha lasciato finora
questa possibilità irrealizzata.
Si dovrebbe cominciare con una valutazione reale di
quanto oggi il turismo dà in termini di occupazione, sia computando le
statistiche ufficiali, sia stimando la galassia composita delle occupazioni
sommerse, per capire meglio come funziona il turismo, quali meccanismi mette in
moto sul piano dell'allocazione delle risorse umane e delle modalità con cui
essa avviene. Occorrerebbe valutare quant'è oggi l'occupazione diretta che può
essere attribuita alle imprese turistiche o che lavorano con il turismo, cioè
il numero delle imprese impegnate a lavorare nel settore turistico e il numero
degli addetti che vi partecipano; ma, soprattutto, occorre una stima
dell'occupazione sommersa nel turismo. È noto come il lavoro nel turismo, per
sua natura, sia frammentato, talvolta episodico, spesso estemporaneo e perciò
di ardua classificazione statistica. Il fatto che sia di così difficile
classificazione non può però portare a ignorarlo, non foss'altro perché produce
comunque del reddito. Naturalmente la stima del sommerso non serve strumentalmente
a dire che nel turismo c'è più occupazione di quanto non risulti nelle
statistiche ufficiali; tutt'altro, serve a indicare che fra i problemi
dell'occupazione turistica del Mezzogiorno c'è anche quello della
'emersione' delle posizioni lavorative sommerse.
Una volta che si sia dato conto dell'entità
dell'occupazione nel turismo, sia ufficiale sia sommersa, il passaggio
ulteriore è quello delle politiche di investimento in grado di rendere la
promessa iniziale (turismo come generatore di occupazione) realmente
realizzata. Non c'è qui l'occasione (e lo spazio) per definire un vero e
proprio Piano di sviluppo turistico del Mezzogiorno, occorre, però,
realizzare diverse politiche ed interventi per tale sviluppo, ma bisogna fare
una gerarchizzazione degli interventi (qualcosa è più importante o più urgente
di qualcos'altro). È meglio lasciare da parte i progetti onnicomprensivi (e
forse inutili), per concentrarsi su obiettivi apparentemente parziali, ma
capaci di innescare azioni propulsive di ampio raggio. Occorre una selezione
per obiettivi, non per settori o tratti geografici, e un modo nuovo di
investire nel Mezzogiorno, più circostanziato, più flessibile, più adeguato ai
tempi nuovi.
Creare
occupazione al Sud è un processo che non si riesce a comandare dal centro (come
per esempio è stato nel caso dell'entrata dell'Italia nel club dell'Euro),
perché prima di tutto occorre ricostruire un tessuto civile e occorre far
nascere uno spirito di imprenditorialità a livello locale.
3.2.LE TENDENZE DEL TURISMO IN
SICILIA, LA DOMANDA
I
dati sulla stagione estiva appena trascorsa segnalano per la Sicilia un
notevole incremento della domanda turistica. Tale incremento dovuto alla
concomitanza di diversi fattori favorevoli, sia interni - dal clima alle
iniziative culturali, ai positivi risultati raggiunti sul versante
dell'immagine e della promozione dell'offerta isolana - sia esterni, tra cui un
aiuto indiretto è stato fornito da un parziale spostamento verso il basso
Tirreno di flussi di turismo estivo tradizionalmente destinati all'Adriatico e
allo Ionio (Italia, Croazia, Grecia), per via delle recenti vicende
geopolitiche di quell'area.
In
termini prospettici, anche se va sottolineato che i risultati relativi
all'intero arco 1999 rimarranno comunque influenzati da circostanze
difficilmente ripetibili, va detto che essi forniscono alcune importanti
evidenze di carattere generale. La prima è che in molte località di primaria
importanza l'offerta turistica ha sostanzialmente raggiunto il limite della
capacità produttiva. Sono così risultate evidenti tensioni e carenze di vario
genere, spesso di carattere strutturale (ad es. mancanza di posti letto,
inadeguatezza degli approdi turistici, ecc.), spesso di ordine qualitativo
(carenze di manodopera e di qualità nei servizi, prezzi eccessivi in rapporto
alla qualità offerta). La seconda è che flussi differenziati di domanda hanno
investito le strutture isolane con intensità ed effetti diversi: i dati di
consuntivo, non appena disponibili, contribuiranno, in questo senso, al
necessario riorientamento e alla riqualificazione dell'offerta. Ci riferiamo,
ad esempio, alle deludenti 'prestazioni' di musei e siti archeologici
e monumentali, in termini di orari di apertura, condizioni di conservazione,
servizi complementari offerti.
Anche
se non ripetibili nell'immediato, dunque, i risultati del '99 potranno comunque
fornire indicazioni particolarmente utili agli operatori e ai policy makers in
un orizzonte di medio periodo.
Le
variazioni più consistenti delle presenze nazionali hanno interessato Palermo,
le isole Eolie, Messina, Catania e Siracusa, mentre il turismo straniero sembra
aver preferito in misura più marcata il soggiorno a Cefalù, Palermo, Monreale,
Catania e Acireale. La permanenza media dei turisti stranieri, salita da 3 a
3,3 giorni, tende a crescere in misura più marcata di quella degli italiani
(passata da 2,6 a 2,8 giorni), specie in provincia di Messina, Catania e
Palermo.
La
Sicilia si conferma meta di vacanze per francesi, tedeschi, inglesi ed anche
americani che durante l'estate hanno affollato le spiagge e visitato i siti
d'arte. Arrivano anche australiani e giapponesi, ma in generale dai dati
dell'Osservatorio regionale sul turismo, emerge l'ottima crescita degli arrivi
e soprattutto delle presenze. Ed è proprio questo il dato che registra
l'aumento più significativo, dopo un periodo di stasi gli alberghi hanno
registrato il tutto esaurito, non solo, ma sembra essere finita l'era del
'mordi e fuggi' perché chi arriva nella nostra isola resta più a
lungo. È stato un anno di rilancio, più che positivo, non solo ad agosto ma
anche negli altri mesi estivi le presenze di turisti in Sicilia hanno fatto
registrare un'impennata in alcuni casi superiore al 10%. Si è tornati a livelli
mai più raggiunti dal 1992, l'anno delle stragi ma anche dell'inizio della
crisi economica in Italia. (Tavola 53)
Mediamente
durante il trimestre giugno-luglio-agosto, gli arrivi di turisti stranieri sono
aumentati del 7,54% rispetto allo stesso periodo del 1998 (tavola 57).
Il dato delle presenze fa segnare invece un +9,31% con una punta a luglio
dell'11,53%. E ovviamente all'aumentare delle giornate di vacanza, crescono
anche le spese dei turisti. Anche gli italiani - seppure aumentati di poco nei
tre mesi (l'1,85%) - hanno allungato la loro permanenza preferendo però i mesi
di luglio e agosto. Le presenze infatti anche in questo caso sono cresciute
dell'11%. Nel mese di agosto la Sicilia ha ormai un turismo stabile visto che è
aumentato di poco più dell'1%, contando comunque circa 400.000 turisti.
Quest'anno però è andata molto bene a luglio dove gli stranieri sono aumentati
dell11% e gli italiani del 10%. Anche a giugno gli stranieri hanno fatto
registrare un aumento del 9,71%.
Si
può parlare di un boom; gli albergatori sono soddisfatti, ma si può ancora
migliorare dato che gli aumenti registrati non sono proporzionali alle
potenzialità considerando la mancanza di posti letto di cui soffre la Sicilia.
Si potrà cercare di far fronte a questa esigenza con i fondi di Agenda 2000, ma
occorre intervenire anche sui servizi e sulle infrastrutture, (campi da golf
innanzitutto).
Le
mete preferite restano Taormina, Cefalù e le isole Eolie ma molto bene questa
estate è andata anche alle città d'arte. Palermo, Siracusa e Agrigento fanno
segnare aumenti costanti di arrivi e presenze. I turisti arrivano per visitare
i monumenti e anche, nel caso di Palermo, per le fiere e i convegni che
l'amministrazione sta portando avanti. È un fatto importante che sta
proseguendo anche nel periodo autunnale resta però, nel caso di Palermo, il
problema dei servizi che non soddisfano.
Anche
nel settore extralberghiero emergono cifre notevoli. Si tratta di dati solo
indicativi, ma a giugno gli stranieri che hanno soggiornato in campeggi o case
in affitto sono aumentati del 27% e le presenze sono cresciute del 33%. Molte
alte sono le cifre anche per i due mesi successivi che mostrano aumenti che
vanno dal 17 al 20%. (Tavole 54-57)
Per quanto riguarda il 1998, rispetto all'andamento
nazionale ci troviamo decisamente in controtendenza; il primo semestre del '98
in Sicilia è decisamente positivo, e il trimestre estivo è trascorso superando
se pur di poco il pari periodo del '97. L'Assoturismo-Confesercenti, attraverso
il proprio osservatorio congiunturale, fa sapere che la Sicilia risulta terza
nelle preferenze dei vacanzieri come luogo di destinazione con il 4,99% di
preferenze e si conferma la tendenza alla preferenza per le città d'arte.
Sono aumentati sia gli arrivi che i giorni di
presenza; soprattutto si è invertita la tendenza che vedeva le percentuali di
occupazione media degli alberghi nelle città sostanzialmente ferme da una
decina d'anni. Questo è avvenuto soprattutto perché sono cominciate ad essere
messe in pratica delle politiche di destagionalizzazione, seppure, come al
solito, tra mille intoppi e falsi problemi. (Tavole 58-60)
I motivi di questa situazione, che si muove tutto
sommato positivamente - anche se in termini di fatturato e di redditività non
riscontriamo la stessa positività che nei numeri dei movimenti - sono
essenzialmente dovuti al seguente cumulo di fattori: una certa tendenza alla
saturazione dei mercati tradizionalmente concorrenti, una lenta riscoperta in
positivo della Sicilia, da un punto di vista mediatico-culturale, e, come fattore
peculiare, al fatto che sempre di più i tour operators, soprattutto di matrice
anglosassone, vendendo il "pacchetto Malta" vendono anche le escursioni in
Sicilia.
Ritornando al tema della redditività non c'è dubbio
che il forte travaglio che l'industria ricettivo turistica isolana ha avuto
negli ultimi anni ha reso meno cara per i turisti di provenienza estera, la
visita in Sicilia; in sostanza, le strutture ricettive hanno di fatto abbassato
i prezzi.
Da una recente indagine svolta dalla associazione
Sicilia Turismo è risultato che l'Italia nei mercati di provenienza
tradizionali, ad esempio quello tedesco, è trattata solamente dal 24% di tour
operators e che la Sicilia in particolare è presente in non più dell'8% dei
cataloghi.
Questo tende a
confermare il fatto che nel segmento del turismo culturale non generico, cioè
di quelle persone che vengono a visitare la Sicilia perché hanno già delle
nozioni non superficiali sulla sua valenza storica e culturale, c'è un
amplissimo margine di espansione. Questo segmento è quello tradizionale dei
visitatori esteri nell'isola; visitatori di cultura medio-elevata, di età over
40, portatori di una richiesta di servizi sempre più personalizzata; questo
target di turista, se adeguatamente soddisfatto, è il classico turista che
ritorna o che banalmente fa pubblicità positiva nei suoi luoghi di origine;
fatto da non trascurare proprio per il livello culturale di questo tipo di
turista, che nel suo ambiente d'origine ha generalmente influenze positive.
Per quanto riguarda i movimenti di turisti
italiani, anche in questo campo siamo in controtendenza riguardo ai dati
nazionali; il che sembra dipendere dal fatto che l'isola sia entrata nel novero
delle mete 'mordi e fuggi' tipiche dell'evoluzione recente del turismo
interno.
Il fenomeno dell'occupazione delle case-vacanze e
delle strutture ricettive alternative, è un fenomeno che riguarda centinaia di
migliaia di arrivi e dunque milioni di giorni di presenza. La forte migrazione
subita dall'isola nel passato è all'origine di questo fenomeno, al quale
dobbiamo aggiungere la forte presenza di seconde e terze case sparse in tutto
il territorio dell'isola anche con prevalenza sulle coste.
Il riferirci a milioni di presenze non rilevate
dovute anche al grande fenomeno dei movimenti estivi interni all'isola, non è
affatto assurdo. Non si giustificherebbe altrimenti la grande presenza
estremamente diffusa in tutto il territorio isolano di pubblici esercizi
stagionali, soprattutto in posti che abitualmente sono praticamente disabitati.
Non siamo in condizioni attualmente di quantificare numericamente il fenomeno,
ma certamente possiamo dire che la gran massa di presenze turistiche nel
territorio isolano non è fatta da visitatori stranieri, ma è composta da
stranieri o italiani di origine siciliana, da siciliani (o di origine
siciliana) residenti all'estero e da siciliani stessi. Questo deve essere
considerato il vero punto di partenza di tutte le considerazioni che si possono
fare per migliorare l'offerta qualitativa turistica globalmente intesa. Questo
ci dà conforto altresì sull'ormai assodato assioma commerciale che recita: "Se
un prodotto è valido, per avere successo nel mondo, deve intanto avere saturato
il proprio mercato d'origine".
Una
quota cospicua dei flussi verso il Mezzogiorno, infatti, è costituita da
italiani emigrati all'estero o dai loro familiari e discendenti, i quali
generalmente sono ospitati presso parenti o amici. Ciò genera scarso valore
aggiunto rispetto al turista tradizionale. La visita a parenti o amici nel
Mezzogiorno è la motivazione per il 16,9% dei visitatori stranieri. Una
percentuale assai elevata rispetto alla media nazionale (6,9%). I viaggi in
Italia effettuati da italiani emigrati all'estero o dai loro familiari e
discendenti per visitare le rispettive famiglie di origine caratterizzano le
dimensioni e la struttura dell'industria turistica al Sud. La domanda di questo
tipo genera un minor impatto sulle economie locali rispetto a quella di natura
più propriamente turistica. Il paniere di beni e servizi acquistati ha
dimensioni assolute inferiori e si caratterizza per un più basso utilizzo delle
strutture alberghiere e di ristorazione. (Tavola 61)
A maggior riprova di quanto appena detto segnaliamo
che la tendenza alla spesa per il tempo libero e/o per i divertimenti delle
famiglie siciliane evolve di pari passo con la tendenza nazionale: tende cioè
ad aumentare e questo malgrado il fatto che il reddito medio delle famiglie
siciliane è di 70 fatto 100 il reddito medio nazionale. Un'altra conseguenza è
che sul piano del peso specifico economico le presenze rilevate
attraverso l'industria ricettiva sono solamente una parte - quella ufficiale e
che regge l'impatto più visibile dal punto di vista economico - della
movimentazione economica e finanziaria che ruota intorno all'intero settore. Il
peso specifico ufficiale dell'economia turistica dell'isola è intorno al 4-5%,
mentre in realtà vale già da adesso non meno del 10-l2%. In prospettiva, non
c'è dubbio che se si parte dai dati ufficiali, anche raddoppiando le
potenzialità economiche del turismo, esso resterebbe ai margini nel contribuire
all'economia isolana; se invece partiamo dai dati reali e ci pregiamo nel
medio periodo - cioè in un ragionevole lasso di tempo - di raddoppiare
l'influenza economica del settore globalmente ed estensivamente inteso, la
sfida acquista senso e può essere di vero aiuto allo sviluppo economico.
3.3.L'OFFERTA TURISTICA SICILIANA
Manca nell'isola una rete diffusa di strutture
ricettive, che possa far fruire con tranquillità e con il corretto tempismo il
grande patrimonio paesaggistico ambientale storico delle zone interne.
Il recente fenomeno dello sviluppo dell'accoglienza
agrituristica, proprio a causa della sua oggettiva limitatezza - cioè dovuta al
fatto che le vere aziende agricole in grado di fare anche ricettività turistica
non sono poi così tante, per cui attenzione a ciò che viene definito
agriturismo - non può supplire a questa drammatica mancanza di una rete diffusa
di alberghinelle camne siciliane. Potrebbe essere utile adeguare le
tradizionali distinzioni nel quale suddividiamo industria del turismo
introducendo anche in Sicilia il concetto di turismo rurale così come è inteso
dalla UE visto che vi sono delle misure specifiche nei P.O.P. non utilizzabili
nell'isola proprio per la mancanza di una Legge che accolga questa tipologia.
Eppure, la maggior parte delle bellezze che può vantare l'isola sono appunto
nelle zone interne e proprio perché sono semi-sconosciute rappresentano un
ulteriore margine di possibilità di incremento del già ricco patrimonio
culturale offribile alla fruizione dei turisti interni o esteri.
Il settore turistico ricettivo è già orientato
verso una dinamica espansionistica e concorrenziale. La tendenza espansiva
delle iniziative che vanno man mano sorgendo sono all'origine proprio
dell'inversione positiva che ha avuto complessivamente il settore terziario
nella sua capacità di assorbimento di manodopera. La spinta alla qualificazione
professionale è molto forte proprio per l'apertura concorrenziale che è
caratteristica del settore. Esiste una sempre più incisiva volontàdi
raggiungere uno standard di qualità di livello internazionale nella prestazione
dei servizi. Senza, però, un contesto economico complessivamente in movimento,
non solo il settore da solo non può rappresentare la panacea dello sviluppo, ma
rischia di essere seriamente danneggiato in tutte le sue componenti, dei
lavoratori e imprenditoriali.
Abbiamo già detto che una delle più gravi anomalie
dell'offerta turistica meridionale e, in particolare, siciliana, è la presenza
di molte case per vacanze e, relativamente, di pochi alberghi. Dove il turismo
si è sviluppato come settore importante dell'economia, questo processo è
avvenuto con l'apporto fondamentale degli insediamenti alberghieri. Dove ci
sono gli alberghi lì il turismo prende la forma del fenomeno economico, dove
l'offerta è solo (o in gran parte) fatta di seconde case si rimane entro
circuiti molto stretti, del passaparola, dello sfruttamento del patrimonio abitativo
(e del territorio) limitati a poche settimane all'anno, senza nessuna
formazione delle risorse umane e con un impatto sull'occupazione pari quasi a
zero, almeno su quella turistica diretta.
È necessario rafforzare l'hotellerie meridionale,
il cui buon nome è oggi tenuto in piedi soprattutto dalla presenza di alcuni
prestigiosi villaggi turistici e uno sparliato nugolo di alberghi di grande
tradizione.
Occorre investire nelle strutture esclusive,
nell'adeguamento della qualità degli alberghi di media categoria, ma anche nel
settore dei villaggi turistici e dei residence; queste strutture, se ben
pensate e gestite, potrebbero trasferire parte della domanda che oggi si
orienta sulle seconde case e generare effetti positivi sull'occupazione. Portando
a compimento questi progetti, l'offerta di pernottamento del Mezzogiorno
farebbe un salto significativo per adeguarsi agli standard (e alla domanda)
europei. Altrimenti questo ambito, che rappresenta il 'cuore' del
sistema turistico, resterà un problema che impedirà qualunque sviluppo del
turismo meridionale.
3.3.1.LA CONSISTENZA RICETTIVA
ALBERGHIERA
La
consistenza ricettiva alberghiera siciliana nel 1997 si è espressa con un
incremento, seppur modesto, sia degli esercizi (1,44%), che sono passati da 831
a 843, sia delle camere (1,72%), che dei posti-letto (3,77%) e dei bagni
(1,8%).
La
posizione delle provincie di Messina e Palermo, con 480 esercizi
alberghieri (rispettivamente 309 e 171), monopolizza il 56,93% di tutta la
consistenza alberghiera regionale.
Se
consideriamo le tre subregioni vediamo che il 55,99% degli esercizi
alberghieri orbita nella Sicilia orientale (ME, CT, RG, SR), il 30,6%
nella Sicilia occidentale (PA, TP) ed il restante 13,41% nella Sicilia
centrale (CL, EN, AG).
Per
quanto il trend si mantenga positivo, la consistenza ricettiva alberghiera
siciliana nel 1998 è cresciuta di appena lo 0,95% essendo passata da 843
esercizi a 851, le camere hanno avuto una crescita dello 0,98% mentre i posti
letto sono diminuiti dello 0,19%.
Sostanzialmente
si è registrata una stasi che ha visto
aumentare di appena una unità gli alberghi di 5 stelle (da 2 a 3) che ha
prodotto, comunque, un incremento di 80 posti letto nella categoria, pari al
20,46%, essendo passati dai 391 del '97 ai 471 del '98.
Le strutture ricettive della categoria 4 stelle
nel 1998 sono aumentate di appena 4 unità (6,56%) con un incremento camere del
2,31% e i posti letto del 4,20%; il che conura migliorata - nel 98 rispetto
al 97 - l'incidenza della ricettività 4 stelle.
In termini quantitativi si è registrato quasi il
fermo degli esercizi della categoria 3 stelle con 268 esercizi contro i 266 del
97 (0,75). Pur rappresentando, dopo la categoria 2 stelle, la ricettività più
consistente con 268 esercizi (il 31,53%), il suo miglioramento qualitativo
segna il passo non essendo migliorato il rapporto bagni/camere che risulta
attestato a 0,98 mentre sono diminuiti i posti letto da 41.658 a 41.610 (-
0,12%).
