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La nazionalizzazione bancaria
Sia la legge del 1941, riguardante la regolamentazione e l'organizzazione della professione bancaria, sia quella del 1945, relativa alla nazionalizzazione della Banca di Francia e delle grandi banche e all'organizzazione del credito , rappresentarono una svolta decisiva nell'evoluzione del sistema bancario dal momento che gli istituti di credito furono oggetto di un complesso sistema di controllo da parte dei pubblici poteri.
Gli argomenti a favore della nazionalizzazione furono quattro:
1 - si rimproverava alla grandi banche una politica di disimpegno nei confronti di settori economici ritenuti meritevoli di un maggior sostegno finanziario;
2 - si osservava che, dal punto di vista politico, le grandi banche detenevano nei confronti dello Stato un potere troppo forte, quello di detenere la maggior parte dei Buoni del Tesoro - o nel proprio portafoglio o per conto della clientela - e di poter influenzare lo Stato stesso attraverso il rinnovo o il non rinnovo della sottoscrizione di questo tipo di titolo;
3 - si sosteneva che la funzione di creare moneta, non separabile dalla funzione creditizia, che veniva svolta dalle grandi banche di deposito, aveva carattere di pubblico servizio, dal momento che tutto ciò che riguarda i fenomeni monetari è di interesse per lo Stato;
4 - si auspicava la riorganizzazione della rete territoriale degli sportelli bancari, possibile solo attraverso l'intervento dello Stato che avrebbe reso più difficili tentazioni monopolistiche da parte delle grandi banche.
Gli interventi previsti dalle leggi 1941-l945 riguardavano alcuni settori del sistema finanziario: le banche di deposito, le banche d'affari e gli istituti di credito speciale, che, nel loro complesso formavano la categoria delle banche iscritte, mentre rimanevano soggette a norme autonome le casse di risparmio ordinarie e postali.
In sostanza sono nazionalizzate soltanto le quattro grandi banche di deposito: il Crédit Lyonnais, la Société Gènérale, il Comptoir d'Escompte de Paris e la Banque Nationale pour le Commerce et l'Industrie che, per oltre vent'anni, si dedicano alla raccolta del risparmio a breve termine ed al sostegno delle emissioni del Tesoro, senza avere un ruolo fondamentale nel sostegno alla ricostruzione ed alla modernizzazione dell'economia, al contrario del Tesoro, che finanzia la realizzazione dei primi piani di sviluppo, e della Caisse des Dépôts che sostiene il piano edilizio-popolare.
Bisognerà attendere la fine degli anni '60 per assistere ad una maggiore vivacità negli interventi delle banche, anche per effetto della legge "Debré" del 1966-l967 che attenuerà di molto la separazione tra banche d'affari e banche di deposito, permettendo a quest'ultime di accrescere la tipologia dei depositi e degli impieghi. A seguito di queste nuove disposizioni legislative, dalla fusione del Comptoir Nationale d'Escompte de Paris e della Banque Nationale pour le Commerce et l'Industrie nascerà la più grande banca di deposito francese, la Banque Nationale de Paris.
Ma è tutto il sistema creditizio che reagisce a queste sollecitazioni, anche per l'aumentato tenore di vita che porta la stragrande maggioranza delle famiglie francesi a "bancarizzarsi", cioè a utilizzare i servizi di una banca per la gestione delle proprie esigenze. Dal 1966 al 1976, i depositi bancari di triplicano e la moneta di banca rappresenta i 4/5 della massa monetaria.
Nel medesimo tempo, le banche d'affari riprendono il loro tradizionale dinamismo e danno inizio ad una serie di fusioni che porteranno alla creazione di due potentissime banche d'affari: la Paribas e la Comnie de Suez.
Dopo la crisi petrolifera del 1973, il governo francese ritorna sulla necessità di una nuova nazionalizzazione bancaria che, al contrario della precedente, interessa tutte le banche francesi che possiedono depositi per oltre un miliardo di franchi, ma, nel 1987, si procede ad una nuova privatizzazione di alcune banche che rappresenta il segnale di una progressiva deregulation bancaria, in linea con quanto avviene in altri paesi europei. Le grandi banche tendono a formare con le grandi comnie d'assicurazione dei gruppi finanziari e bancari di notevoli dimensioni e di spiccata vocazione all'internazionalizzazione, tanto da portare quattro di esse - il Crédit Agricole, la Banque Nationale de Paris, il Crèdit Lyonnais e la Société Générale - tra le prime venti banche al mondo.
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