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Le banche francesi tra le due guerre
Sino agli anni Trenta, le grandi banche operarono seguendo le finalità espresse seguendo la strategia indicata da Henri Germaine. In primo luogo, per rafforzare la politica dei depositi, attraverso la raccolta sistematica del risparmio, attuarono una capillare espansione su tutto il territorio francese, entrando in aperta concorrenza con le banche locali. La seconda direttrice di sviluppo fu la penetrazione sui mercati esteri attraverso la costituzione di proprie filiali sia in Europa che nei territori d'oltremare delle colonie. Una terza direttrice dell'attività delle maggiori banche di depositi francesi può essere considerata la politica di disimpegno nei confronti del sistema industriale. Le banche, infatti, si astennero dalla concessione di crediti a lungo termine, prendendo in considerazione soltanto quelli a breve, sotto forma di sconto o di credito in conto corrente, ritenuti più confacenti alla natura di banche di deposito.
La risposta a questo atteggiamento, da parte dei gruppi industriali, fu la creazione delle cosiddette banques de groupe, emanazione delle stesse industrie per soddisfare le loro esigenze finanziarie (un esempio è costituito dalla Banque de l'Union Parisienne, fondata nel 1920 dal gruppo Schneider-Creusot).
In questo periodo nacque, inoltre, un istituto di credito destinato ad entrare nel gruppo delle banche nazionalizzate dopo la riforma del 1945. Si tratta della Banque Nationale de Crédit con la partecipazione di una banca d'affari (la Banque Française pour le Commerce et l'Industrie) e di una banca di deposito (il Comptoir d'Escompte de Mulhouse). Nato inizialmente come banca di deposito, il nuovo istituto dimostrò una capacità di crescita vertiginosa, giungendo ad inglobare non soltanto le banche che l'avevano fondato, ma anche numerose banche regionali, certamente in controtendenza rispetto all'intero panorama bancario francese, contrassegnato dall'assorbimento delle piccole banche locali da parte delle banche regionali.
Nel contempo si fa strada l'idea di dar vita, da parte delle banche maggiori, ad istituti di credito speciale, rivolti, cioè, all'erogazione di crediti a medio e lungo termine a favore dell'industria ed alla raccolta di fondi attraverso l'emissione di titoli obbligazionari, seguendo il modello dei fratelli Pereire. Così, nel 1919, nasce l'Union pour le Crédit à l'Industrie Nationale e, nel 1928, la Société Anonime de Crédit à l'Industrie Française.
La crisi degli anni Trenta, che colpì profondamente le banche inglesi, tedesche ed italiane, ebbe scarsa incidenza sulle grandi banche francesi per il fatto che quest'ultime avevano allentato i legami con i finanziamenti industriali, anche se molte piccole banche locali, circa 600, dovettero chiudere le loro attività. Inoltre, l'abbondante liquidità detenuta dalle grandi banche, rese sporadico il ricorso al risconto della Banca di Francia; anzi accentuò la loro rivalità, dal momento che la Banca di Francia, i cui maggiori azionisti appartenevano all'Haute Banque, era in aperta concorrenza con i maggiori istituti di credito nel settore degli sconti diretti all'industria ed al commercio.
Resta da sottolineare che nella seconda metà degli anni Trenta, anche in conseguenza dei nuovi orientamenti politici favorevoli ad un maggiore intervento dello Stato nell'economia, si sviluppò un intenso dibattito riguardante i problemi del credito che prepararono il terreno alle prime misure di controllo del 1941 ed alla legge del 1945.
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