La categoria 2 stelle, peraltro ritenuta poco
turistica se non nelle località espressione più significativa dei turismo
siciliano (Taormina, Cefalù, Isole Eolie, Lampedusa, Pantelleria, Selinunte,
ecc.), per quanto rappresenti la percentuale più consistente della ricettività
siciliana con 273 esercizi (il 32,12%), avrebbe dovuto mostrare una certa
conversione verso la categoria superiore mentre si è limitata a migliorare il
rapporto bagni/camere da 0,92 a 0,94 con conseguente flessione di camere e
posti letto. (Tavole 62-66 e grafici 1-5)
Le residenze turistico alberghiere (RTA)
risultano decisamente in crescita con un buon incremento del 21,95% nella
consistenza degli esercizi e del 12,52% nelle camere mentre i posti letto sono
aumentati di 107 unità.
Dividendo la Sicilia tra Occidentale, Centrale ed
Orientale ed aggregandone i dati relativi alla consistenza alberghiera si
rileva come lastessa si presenti strettamente connessa al movimento
delle presenze. (Tavola 63)
Si evidenzia, in tal senso, come la parte
orientale dell'Isola mentre rappresenta il 56,05% della ricettività con 477
alberghi monopolizzi, nel contempo, il 55,98% delle presenze italiane e
straniere.
Nella Sicilia occidentale (PA, TP)
la provincia palermitana costituisce, comunque, il vero punto di forza
turistico esprimendo 173 dei 261 alberghi che insistono nel territorio (66,28%)
contro gli 88 alberghi della provincia trapanese (33,72%).
Nel territorio della provincia palermitana
si trovano emergenze culturali e naturalistiche di primaria importanza come le
testimonianze archeologiche dell'Addaura su Monte Pellegrino, la stupendo Duomo
di Monreale, l'elima Jatai (sul Monte Jato), l'isola di Ustica (la perla nera
del Mediterraneo), il Castello di Caccamo, le terme arabe di Cefalà Diana, ecc.
Per quanto, invece, laprovincia
trapanese esprima soltanto 88 esercizi (il 33,72% della Sicilia occidentale),
presenta un patrimonio culturale non meno invidiabile come le elime Segesta ed
Erice, l'isola fenicio-punica di Mothya, la siculo-greca Selinunte, le saline
lungo la Via del Sale(Trapani-Marsala), le varie tonnare, la Riserva
dello Zingaro, ecc.
Si tratta anche in questo caso di un
patrimonio che potrebbe essere turisticamente fruibile se la ricettività
alberghiera trovasse momenti di espansione significativi quantitativamente e
qualitativamente.Basterebbe evidenziare
come la cittadina di Erice o le isole di Favignana e Pantelleria non presentino
alcuna struttura ricettiva della categoria 4 stelle.
Ritornando alla provincia palermitana si
osserva come 105 delle 173 strutture alberghiere (il 60,69%) siano appannaggio
di Palermo (72), Cefalù (23) e Ustica (10) mentre Monreale - che con il suo
Duomo dovrebbe costituire il fiore all'occhiello del turismo culturale
siciliano grazie alla ricchezza musiva che insiste al suo interno, che non ha
pari in Italia ed è secondo nel mondo soltanto a quella di Istanbul - presenta
appena una struttura alberghiera di tre stelle per 44 posti letto e due
alberghi, poco turistici, di due stelle per complessivi 62 posti letto.
Come precedentemente detto per Erice,
Favignana e Pantelleria, anche Cefalù, capitale dei turismo francese in
Sicilia, non ha strutture alberghiere di quattro stelle dovendosi, pertanto,
accontentare soltanto di nove alberghi a tre stelle per 2.010 posti letto
(peraltro immutati rispetto all'anno scorso) ed altrettanti alberghi di due
stelle.
Aldi la della consistenza
numerica alberghiera, è opportuno osservare i posti letto disponibili da dette
strutture e, in tal senso, la Sicilia Occidentale ne esprime 25.308 pari al
34,00% dell'intera disponibilità regionale.
Di detta disponibilità alberghiera
occidentale ben il 77,66% risulta appannaggio della provincia di Palermo con
19.653 su 25.308 posti letto.
Palermo, Cefalù e Ustica, che già
assorbono il 60.69% delle strutture ricettive alberghiere, monopolizzano il
52,61% dei posti letto della provincia.
La Sicilia Centrale, rappresentata
dalle province di Agrigento, Enna e Caltanissetta, riesce faticosamente ad
esprimere, con 113 esercizi sugli 851 presenti, appena il13,28% della
ricettività regionale restando, sostanzialmente, nelle posizioni dell'anno
scorso.
L'unica provincia, nell'ambito di questa
fetta di Sicilia, che emerge è quella di Agrigento per quanto, a livello
regionale, si collochi al 4° posto, con Catania, per il numero di esercizi dopo
le province di Messina, Palermo eTrapani ed altresì al 4° posto per il
numero dei posti letto dopo leprovince di Messina, Palermo e Catania.
Nella provincia agrigentina orbita un patrimonio archeologico unico al mondo
rappresentato dalla Valle dei Templi ed i suoi tre comuni (Agrigento, Sciacca e
Lampedusa), di fatto, monopolizzano il 70,51% degli esercizi ed il 64,23% dei
posti letto.
Le quattro province che interessano la Sicilia
Orientale (Messina, Catania, Ragusa e Siracusa) coinvolgono il 56,05% degli
esercizi alberghieri regionali dove, in questo contesto, la provincia di
Messina ne assorbe il 36,78% lasciando alle restanti tre province il 19,27%.
Parallelamente, il movimento turistico
relativo alle presenze alberghiere italiane e straniere nelle tre province
assorbe il 55,98% di quanto si registra a livello regionale ed anche in questo
caso risulta essere la provincia di Messina quella che incide maggiormente
nelle presenze turistiche regionali con il 30,14%.
Risulta evidente, a questo punto come, nel contesto
messinese, il prodotto Taormina, unicamente a quello di Giardini Naxos e delle
Isole Eolie, sia determinante se si considera come dei 313 esercizi del
territorio messinese ben 176 (il 56,23%) insistono su dette tre località a
forte vocazione turistica.Si rileva,
peraltro, come il numero degli esercizi della sola Taormina (79) sia pari a
quello dell'intera provincia catanese (79).
Ma nell'ambito della Sicilia Orientale
orbita anche la provincia siracusana con appena 54 esercizi per 5.000 posti
letto.Pur trattandosi di una provincia
ricca di testimonianze archeologiche, storiche enaturalistiche di
notevole rilevanza (basta ricordare Siracusa capitale della Magna Grecia, Noto
capitale del barocco siciliano, la Valledell'Anapo o la Necropoli di
Pantalica) si pone al 6,35% di consistenza alberghiera regionale e all'11,32%
relativamente alla ricettività della Sicilia Orientale.
Per quanto attiene alla provincia
catanese - che tra le quattro province della Sicilia Orientale si colloca al 2°
posto (dopo Messina) sia per numero di esercizi che di posti letto - c'è da
dire che Catania, Acicastello ed Acireale, da sole, monopolizzano il 59,50%
degli esercizi ed il 72,41% dei posti letto.
3.3.2.LA CONSISTENZA RICETTIVA
EXTRALBERGHIERA
Non
è possibile conoscere l'esatta consistenza ricettiva extralberghiera siciliana
in quanto i dati non sono completi.
Sono
stati rilevati 427 tra campeggi, ostelli, rifugi alpini, aziende
agrituristiche, case vacanza ed affittacamere, situati per il 30,91% nella
provincia di Messina e per il 28,81% in quella di Palermo; il restante 40,28%
risulta distribuito nelle restanti 7 province (AG 8,20%, CL 1,09%, CT 10,77%,
EN 1,41%, RG 4,45%, SR 6,32%, TP 7,96%). Dei 427 esercizi extralberghieri, 102
sono campeggi (il 23,89%), 88 sono aziende agrituristiche (il 20,61%) e 201
sono affittacamere (il 51,55%).
Se
consideriamo la distribuzione geografica degli esercizi extralberghieri per
subregioni notiamo che la Sicilia orientale possiede 224 esercizi con una
incidenza del 52,46%, la Sicilia occidentale ne possiede 157 (il 36,77%) e la
Sicilia centrale 46 (il 10,77%).
3.3.3.NUOVI PROGETTI PER LO SVILUPPO
TURISTICO SICILIANO
Nel
progetto di sviluppo turistico del Mezzogiorno della VALTUR la provincia di
Trapani è la prima nella lista delle priorità. In tutto sono cinque i progetti
della società nella provincia di Trapani per un totale di 2.470 posti da creare
entro cinque anni. Sono state già acquistate strutture come Punta Fanfalo e
Favignana, da aprire a giugno del 2000 con 200 impiegati fissi; a Marettimo
verrà creato un mini villaggio dedicato all'esplorazione subacquea con 70 posti
letto; altre strutture in cantiere sono quelle di Selinunte e Camarina, dove è
prevista la costruzione di villaggi a quattro e cinque stelle dotati di
strutture per congressi; il villaggio di Selinunte-Tre Fontane dovrebbe
comprendere un campo da golf a 18 buche a ridosso del parco archeologico di
Selinunte, 1.200 posti letto tra il complesso di contrada Gargia a Selinunte e
Manicalunga, un centro congressi e un teatro all'aperto, per un totale di 270
occupati fissi più l'indotto; ci sono anche delle strutture in trattativa come
il centro benessere a San Vito Lo Capo per il turismo della terza età e un
residence di 200 posti a Torretta Granitola. Il presidente della Valtur,
Carmelo Patti, originario di Castelvetrano, vuole puntare sul turismo d'elitè
e, ancora una volta, parla del progetto golf.
La
provincia di Trapani si conferma isola felice per gli investimenti dei tour
operators internazionali. Una società americana, la GATEWAY ENGINEERING
CORPORATION, ha presentato al Comune di Campobello di Mazara un progetto per la
costruzione del complesso alberghiero 'Bay west beach resort' in
contrada Faro a Torretta Granitola, proprio a ridosso del faro di Punta
Granitola. Una struttura ricettiva con 500 camere divise in due soluzioni:
un'area con villette a schiera e un'altra con un corpo centrale da adibire ad
albergo; un anfiteatro greco; una zona vicino al mare riservata al campo di
minigolf; 184 posti macchina; una superficie totale da attrezzare a verde
pubblico di circa 43.000 metri quadrati; per un totale di 100 unità lavorative
stabili.
La
società dello stato del Michigan, capitanata da Joseph Vaglica, originario di
Mazara del Vallo ma da anni trapiantato in America, ha presentato il progetto
di massima all'Amministrazione Comunale, dopo aver completato le operazioni
d'acquisto dei terreni di circa 62.000 metri quadrati. La società si è
impegnata a presentare il progetto esecutivo entro la fine dell'anno per così
dare il via ai lavori da completare non oltre 36 mesi.
Oltre
al progetto della società americana di recente c'è stata la presentazione di un
altro progetto di costruzione di un impianto turistico da parte della società
locale La Varvera, che dovrebbe sorgere nella zona della borgata di Torretta
per una spesa totale di circa 200 miliardi.
La
costa che va da Triscina a Mazara del Vallo è, infatti, vergine dal punto di
vista degli insediamenti turistici. Per anni le Amministrazioni del
comprensorio si sono intestate battaglie politiche perché il territorio potesse
decollare. Ma piani regolatori non approvati e burocrazia lenta hanno fatto la
loro parte in iniziative private, come l'albergo 'Ramuxara' di Tre
Fontane gestito da una cooperativa locale che da 7 anni in costruzione aspetta
ancora di essere ultimato.
Ma
anche i grandi tour operators mondiali come 'I viaggi del Ventaglio'
e, come detto prima, la Valtur stanno contrattando per alcune aree della zona.
3.4.LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO PER
LE STRUTTURE
TURISTICO-RICETTIVE IN
SICILIA ED I COMPITI DELLA P.A.
L'organizzazione turistica moderna in Italia può
farsi datare dal 1894, anno in cui sorgeva il Touring Club Italiano insieme al
Club Alpino Italiano ed alla Lega Navale, tre associazioni private, con
personalità giuridica, che hanno sopperito alla carenza organizzativa dei
pubblici poteri. Solo nel 1919 con il R.D.L. 12.10.19, n. 2099 veniva creato
l'Ente Nazionale per le Industrie Turistiche (E.N.I.T.), organismo pubblico con
fini di studio e di poteri di proposta al governo. Con il R.D.L. 23.03.31, n.
371 veniva istituito il Commissariato per il Turismo, organo centrale preposto
alla direzione ed al coordinamento delle attività nazionali in campo turistico,
che assumeva tutte le competenze già assegnate all'E.N.I.T.. Nel 1934 il
Commissariato per il Turismo veniva assorbito dal Sottosegretariato (poi
Ministero) per la Stampa e Proanda, divenendo una direzione generale. Con il
R.D. 20.06.35, n. 1425 venivano istituiti gli Enti Provinciali per il Turismo,
riordinati con D.P. 27.08.60 n. 1044; in seguito la Regione Siciliana, con
propria legge 06.03.86, n. 9 ed il successivo decreto presidenziale di
attuazione 19.09.86 ha trasferito le competenze in materia di turismo degli
enti provinciali per il turismo alle province regionali (fermi restando i
poteri di coordinamento e programmazione della regione), le quali si avvalgono
delle strutture organizzative dei trasformati EE.PP.T. in Aziende Autonome
Provinciali per l'Incremento Turistico (A.A.P.I.T.). Le Aziende hanno compiti
di vigilanza sulle strutture ricettive pubbliche (secondo quanto disposto
dall'art.8 della l. r. 27/96), detto controllo ha anche carattere igienico
sanitario secondo quanto disposto dall'art. 232 del T.U. delle leggi sanitarie
27.07.34 n.1265 ribadito dall'art. 23 del D.P. 28.06.55 n. 630. Tali controlli
vengono svolti per garantire i destinatari del servizio.
Nel 1947 con D.C.P.S. 12.09.47, n. 941 venne
istituito il Commissariato per il Turismo alla dipendenza del Presidente del
Consiglio dei Ministri, confluito in seguito nel Ministero dello Sport, del
Turismo e dello Spettacolo istituito con L. 31.07.59, n. 617, definitivamente
soppresso con referendum nazionale nel 1993, le cui competenze sono state
trasferite in parte alle regioni ed in parte al Dipartimento del Turismo, che
dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la L.
30.05.95, n. 203.
La competenza legislativa regionale in materia di
turismo deriva dall'art.117 della Costituzione Italiana; le regioni a Statuto
speciale hanno una potestà legislativa esclusiva in questa materia, infatti,
l'art.14 dello Statuto della Regione Siciliana, approvato con R.D.L.vo 15.05.46
n. 455 convertito in legge con L.cost. 26.02.48 n. 2, sancisce tale competenza.
Con l.r. 08.08.49 n. 49 "Attribuzioni dell'Assessorato del Turismo e dello
Spettacolo", e con l'art.8 della l.r. 29.12.62 n. 28 "Ordinamento del governo e
dell'amministrazione centrale della Regione Siciliana, sono state disciplinate
le attribuzioni e le competenze del predetto Assessorato.
Le Aziende Autonome di Cura, Soggiorno e Turismo
sono state istituite con il D.P. 27.08.60 n. l042, il cui compito è quello di
promuovere ed incentivare i territori di competenza, di rilevarne il movimento
statistico comunicandolo alle A.A.P.I.T.
Gli enti pubblici che operano in campo turistico
hanno compiti di indirizzo, si preoccupano cioè di adeguare le funzioni
esplicate da altri soggetti al raggiungimento di fini turistici. In tal senso
l'amministrazione pubblica turistica è un'amministrazione politica, perché la
sua azione implica sempre il raggiungimento di un interesse generale comune, di
contro all'attività turistica del singolo che è libera.
Gli obiettivi comuni, dei soggetti che operano nel
settore turismo, sono quelli di migliorare sia i servizi offerti al fine di
rendere più consone alle esigenze del mercato le strutture ricettive. A tal
proposito va considerato che è attualmente all'esame degli organi parlamentari
nazionali la nuova legge "quadro" sul turismo, che propone quattro elementi
innovativi: riconosce al turismo un ruolo economico, culturale, sociale e
strategico; definisce i compiti da attribuire agli enti locali territoriali
nelle regioni a vocazione turistica; terzo elemento, valuta gli standards
qualitativi delle imprese turistiche secondo le norme ISO 9000; quarto e non
ultimo punto, predispone la "Carta dei diritti e dei doveri del turista".
Nell'ambito della prima giornata dell'ospitalità
svoltasi l'anno scorso l'URAS (Unione Regionale Albergatori Siciliani) ha
presentato una proposta di legge quadro sul turismo: accolta positivamente
l'iniziativa, l'Assessore Regionale, prendendone spunto, ha presentato un
disegno di legge nell'aprile scorso in occasione della Medivacanze; il disegno
di legge si è però fermato in Giunta di Governo e non è ancora arrivato in ARS.
La carenza di un adeguato quadro giuridico non
riguarda solo la legge di cui sopra; anche le Agenzie di Viaggio aspettano
l'approvazione di una legge che mira a ben definire il ruolo e gli ambiti di
operatività delle stesse.
Oltre allo sveltimento dei tempi politici, banale
premessa a qualsiasi discorso di funzionalità, ciò che preme è intavolare un
dialogo con i centri decisionali politici nel quadro di una visione strategica
delle azioni grandi e piccole da portare avanti per favorire lo sviluppo
turistico. Onestamente dobbiamo lamentare il fatto che è estremamente difficile
dare questa impostazione di metodo al dialogo con il mondo politico.
Occorrerebbe intervenire nel quadro composito del
turismo sia con nuove norme, sia adeguando norme già esistenti in
considerazione dei cambiamenti dell'impostazione giuridica che arriva dall'UE
ma non solo, sia proprio correggendo norme già in vigore - ad esempio tutta la
materia delle nuove classifiche alberghiere che non prevedono delle norme
transitorie né di conseguenza tempi certi di adeguamento - sia ancora
semplicemente riscoprendo la normativa esistente. A titolo di esempio basti
pensare al fatto che l'UE e adesso anche lo Stato hanno equiparato il settore
turistico ricettivo a un vero e proprio settore industrialecon tutte
le conseguenze che ciò comporta mentre in Sicilia si stenta ancora a trovare un
tavolo dove discutere di questo aggiornamento.
Gli ambiti, innanzi tutto concettuali, nei quali
intervenire sono a nostro modesto avviso i seguenti:
-Riorganizzazione
della P.A. nel merito proprio delle attribuzioni di compiti e funzioni di
ciascun ramo ai vari livelli; attraverso il D.L. sul turismo si chiede che
l'Assessorato per il tramite di una agenzia regionale articolata
territorialmente sia in condizione di occuparsi di programmazione, che il piano
di proanda serva a veicolare una immagine coordinata con i diversi livelli
territoriali e con le molteplici diversità dei micro-poli di attrazione, che le
iniziative locali siano incoraggiate e inserite in un quadro generale di azioni
di cui si abbia conoscenza per offrire capacità professionale di supporto.
-Continuare con
grande determinazione nella strada timidamente intrapresa della
rivitalizzazione delle capacità operative dei vari uffici della
Amministrazione; questo riguarda tutti i rami della Amministrazione: nazionali,
regionali, provinciali e locali e tutte le loro rispettive emanazioni;
-Sarebbe il
caso forse di riesumare anche la funzione della programmazione finanziaria ed
economica visto le grandi emergenze nelle quali si dibatte la Regione ormai da
anni. Senza una vera politica finanziaria non pare proprio possibile affrontare
l'improcrastinabile problema della riqualificazione della spesa, della capacità
di accedere ai finanziamenti dell'UE aderendo innanzitutto alle metodologie e
ai linguaggi necessari per comunicare con l'Europa; c'è da ripensare tutta la
politica finanziaria agevolativa per progressivamente trasformarla in una
politica delle garanzie, in sintonia con il libero mercato dei capitali;
-L'indispensabile
coordinamento delle varie politiche economiche settoriali, tra di esse, e con
le politiche di sostegno al mondo del lavoro; il pacchetto "Briguglio" è un
discreto inizio ma deve essere seguito dalla capacità di saper orientare gli
investimenti là dove essi sono più necessari; basti come esempio la necessità
che c'è urgentissima di dotarsi di una vera politica dei trasporti per
finalmente poter raggiungere l'isola (o lasciarla) e potersi spostare o muovere
merci in un sistema integrato degno di questo nome; oltre tutto è dimostrato,
ad esempio dal caso Malpensa, come le priorità nazionali sono certamente altre
e sono penalizzanti nei confronti dell'isola; questo è un settore dove
veramente l'interesse pubblico coincide interamente con gli interessi del mondo
del lavoro globalmente inteso e dove le possibilità di investimenti e di lavoro
sono enormi e di vastissima gamma. Il tutto naturalmente tenendo conto delle
compatibilità ambientali, delle soluzioni buone per il futuro già esistenti;
-Intervenire
per migliorare le comunicazioni da e verso il centro mettendosi nell'ottica
degli enti locali, intesi soprattutto come Municipi; la normativa vigente ha
correttamente, in teoria, responsabilizzato le municipalità in moltissimi
campi; a parte il fatto che è un processo da completare - tanto per fare un
esempio dando tutte le competenze in tema di autorizzazioni all'esercizio
alberghiero ai sindaci - rimane che il quadro giuridico deve essere accoppiato
a un sistema informativo e ad una adeguata dotazione di mezzi che sono certo
finanziari, ma sono anche sistemi di formazione dei quadri comunali, uffici
regionali che prontamente evadano le pratiche di interfaccia con i comuni ecc.;
e questo soprattutto per i comuni più piccoli o con specificità peculiari;
basti pensare a quanto sia incomprensibilmente complesso dotare i territori
comunali di discariche, di depuratori, di dessalinatori dove servono e, in
generale, di tutte quelle dotazioni infrastrutturali, che caratterizzano la
qualità della vita dei cittadini residenti o di passaggio. In assenza di tutto
questo è estremamente difficile dialogare con i comuni (con le dovute
pochissime eccezioni) ad esempio per discutere delle tariffe da applicare nella
fornitura dei servizi a rete poiché essi non discriminano, o peggio,
discriminano negativamente tra utenza diretta privata e indiretta di servizio a
terzi. Peraltro la nuova strumentazione giuridica alla base delle nuove
modalità di intervento dello Stato, che si sta ormai definitivamente delineando
e affermando, obbliga tutti i soggetti che operano in un singolo territorio, o
in una area ben delimitata ma intercomunale, siano essi imprenditori,
sindacati, enti pubblici ecc., a trovare dei modus operandi che tengano conto
delle esigenze di ciascuno dei soggetti ma che tengano conto prioritariamente
delle compatibilità tra queste esigenze.
3.5.I TRASPORTI ED IL TURISMO NEL
MEZZOGIORNO ED
INSICILIA
Il
Mezzogiorno d'Italia, e la Sicilia in particolare, costituisce uno dei casi più
eclatanti di sottoutilizzazione di un enorme potenziale di risorse turistiche:
il sole, il mare e il paesaggio utilizzati male, salvo pochi esempi per lo più
coincidenti con le destinazioni turistiche di più antica valorizzazione, e una
grande varietà di risorse storico-artistiche e archeologiche utilizzate poco.
Un
potenziale di risorse turistiche (naturali o culturali), anche di quantità e
qualità eccezionale come quello del Mezzogiorno d'Italia, non si trasforma
automaticamente in un motore di sviluppo regionale. Perché ciò avvenga sono
necessarie alcune condizioni di base:
-che le risorse vengano
riconosciute per sé e per il loro potenziale di attrazione turistica e, in
quanto tali, vengano protette e conservate sottraendole, se del caso, ad usi
alternativi non compatibili;
-che le risorse vengano rese
fruibili dall'offerta di servizi complementari ricettivi, di ristorazione,
ricreativi, culturali ecc., all'altezza della qualità della concorrenza
nazionale ed internazionale e sostenuti da una qualità della vita complessiva
dell'area di destinazione non clamorosamente diversa da quella che si intende
offrire ai turisti;
-che le risorse vengano rese
accessibili all'intera gamma dei visitatori potenziali locali, regionali,
nazionali e internazionali da modi, reti e organizzazioni di trasporto che
consentano una mobilità adeguata;
-l'esigenza di coordinamento tra le
parti e fra le azioni diventa perciò una condizione essenziale.
La
marcata prevalenza di un bacino di origine europeo di breve-medio raggio della
domanda turistica verso l'Italia, le peculiarità del modello di consumo
turistico affermatosi nei decenni passati (vacanza stanziale, di medio-lungo
periodo, familiare), i vantaggi pratici offerti dal trasporto stradale (flessibilità,
autonomia, costo) che interessa il 76% del movimento turistico verso l'Italia
rilevato alle frontiere, sono i tre fatti che hanno caratterizzato il processo
di diffusione dei flussi turistici in Italia.
L'Italia
Settentrionale, e il nord-est in particolare, si sono trovati a rappresentare
molto più che il resto della penisola un ambito privilegiato per lo sviluppo
delle pratiche turistiche dipendenti da questi fatti.
Le
condizioni ambientali rispondenti alle forme di turismo richiesto (le spiagge
dell'Adriatico; le Alpi e, in particolare, le Dolomiti; i laghi, quello di
Garda in particolare; il tutto vicino a città e centri storici di grande
pregio) e il progressivo sviluppo di strutture ricettive orientate al turismo
di massa e alla formula della vacanza familiare sono sicuramente alla base del
successo dell'economia turistica del Nord Italia, ma non c'è dubbio che questo
sia stato agevolato dalla posizione geografica e cioè dalla possibilità per i
turisti italiani e soprattutto stranieri di contenere i tempi e i costi di
spostamento e quindi della vacanza.
Nel
Sud la geografia non è stata, e non è, di aiuto allo sviluppo turistico. Alla
centralità del Mezzogiorno nel bacino del Mediterraneo, infatti, non
corrisponde una adeguata accessibilità al resto d'Italia e all'Europa. La
'lontananza' del Mezzogiorno dal bacino di utenza turistica
dell'Italia e le difficoltà della mobilità infraregionale sono fatti che hanno
certamente contribuito a rendere meno appetibile il prodotto turistico meridionale
o comunque ad accentuarne un'immagine di bassa qualità. Con riferimento
all'accessibilità ai due assi stradali e ferroviari longitudinali che corrono
lungo la costa adriatica e quella tirrenica si accomnano aeroporti
sottoinfrastrutturati e destinatari di scarsi collegamenti aerei diretti,
nazionali e internazionali; quanto alla mobilità intra-Mezzogiorno sono scarsi
o particolarmente difficili i collegamenti a rete a partire dai principali nodi
di accesso.
Le
politiche di trasporto intraprese a partire dagli anni '60 per accorciare
l'Italia e avvicinare il Mezzogiorno alle grandi correnti di traffico nazionali
e internazionali non si sono rivelate efficaci. Gli investimenti concentrati
sul sistema autostradale e le disposizioni finalizzate a ridurre il costo del
viaggio (erogazione di buoni benzina, accesso gratuito alla rete autostradale)
non hanno prodotto l'auspicata diffusione verso le regioni meridionali dei
flussi internazionali. Il miglioramento dell'accessibilità stradale verso il
Sud e della rete stradale meridionale ha favorito la pratica turistica, ma con
un fortissimo sbilanciamento verso la domanda locale espressa all'interno
dell'area. Nel Mezzogiorno non si è favorita quella accessibilità aerea -
collegata a mobilità locali su auto, bus o treno - che è alla base del successo
di altre destinazioni mediterranee, almeno altrettanto eccentriche quanto il
Sud dell'Italia rispetto ai bacini di origine del turismo internazionale. Non
si può però dire, come l'analisi puntuale delle relazioni tra infrastrutture di
trasporto e dinamiche della domanda turistica nel Sud Italia dimostra, che il
successo o l'insuccesso delle località turistiche meridionali sia dipeso
direttamente dalle caratteristiche della rete del trasporto locale e
dall'efficienza dei servizi di trasporto offerti. Ma queste inefficienze si
sono aggiunte a quelle connesse all'immagine dei diversi prodotti turistici
locali, allo stato delle risorse primarie, alla qualità dei beni e dei servizi
complementari (dalla ricettività agli altri servizi al turista) in quel
rapporto di complementarità tra condizioni necessarie e sufficienti dello
sviluppo turistico.
Un
caso esplicito e concreto di interazione positiva tra sviluppo infrastrutturale
e crescita della domanda turistica non solo locale ivi soddisfatta, si osserva
lungo l'asse adriatico. Qui il potenziamento della direttrice costiera
ferroviaria e soprattutto stradale ha evidentemente favorito l'estendersi alla
costa abruzzese delle forme turistiche tradizionali della riviera
nord-adriatica.
Al
contrario, è altrettanto evidente che è la mancanza di un efficace sistema
intermodale e diffuso dei servizi di trasporto ad avere ostacolato l'estendersi
della pratica turistica verso le molteplici attrazioni culturali e naturali
delle aree interne del Mezzogiorno. Tuttora misconosciute e spesso escluse dai
principali circuiti turistici, queste attrazioni rappresentano invece una delle
più importanti risorse di cui il Sud può disporre per il suo rilancio
turistico, purché le si renda accessibili con modalità di trasporto da
rapportare alle forme emergenti, nervose e itineranti di consumo turistico.
La
presenza o la vicinanza di aeroporti o la funzione nodale nei collegamenti con
le isole non garantiscono di per sé posizioni di privilegio in mancanza di
altri elementi quali la qualità della vita sociale e dei servizi urbani in
genere oltre che di quelli più direttamente legati alla pratica turistica.
Il Mezzogiorno turistico potrà svilupparsi solo se
quest'obiettivo farà parte di un progetto che coinvolga tutto il turismo
nazionale, il turismo meridionale non cresce se non si integra al massimo grado
con il resto dell'offerta nazionale. La questione prioritaria, per la piena
integrazione, è quella delle grandi reti infrastrutturali, oggi decisive sia
per l'integrazione materiale di un territorio (e perciò della sua offerta in
chiave turistica) sia per quella immateriale, o dei servizi ad essa connessi.
Il deficit del Mezzogiorno su questo piano è ragguardevole: la rete
autostradale copre (e male) solo la parte tirrenica, mentre quella ionica è in
buona parte senza una copertura. Se si tiene conto che circa i tre quarti dei
turisti che raggiungono il Sud utilizzano l'automobile, ci si rende conto di
quanto sia disincentivante la situazione attuale. La rete ferroviaria ha
anch'essa uno sbilanciamento verso il Tirreno, anzi la parte ionica è talvolta
irraggiungibile via treno. La rete aeroportuale è forse quella con maggiore
potenziale, ma il numero dei voli, le tariffe offerte e gli scarsi collegamenti
tra strutture aeroportuali e le località di vacanza, rende l'utilizzo di questo
mezzo assai difficoltoso per chi volesse fare vacanze nel Sud. La rete portuale
non è praticamente una rete, nel senso che ogni porto ha un raggio d'azione
limitato e senza collegamenti con gli altri, sicché i collegamenti sono
one-to-one; per aggiungere poi che la nautica da diporto, in così forte
sviluppo da anni in tutto il Mediterraneo, non trova nel Mezzogiorno gli
attracchi adeguati, per consentire uno sviluppo a questo tipo di turismo.
Lavorare sulle nuove infrastrutture nel Mezzogiorno è oggi un punto necessario
di partenza per qualunque progetto di sviluppo turistico.
Non c'è qui la
possibilità di rendere conto di ciascuno degli impegni necessari negli ambiti
citati per dar vita ad una nuova politica di sviluppo del Mezzogiorno; quel che
è certo è che tutto il resto delle iniziative, se non viene risolto prima il
problema dei collegamenti, rischiano di arenarsi prima di decollare, proprio
perché l'accessibilità del territorio è la prima questione per definire una
politica del turismo.
3.6. LO SVILUPPO TURISTICO ATTRAVERSO L'ASSETTO
TERRITORIALE E AMBIENTALE
ED A POLITICHE
SULLA SICUREZZA
E' noto che le carenze infrastrutturali
generalizzate sul territorio sono all'origine della scarsa qualità dei servizi,
che si traduce per i residenti in scarsa qualità della vita. Un territorio
ambientalmente non inquinato, e dunque con le discariche controllate, con i
depuratori funzionanti, dotato di greti e argini di fiumi puliti, di coste e
spiagge non in condizioni abominevoli, facile da percorrere perché dotato di
adeguata segnaletica, di comodi parcheggi soprattutto se a amento, di parchi
gioco per bambini, di infrastrutture sportive, di monumenti turistici a fianco
dei quali ci siano dei servizi igienici funzionanti, puliti, accessibili anche
ai portatori di handicap, ecc., misura la qualità dell'accoglienza del
territorio stesso, e questo significa banalmente una migliore qualità della
vita per chi vi risiede abitualmente e di passaggio. Per inquadrare nella loro
giusta ottica queste considerazioni, l'UNEP (UnitedNations Enviroment Program) stima il
Mediterraneo come l'area dove si svolgono i1 35% degliscambi turistici
internazionali, in 160 milioni le presenze per il 2000 nell'area, e stima che
la spesa degli "ecoturisti" si aggirerà intorno ai 200 miliardi di dollari
(330.000 miliardi di lire) in quell'anno nel mondo. Pensiamo si possa
concordare tutti sul fatto che in questo campo ci sia molto da fare e che però
non è unicamente la Pubblica Amministrazione lasciata da sola che possa trovare
le soluzioni adatte.
Le politiche sulla sicurezza.
L'inquinamento mafioso ha devastato l'economia e le
istituzioni, inoltre, soprattutto nelle aree metropolitane, ma purtroppo anche
pervasivamente su tutto il territorio, si vanno diffondendo quei fenomeni
sociologicamente noti come micro-criminalità. I fatti negativi della modernità
arrivano pure in Sicilia. Riuscire ad invertire la tendenza su questo punto,
significa mettere in atto delle politiche sociali che vadano di pari passo con
quelle soluzioni da trovare per migliorare la qualità della vita.
3.7.LE POLITICHE MACROECONOMICHE
DI COMPARTO
La congiuntura attuale italiana vive l'esigenza di
rendere compatibile l'istanza nazionale, tesa ad amministrare al meglio le
risorse disponibili migliorando al contempo i conti pubblici, e quella europea
- tipica area ad economia di mercato - per la quale gli "aiuti Pubblici" si
risolvono in distorsioni della concorrenza. Eppure per indirizzare al meglio
l'economia reale proprio in una economia di mercato il sistema degli incentivi
è uno dei pochi strumenti disponibili. L'obiettivo è quello di raggiungere la
promozione dello sviluppo di aree o di collettività soprattutto creando
opportunità di lavoro e dunque migliori condizioni di esistenza. Obiettivo di
non facile perseguimento poiché implica il coinvolgimento e la valorizzazione
delle capacità imprenditoriali esistenti in modo che si determinino condizioni
di autosufficienza capaci di durare autonomamente nel tempo. Il punto
essenziale è che tutto questo non deve scivolare verso nuove forme di economia
assistita. Diventa dunque importante, nonché nevralgico, potere praticare la
selezione delle iniziative da supportare e sempre rapportare l'agevolazione per
il decollo della stessa agli oneri da sopportare per il suo mantenimento a
regime.
La scelta di stimolazione della domanda, a livello
nazionale, attraverso per esempio la rottamazione, è da considerare
positivamente secondo quanto appena detto a condizione che nell'intervallo
artificiale di attivazione forzosa e positiva le imprese coinvolte acquistino
la capacità di reggere questa progressione della domanda. Per sostenere gli
investimenti è d'altra parte indispensabile sostenere la domanda, poiché, è
dimostrato da innumerevoli casi, che le semplici incentivazioni finanziarie
hanno poco effetto in mercati depressi o semplicemente stagnanti, come anche il
basso livello dei tassi d'interesse in assenza di condizioni moltiplicative
degli investimenti stessi.
Vediamo adesso cosa succede in Sicilia, che gode
certamente di ampia autonomia nelle materie economiche e finanziarie, ma che
non può sfuggire ovviamente agli obblighi derivanti dalle congiunture della
economia reale.
Per entrare nel merito delle politiche specifiche
di settore, è necessario sottolineare che, allo stato attuale, i risultati
delle politiche macro-economiche sono state una specie di "sviluppo fai-da-te"
che ha interessato l'isola secondo dei poli che hanno usufruito di decisioni
scollegate l'una dall'altra, se non fortuite. Vogliamo dire che, malgrado le
sempre enunciate politiche del turismo, l'attività negli ultimi anni della
Regione Siciliana e dell'Assessorato in particolare è stata improntata ad un
grande dinamismo alquanto disordinato, i cui risultati si percepiscono
confusamente.
Riteniamo che vadano potenziate le politiche
miranti all'esenzione degli oneri sociali sulle nuove assunzioni e
sull'esenzione fiscale pluriennale sugli utili reinvestiti. Questa dovrebbe
essere una politica nazionale per il Mezzogiorno, ma potrebbe benissimo
applicarla meglio la Regione Siciliana, perché non comporta nessun danno per le
casse dell'Erario. Lo Stato, infatti, - in questo caso la Regione - non
guadagna nulla dall'assenza di iniziative. Le iniziative così sostenute,
invece, provocano il doppio effetto di dare lavoro a chi non ne avrebbe e
libererebbe l'ente pubblico dall'onere dell'assistenzialismo.
Le politiche di incentivazione agli investimenti
nella Regione Siciliana passano tradizionalmente dall'apertura di linee di
credito a tasso agevolato. Al di là della farraginosità e dalle lungaggini
burocratiche dovute nella migliori delle ipotesi alle esigenze di trasparenza e
di correttezza nella gestione delle pubbliche agevolazioni, rimane il fatto che
è venuto il momento da parte della P.A. e degli operatori economici di
ripensare in termini futuribili questo tipo di strumento, poiché le evoluzioni
del mercato finanziario lo stanno relegando nel novero degli strumenti
obsoleti. Ovviamente, in assenza di altro, gli operatori continueranno ad
usarlo e a chiedere che i tassi siano realmente agevolati. Da mesi, se non da
anni, è stato chiesto che l'elaborazione delle politiche di sostegno
all'investimento siano fatte attraverso il confronto di tutti gli operatori:
imprenditori, istituti finanziari, P.A.
Grazie al costrutto dell'UE l'orientamento della
Stato è ormai abbastanza evidente anche se non sempre le azioni non sembrano
consequenziali alle intenzioni: le Leggi generali di sostegno e incentivazione
lasceranno sempre di più il posto al sostegno dei piani concertati a livelli
micro-territoriali ben definiti (contratti d'aria, di programma ecc.) dando
alle Regioni il ruolo che più loro compete che è poi quello del coordinamento e
della programmazione. A livello centrale ha dichiarato esplicitamente il
ministro Bersani resterà solo la 488, la gestione del fondo speciale di
garanzia e i fondi per la ricerca applicata e per l'innovazione tecnologica. In
ogni caso la seconda tipologia di azioni di sostegno agli investimenti - oltre
alle giustificazioni di tipo economico già espresse - ci sembra decisamente più
consona alle possibilità di applicazione che sono in grado di esprimere gli
imprenditori, e tutti gli altri operatori economici interessati, della nostra
regione. Questo non deve esimere comunque la Regione Siciliana a rendere
accessibile il sistema delle incentivazioni esistenti attraverso gli
adempimenti diretti e/o indiretti che le competono, vedi ad esempio i P.O.P. o
le risposte da dare sulle priorità territoriali per la Legge 488.
Gli operatori del turismo sono assolutamente
disponibili - se non altro perché costretti dal mercato mondiale - ad una
reimpostazione adeguata ai tempi che si prospettano della loro azione economica
e non sono più portatori, in generale, di visioni culturali di retroguardia che
ancora purtroppo echeggiano quando si sente parlare di "turismo volano di
sviluppo" o di "territori a vocazione turistica"; tanto sono disponibili che
sono il settore economico dell'isola dove il livello di investimento è il più
alto in rapporto al fatturato prodotto.
3.8.OPPORTUNITA' DI SVILUPPO
Il
turismo potrebbe diventare il motore movente del decollo economico e dello
sviluppo, a due condizioni: che si diffondano e si consolidino iniziative
imprenditoriali di natura privata e che queste facciano leva sulle risorse
straordinarie del territorio, l'ambiente, il paesaggio, la natura, il
patrimonio di beni archeologici e artistici di cui il nostro Mezzogiorno è
particolarmente dotato.
Una
regione come la Sicilia che, per il patrimonio storico, artistico e ambientale
di cui dispone e per lo scarso peso che ha in essa l'industria, dovrebbe fare
del turismo uno dei settori trainanti dell'intera economia regionale.
Possiamo,
dunque, elencare una serie di proposte finalizzate allo sviluppo del settore
turistico meridionale e siciliano.
3.8.1.Creare ricchezza, anche
materiale, con il patrimonio culturale
A parole tutti lodano la grandezza del patrimonio
culturale del nostro Mezzogiorno, ma nel concreto la straordinaria ricchezza e
varietà di beni artistici e storici viene spesso percepita come una risorsa
residuale, almeno nella media dell'attenzione dell'opinione pubblica. L'idea
diffusa è che investire nei beni culturali sia un lusso superfluo che il nostro
Paese sembra non potersi permettere, mentre è ampiamente dimostrato che i beni
culturali, una volta vivificati dall'iniziativa imprenditoriale, anche se di
imprenditoria speciale si tratta, non mancano di offrire ritorni economici a
chi se ne occupa. I beni culturali non sono solo importanti in sé, ma anche
perché costituendo, spesse volte, la motivazione del viaggio, indirettamente,
contribuiscono alla crescita della ricchezza nazionale materiale. Nel
Mezzogiorno sono numerosi i comuni che dispongono di patrimonio
storico-artistico di rilievo (in Italia non ci sono solo i grandi "alberi" come
Roma, Venezia e Firenze, ma c'è una 'foresta' sterminata che avvolge
l'intero Paese e nello specifico il Mezzogiorno). Occorre allora che turismo e
beni culturali 'si parlino' e che vi sia una politica pubblica che
pensi alla loro integrazione e al loro reciproco sostegno: senza beni culturali
il Mezzogiorno è una regione turisticamente (e non solo) perduta. Senza la
valvola del turismo i beni culturali rimangono materia inerte riservata a pochi
eletti e destinata all'indifferenza generale. C'è perciò bisogno di uno sforzo
collettivo e unitario di governo del turismo e dei beni culturali per
coordinare risorse e interventi ed il raccordo deve essere fatto sia al livello
centrale, sia nelle varie dimensioni locali.
3.8.2. Incentivare gli investimenti
tecnologici e organizzativi
Le imprese del turismo sono quelle che attualmente
investono di più in relazione al fatturato prodotto. A titolo di esempio,
solamente nel ricettivo, ci sono in fase di attuazione programmi di
investimento pari a ca. 600 miliardi (dei quali un centinaio saranno finanziati
dalle agevolazioni) che rappresentano ca. il 15% del fatturato specifico, e
sono investimenti certi poiché sono legati al grande sforzo di
riqualificazione, riammodernamento e adeguamento richiesti e dal mercato e dalle
normative di origine Europea. Sono stati avviati timidamente anche dei
programmi per miglioramenti tecnologici e organizzativi. Non c'è dubbio che
quest'ultima tipologia di investimenti deve essere oggetto proprio dei
programmi futuri di miglioramento delle capacità operative delle imprese
turistiche. Nel campo della tecnologia occorre investire nei sistemi di
telecomunicazioni, del riciclo delle acque bianche, del risparmio energetico
attraverso l'utilizzo dei rifiuti. Esistono già delle catene alberghiere, ma
anche singole strutture, che hanno degli impianti di riciclaggio capaci di far
risparmiare fino al 15% nei costi di approvvigionamento delle forniture a rete.
Sul piano organizzativo, l'opinione più diffusa tra
gli operatori è che l'utilizzo dei nuovi sistemi di comunicazione a livello
commerciale e la creazione di strumenti di servizio consortili, di livello
regionale e/o comunque territorialmente adeguato, sembrano essere i campi dove
investire più urgentemente; non solo per i sostegni finanziari ma perché il
potenziamento strumentale in oggetto deve servire a creare sinergie effettive
con i ti merceologici delle imprese produttive collaterali quali
l'alimentare (marchi di qualità unici per la ricettività e la ristorazione)
agricole (ad esempio linee di pasti basati su prodotti genuini e/o biologici)
di trasporto (ad esempio linee di navette da e per i centri di arrivo e
partenza che interessino un dato territorio e non la singola azienda) artigiane
(provocare la produzione di dotazioni personalizzate e vendibili a parte,
qualora il cliente le richieda); questi strumenti potrebbero servire inoltre a
migliorare lo scambio con l'ambiente economico-sociale-culturale nel quale sono
inserite le imprese: mostre, premi, concorsi seminari ricorrenti e quant'altro.
Sul piano concreto non sono proposte nuove ma sono ancora valide se
opportunamente rivitalizzate. In sostanza continua ad essere utile che la
struttura ricettiva sia sempre di più uno spazio di servizio alle esigenze
delle collettività del territorio dove è ubicata, a costi contenuti, e con
capacità propria di proporsi con elasticità e non unicamente di rispondere
rigidamente ad eventuali richieste.
3.8.3.Sostenere
un turismo per tutte le stagioni
Oggi tutto l'insieme delle regioni meridionali
raccoglie circa il 15% del mercato turistico nazionale. Questo livello è
abbondantemente al di sotto delle potenzialità. Bisognerebbe allentare la morsa
della stagionalità del Mezzogiorno. A dispetto del clima e della possibilità
della balneazione, in queste regioni la stagione turistica conta mediamente un
numero di giorni pari a circa la metà di quella dei laghi del Nord Italia come
il Garda. Per arrivare a questo risultato servono grandi investimenti
strutturali in maniera da migliorare l'accessibilità delle destinazioni
turistiche meridionali. Un altro modo di attenuare la stagionalità risiede
nella moltiplicazione dell'offerta di prodotti turistici. Oggi gran parte
dell'offerta meridionale è di tipo balneare, perciò soffre per ragioni ovvie della
stagionalità, ma il turismo d'arte, d'affari, congressuale sono addirittura
anticiclici e perciò potrebbero smussare, attraverso il loro sviluppo, proprio
gli aspetti di iper stagionalità attuali del turismo meridionale.
Dove
il turismo d'affari è molto sviluppato, ad esempio, lì vi è maggiore qualità
degli alberghi. Una prova è che la qualità alberghiera migliore si trova nelle
'capitali' del Mezzogiorno: Napoli, Bari, Palermo, con le uniche
eccezioni delle 'perle' di Capri, Sorrento e Taormina, che hanno
alberghi di gran qualità, pur non registrando flussi rilevanti riconducibili al
turismo d'affari.
Il
turismo d'affari garantisce introiti elevati, una stagionalità complementare a
quella balneare e presenze costanti che consentono la crescita professionale
degli addetti e la solidità delle strutture. È evidente che lo sviluppo di
questo tipo di mobilità è un fattore importante per l'affermazione complessiva
del turismo meridionale, oltre che essere elemento che può integrarsi in
qualche modo anche con il turismo di svago.
3.8.4.Inserire
il turismo meridionale nei circuiti internazionali
Il turismo meridionale ospita pochi turisti
stranieri, i quali preferiscono rivolgersi soprattutto alle destinazioni del
Centro-Nord. Questo avviene per ragioni che vanno dalle condizioni
infrastrutturali più favorevoli (chi arriva in auto dalla Germania trova più
comodo fermarsi prima; chi viaggia in aereo giunge nei due maggiori aeroporti
internazionali di Roma e di Milano), alle motivazioni (le località montane maggiori
sono al Nord, le grandi città d'arte e l'offerta fieristico-congressuale sono
nel Centro-Nord). Le ragioni prima citate si riferiscono soprattutto al turismo
individuale, ma c'è anche una grande parte di turismo che si muove su un piano
organizzato, attraverso la mediazione dei tour operators. Questo segmento della
domanda richiede alcune condizioni che non si trovano facilmente nel
Mezzogiorno, come gli alberghi di grandi dimensioni e una certa disponibilità
di voli internazionali. Due aspetti importanti sono la necessità per gli
alberghi di essere presenti nelle reti di prenotazione e distribuzione
internazionale da un lato, e l'esigenza di una promozione turistica all'estero
dall'altro, soprattutto nei paesi di nuovo interesse turistico come quelli
dell'area ex-sovietica. Le località turistiche italiane trovano generalmente
una certa difficoltà a realizzare progetti promozionali comuni. In particolare
nel Sud non vi è una singola regione oggi abbastanza forte per gestire in
solitudine un'iniziativa all'estero. Ecco allora la necessità di un grande
progetto promozionale che veda insieme l'offerta meridionale con una regia
super partes, in maniera da garantire un equilibrio tra le varie realtà
territoriali e una unitarietà del messaggio. L'ingresso del Mezzogiorno
turistico nei circuiti internazionali è fondamentale per il suo sviluppo
complessivo, altrimenti si rafforzerà quel meccanismo che vede oggi sempre più
le località del Mezzogiorno frequentate da turisti che provengono dalle stesse
regioni del Mezzogiorno, in un orizzonte chiuso e senza grandi prospettive.
Una
matrice input-output messa a punto dal Ciset ha consentito di misurare il
'moltiplicatore' tra spesa turistica e nuova occupazione. Risulta che
nel Mezzogiorno una spesa addizionale di lire 1 miliardo da parte dei turisti
stranieri ha, come effetto moltiplicatore, la creazione di 18 nuovi posti di
lavoro. Il problema sta, come abbiamo appena visto, nel 'che fare'
per portare al Sud un numero maggiore di turisti stranieri rispetto ai 3,2 milioni
di arrivi attuali e indurli a spendere più degli attuali 4.400 miliardi di
lire.
3.8.5.Fermare
la proliferazione delle seconde case
In Italia molti passano le loro vacanze in seconde
case, di proprietà, in affitto, abusive, "sommerse". Questo avviene per molte
ragioni: l'abitudine degli italiani alle comodità casalinghe, il "mattone" come
oggetto di investimento finanziario. Una voglia acquisitiva e
patrimonializzante. In parte avviene anche per l'assenza di una specifica
offerta alberghiera destinata alle famiglie (in Italia si fa ancora are
anche ai bambini sotto i sei anni la tariffa alberghiera completa - o poco meno
- anche se occupano la camera dei genitori). Al di là di quanto questa
preferenza verso le seconde case sia una scelta della domanda o l'effetto di
una carenza di offerta, rimane il fatto che, come già detto prima, in alcune
regioni del Sud vi è un'incredibile sproporzione fra quanti (molti) soggiornano
in case private e quanti (pochi) soggiornano in albergo. È inutile elencare
quanto questa situazione impedisca lo sviluppo proficuo del turismo:
·l'impatto
economico per la collettività ospitante dei soggiorni nelle seconde case è di
gran lunga inferiore (meno della metà) rispetto a quello in albergo;
·l'impatto
ambientale delle seconde case è spesso devastante, dato l'elevato livello di
abusivismo;
·l'impatto
occupazionale delle seconde case è quasi nullo; nessun servizio viene in genere
attivato e l'unica cosa che accade è la proliferazione di supermercati con tre
mesi di vita all'anno;
·le seconde
case portano clientela con bassa capacità di spesa e proveniente da zone non
distanti, fino a rendere la località turistica un quartiere della città vicina.
Dove è socialmente possibile, si dovrebbe bloccare
la costruzione di nuove abitazioni, consentendo solo la nuova costruzione di
strutture alberghiere o, ancora meglio, favorendo ove possibile la
riconversione di abitazioni in alberghi.
Anche attraverso la leva fiscale sarebbe possibile
operare per raggiungere questo obiettivo. D'altro canto è del tutto chiaro che
le località senza alberghi non hanno nessuna possibilità di sviluppo turistico.
I grandi paesi turistici sono i paesi dove dominano gli alberghi e non le
seconde case, peculiarità quasi tutta meridionale.
3.8.6.Formare
la nuova classe dirigente del turismo meridionale
È noto come il turismo sia un settore labour
intensive, non solo per il fatto che impiega una larga parte di manodopera
in proporzione al capitale, ma anche e soprattutto per il fatto che la qualità
del prodotto turistico è quasi sempre qualità del personale che vi lavora,
qualità perciò delle risorse umane.
In Italia ci sono molte scuole alberghiere che
preparano gli studenti nelle qualifiche professionali basse e medio-basse. Quel
che manca al sistema turistico del nostro Paese è la presenza di quadri e di
dirigenti che crescano e si formino specificamente per il campo turistico.
L'Italia ha bisogno di gestori delle grandi infrastrutture per il tempo libero
(dai parchi giochi alle crescenti strutture per il consumo sportivo); ha
bisogno di creatori di pacchetti turistici, le cui competenze vanno
dall'economico al culturale; ha bisogno di inventare eventi, spettacoli, di
risultare una meta sempre interessante non solo perché sa conservare le bellezze
che la natura e la storia ci hanno donato, ma anche perché organizza sempre
nuove occasioni in cui questo spirito si innova e si conferma. Tutti i profili
professionali qui delineati hanno in comune la circostanza che si tratta di
impieghi di tipo medio e medio-alto, per i quali non basta l'attuale offerta
formativa di cui dispone il nostro Paese, ma bisogna pensare a qualcosa di
aggiuntivo. Per altro, il nostro sistema turistico è cresciuto in maniera
spontanea, senza scuole finalizzate e senza politiche pubbliche mirate. Oggi
questo patrimonio non va disperso, non foss'altro che per l'agire della
successione delle generazioni, ma va incanalato in maniera tale che la seconda
o la terza leva di imprenditori (i li dei "pionieri" del turismo) abbiano anche
gli strumenti culturali per gestire al meglio le loro imprese. Bisogna pensare
perciò a una scuola d'eccellenza nel campo turistico, multi-disciplinare,
specifica, che prepari la nuova classe dirigente del turismo meridionale e
italiano.
3.8.7.Unificare
i soggetti nazionali e regionali del turismo
Il sistema turistico è composto da tanti soggetti
(migliaia di albergatori, altre migliaia di agenti di viaggio, migliaia di
ristoratori, decine di proprietari di impianti di risalita, decine di organizzatori
di spettacoli e di eventi, centinaia di soggetti pubblici che si occupano di
beni culturali, e via dicendo) che solo raramente lavorano insieme. D'altro
canto non si può chiedere a ciascuno di loro un patto di collaborazione per
sempre, di tutti con tutti, ma quel che si può fare è sicuramente lavorare per
singoli progetti, per raggiungere singoli obiettivi. Questo può avvenire sia a
livello nazionale sia a livello locale. Un esempio di carattere generale sono i
grandi eventi (il Giubileo, le grandi manifestazioni sportive) e per i livelli
locali non ci sarebbe che l'imbarazzo della scelta, tanta è la varietà e la
vastità di progetti di promozione turistica che possono essere messi in piedi.
Se a livello locale (comuni e regioni) è relativamente facile trovare un
soggetto che "coaguli" (le aziende di promozione turistica, ad esempio), su
quello nazionale la cosa è meno facile. Servirebbe allora una "testa", una
"intelligenza" che sia in grado di pensare, organizzare di volta in volta
eventi, strategie, riunire soggetti che lavorino nel Mezzogiorno su singoli
obiettivi e pronti a sciogliersi quando il risultato è conseguito. Qualcosa di
snello che serva lo straordinario e non l'ordinario, che segua le vie usuali
dei soggetti e delle strutture esistenti, a cominciare dalle regioni e dalle
aziende di promozione turistica. È questa una dimensione politica nel senso più
elevato del termine, cioè una capacità di avere idee e di realizzarle.
3.8.8.Alcune considerazioni
In Sicilia il settore del turismo è globalmente
dinamico, moderatamente ottimista sulle proprie possibilità di futuro,
impegnato in uno sforzo di riqualificazione e di ammodernamento, cosciente di
quanto possa contribuire alla crescita dell'economia locale e in base a quali
limiti; nell'ambito di uno sforzo generale e generalizzato di sviluppo
autocentrato potrebbe contribuire, nel medio periodo (5/7 anni) a raddoppiare
il proprio peso specifico sull'insieme dell'economia isolana sfruttando le
tendenze di crescita internazionali. Quanto enunciato non è pura utopia, ma una
reale possibilità che è concretamente realizzabile; ovviamente a certe
condizioni imposte dal fatto che il turismo è solo una parte del contesto
economico isolano.
Non ci competono qui analisi globali sull'insieme
dell'economia dell'isola. Certamente, nel suo complesso è profondamente
incapace di soddisfare i cittadini dell'isola visto che il livello
dell'emigrazione rimane alto, che siamo affetti dafughe di cervelli e
stenta, pertanto, ad emergere una qualche classe dirigente all'interno della
quale selezionare i più meritevoli, che la maggior parte di quello che
localmenteè considerata ricchezza è ancoradi tipo
patrimoniale e dunque per definizione poco movimentata e questo per pura
insufficienza culturale. A livello di rappresentatività reale tutto questo si
traduce, a livello locale, nella pochezza gestionale che conosciamo, a livello
nazionale ed internazionale nella impossibilità oggettiva di contare per quello
che dovremmo essere e cioè, tanto per fare un raffronto, una regione che da
sola ha più popolazione e risorse da sfruttare rispetto a cinque stati dell'UE.
Alla lunga queste situazioni comportano gravi
conseguenze di tipo socio-economico; infatti la Sicilia è vittima di questa
situazione poiché si è resa, in piena autonomia, ostaggio di un sistema
socio-politico-gestionale che ha quasi impedito qualsiasi sviluppo. Il rischio
di adesso è quello di alimentare la convinzione che lo statalismo possa
preservare dalle sfide che comporta la globalizzazione, che i movimenti sociali
che vanno sorgendo - più di tipo culturale che politico/sindacale - per cercare
di coniugare solidarietà e sviluppo inducano a ritardare l'accettazione degli
scenari di mercato.
Per la sua parte il settore turistico ricettivo,
globalmente inteso, si è già posto il problema, e pur tra mille difficoltà,
cerca di darsi un futuro realistico.
3.9.LO SVILUPPO DEI
SOTTOSISTEMI TURISTICI SUBREGIONALI
La geografia del turismo non è quella
amministrativa, fatta di comuni, province e regioni, ma è disegnata dalle
percezioni dei turisti.
Le percezioni geografiche che i turisti hanno del
Mezzogiorno, delineano l'esistenza di alcuni "sottosistemi" turistici, talvolta
fatti di una sola località (Capri, Taormina), talaltra fatti di piccole aree
(la penisola sorrentina e quella amalfitana, l'area delle Eolie), ma non esiste
un prodotto, seppur differenziato, turistico meridionale tout court.
Occorrerebbe giungere a fare una serie di esami dei
singoli sottosistemi, in maniera da rendere autosufficienti sul piano delle
infrastrutture queste aree. Lavorare per sottosistemi turistici dovrebbe essere
la strada giusta per parlare finalmente di prodotti turistici più che di
territori geografici.
È anche il modo giusto per fare promozione e
individuare gli sbocchi di mercato per ogni località/area territoriale del
Mezzogiorno. Bisogna lasciar perdere l'idea di promuovere queste regioni come
fossero indistinte, ma lavorare area per area, valorizzandone le peculiarità,
che poi si possono tradurre in caratteristiche specifiche di un singolo
prodotto turistico.
Come ha evidenziato il Prof. Zamagni, occorre
creare un 'distretto turistico', cioè mettere assieme cooperazione e
competizione a livello dinamico. Si deve cercare di costruire una rete
turistica, una rete di aiuto reciproco, con la collaborazione di tutti gli
operatori del settore turistico. (Un esempio concreto è dato dalla Riviera
Romagnola, che non possiede tutte le risorse e bellezze naturali del meridione
e pur partendo da un reddito pro-capite inferiore a quello dei siciliani è
riuscita a creare un distretto turistico di successo).
3.10.IL MEDITERRANEO COME
OPPORTUNITA' PER IL TURISMO
SICILIANO
Il
Mediterraneo vuole sfruttare tutte le frontiere della comunicazione per farsi
conoscere, ma soprattutto per conoscersi. Obiettivo da raggiungere è definire
una linea di sviluppo che passi attraverso una politica di cooperazione, di
investimenti nel settore culturale e in quello turistico. Il punto di partenza
è l'accordo di Barcellona, dove nel '95 gli stati membri dell'UE e i paesi
terzi del Mediterraneo hanno disegnato una nuova politica per l'area del mare
nostrum, che dovrà diventare area di libero scambio entro il 2010. Un'immensa
area che ingloberà tra i 600 e gli 800 milioni di persone e comprenderà dai 30
ai 40 paesi. È, però, un processo a rischio in quanto l'obiettivo suscita
timori nella sponda del sud del Mediterraneo perché alcuni percepiscono
nell'area di libero scambio una minaccia per la nascente industria locale. È
necessario aiutare i paesi a farsi trovare pronti all'appuntamento del 2010, ma
gli aiuti finanziari concessi a tali paesi, se paragonati a quelli destinati
all'Europa centro-orientale, sono minimi.
A
partire dalla Conferenza di Barcellona, l'Europa ha cominciato a comprendere
l'importanza del Mediterraneo come un insieme funzionale in materia di
strategia di mercato e di sicurezza. Il rischio potrebbe essere che il processo
si limiti a sottolineare la dimensione commerciale delle relazioni
euromediterranee, senza tenere conto di differenti altri aspetti, anche molto
importanti quali ad esempio il settore turistico. Riguardo a ciò, il
Mediterraneo può oggi essere considerato non solo per le sue bellezze naturali,
ma per le opere d'arte e la sua storia, il primo polo turistico al mondo. I
paesi del Mediterraneo, infatti, sono riusciti ad attrarre più del terzo della
popolazione mondiale ponendo il Mediterraneo tra le mete turistiche più
ricercate.I paesi del Mediterraneo sono in grado di offrire una gamma
di prodotti turistici atti a rispondere alle attese dei visitatori nel campo di
varie attività, balneari, culturali, ecologiche, educative, sociali e sportive.
Essi dispongono di notevoli potenzialità turistiche, ecologiche e culturali la
cui preservazione e mobilitazione potrebbero contribuire al miglioramento della
qualità del prodotto. Oggi, infatti, il prodotto turistico del Mediterraneo si
trova minacciato da gravi problemi legati allo sviluppo delle attività
economiche e di alcune zone, all'inquinamento e alla circolazione di
informazioni.
Secondo
il WTO i 21 paesi del Mediterraneo hanno registrato nel 1995 un volume
aggregato di 167 milioni di arrivi, con una media annuale di crescita dal 1990
del 2%, lontana dalla media globale del 4,4%. Nello studio 'Visione del
turismo nel 2020', il WTO prevede un continuo declino nella quota del
turismo dei paesi del Mediterraneo con una media annuale di crescita tra il
1995 e il 2020 del 2,8%. Nel 2020 il volume degli arrivi turistici
internazionali nei paesi del Mediterraneo totalizzerà i 332 milioni,
rappresentando una diminuzione della quota di mercato dal 30% del 1995 al 21%
del 2020.
Si
prevede che il turismo nell'Est Europa nei prossimi trenta anni crescerà
annualmente del 4,8% mentre la crescita annuale del turismo nel Mediterraneo
sarà del 4,6%.
I
paesi del Mediterraneo, dunque, sono chiamati a raccogliere la sfida della
concorrenza, a preservare le risorse turistiche e ad assicurare uno
sfruttamento razionale delle potenzialità culturali e naturali nell'ambito di
uno sviluppo armonioso e durevole del turismo, impostando una strategia
coerente, specifica per ogni paese del bacino e in un ambito regionale e
globale.
La
riuscita della politica di sviluppo di un turismo durevole nel Mediterraneo
necessita di una comunione di sforzi e dei mezzi tra i paesi delle due rive del
Mediterraneo i cui rapporti sono spesso caratterizzati da disparità al livello
delle infrastrutture, dei mezzi finanziari e tecnologici, ma malgrado ciò
possiedono un fondo culturale, una storia comune ed una immagine turistica
condivisa con un avvenire turistico promettente.
Essendo
il turismo un motore di sviluppo integrato e durevole, esso può essere
concepito come leva della cooperazione tra i paesi del Mediterraneo intorno a
progetti di comune interesse in molteplici settori. Sarebbe, quindi, urgente
rafforzare una politica di cooperazione regionale tra i paesi rivieraschi del
Mediterraneo nell'ambito di un partenariato attivo. In futuro, tale
cooperazione potrebbe tradursi in diversi progetti per la promozione dello
sviluppo: un grande Politecnico del Mediterraneo; il rafforzamento dei
programmi di formazione di personale qualificato per rispondere ai bisogni più
urgenti del turismo e della salvaguardia del patrimonio e dell'ambiente; la TV
euromediterranea (la Rai e le emittenti pubbliche europee stanno lavorando
attorno a questa iniziativa), di cui la Sicilia potrebbe esserne la sede, ma
servono risorse e volontà; Internet offre una fondamentale finestra di
opportunità, in rete sfumano le distinzioni tra le imprese, le economie basate
sulle piccole e medie imprese hanno un grande potenziale di sviluppo; la
creazione di un osservatorio turistico nel mediterraneo, una struttura di
coordinamento che permetta lo scambio di esperienze, informazioni e dati sul
turismo; l'elaborazione di un prodotto turistico mediterraneo basato sulla
tipicità propria a ciascun paese.
La
Sicilia ha le caratteristiche per diventare capitale del Mediterraneo e si sta
cercando di valorizzarla, non a caso due recenti congressi internazionali
si sono svolti proprio a Palermo: 'Colloquio Euro-Mediterraneo; il
turismo come leva della cooperazione e dello sviluppo regionale nel
Mediterraneo' (21-22-23 ottobre 1999) e 'SEMED '99, seminari
mediterranei; the common Mediterranean: the new frontiers of communication and
mediterranean regions' development' (26-27 novembre 1999).
La
ricchezza del patrimonio artistico e monumentale e la bellezza dei paesaggi e
del clima dell'area mediterranea costituiscono gli elementi di base. Da soli,
però, non sono sufficienti e diventa indispensabile migliorare lo standard dei
servizi offerti, a partire da quelli di promozione, senza trascurare i servizi
d'accoglienza e senza dimenticare nessun elemento della 'catena
logistica'.
Nell'ambito
del partenariato euromediterraneo, il turismo sostenibile rappresenta
un'importante leva per lo sviluppo, soprattutto quando riesce a coinvolgere le
comunità locali. Il Mediterraneo non potrà vivere di solo turismo, questo è
sicuro, però la crescita di questo settore appare come uno dei punti di
eccellenza della futura zona di libero scambio, non solo in un'ottica economica
e occupazionale, ma anche sotto il profilo culturale e umano.
Capitolo IV
IL MARKETING PLAN
DELL'OPERATORE
TURISTICO PUBBLICO SICILIANO
4.1.IL MARKETING
Esistono
molte definizioni di Marketing ed una delle più semplici, sintetiche e precise
è quella data dall'UK Chartered Institute of Marketing secondo cui: il
Marketing è quel processo manageriale capace di identificare, anticipare e soddisfare
i bisogni dei consumatori ricavandone un profitto.
Possiamo
capire, dunque, quanto il processo di Marketing sia importante nel settore del
turismo dato che il turismo e' diventato un bisogno per i potenziali
turisti e questi hanno desideri ed esigenze diverse. Il turismo, infatti, è
diventato un costume di vita, anzi un bisogno indotto dai modelli di vita
assunti dalla nostra società. Il turismo di riposo diventa un'esigenza igienica
(a causa dell'inquinamento) e di salute fisica e mentale.
Il
turismo, inoltre, fa parte del settore dei servizi che presenta delle
caratteristiche distintive particolari da tenere in considerazione nella
definizione di un piano di marketing.
Un servizio è qualsiasi attività o vantaggio che una parte può
scambiare con un'altra, la cui natura sia essenzialmente intangibile e non
implichi la proprietà di alcunché. La sua produzione può essere legata o meno a
un prodotto fisico. (Kotler)
Al
fine di ridurre l'incertezza legata all'intangibilità, l'acquirente cercherà di
individuare la qualità del servizio attraverso l'analisi di indicatori quali
l'ambiente fisico, il personale di contatto, le attrezzature, il materiale
informativo e il prezzo. Perciò il compito di chi offre un servizio consiste
nel 'gestire l'evidenza' e nel 'rendere tangibile
l'intangibile', cioè dare evidenza fisica a offerte 'astratte'.
Un
servizio è inseparabile dalla fonte che lo genera e poiché il cliente è, nella
maggior parte dei casi, presente nel momento dell'erogazione, l'interazione
fornitore/cliente rappresenta un aspetto peculiare del marketing dei servizi.
I
servizi sono estremamente variabili, in quanto dipendono dalla persona che li
fornisce, nonché dal momento e dal luogo in cui sono erogati.
Date
queste caratteristiche, due nuove rilevanti dimensioni intervengono all'interno
del marketing dei servizi: il marketing interno e il marketing
interattivo.
Il
marketing interno riguarda l'insieme delle azioni sviluppate
dall'azienda per formare e motivare i suoi 'clienti interni', ovvero
il personale di contatto e il personale di supporto, affinché interagiscano in
vista del fine comune cioè della soddisfazione della clientela e quindi siano
orientati al mercato e venga diffusa una reale cultura di marketing.
Il
marketing interattivo è usato per descrivere tutti i contatti
intercorrenti tra l'azienda fornitrice di servizi e i suoi clienti nel momento
dell'erogazione. Se i clienti sono favorevolmente colpiti dal personale di
contatto, il rapporto con il cliente si rafforza e aumenta la possibilità che
divenga duraturo e che porti a un ulteriore incremento di affari.
Ne
consegue che la qualità non riguarda unicamente il risultato finale del
servizio considerata qualità tecnica, ovvero ciò che il cliente riceve
effettivamente dal servizio, ma anche il modo in cui esso è fornito ovvero la
qualità funzionale.
Queste
caratteristiche relative ai servizi hanno una notevole conseguenza sul
marketing-mix, alle tradizionali quattro leve (prodotto, prezzo, distribuzione
e promozione) ne vengono aggiunte tre: le persone, ovvero il personale
ed i clienti; il processo attraverso il quale viene fornito il servizio;
ed infine, l'ambiente fisico all'interno del quale viene erogato il
servizio, in quanto costituisce una variabile di differenziazione.
4.2.IL MARKETING TURISTICO
Una,
tra le tante, definizione di marketing turistico è quella proposta da Wahab,
Crampon e Rothfield: 'L'attività di management a mezzo della quale le
organizzazioni turistiche nazionali e/o imprese turistiche identificano i loro
turisti, effettivi e potenziali, comunicano con loro per identificare e
influenzare i loro desideri, bisogni, motivazioni, gradimenti a livelli locali,
regionale, nazionali ed internazionali, e formulare e adattare di conseguenza i
rispettivi prodotti turistici in vista di conseguire una ottimale soddisfazione
turistica, raggiungendo così i loro obiettivi'.
Considerate
le componenti del prodotto turistico, cioè i beni ambientali, naturali e
culturali, le strutture ricettive e le infrastrutture di tutti i tipi, il
marketing turistico è necessariamente un marketing integrato. Il
marketing turistico pubblico ha senso ed efficacia soltanto se esiste un
marketing privato che ad esso collabori e ad esso faccia riferimento.
Coordinamento ed integrazione devono realizzarsi sia tra organismi pubblici e
privati, che tra organismi pubblici operanti a diversi livelli, nazionale,
regionale e subregionale. Il marketing turistico può, quindi, considerarsi
costituito dalmacromarketing promosso
dagli operatori pubblici e dal micromarketing promosso dai privati.
Considerando
sempre la particolarità del prodotto turistico, questo, inoltre, si presta
facilmente a strategie di co-marketing, una forma innovativa di partnership
tra imprese, che attraverso la condivisione delle risorse e delle competenze
specifiche possedute sviluppano una nuova leva, fondata sull'interazione a tre
'impresa-impresa-cliente', che mira a realizzare una più elevata
creazione di valore e una più puntuale soddisfazione dei bisogni.
Gli
accordi di co-marketing relativi ai prodotti e servizi turistici possono avere
come soggetti partner le imprese appartenenti alla filiera del settore
turistico e gli organi dell'apparato turistico pubblico oppure anche imprese
appartenenti a differenti settori.
Tra
gli obiettivi degli accordi di co-marketing nel settore turistico si possono
indicare:
-la realizzazione di un prodotto
turistico complesso;
-la fidelizzazione del consumatore,
perseguita attraverso il continuo arricchimento dell'offerta e la soddisfazione
di bisogni latenti o inespressi;
-la realizzazione di camne
pubblicitarie e promozionali congiunte, allo scopo di ottenere delle sinergie
di immagine, attraverso la realizzazione di una marca comune, migliorare il
posizionamento competitivo dell'offerta, oltreché conseguire delle economie di
costo nell'accesso ai media;
-iniziative finalizzate alla
destagionalizzazione del prodotto turistico complessivo;
-la realizzazione di sinergie
distributive per sopperire alle piccole dimensioni aziendali dei partner;
-lo sviluppo dell'economia
regionale attraverso la valorizzazione di risorse e opportunità non sfruttate.
L'azione
congiunta di tutti gli operatori turistici di una regione, infatti, consente,
da un lato, di conseguire delle economie di dimensione nella gestione delle
risorse (umane e finanziarie in primo luogo) e, dall'altro, l'espletamento di
funzioni di marketing non realizzabili individualmente dai singoli operatori
locali quali azioni di marketing analitico, strategico e operativo, (ricerche
di mercato, individuazione dei trend, di segmenti obiettivo, comunicazione,
ecc.) ed azioni di marketing interno volto a formare il personale.
Accordi
di co-marketing sono, dunque, particolarmente adatti alla regione Sicilia.
L'operatore
turistico pubblico siciliano dovrebbe tendere, anche tramite azioni di
co-marketing e/o di marketing integrato, alla promozione della 'marca
Sicilia', cercando di migliorarne l'immagine.
Il
turismo vive, infatti, di immagine. L'immagine di una destinazione turistica è
l'insieme delle percezioni che si hanno di una località, sia da un punto di
vista razionale che inconscio. Le percezioni ed esperienze che concorrono a
formare l'immagine che si ha della località, hanno una forza concreta perché
sono alla base degli atteggiamenti e comportamenti verso quella destinazione.
4.3.IL MARKETING TURISTICO
SICILIANO
Il
prodotto turistico siciliano è un prodotto molto complesso, non può essere
considerato un singolo prodotto, ma tutt'al più una linea di prodotti o linee
di prodotti diversi a secondo della classificazione che viene utilizzata per
distinguerle. Potremmo avere linee di prodotto distinte per provincia o per
sub-regioni o per tipi di turismo (turismo culturale e delle città d'arte,
turismo balneare, agriturismo, ecc.) e ad ogni prodotto corrisponderebbe una
diversa strategia di marketing.
Il
prodotto turistico siciliano si compone di fattori ambientali, rappresentati
dal complesso delle attrattive materiali ed immateriali che caratterizzano la
Sicilia (risorse naturali, culturali, clima, ecc.) e di fattori strumentali,
costituiti dal complesso dei servizi offerti dalle imprese turistiche che,
attraverso le loro prestazioni, rendono effettivamente fruibili le attrattive
espresse dai fattori ambientali.
L'operatore
turistico pubblico è il principale protagonista della manovra e della
caratterizzazione dei fattori ambientali e artefice della politica
promozionale, che si prege di qualificare, diffondere e sostenere l'immagine
turistica della Sicilia sul mercato nazionale ed internazionale; è il
principale responsabile del marketing turistico e realizza questa sua funzione
tramite gli strumenti e le strategie che vanno sotto il nome di 'politica
di marca': la marca dell'azienda turistica 'Sicilia'.
L'offerta
turistica della Sicilia va ideata e formulata seguendo una specifica strategia
competitiva. Tali compiti spettano ai manager turistici pubblici che,
coadiuvati dai privati e dagli altri settori della P.A., attraverso una
strategia devono mirare alla creazione di una valida posizione sul mercato.
Nonostante
la presenza di fattori che ostacolano la crescita del turismo isolano (immagine
negativa, soprattutto all'estero, trasporti penalizzati, ecc.) il rispetto dei
principi e delle regole del marketing e, dunque, una corretta formulazione di
un piano di marketing, possono contribuire notevolmente alla ripresa ed al
continuo miglioramento del settore. Il marketing management, infatti,
consiste nell'analizzare le opportunità di mercato, nel ricercare e selezionare
i mercati obiettivo, nello sviluppare le strategie di marketing e nel
pianificare le azioni di marketing, che dovranno essere realizzate e
controllate.
4.4.IL MARKETING PLAN
DELL'OPERATORE TURISTICO PUBBLICO SICILIANO
La
strategia di marketing consiste nell'assunzione di decisioni in materia di
spese di marketing, di marketing-mix e di ripartizione dello sforzo di
marketing in relazione alle previste condizioni ambientali e competitive.
La
strategia di marketing che l'operatore turistico pubblico dovrebbe adottare è
quella che si proponga di valorizzare e rivalutare l'immagine della Sicilia
considerata come prodotto composto, globale e completo, dati tutti i tipi di
turismo che offre. Occorre seguire un percorso strategico ed integrato in grado
di fare emergere l'immagine e l'identità del prodotto turistico Sicilia come
'marca' di qualità complessiva delle vacanze, sullo sfondo di ogni
singolo specifico prodotto offerto.
Gli
obiettivi, che dovrebbero conseguirsi con il 'marketing ',
sono:
-immagine positiva ed attraente
della 'marca Sicilia';
-aumento della produttività del
settore tramite l'incremento dei flussi turistici, nuove quote di mercato e la
diversificazione dei prodotti;
-destagionalizzazione dell'offerta
e della domanda;
-sviluppo economico ed
occupazionale;
Un
marketing per essere completo deve essere suddiviso in:
1)Marketing analitico;
2)Marketing strategico;
3)Marketing operativo.
Nel
'Piano regionale di proanda turistica 1999' dell'Assessorato
Turismo, Comunicazioni e Trasporti della Regione Siciliana vi è scritto:
'I contenuti del presente documento non sono comunque da intendersi
esaustivi rispetto alla necessità avvertita di esprimere una razionale ed
efficace politica di marketing. Essi hanno soltanto l'obiettivo di fornire un
abbozzo delle dinamiche di mercato con le quali deve necessariamente
confrontarsi la politica di sviluppo turistico della nostra Regione e di
sottoporre all'attenzione alcune possibili linee di indirizzo generale le
quali, se condivise, possono essere sviluppate ed approfondite sulla scorta
degli studi e dei dati organicamente assemblati dall'Osservatorio
Turistico.'
In
questa tesi cercheremo, quindi, nei limiti delle nostre possibilità e dei dati
in nostro possesso, di formulare un piano di marketing completo ed esaustivo,
che potremmo ritenere una 'integrazione' del piano di marketing
regionale.
4.4.1.IL MARKETING ANALITICO
Consiste
nello studio del mercato del prodotto turistico siciliano tramite raccolta di
informazioni e dati, e la loro elaborazione.
L'analisi
macroeconomica consiste nello studio dei fattori macro-ambientali esterni che
direttamente o indirettamente influenzano le azioni degli operatori turistici.
È importante monitorare costantemente questi fattori e cercare di prevederne i
cambiamenti e gli andamenti futuri per determinare possibili minacce ed
opportunità e dunque formulare delle strategie adeguate.
Questi
fattori esterni sono suddivisi in cinque categorie: fattori politici/legali, economici,
sociali, tecnologici ed ambientali. (Dalle iniziali in inglese di questi
fattori prende il nome la STEEP analisi).
*
Per quanto riguarda i fattori politici/legali, abbiamo visto nel
modulo III (paragrafo 3.4.) che la competenza legislativa regionale in
materia di turismo deriva dall'art.117 della Costituzione italiana; le regioni
a Statuto speciale hanno una potestà legislativa esclusiva in questa materia.
Lo Statuto della Regione Siciliana disciplina le attribuzioni e le competenze
all'Assessorato del Turismo. Le Aziende Autonome di Cura, Soggiorno e Turismo
sono state istituite con il D.P. 27.08.60 n. 1042, il cui compito è quello di
promuovere e di incentivare i territori di competenza, di rilevarne il
movimento statistico comunicandolo alle A.A.P.I.T.
È
attualmente all'esame degli organi parlamentari nazionali la nuova legge
'quadro' sul turismo, che propone quattro elementi innovativi:
riconosce al turismo un ruolo economico, culturale, sociale e strategico;
definisce i compiti d'attribuire agli enti locali territoriali nelle regioni a
vocazione turistica; valuta gli standards qualitatividelle imprese turistiche secondo le norme ISO
9000; predispone la 'Carta dei diritti e dei doveri del turista'.
*
I fattori economici che possono influenzare il settore turistico
siciliano si riferiscono agli indicatori macroeconomici che interessano il
mercato mondiale, italiano e siciliano. Gli indicatori, che sono
particolarmente rilevanti per lo sviluppo del settore turistico, sono il PIL,
il reddito pro-capite, l'occupazione e l'inflazione dei diversi paesi; il
turismo incoming e outgoing è, infatti, influenzato dall'andamento di tali
indicatori.
Come
è stato ampiamente trattato nel modulo I (paragrafo 1.3.) l'attività
turistica, sia come 'vacanza riposo' che come 'vacanza
attiva' ha assunto una elevata interdipendenza settoriale nell'economia ed
appare, anzitutto, molto correlata ai mutamenti sociali ed ambientali ed allo
scenario economico dei singoli paesi.
L'anno
1998 è stato caratterizzato dalle crisi dell'Asia Orientale e della Russia,
nonché dal permanere della crisi giapponese. Relativamente alle aree più
sviluppate del Nord America e dell'Europa i tassi di crescita del reddito si
sono mantenuti su livelli soddisfacenti. A partire dall'ultimo quadrimestre,
tuttavia, le turbolenze finanziarie internazionali sono sembrate estendersi
anche ai paesi economicamente più sviluppati, in particolare a seguito del
collasso finanziario russo. Le previsioni per la crescita economica
internazionale (ed occidentale più in particolare) per il 1999 non sono molto
positive, infatti, dovrebbe attestarsi al di sotto del 2%. Appare dunque
appropriato parlare di frenata della crescita dei paesi sviluppati
limitatamente all'anno in corso, mentre per l'anno 2000 è attesa una parziale
ripresa che dovrebbe riportare il tasso di crescita dei paesi OCSE al di sopra
del 2%. Nel secondo semestre del '99, però, le condizioni di fondo
dell'economia internazionale presentano netti sintomi di miglioramento rispetto
al recente passato, sia in termini di commercio internazionale sia di crescita.
C'è stato un recupero di molti paesi emergenti, del Giappone, di molti paesi
asiatici con tassi di crescita che oscillano tra il 2,4% medio dei paesi
dell'area Pacifico e il 6,2% della Cina e del subcontinente indiano. L'economia
USA prosegue con successo il suo cammino di crescita. In Europa centrale la
domanda interna si espande ad un ritmo del 3,4% e la crescita del PIL dovrebbe
attestarsi mediamente a fine anno al 2,1%. Più critiche le condizioni nella ex
Unione sovietica, che registra una flessione della domanda interna e del PIL
nell'ordine del 2%. In ambito UE la crescita appare più modesta.
L'occupazione
totale risulta in lenta crescita a fronte di un leggero calo del tasso di
disoccupazione. I maggiori timori sono legati a possibili fermenti
inflazionistici: i differenziali d'inflazione tra i diversi paesi tendono
infatti ad allargarsi.
Il
Mezzogiorno, pur avendo fatto la sua parte nello sforzo immane e collettivo
prodotto dal paese per l'aggancio all'Euro, a causa delle note situazioni di
distanza rispetto agli standard economici dell'Europa più industrializzata, non
trarrà vantaggi immediati e diretti da questo risultato positivo, ma, quanto
meno, non avrà gli svantaggi di tutte le successive svalutazioni della lira,
che hanno non poco acuito le dinamiche divaricatrici con le regioni più ricche,
costantemente in atto nella recente storia economica del paese.
Questo
situazione incide soprattutto nell'espansione dei movimenti legati al grande
turismo di massa, che trova difficoltà nel coinvolgere segmenti sempre più ampi
di popolazione. I movimenti legati alle provenienze da Europa e Nord America
non sembrano subire rallentamenti particolari nel segmento che più ci riguarda
e cioè del turismo culturale e della terza età; anche il turismo individuale
(tramite pacchetti turistici e non viaggi organizzati) sembra rimanere
moderatamente ma globalmente in espansione. Il trend mondiale, comunque, è
positivo e si prevede che continuerà ad esserlo.
*
Tra i fattori sociali rilevanti per il turismo siciliano abbiamo la
considerazione e l'immagine che ancora molti stranieri ma anche italiani hanno
della Sicilia. Immagine negativa, legata alla criminalità, alla mafia ed ai
problemi economici. Per non parlare della brutta considerazioneche ancora molti hanno dei siciliani.
Considerando,
in particolare, l'immagine internazionale della Sicilia e delle sue località,
il 18,2% della popolazione adulta dei 14 paesi in esame[9]
ha sentito parlare della Sicilia e delle sue località nell'ultimo anno; la
notorietà è molto superiore alla media in Francia ed in Polonia, mentre è sotto
la media in Cina, Giappone, Gran Bretagna e Germania. Il 4,6% di coloro che
hanno effettuato almeno un viaggio in Italia nell'arco della loro vita ha
scelto come destinazione la Sicilia; a parità di destinazione Italia, sono
stati molto più propensi a scegliere la regione come destinazione principale turisti
in provenienza dall'Argentina; particolarmente sotto media sono state le visite
di turisti Olandesi, Giapponesi e Britannici. Il 9,1% di coloro che prevedono
di fare un viaggio in Italia nei prossimi tre anni vorrebbero visitare la
Sicilia; sono più propensi a scegliere la regione come loro meta futura turisti
Belgi e Polacchi; sotto media il desiderio di visita di Giapponesi ed Inglesi.
Secondo
un'analisi condotta sui media con riferimento al 1997 da Klaus Davi-Mc Cann
Erickson e SL&A su 99 testate non specialistiche (quotidiani e periodici)
degli stessi 14 paesi, sono stati rilevati 14.399 articoli che trattavano
dell'Italia e la Sicilia ha raccolto il 4,1% delle citazioni totali
sull'Italia; i principali argomenti sono stati 'criminalità' e
'arte, cultura e storia'.
*
Le più importanti innovazioni tecnologiche rilevanti per il turismo sono
quelle relative ai trasporti, alle comunicazioni e alla telematica (internet,
e-business, ecc.).
*
Per quanto riguarda i fattori ambientali è chiaro che essi hanno una
notevole influenza sul turismo. In questi ultimi anni si è parlato di turismo
sostenibile, il settore del turismo, infatti, rappresenta un'importante risorsa
economica per molti paesi, ma da un altro lato, molti aspetti relativi al
turismo influenzano l'ambiente naturale, provocando distruzione di habitat,
degradazione di paesaggi, inquinamento atmosferico ecc.. Questiproblemi sono esacerbati dalla concentrazione
di attività turistiche in, relativamente brevi, stagioni di vacanza e in aree
specifiche, spesso ativamente piccole, che sono anche soggette ad altre
pressioni ambientali provenienti da diverse attività economiche come
l'agricoltura, lo sviluppo industriale e la crescita della popolazione
residente.
L'analisi
del macroambiente non si esaurisce solo con l'analisi degli effetti che il
mercato generale e le variabili esogene hanno sul turismo della regione, ovvero
la valutazione dei fattori imprevisti e congiunturali che potrebbero
condizionare il turismo nella Regione Sicilia e l'andamento del ciclo economico
italiano ed internazionale, ma occorre anche analizzare le azioni ed i
comportamenti dei maggiori competitors della Sicilia.
Tra
i principali concorrenti della Sicilia abbiamo la Sardegna, come più prossima
regione italiana concorrente insieme alle altre destinazioni del Mezzogiorno ed
alla Toscana, e tra i paesi esteri risultano tra i nostri più immediati
concorrenti Sna, Grecia, Turchia, Croazia e Slovenia. La concorrenza deriva
sia da caratteristiche simili, quali il clima, le risorse naturali e culturali,
ma anche dai prezzi dei trasporti, delle strutture ricettive e del costo della
vita in generale più bassi.
Una
volta analizzati tutti i fattori macroeconomici che possono influenzare
l'andamento del turismo in Sicilia e tenendo conto dei concorrenti della nostra
Regione possiamo passare alla cosiddetta 'SWOT analysis'
ovvero lo studio dello stato della Sicilia e la sua posizione nel mercato,
l'esame delle condizioni favorevoli e sfavorevoli, dei punti di forza e
debolezza (la posizione della Sicilia rispetto ai concorrenti), delle
opportunità e delle minacce. Questa analisi è molto utile per definire
obiettivi specifici e sviluppare delle strategie per conseguirli.
S. (Strenghts, punti di forza) Il principale
punto di forza è la ricchezza di risorse ambientali, naturali, culturali ed
umane, che costituiscono il vero patrimonio, materiale ed immateriale, della
Sicilia.
W. (Weaknesses, punti di debolezza) Come
principali punti di debolezza si riscontrano carenze nei sistemi di gestione,
di controllo, di valorizzazione e messa in rete delle stesse risorse,
unitamente a carenze istituzionali nella comprensione dei fenomeni di sviluppo
e ai vincoli normativi che ne derivano.
O. (Opportunities, opportunità) La
localizzazione geografica centrale nell'ambito del mediterraneo è una grande
opportunità per la Sicilia sia per gli scambi economici che per un incremento
dei flussi turistici; l'accresciuto interesse da parte di T.O. internazionali
verso la Sicilia può aumentare la notorietà della nostra isola ed attirare
capitali per nuovi progetti di investimento.
T. (Threats, minacce) La minaccia più
pericolosa è rappresentata dai concorrenti internazionali e nazionali, ma anche
dalla mancanza di coordinamento istituzionale e da un incremento del gap
manageriale nei confronti di altre regioni in un contesto di maggiore
globalizzazione.
Strenghts -
Punti di forza
Weaknesses -
Punti di debolezza
·Patrimonio di grandi monumenti
archeologici, storici, architettonici, artistici e monumentali;
·Presenza di centri culturali di
rilievo internazionale e realtà locali turisticamente rinomate;
·Presenza di centri storici ad
alto valore culturale;
·Vocazione turistica regionale e
diversificazione attrattività nel turismo tradizionale (mare, collina,
montagna);
·Inserimento nei circuiti
turistici nazionali ed internazionali;
·Centralità e potenzialità
dell'area rispetto al contesto mediterraneo;
·Presenza di porti sulla costa
Nord ed Est e sul canale di Sicilia;
·Presenza di aeroporti a
rilevante traffico nazionale ed internazionale;
·Rete viaria e ferroviaria
diffusa sul territorio anche se da completare e potenziare;
·Ampia disponibilità di risorse
umane qualificate (laureati e diplomati in discipline tecnico-scientifiche);
·Presenza di manodopera
sufficientemente flessibile e a basso costo;
·Clima;
·Realtà di ti produttivi
consolidati sul territorio: viticoltura, olivicoltura, ortofrutticoltura,
cerealicoltura, prodotti lattiero-caseari, pesca, ecc.
·Imprenditoria agricola diffusa;
·Esistenza di aree con discreto
dinamismo industriale che possono costituire primi embrioni di distretti
produttivi aperti all'esterno;
·Legami con i siciliani
trapiantati in realtà economiche forti (USA, Europa continentale, Australia);
·Notevolissima crescita del polo
tecnologico di Catania con forte attrazione di investimenti dall'esterno;
·Carenze nelle strutture di tutela,
conservazione e valorizzazione dei beni culturali e ambientali (privati e
della PA);
·Carenza di offerta museale e
nell'organizzazione dei beni culturali;
·Carenza di risorse umane
qualificate per la gestione;
·Mancanza di attività di scavi archeologici
e ricerche;
·Mancanza di attaccamento della
popolazione al patrimonio architettonico;
·Presenza ed influenza della
malavita organizzata e della criminalità;
·Presenza ed incidenza del lavoro
sommerso;
·Scarsa predisposizione e rischio
alla creazione d'impresa e capacità imprenditoriale;
·Elevato tasso di disoccupazione;
·Scarsa qualificazione
professionale della forza lavoro;
·Presenza di immigrazione
clandestina;
·Università non collegata al
territorio;
·Carenze di strutture e di centri
di ricerca e innovazione;
·Modesta dimensione media delle
imprese;
·Mancanza totale o carenza di
fornitura locale dei servizi alle imprese di tipo avanzato;
·Cronica incapacità alla
cooperazione di tipo orizzontale tra gli imprenditori;
·Orientamento prevalente verso il
mercato locale e scarsa propensione alla competitività;
·Eccessiva concentrazione
stagionale dei flussi turistici;
·Capacità ricettiva inadeguata
della fascia media, bassa e alta;
·Carenza nell'offerta dei servizi
turistici;
·Insufficienza del sistema dei
trasporti con particolare riferimento al sistema ferroviario e aeroportuale,
ed alti costi dei trasporti;
·Basso livello di sicurezza ed
efficienza delle reti di trasporto;
·Inadeguatezza dei servizi di
collegamento con le isole minori e limitato numero di porti commerciali e
turistici;
·Livello dell'inquinamento negli
ambiti metropolitani di Palermo, Messina e Catania;
·Modesta diffusione dei servizi
di marketing e di promozione territoriale;
·Modesta integrazione tra turismo
e attività industriali;
·Insufficiente modalità di
fruizione giornaliera del turismo culturale;
·Inadeguatezza infrastrutturale
nelle isole minori;
·Carenza nella cura dei centri storici;
·Fenomeno di congestionamento
urbano;
·Aumento della povertà urbana;
·Insufficienza del sistema
telematico regionale;
Opportunities
- Opportunità
Threats -
Minacce
·Cresciuta sensibilità verso i
beni culturali come risorsa non esauribile;
·Spostamento dei flussi turistici
verso il Mediterraneo;
·Inserimento delle manifestazioni
culturali in calendari internazionali;
·Personale qualificato legato
alla Sicilia;
·Cresciuta coscienza civile nei
confronti della criminalità;
·Vocazione imprenditoriale della
Sicilia orientale;
·Creazione di distretti
tecnologici a seguito dell'insediamento di grandi investimenti esterni;
·Ulteriore sviluppo ed interesse
internazionale dei tour operators;
·Maggiore liberalizzazione del
traffico aereo;
·Rilevanti margini di
miglioramento di efficienza nella produzione vinicola;
·Localizzazione geografica
centrale nell'ambito dei flussi di scambio mediterranei;
·Sviluppo della società
telematica;
·Sviluppo del tele-lavoro;
·Diffusione del turismo
culturale;
·Sviluppo della finanza di
progetto e di nuove forme di attrazione di investimenti finanziari
dall'esterno;
·Sviluppo reti di trasporto
urbano internodali;
·Ammodernamento della linea
ferroviaria Napoli-Reggio Calabria e dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria
(connessione al territorio plurimodale tirrenico) e della rete viaria e della
linea ferroviaria ionica calabro-lucana (connessione al corridoio plurimodale
adriatico);
·Ponte sullo Stretto di Messina;
·Incrementi di efficienza dai
processi di privatizzazione nella gestione dei servizi di trasporto;
·Sostenuti tassi di crescita del
PIL reale nelle economie dei paesi della sponda orientale e meridionale del
Mediterraneo;
·Crescente propensione al
partenariato da parte dei paesi del mediterraneo ed incremento degli scambi;
·Sviluppo del commercio
elettronico;
·Concorrenza internazionale e
nazionale;
·Mancanza di coordinamento e di
contesto istituzionale nella diffusione e promozione;
·Immigrazione incontrollata;
·Perdita della credibilità
internazionale in assenza di strumenti di controllo e gestione
dell'eccellenza formativa;
·Processi di
deindustrializzazione;
·Tendenza sfavorevole dei settori
tradizionali ad elevata capacità esportativa a seguito dell'ingresso
nell'Unione Monetaria Europea;
·Eccessiva pressione di aree
concorrenti sulla domanda turistica;
·Afflusso ridotto dalle aree
forti dell'UE a causa della minore convenienza relativa causata dalla fissità
o maggiore stabilità del cambio;
·Incremento del gap manageriale
nei confronti di altre regioni in un contesto di maggiore globalizzazione;
·Effetti negativi delle politiche
di riforma della politica agricola dell'UE e della liberalizzazione del commercio
agricolo;
·Minori afflussi di investimenti
pubblici per infrastrutture primarie a causa dei processi di contenimento
della spesa;
·Mancata integrazione sociale nei
confronti delle componenti extracomunitarie;
·Inserimento massiccio delle componenti
extracomunitarie nel mercato del lavoro;
·Ritardato ammodernamento
dell'autostrada e della linea ferroviaria lungo la dorsale tirrenica, e della
rete viaria e della linea ferroviaria lungo la dorsale ionica;
·Incremento degli scambi
commerciali europei lungo l'asse Est-Ovest e decremento lungo l'asse
Nord-Sud;
·Marginalizzazione dai flussi
turistici internazionali a causa della creazione di hub aeroportuali;
·Accentuata concorrenza di export
e capacità di attrazione di capitali europei da parte dei paesi della sponda
meridionale ed orientale del Mediterraneo;
4.4.2.IL MARKETING STRATEGICO
Sulla
base delle informazioni disponibili si adotta una strategia secondo cui si
decide cosa fare per raggiungere gli obiettivi.
Innanzitutto
occorre studiare la domanda per attuare i processi di segmentazione,
targeting e posizionamento.
Il
marketing cerca di capire i consumatori e di soddisfare i loro bisogni, ma non
tutti sono uguali (ognuno ha i propri gusti, preferenze e stili), dunque non
tutti vogliono lo stesso prodotto o servizio, da qui nasce il bisogno di
segmentare il mercato secondo opportuni criteri.
Secondo
Wendell Smith la segmentazione è basata sugli sviluppi della domanda e
rappresenta un più razionale e preciso aggiustamento del prodotto e dello
sforzo del marketing per le esigenze del consumatore.
Secondo
Mark Davies la segmentazione del mercato è quel processo con cui i consumatori
con delle eterogeneità possono essere classificati in più piccoli, più simili
ed omogenei mercati.
È
importante capire quali caratteristiche dei consumatori si correlano con i
propri prodotti al fine di dividere in modo opportuno il mercato e scegliere i
targets su cui concentrarsi e cercare di soddisfare appieno. Occorre stimare
qualitativamente e quantitativamente quella parte di mercato su cui indirizzare
i propri sforzi.
Esistono
molte variabili di segmentazione (demografiche, geografiche, psicografiche, di
comportamento) tra le quali occorre scegliere quelle più adatte ad identificare
quei gruppi di consumatori, potenziali turisti della nostra Regione.
Le
variabili che quindi possono essere utili alla nostra segmentazione sono:
Variabili geografiche: Aree geografiche, per
nazioni; Clima, ovvero settentrionale, meridionale, continentale e marittimo.
Variabili psicografiche: Classe sociale; Stile
di vita; Personalità.
Variabili di comportamento: Vantaggi
ricercati, qualità, servizio, economia.
Analizzando
il tipo di domanda turistica che di solito arriva e pernotta in Sicilia sarà
possibile scegliere le variabili di segmentazione specifiche per la nostra
Regione.
Abbiamo
già detto che il prodotto turistico siciliano è complesso e composto da tanti
tipi di turismo, per ogni tipo di turismo si potrà quindi scegliere un target
preciso ma, dato che l'obiettivo del piano di marketing dell'operatore
turistico pubblico è quello di 'rivitalizzare' l'immagine della
'marca Sicilia', si potranno scegliere tanti targets.
È
difficile effettuare una corretta segmentazione del mercato in quanto non è
facile trovare dei dati qualitativi sul turista. Le rilevazioni, infatti, danno
un'indicazione della provenienza del turista, cioè se italiano o straniero, ed,
in particolare, da quale regione o nazione; viene poi rilevato il periodo e la
durata della permanenza ed il numero dei turisti.
Per
avere dei dati qualitativi, riguardo all'età, sesso, reddito, occupazione ecc.,
del turista si può fare riferimento ad alcune indagini campionarie.
Secondo
un indagine svolta dall'ISTAT e riportata nel 'Rapporto Annuale
1998' vanno di più in vacanza i giovani e gli adulti fino a 44 anni di
età. Solo un anziano su quattro si reca in vacanza e solitamente è più istruito
degli altri. In vacanza vanno soprattutto studenti e occupati e tra questi
ultimi i dirigenti, imprenditori e liberi professionisti per vacanze sia lunghe
sia brevi. (Tavola 66)
Tra
le motivazione addotte da coloro che non effettuano viaggi prevale quella
economica (44,8% nel 1998), seguita da motivi di famiglia (26,5%) e da quelli
legati al lavoro o allo studio. Il 17,7% non va in vacanza 'per
abitudine', con valori più elevati tra le persone con oltre 55 anni di età
(28%).
Per
quanto concerne la domanda turistica in Sicilia si rileva una predominanza di
una fascia abbastanza giovanile, compresa tra i 25 ed i 32 anni, ancorché
produttrice di reddito.
Da
alcune tabelle della DOXA riportate nel 'L'annuario del turismo
1999' a cura del Centro Studi del TCI si rileva che la destinazione
per le vacanze Sicilia è scelta dal 5,2% dei residenti nel Nord Italia, dal
3,9% dei residenti nel Centro e dal 18,4% dei residenti al Sud; che la
tipologia della vacanza principale è al mare, seguita dalla montagna e dalla
visita in una città, e questi dati sono confermati anche per classi di età.
Un'indagine NIELSEN individua, altresì, nella vacanza al mare (70,5%) il
prevalente interesse del campione verso la Sicilia, segue la camna/collina
(16,8%) mentre i siti archeologici e le città d'arte interessano,
rispettivamente, il 9,7% ed il 9% del campione. Il mese più utilizzato dal
campione per le proprie vacanze è agosto, seguito da luglio, settembre e
giugno. (Tavole 67-71)
Abbiamo
detto che ci sono tanti tipi di turismo offerti dalla Sicilia, e quindi tanti
possibili tipi di target 'bersagliabili', ma dato che l'obiettivo è
il rilancio della 'marca Sicilia', potremmo dividere il mercato per
classi di età, paese di provenienza e classi di reddito e cercare di promuovere
la 'marca Sicilia' in modo leggermente diverso a seconda delle
diverse esigenze e desideri dei potenziali turisti, cercando, comunque, di
mettere in risalto un'immagine della Sicilia come luogo di vacanza unico e
completo.
Un'ipotetica
segmentazione del mercato turistico può essere quella fatta da S. Cherubini in 'Marketing
dei servizi'(ura 1).
Per
la promozione della 'marca Sicilia' dovremmo usare, come base comune
per tutti i target, la vasta offerta di prodotti turistici, mare, monti, arte,
cultura, divertimenti, gastronomia, ecc., facendo risaltare la sicurezza del
luogo, l'efficienza dei servizi e la facilità nella mobilità, elementi
fondamentali per una vacanza, e poi, secondo il target specifico, mettere in
evidenza le caratteristiche a questi più consone e da questi più ricercate e
desiderate.
Ad
esempio, per un target di giovani si cercherà di risaltare la Sicilia come
splendido posto di mare, con spiagge attrezzate o naturali, piena di luoghi di
divertimento, spettacoli, concerti, discoteche ecc.; mentre per un target della
terza età si metteranno maggiormente in risalto i monumenti della Sicilia, i
prodotti gastronomici tipici, luoghi tranquilli e rilassanti ecc.
Come
variabili di segmentazione potremmo utilizzare l'età (giovani, media età ed
anziani), il reddito (basso, medio e alto) e la provenienza (nazionale o
estera), in questo modo avremo i seguenti target rappresentati
tridimensionalmente, poiché vengono considerate tre variabili di segmentazione.
PROVENIENZAESTERA
NAZIONALE
GIOVANI
ETA'MEDIA ETA'
ANZIANI
BASSOMEDIOALTO
REDDITO
Una
volta che il mercato turistico è stato segmentato, tramite il targeting
si possono selezionare i gruppi di turisti per cercare così di soddisfare
appieno i loro bisogni e desideri. Utilizzando la strategia
'multi-segmented marketing' occorrerà produrre un mix differente per
ogni specifico segmento di mercato, e, dunque, l'operatore turistico pubblico
dovrebbe cercare di mettere maggiormente in risalto le caratteristiche della
Sicilia che possono attrarre di più quello specifico segmento.
Il
posizionamento di un prodotto è la somma di quegli attributi, che
normalmente gli vengono ascritti dagli stessi consumatori, delle qualità e di
ogni altra inusuale o memorabile caratteristica che esso possiede.
Il
posizionamento si riferisce al modo in cui un prodotto è visto dai consumatori
e dai potenziali consumatori rispetto ai prodotti dei concorrenti e
all'immagine creata per il prodotto stesso e per l'azienda produttrice. Il
posizonamento è tutto quello che viene creato nelle menti dei consumatori bersaglio
relativamente al prodotto, è il giudizio globale che i consumatori hanno del
prodotto, giudizio composto almeno da due parti, cioè una parte relativa
all'apprezzamento attorno alle caratteristiche qualitative del prodotto,
e l'altra data dagli attributi che, al di fuori della qualità, vengono
riferiti al prodotto, attributi alle funzioni del prodotto, agli effetti
derivanti dal suo consumo, alla caratterizzazione sociale che dà al suo
consumatore e ad altre idee che può evocare.
Con
una corretta strategia di marketing si creerà un'immagine distintiva del
proprio prodotto relativamente ai prodotti concorrenti, occorre, quindi, capire
le percezioni dei consumatori, posizionare il prodotto nella loro mente e
sviluppare un appropriato marketing-mix.
La
Sicilia si colloca sul mercato nazionale ed internazionale con una propria
immagine geografica definita e con un insieme di qualità che definiscono la
marca riconosciuta nel mondo come combinazione efficace di arte, cultura e
turismo e di altre componenti, in parte derivate come la qualità del vivere, la
gastronomia, la camna ecc..
Da
questa considerazione deriva che in primo luogo è proprio sul piano della
promozione che occorre riflettere ed agire in modo da impostare azioni coordinate,
anche con altri settori produttivi, per una efficace azione di marketing
secondo una logica di prodotto più che secondo una logica di tipo territoriale.
La
Sicilia, però, non possiede un'immagine totalmente positiva, sia in Italia che
nel resto del mondo.
Se
si parla della Sicilia con uno straniero, ma anche con un 'italiano del
centro-nord', la prima cosa che questi dirà appena sente la parola
Sicilia, sarà: 'Sicilia, ah! MAFIA !!'. Non è un fatto da
sottovalutare, sicuramente non incrementa il turismo, anzi, molta gente, un po'
per ignoranza ma anche per le notizie di cronaca e i film sulla mafia, pensa
che venire in Sicilia sia pericoloso e se la immaginano come una specie di
'moderno far-west' ! Bisognerebbe sfatare questo mito !
Per
'riposizionare' il prodotto turistico siciliano occorre rafforzare
l'immagine di una destinazione sempre più sicura e tranquilla; occorre far
rivalutare nella mente dei potenziali turisti sia le caratteristiche
qualitative sia gli attributi o benefici del prodotto turistico
siciliano.
Per
quanto riguarda le caratteristiche qualitative occorrerebbe migliorare le
infrastrutture, i mezzi di trasporto, le strutture ricettive ecc.
Per
ciò che riguarda gli attributi, l'operatore turistico pubblico siciliano
dovrebbe, tramite una corretta strategia di marketing, riuscire a far vedere la
Sicilia come un'isola 'sperduta' ma nello stesso tempo al centro del
mondo, un luogo in cui si può trovare tranquillità e relax e, nello stesso
tempo, anche tanta gente e svago, un'isola che racchiude in sé tutti i tipi di
vacanza, dal mare alla montagna, dall'arte al divertimento e per questi motivi
adatta a tutti e, grazie al clima favorevole in estate ma anche in inverno, per
tutto l'anno. ('Sicilia, una vacanza unica e completa per tutti e tutto
l'anno!').
4.4.3.IL MARKETING OPERATIVO
In
questa ultima fase del marketing , si descrive come usare le leve del
marketing-mix per attuare efficacemente la strategia. Il marketing-mix,
infatti, è la combinazione delle variabili controllabili di marketing che
l'impresa impiega al fine di conseguire gli obiettivi predefiniti nell'ambito
del mercato obiettivo.
Oltre
alle tradizionali quattro leve o in inglese '4 Ps' (dalle iniziali
delle leve) bisogna considerarne altre tre, fondamentali nel settore dei
servizi.
Iniziamo
dalla prima leva, il PRODOTTO. Come abbiamo detto, il prodotto turistico
siciliano è un prodotto complesso e composto da risorse ambientali, naturali e
culturali, e dai servizi, strutture ricettive ed infrastrutture, alla cui
formazione e fornitura contribuiscono diversi soggetti, imprese private ed
operatori pubblici.
È
un prodotto completo, un portafoglio di prodotti, in quanto offre tanti tipi di
turismo: turismo culturale e delle città d'arte, turismo balneare ed
eliotropico, ecoturismo, turismo rurale ed agriturismo, affari e congressi,
termalismo e fitness, itinerari e manifestazioni culturali e sportive,
enogastronomia, sport, terza età, turismo giovanile ed altri.
Dato
ciò l'operatore turistico pubblico deve cercare di migliorare costantemente i
prodotti che lui stesso offre e controllare che i prodotti offerti dai privati
siano, anche essi, efficienti, di qualità, affidabili e attraenti.
La
politica di prodotto affidata all'operatore pubblico comprende interventi
quali:
-La conservazione e la
valorizzazione delle risorse turistiche e del patrimonio ambientale,
monumentale, artistico e culturale (come ad esempio la riserva dello Zingaro,
la riserva marina di Ustica, i parchi naturali dell'Etna, dei Nebrodi e delle
Madonie);
-La consulenza nei confronti degli
operatori privati, che implica la conoscenza dei loro problemi gestionali ed
economici;
-L'incentivazione per la
razionalizzazione, l'ammodernamento e lo sviluppo dell'offerta turistica, la
regolamentazione del settore e il coordinamento di attività;
-La creazione di prodotti nuovi.
Dal
confronto con altre regioni si evidenzia come la Sicilia, e il Mezzogiorno in
generale, concentri i propri interventi sugli alberghi, mentre ancora trascura
il turismo giovanile e la valorizzazione del patrimonio ambientale. La Sicilia
è la regione che più spende per il turismo.
Per
quanto riguarda la leva PREZZO, ci si rende conto che, per come abbiamo
definito il prodotto, questa leva non è manovrabile solamente dall'operatore
pubblico.
L'operatore
pubblico dovrebbe controllare e cercare di fare mantenere i prezzi dei privati
a livelli competitivi, economici e profittevoli.
Una
delle cose più importanti è quella di riuscire a ridurre il costo dei
trasporti.
Molti
alberghi siciliani hanno un prezzo abbastanza elevato, occorrerebbe cercare di
diminuire o differenziare i prezzi (secondo le stagioni, o tramite offerte,
ecc.) oppure aumentare la qualità degli stessi.
In
molti monumenti, palazzi, centri archeologici, ed altri beni artistici e
culturali l'ingresso è gratuito; se si applicasse un bassissimo prezzo per
l'entrata, il ricavato potrebbe essere utilizzato per la ristrutturazione ed il
mantenimento dei beni artistici stessi.
Altra
leva è quella della DISTRIBUZIONE (PLACE) che si riferisce al modo in cui si
cerca di rendere disponibile il prodotto al momento giusto e nel luogo più
conveniente, ciò implica una selezione degli intermediari e la loro motivazione
alla vendita.
I
canali di distribuzione per la vendita dei servizi turistici, che possono
essere scelti dalle imprese produttrici di tali servizi, sono i tour operators
(canale lungo), i tour organizer, le agenzie di viaggio e turismo (canale
medio) e la vendita diretta ai turisti (canale corto).
Le
agenzie di viaggio e turismo in Sicilia sono per la maggior parte di medie e
piccole dimensioni ed hanno difficoltà nello svolgimento della loro attività
dovuta alla tendenza del turista italiano a non programmare in anticipo le
partenze.
Nei
cataloghi dei T.O. italiani la Sicilia è presente in quelli 'Mare
Italia' e città d'arte, nei cataloghi dei T.O. stranieri la Sicilia è
abbastanza pubblicizzata ed anche alcune sue località come Taormina, Cefalù ed
Ustica.
Occorrerebbe
far pubblicizzare di più la Sicilia dai T.O. italiani diversificandone i
prodotti, non considerandola, quindi, solo come città d'arte e di mare ma
cercando di risaltare tutte le sue bellezze e i suoi tipi di turismo. Anche i
T.O. stranieri dovrebbero pubblicizzarla di più e dovrebbero evidenziare la
possibilità ed il vantaggio di poter andare in Sicilia durante tutto l'anno.
Un
altro modo di distribuzione innovativo e attuale è quello tramite
'internet', si può prenotare l'areo, l'albergo ecc.. Inoltre con la
creazione di un apposito sito si potrebbe costruire un data-base raccogliendo i
dati dei visitatori (età, sesso, provenienza, tipo di turismo preferito,
periodo di partenza possibile, indirizzo e-mail ecc.) in modo da poter inviare
loro delle offerte o pacchetti turistici 'ad hoc', che si adattino
alle loro esigenze e desideri.
I
punti di distribuzione considerati sono anche molto importanti per la quarta
leva, la PROMOZIONE. L'attività promozionale riguarda la predisposizione e la
trasmissione di informazioni effettuata sia tramite contatti personali che
attraverso strumenti di comunicazione impersonali. Il mix promozionale (cioè
l'insieme degli strumenti che permette la trasmissione delle informazioni) è
costituito da: pubblicità inserzionista, pubblicità redazionale (o proanda)
e pubbliche relazioni (p.r.), promozione delle vendite, direct marketing.
L'attività di promozione consiste nell'informare, persuadere ed influenzare a
scegliere un certo prodotto o servizio.
Anche
per la limitatezza delle risorse che in genere ogni operatore è in grado di
destinare alla comunicazione commerciale, appare necessario sviluppare sinergie
comunicazionali e raccordare le potenzialità dell'offerta alla domanda, in modo
da evidenziare le molteplici opportunità di soddisfazione che la struttura è in
grado di offrire, arricchendola però di valori emozionali. Bisognerebbe
individuare un'idea forte da comunicare in modo che diventi sogno meritevole di
essere vissuto, proponibile ad un definito target di utenti. In Sicilia manca
invece una cultura turistica e un'apprezzabile integrazione di servizi, ma ciò
che è ancora più grave non si riscontrano accurate ricerche e sforzi adeguati
per lo sviluppo di un'idea forte da comunicare. In molti casi, la comunicazione
turistica si limita ad elencare prodotti e attributi dell'offerta inseriti in
un contesto stereotipato di località. La comunicazione dovrebbe essere carica
di forte emotività e dovrebbe risultare coerente, incisiva e coordinata nelle
sue diverse espressioni e nei diversi mezzi che ne veicolano i messaggi: la
pubblicità tramite i mass media e all'interno e all'esterno delle strutture, le
insegne, i cataloghi, i dépliant, ecc.
Essa
è lo strumento cardine della politica di differenziazione dell'offerta
turistica.
Il
grado di coinvolgimento del consumatore, l'emozionalità racchiusa nell'immagine
della vacanza, l'importanza che essa ha nella mente del consumatore, rendono il
prodotto 'turismo' molto più connotabile dal punto di vista
dell'emotività e del servizio offerto.
L'azione
di comunicazione degli operatori turistici pubblici dovrebbe sintonizzarsi non
solo con la comunicazione degli operatori privati presenti nell'area di
riferimento e in quelle circostanti, ma anche con l'offerta di prodotti di tali
operatori, specialmente con le caratteristiche e le novità introdotte dalle
strutture alberghiere, ricomponendo così indirettamente la natura unitaria del
'prodotto turistico siciliano', che vede l'aggregazione di attrattive
ambientali e di servizi offerti dagli impianti privati, da promuoversi entrambi
quanto più congiuntamente possibile.
L'operatore
turistico pubblico deve promuovere ciò che poi i privati venderanno, quindi
l'attività di promozione non va vista come un coacervo di iniziative isolate e
fra loro indipendenti, ma deve essere impostata come un sistema.
Date
tutte queste considerazioni, l'operatore turistico pubblico siciliano, con
tutti i mezzi possibili di promozione, deve cercare di comunicare che la
Sicilia è il luogo ideale per tutti i tipi di vacanza, per tutti i tipi di
turisti e per tutto l'anno. Il messaggio di base deve essere questo, inoltre,
considerando i diversi tipi di target si potrà diversificare la promozione
mettendo in risalto le caratteristiche più appropriate per il tipo di target
specifico scelto.
Affinché
una camna pubblicitaria sia di successo è necessario che sia distintiva. Nel
formulare una corretta strategia pubblicitaria occorre definire chiaramente gli
obiettivi, conoscere i destinatari del messaggio, scegliere i mezzi da
utilizzare, formulare il messaggio in corrispondenza a ciò che si vuole
comunicare, valutare e controllare i risultati.
La
quinta leva, di fondamentale importanza nel settore dei servizi, è quella delle
PERSONE, tra cui si intendono il personale, i clienti e potremmo aggiungere i
residenti nella località turistica.
Per
quella sua immaterialità che diventa realtà dei gesti e delle azioni destinate
al cliente, la componente delle risorse umane è quella più rilevante e decisiva
nella costruzione di un prodotto turistico. È una di quelle componenti che discrimina
in modo decisivo la competitività delle varie offerte. La formazione
professionale turistica è molto articolata sia a livello di istruzione
secondaria superiore che universitario. Più carenti sono le azioni in termini
di aggiornamento professionale e di qualificazione degli addetti. Su questo
punto non poche sono le responsabilità degli imprenditori, che debbono aver
maggiore consapevolezza della importanza delle risorse umane non vedendole solo
come un costo ma anche come un investimento. Parallelamente debbono essere
impostati seri programmi di aggiornamento.
Occorre,
inoltre, motivare il personale e mirare alla sua soddisfazione, in quanto il
personale esternerà tale soddisfazione ad altri potenziali clienti contribuendo
ad attirarli e a creare in loro un'immagine positiva dell'impresa.
Il
personale, inoltre, essendo quello più a stretto contatto con i clienti, può
essere utile e di aiuto alle ricerche di marketing nella definizione del
profilo del turista, nell'individuazione dei suoi desideri, bisogni e caratteri
distintivi, in modo da fare una corretta segmentazione del mercato, scegliere i
targets più appropriati e cercare costantemente di migliorare i prodotti e
servizi offerti, diversificandoli ed adattandoli alle diverse esigenze.
I
clienti non stanno 'a contatto' solo con il personale ma verranno
anche ad interagire con i residenti, 'i siciliani'. È quindi
importante 'insegnare' ai siciliani come interagire con i turisti. In
Sicilia, infatti, non sembra esserci tra i suoi abitanti la 'cultura
dell'ospitalità', i turisti sono visti come invasori, intrusi, elemento di
disturbo o, ancora peggio, come coloro di cui approfittarsi e
'fregare'. Occorre insegnare ai siciliani che il turista è un ospite,
una fonte di ricchezza, di lavoro, di idee e sempre un essere umano, e va
trattato e rispettato come tale!
L'operatore
turistico pubblico siciliano dovrebbe, quindi, innanzitutto, insegnare ai
siciliani la 'cultura dell'ospitalità': disponibilità, gentilezza ed
affabilità verso i turisti. Probabilmente una camna pubblicitaria sarebbe
d'aiuto. Tra i turisti ed i siciliani dovrebbe esserci un rapporto umano che
darebbe la possibilità di apprezzare i veri valori e la tradizione.
La
sesta leva si riferisce al PROCESSO con il quale viene fornito il servizio. È
una leva importante che permette di controllare e dirigere la qualità, che non
riguarda solo il risultato finale del servizio, ma anche, appunto, il modo in
cui esso è fornito, cioè la qualità funzionale e non solo quella tecnica.
Il
Prof. Zamagni durante il congresso 'Colloquio Euro-Mediterraneo',
ha definito il turismo un bene relazionale, cioè quel bene che viene
considerato dal consumatore finale non solo come prodotto finito ma anche per
il modo in cui è stato prodotto. È stato dimostrato che nelle aree in cui il
turismo è stato pensato come bene privato, i turisti non tornano; nelle aree in
cui è stato concepito come bene relazionale, i turisti tornano, avviene cioè la
fidelizzazione dei turisti.
Ultima
leva è l'AMBIENTE FISICO all'interno del quale il servizio viene erogato, che
costituisce anche essa una variabile di differenziazione.
L'ambiente
fisico controllabile dall'operatore turistico pubblico è composto dalle risorse
naturali della Sicilia e da quelle artistiche ed infrastrutturali. Non solo
dovrebbe mantenerle, migliorarle e valorizzarle costantemente ma dovrebbe anche
controllare che 'l'ambiente fisico privato' lo sia altrettanto.
APPENDICE STATISTICA
AL CAPITOLO I
Tavola 1 - L'economia delle attività
turistiche (proiezioni
di fatturato e occupazione)
Fatturato (miliardi di US$)Posti di lavoro
(milioni)
1998201019982010
Mondo3.564,38.008,4230,8328,4
1Europa1.439,33.164,941,655,0
2Americhe1.236,52.345,033,745,4
3Asia/Pacifico797,72.252,5136,2200,3
4Africa48,0137,716,323,1
5Medio Oriente42,7108,23,14,6
Europa1.439,33.164,941,655,0
Unione
Europea*1.178,12.393,522,025,2
Resto
Europa Occidentale101,3233,64,46,6
Europa
Orientale159,9 537,815,223,2
* I Paesi dell'Unione Europea sono
15: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia.Germania, Grecia, Irlanda, Italia,
Lussemburgo, Olanda.Portogallo, Sna,
Sa, UK.
Tavola 2 - I paesi più visitati nel mondo (migliaia di arrivi)
ClassificaARRIVI
'96
'97
'98
PAESI
1996
1997
1998
Var.%
97/96
Var.%
98/97
Quota
di mercato 1997
Quota
di mercato 1998
1
1
1
Francia
62.406
66.864
70.000
7,1
4,7
10,9
11,2
2
2
3
USA
46.489
48.409
47.127
4,1
-l,3
7,9
7,5
3
3
2
Sna
40.541
43.378
47.743
7,0
10
7,1
7,6
4
4
4
ITALIA
32.853
34.087
34.829
3,8
2,2
5,6
5,6
5
5
5
UK
25.293
25.960
25.474
2,6
-0,2
4,2
4,1
6
6
6
Cina
22.765
23.770
24.000
4,4
1
3,9
3,8
9
7
8
Polonia
19.410
19.514
18.820
0,5
-3,6
3,2
3
7
8
7
Messico
21.405
19.351
19.300
-9,6
-0,3
3,2
3,1
10
9
9
Canada
17.329
17.610
18.659
1,6
7,9
2,9
3
12
10
12
Rep.
Ceca
17.000
17.400
16.325
2,4
-3
2,8
2,6
8
11
14
Ungheria
20.674
17.248
14.660
-l6,6
-l5
2,8
2,3
11
12
10
Austria
17.090
16.646
17.282
-2,6
3,8
2,7
2,8
13
13
11
Germania
15.205
15.837
16.504
4,2
4,2
2,6
2,6
14
14
13
Fed.
Russa
14.587
15.350
15.810
5,2
3
2,5
2,5
16
15
17
Svizzera
10.600
11.077
11.025
4,5
4
1,8
1,8
15
16
18
Hong
Kong
11.703
10.406
9.600
-l1,1
-7,7
1,7
1,5
18
17
16
Grecia
9.233
10.246
11.077
11,0
10
1,7
1,8
17
18
15
Portogallo
9.730
10.100
11.800
3,8
16
1,7
1,9
19
19
19
Turchia
7.966
9.040
9.200
13,5
1,8
1,5
1,5
20
20
20
Thailandia
7.192
7.263
7.720
1,0
6,9
1,2
1,2
Tavola 3 - Entrate valutarie generate dal
turismo (milioni di dollari)
* Il Pil Turismo corrisponde concettualmente e
praticamente al "V.A. dell'industria del turismo allargato a tutti gli attori".
Tavola 9 - Proiezioni di crescita per regioni del
mondo al 2020
(Arrivi di
turisti, milioni)
Arrivi turistici
internazionali
1995200020102020
Regioni
Europa334386526717
Asia dell'Est/Pacifico81105231438
Americhe110131195284
Africa20264675
Medio Oriente14193769
Asia del Sud461119
Totale5636731.0461.602
Tavola 10 - L'hotellerie mondiale negli anni indicati.
Numero di camere (migliaia)
199019911992
19931994
Europa4.9875.0584.9065.2095.492
Americhe4.304 4.3624.4064.4304.494
Asia Est/Pacif.1.1971.2761.3441.4631.557
Africa327334361374384
Medio Oriente164159164166179
Asia Sud122123120125143
Mondo11.10111.31211.30111.76712.249
1995199619971998
Europa5.6535.9426.0306.130
Americhe4.5404.5984.6704.700
Asia Est/Pacif.1.6631.7401.8031.870
Africa397409430450
Medio Oriente185190189198
Asia Sud148153159167
Mondo12.58613.03213.28113.515
Tavola 11 - Numero degli alberghi, letti, addetti e tasso di
utilizzazione
nei paesi europei per gli anni
indicati
Stato1991199519961997
AustriaNumero
alberghi19.25718.12018.37418.084
Numero
letti654.127646.125654.988649.223
Numero
addettinpnpnpnp
Tasso
d'utilizzazionenp35,031,8np
FranciaNumero
alberghi28.68728.69820.84920.590
Numero
letti1.101.0001.193.3401.472.4241.478.368
Numero
addetti185.371186.456npnp
Tasso
d'utilizzazionenpnp5054
GermaniaNumero
alberghi47.03737.30738.69840.041
Numero
letti1.836.1461.490.8511.497.7831.497.783
Numero
addetti279.000346.000301.000301.000
Tasso
d'utilizzazione40,3npnpnp
GreciaNumero
alberghi6.9917.7547.9167.850
Numero
letti499.606535.810571.656577.259
Numero
addettinpnpnpnp
Tasso
d'utilizzazione55,556,354,458,4
ItaliaNumero
alberghi35.79234.29634.08033.858
Numero
letti1.708.0331.738.0311.764.6511.771.291
Numero
addettinpnp385.000395.000
Tasso
d'utilizzazione41,640,638,839
PortogalloNumero
alberghi1.7851.7331.7441.768
Numero
letti188.501204.051208.205211.315
Numero
addettinpnpnpnp
Tasso
d'utilizzazione52,046,345,540,9
SnaNumero
alberghi9.60310.4229.48228.388
Numero
letti521.5641.132.3501.025.208np
Numero
addettinpnp160,000160.000
Tasso
d'utilizzazione53,0np57,5np
SvizzeraNumero
alberghi6.4686.0816.0045.952
Numero
letti267.067264.980npnp
Numero
addettinpnpnpnp
Tasso
d'utilizzazione44,032,436,838,5
Regno UnitoNumero
alberghi38.92839.30041.30046.257
Numero
letti993.454988.000999.500999.500
Numero
addettinpnpnpnp
Tasso
d'utilizzazione4139np44
UENumero
alberghi179.567178.417193.310192.674
Numero
letti8.363.4348.519.0179.335.7579.352.302
Numero
addettinpnp5.830.000np
Tasso
d'utilizzazionenpnpnpnp
np= non pervenuto
FONTI DELLE TAVOLE
Tavole: 1, 8, 9
Tavole: 4-7
Tavole: 10, 11
L'Annuario del Turismo 1999 a cura del
TCI
Allegato al piano esecutivo 1999, ENIT
Primo rapporto sul sistema alberghiero
in Italia 1999, Mercury
APPENDICE STATISTICA
AL CAPITOLO II
Tavola 12 - Peso del Valore Aggiunto
turistico su alcuni ti rilevanti
del sistema produttivo
italiano (miliardi di lire)
Valore%
Industria Viaggi e Turismo111.560100%
Agricoltura51.332217%
Prodotti energetici109.048102%
Prod. della trasformaz. industriale391.04829%
Prod. in metallo, macch. e forn.elet.110.527101%
Prod. alimentari, bevande e tabacco46.190242%
Prodotti tessili e dell'abbigliamento60.689184%
Commercio, alberghi e pub. eserc.358.36131%
Servizi1.012.19811%
Tavola 13 - Italia.Consumi in Italia dei non residenti (CINR) e prodotto
internolordo ai prezzi di mercato (Pil(pm))
Valori a prezzi di
mercatoValori a prezzi costanti
1990
CINRPIL(pm) (1)/(2)%CINRN.I.PIL(pm)N.I.
1990=1001990=100
(1)(2)(3)(4)(5)(6)(7)
198414.574722.8112,0220.880107,31.101.36684,0
198516.152810.0811,9921.281109,31.132.31386,4
198614.973898.2891,6718.60095,61.164.46588,8
198716.071982.7631,6419.08798,11.200.52391,6
198816.4811.090.0231,5118.66595,91.246.966 95,1
198916.4721.191.9611,3817.48689,81.282.90597,9
199019.4661.310.6591,4919.466100,01.310.659100,0
199123.0571.427.571 1,6221.650111,21.325.582101,1
199228.3511.502.493 1,8925.291129,91.333.072101,7
199334.6311.550.2962,2329.650152,31.317.668100,5
199438.3151.638.6662,3431.561162,11.346.267102,7
199546.8091.772.2542,6436.598188,01.385.860105,7
199646.2591.872.6352,4734.834178,91.395.018106,4
Tavola 14 - Attivazione dei consumi turistici.Anno 1997
Effetti
VALORE AGGIUNTO (miliardi corr.)DirettiTotali
da consumi turistici:
Stranieri2799443304
Italiani4605368256
TOTALI74047111560
% sul totale nazionale5,7%
Moltiplicatore1,52
OCCUPAZIONE TOT. (migliaia)
da consumi turistici:
Stranieri628776
Italiani9941223
TOTALI16221999
% sul totale nazionale9,0%
Moltiplicatore1,23
IMPORTAZIONI (miliardi corr.)
da consumi turistici:
Stranieri30086525
Italiani576911125
TOTALI877717650
% sul totale nazionale4,2%
Moltiplicatore2,0
Tavola 15 - Italia 1997.Occupati totali per ramo e branca
direttamente
e indirettamente attivati
dalla domanda di consumi turistici
(migliaia di occupati)
OCCUPATI TOTALI
Diretti da:Diretti e indiretti
da:
Consumi turisticiConsumi
turistici
Stranieri Italiani TotaliStranieriItalianiTotali
(a)(b)(a+b)(a)(b)(a+b)
Agricoltura29,572,3101,883,3142,3225,5
Prod. energetici6,812,219,011,217,728,9
Prod.trasf.indust.64,9120,6185,572,7118,5191,2
Costruzioni1,13,24,27,916,624,5
Comm.alb.p.es.429,7561,6991,3435,8592,21028,0
Trasp.comunicaz.13,526,740,233,256,589,7
Credito, assicur.0,50,91,54,47,712,1
Loc.fabb.serv.vari81,9196,4278,3127,3271,5398,8
Serv.non vendibili0,20,20,30,20,20,3
Totale628994162277612231999
Composizione percentuale
Agricoltura4,77,36,310,711,611,3
Prod. energetici1,11,21,21,41,41,4
Prod.trasf.indust.10,312,111,59,49,79,6
Costruzioni0,20,30,31,01,41,2
Comm.alb.p.es.68,456,560,856,248,451,2
Trasp.comunicaz.2,22,72,54,34,64,5
Credito, assicur.0,10,10,10,60,60,6
Loc.fabb.serv.vari13,019,817,316,422,220,1
Serv.non vendibili0,00,00,00,00,00,0
Totale100100100100100100
Tavola 16 - Italia 1996-l997.Quote di valore aggiunto attivate in ciascuna
macroregione dalla spesa
turistica effettuata nelle altre
macroregioni. (Valori
percentuali)
StranieriItalianiTotali
PLV3,922,616,5
LOM18,843,332,0
VTF0,115,58,0
EMR17,013,814,5
TUL1,125,113,7
CAB4,729,023,5
CAS13,529,627,7
MAM15,217,617,1
PUG32,624,425,9
SAR8,119,617,9
Tavola 17 - Italia 1996-l997.Dispersione degli effetti di valore aggiunto
attivati
dalla spesa turistica
effettuata in ciascuna macroregione da:
(Valori percentuali)
StranieriItalianiTotali
PLV7,327,220,9
LOM0,838,121,9
VTF11,716,013,8
EMR4,212,310,8
TUL3,025,214,6
CAB16,032,828,8
CAS8,730.628,1
MAM5,320,417,8
PUG1,820,217,6
SAR4,922,019,6
Tavola 18 - Consistenza dell'offerta ricettiva e
variazioni percentuali:
1990-l996-l997
ConsistenzaVariazioni
RICETTIVITA'19901996199797/9097/96
- Esercizi alberghieri
esercizi364233408033858-7,0-0,7
camere9281069474299493942.30,2
posti letto16789101764651 17712915,50,4
bagni82665490481791013210,10,6
camere per esercizio25,427,828,010,40,9
letti per esercizio46,151.852,313,51,0
- Esercizi complementari
Campeggi e villaggi
esercizi2258236723745,10,3
posti letto11806031308308 131816911,70,8
Alloggi in affitto (REC)
esercizi20289258631926816,1-
posti letto13895122762621552455,1-5,3
Alloggi agrituristici
esercizi2496457483,3
posti letto315545060260,4
Altri *
esercizi2883301030224,80,4
posti letto179571173498174273-3,00,4
- Totale complementari
esercizi25430337362923815,0-
letti14991251740986 175856817,31,0
- Totale esercizi ricettivi
esercizi6185367816630962,0-
letti31780353505637 352985911,10,7
Alloggi in affitto non REC
alloggi5907706203566253565,90,8
posti letto28999452978990
29954553,30,6
Totale generale posti letto 6077980648462765253147,40,6
*Delle voci altri e
alloggi non REC fanno parte rifugi, case per ferie, istituti religiosi,
ecc.Per il 1997 è stato ristimato il
numero degli esercizi REC di alcune regioni; i dati 1997 in alcuni casi,
perciò, non sono confrontabili con quelli del 1996.
Tavola 19 - Per il sistema di accoglienza
del turista in Italia. Anno 1997
(10)Indice del prezzo di un pernottamento nel 1998 (base
1995=100)
(11)5 principali nazionalità sul totale presenze di
stranieri (%)
(12)Turismo tradizionale (%)
(a)Le variabili (4) e (9) si riferiscono a1
1995.L'indice di stagionalità (5) è
dato dal coefficiente di variazione delle presenze mensili. L'indicatore (11)
si riferisce alle cinque nazionalità straniere più rilevanti: Francia,
Germania, Austria, Regno Unito e Stati Uniti sul totale delle presenze degli
stranieri.L'indicatore (12)si riferisce
alle presenze in località marine, montane, lacuali e collinari.
Tavola 28 - Principali indicatori sui
flussi turistici in alcuni grandi comuni.
Tavola 66 - La consistenza alberghiera e il
movimento turistico
dal 1961 al 1998
FONTI DELLE TAVOLE
Tavole: 53-60
Tavola: 61
Tavole: 62-65
I flussi turistici, Regione Siciliana -
Ass.to Turismo - Osservatorio Turistico.
L'Annuario del turismo 1999 a cura del TCI
La consistenza alberghiera in Sicilia nel
1999, Regione Siciliana - Ass.to Turismo - Osservatorio Turistico.
APPENDICE STATISTICA
AL CAPITOLO IV
Tavola- Tipologia
della vacanza principale: per classi di età
e per
area geografica di residenza
Età
Totale15-24 a25-34
a35-54 a+ di 54 a
%%%%%
al mare60,959,670,264,648,0
in montagna16,016,49,515,423,0
in camna o collina7,36,13,96,712,9
su un lago1,31,11,21,21,9
in una città8,913,17,67,38,3
in viaggio5,33,67,64,66,0
altra risposta0,10,1-0,10,1
100,0100,0100,0100,0100,0
Base2.257520491737509
Area
TotaleNordCentroSud
%%%%
al mare60,962,060,758,5
in montagna16,018,215,111,5
in camna o collina7,37,08,17,4
su un lago1,31,70,61,0
in una città8,94,710,218,5
in viaggio5,36,45,22,9
altra risposta0,1--0,3
100,0100,0100,0100,0
Base2.2571.284463509
Tavola - Tipologia di alloggio: per classi di età
e per
area geografica di residenza
Età
Totale15-24 a.25-34
a.35-54 a.+ di 54 a.
%%%%%
in albergo35,828,142,134,240,1
casa in affitto18,817,919,522,014,5
casa di proprietà14,715,78,514,819,5
ospite (di parenti,
amici)20,221,917,419,222,5
in tenda4,08,96,41,70,1
in caravan o camper4,64,84,46,22,2
altra risposta1,92,81,81,91,1
100,0100,0100,0100,0100,0
Base2.257520491737509
Area
TotaleNordCentroSud
%%%%
in albergo35,837,935,530,9
casa in affitto18,819,719,815,7
casa di proprietà14,714,515,714,3
ospite (di parenti,
amici)20,217,216,331,1
in tenda4,03,65,33,8
in caravan o camper4,64,56,7
2,9
altra risposta1,92,50,81,3
100,0100,0100,0100,0
Base2.2571.284463509
Tavola - Mezzo di
trasporto per andare in vacanza: per classi di età
Età
Totale15-24 a.25-34
a.35-54 a.+ di 54 a.
%%%%%
treno9.215,56,74,212,3
pullman5,
47,82,52,79,6
auto64.255,460,072,964,5
moto1,10,32,41,30,2
nave5,05,86,35,72,2
aereo14,514,421,812,211,1
altro mezzo0,70,80,31,10,2
100, 0100,0100,0100,01 00,0
Base2.257520491737509
tavola 6.18 - Viaggi di vacanza per
classi di durata, destinazione, motivo, tipo di alloggio,
organizzazione del
viaggio e tipo di vacanza per svago - Anno 1998
(per cento viaggi dello
stesso tipo)
DURATA
DELLA VACANZA
1-3
notti4 o più nottiTotale
DESTINAZIONE
PRINCIPALE
itaha92,579,285,6
Estero7,520,814,4
paesi
dell'Unione europea5,612,49,2
Altri
paesi europeii,63,32,5
Resto dei
mondo0,35,12,8
MOTIVO
DELLA VACANZA
Piacere,
svago58,777,268,4
Visita a
parenti c/o amici37,218,127,2
Motivi
religiosi, pellegrinaggio2,11,11,6
Trattamenti
di salute, cure termali1,32,92,1
Non sa/non
risponde0,70,70,7
TIPO DI
ALLOGGIO
Albergo33,234,533,8
Strutture
collettive specializzate0,31,30,8
Altre
strutture collettive3,68,76,3
Abitazione/stanza
in affitto3,012,98,1
Abitazione
di proprietà12,7,12,112,4
Abitazione
di parenti c/o amici45,428@936,8
Altro
alloggio privato1,71,71,7
ORGANIZZAZIONE
DEL VIAGGIO
Prenotazione
diretta18,625,122,0
Prenotazione
presso agenzia6,218,812,8
Nessuna
prenotazione74,355,364,4
Non sa/non
rispondeo,g0,70,8
Totale
(migliaia)37,8114i.61779,428
PER 100 PERSONE CHE HANNO EFFETTUATO
VIAGGI
PER PIACERE 0 SVAGO
Mare
(escluso crociera)31,053,144,0
Crociera0,00,30,2
Lago
(escluso agriturismo)2,7i,41,9
Montagna
(escluso agriturismo)18.519,319,0
Camna,
collina (escluso agriturism<"7,63,04,8
Agriturismo0,70,2o,4
Giro
turistico13,810,211,7
Città e
località d'arte15,57,710,9
Vacanza
per studio1,6i,41,5
Vacanza
per sport4,11,22,4
Fonte:indagine
multiscopo sulle famiglie.Viaggi e
vacanze (dati provvisori)
Tavola 6.17 - Turisti e numero medio di
viaggi per classe di durata della vacanza, sesso, età, condi zione,
ripartizione geografica e tipo di comune - Anno 1998 (a)
DURATA DELLA VACANZA
1-3
NOTTI4 0 PIU' NOTTITOTALE
CARATRERISTICHETuristi perNumeroTuristi
per NumeroTuristi perNumero
100
personemedio100 personemedio100 personemedio
dello
stesso tipodi viaggidello stesso tipodi viaggidello stesso tipodigg
Comuni con oltre 50.000 abitanti11,21,840,71,246.31,5
Comuni da 10.001 a 50,000 abitanti10,81,536,61,241,-,i,4
Comuni da 2.001 a 10.000 abitanti9,6i,631.31,23-@,01,4
Comuni aventi fino a 2.000 abitanti10,01,526,81,232,1i,4
Italiai
i,41,739,01,244,71,5
Fonte.- Indagine multíscopo sulle
famiglie.Viaggi e vacanze (dati
provvisori)
(a)Valore
medio dei quattro trimestri,
(h)Torino,
Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palemio, Catania
e Cagliari,
. 2 - Un'ipotetica segmentazione del mercato turistico
Criterio di segmentazioneTotale mercato turistico
Provenienzasteso
Motivo
viaggio
EtàGiovaniMedia etàAnziani
RedditoAl
Interesse revalentemaremonúartedivertimenti
[1] Le stime del WTO, se rapportate all'andamento medio dell'economia
mondiale, possono dunque apparire elevate. In effetti, per contare il numero
degli arrivi dei turistici internazionali il WTO (come pure gli enti statistici
nazionali) conteggia cinque volte lo stesso turista che si sposta in cinque
località diverse, anche all'interno dello stesso paese. Se, invece, coloro che
fanno un viaggio internazionale in un dato anno vengono contati una sola volta
(indipendentemente dal numero di spostamenti nel corso del viaggio), allora
questi turisti rappresentano solo il 3% della popolazione mondiale attuale, e
rappresentano solo il 7% nel 2020. A livello mondiale, perciò si potrebbe
definire il turismo come un'industria ancora nella fase iniziale del suo ciclo
di sviluppo.
[2] Più precisamente nel 1998 sono stati analizzati 3.000 alberghi (per
720.000 camere), dei quali il 28% luxuries hotels, il 34% first class, il 24%
midprice e l'11% economy. Solo meno di 1/3 di questi è costituito da alberghi
indipendenti. Si tratta sempre, comunque, di alberghi di apertura annuale. Da
notare che gli alberghi luxuries corrispondono agli esercizi che in Italia sono
classificati a 5 ed a 4 stelle con certi requisiti; la first class ad alberghi
a 4 ed a 3 stelle con certi requisiti; la economy agli altri alberghi a 3
stelle ed a pochissimi con 2 stelle con certi requisiti.
[3] In realtà, l'industria alberghiera USA presenta valori assoluti
nettamente più elevati, precedendo l'Italia che si ricolloca al secondo posto.
Ma la dimensione territoriale dell'Italia non è paragonabile a quella degli
USA.
[4] Il 'Conto Satellite del Turismo' è l'unico strumento per
arrivare a costruire (con dati credibili, statisticamente coerenti ed omogenei
sia a livello di singolo paese che nei confronti tra paesi) questi 5
indicatori-chiave:
-il contributo del turismo al PIL;
-il numero di posti di lavoro
generati dal turismo;
-gli investimenti nel turismo;
-la domanda e l'offerta effettive
del turismo;
-il peso del turismo sulla Bilancia
dei Pagamenti.
[5] Indice di utilizzazione lorda: rapporto tra le presenze registrate
negli esercizi e la disponibilità di letti alberghieri espressa in termini di giornate
letto. (I=P/(L*G)*100) con P=presenze, L=letti, G=numero di giornate di
disponibilità dei letti. L'indice di utilizzazione netta è uguale ma G indica
il numero di giornate di effettiva apertura degli esercizi.
[6]La rilevazione
campionaria sul movimento alberghiero viene effettuata dall'Istat su 760
alberghi distribuiti su tutto il territorio nazionale ed è condotta in
concomitanza delle principali festività (Natale, Pasqua e Ferragosto) e
all'inizio e alla fine della stagione estiva (giugno e ottobre). La rilevazione
ha per oggetto il movimento dei clienti, ossia gli arrivi e le presenze, sia di
italiani sia di stranieri. I risultati vengono diffusi con un dettaglio
territoriale limitato alle tre grandi ripartizioni geografiche.
[7] L'indagine è a cura di Attilio Gardini, Cristina Bernini ed Andrea
Guizzardi dell'Università di Bologna.
[8] Gli alberghi a 3 o più stelle che effettivamente offrono una sala
congressi, con più di 50 posti, sono circa il 50% del totale degli esercizi,
mentre nel Centro-Nord tale percentuale scende al 22%.
[9] L'indagine dell'immagine è stata condotta da DOXA nei primi mesi del
1998 su campioni rappresentativi della popolazione adulta, per complessive
17.187 interviste in Argentina, Austria, Belgio, Canada, Cina, Francia,
Germania, Giappone, Inghilterra, Olanda, Polonia, Russia, Sna e USA.