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SEMINARIO VERSO LA MONETA UNICA EUROPEA. I CRITERI DI CONVERGENZA. L'esperienza dimostra che una sana gestione economica è essenziale per garantire la stabilità dei tassi di cambio. Le tempeste monetarie nascono sovente da elevati differenziali di inflazione tra i paesi e da condizioni di squilibrio della finanza pubblica. L'eliminazione delle divergenze esistenti fra le economie degli Stati che partecipano all'Unione Monetaria è il primo passo verso la realizzazione di un'area di stabilità e di crescita. Il trattato di Maastricht stabilisce 4 criteri per eliminare le diveze: 1)TASSO DI INFLAZIONE: osservato per un periodo di un anno anteriormente all'esame, superiore, al massimo di 1,5 punti percentuali alla media dei tassi di inflazione dei tre Paesi che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi. 2)SITUAZIONE DI BILANCIO PUBBLICO in base a due valori di riferimento: a)il 60% per il rapporto tra DEBITO PUBBLICO E PIL b)il 3% per il rapporto fra DISAVANZO DI BILANCIO E PIL 3)OSCILLAZIONE DELLE VALUTE nazionali entro i normali margini di fluttuazione all'interno dello SME e nessuna svalutazione nei due anni precedenti all'esame. 4)TASSI DI INTERESSE NOMINALI A LUNGO TERMINE osservati in media nell'arco di un anno prima dell'esame , superiori al massimo di 2 punti percentuali rispetto alla media dei tassi dei tre Paesi a più bassa inflazione. La convergenza economica deve essere duratura nel tempo . La disciplina di bilancio è necessaria per mantenere la coerenza tra la politica monetaria e quella fiscale. In altre parole il contenimento del disavanzo di bilancio e dunque la diminuzione dell'incidenza della spesa pubblica sul PIL consente di allentare i vincoli che gravano sulla politica monetaria. Ne conseguono inoltre la riduzione o la stabilizzazione delle aspettative inflazionistiche , fattori che interagiscono con la discesa dei tassi di interesse. La flessione dei tassi di interesse favorisce lo sviluppo degli investimenti privati contribuendo al sostegno della crescita ed alla creazione di posti di lavoro. CHI PARTECIPERA' ALL'UEM? L'ingresso nella terza fase è limitato agli Stati che nel 1997 avranno rispettato i parametri di riferimento previsti dal trattato di M. I parametri sono: 1)Rapporto DISAVANZO PIL(3%). 2)Rapporto DEBITO PUBBLICO PIL(60%). Anche se questi valori non si raggiungano in pieno è necessario che co si avvicini nel modo più 'realistico' possibile. |
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STATO DELLA CONVERGENZA FRA I PAESI UE Dati aggiornati ad Aprile 1997: ITALIA: 1)INFLAZIONE :3,9MEDIA 1996; 2,2 PREVISIONI 1997. 2)DEFITIT-PIL(MAX 3%):-6,6 NEL 1996; -3,2 PREVISIONI 1997. 3)DEBITO-PIL(MAX 60%):123,8 NEL 1996; 122,3 PREVISIONI 1997. 4)TASSI A LUNGO TERMINE(MAR-96/FEB97:8,90. 5)PARTECIPAZIONE ALLO SME:+/-l5%. GLOSSARIO DEBITO PUBBLICO: in generale s'intende la consistenza dei prestiti contratti dallo Stato e dagli altri enti appartenenti al settore pubblico per far fronte ai saldi negativi di bilancio. Secondo i criteri metodologici definiti nel regolamento del consiglio delle comunità Europee ai fini della procedura inerente ai disavanzi eccessivi sancita dal trattato di maastricht viene preso a riferimento il debito delle amministrazioni pubbliche. Tali passività comprendono: titoli a medio e lungo termine collocati sul mercato(inclusi i CTZ), BOT e BTP, raccolta postale, impieghi degli enti creditizi, altri debiti interni, debiti esteri, attività di tesoro presso la banca d'Italia UIC. DISAVANZO DI BILANCIO: Il saldo di bilancio del settore pubblico è costituito dalla differenza tra le somme che affluiscono a titolo di imposte e tasse e le spese pubbliche (consumi collettivi, prestazioni sociali, interessi passivi, altre uscite correnti); l'eccesso delle uscite rispetto alle entrate da luogo ad un disavanzo (o deficit). In particolare l'aggregato valido ai fini delle nuove procedure di controllo definite dal trattato di M. sulla base dei criteri concordati in sede Eurostat prende a riferimento la voce indebitamento netto del conto economico delle Amministrazioni Pubbliche. TASSO DI INFLAZIONE: Incremento generalizzato dei prezzi dei beni che comporta la diminuzione del potere di acquisto della moneta. Nell'accezione più comune è calcolato in base all'indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai ed impiegati che prende a riferimento un paniere comprensivo dei beni e servizi di consumo delle famiglie; tale paniere viene rivisto periodicamente , senza scadenze prefissate, i concomitanza con il mutamento della struttura della domanda e delle abitudini dei consumatori. L'ultima revisione è intervenuta nel 1995 ed ha modificato il paniere riferito al 1992. L'altro indicatore della variazione dei prezzi è rappresentato dall'indice dei prezzi impliciti del PIL o deflatore del PIL ottenuto dividendo il PIL a prezzi correnti per il PIL a prezzi costanti; il paniere sul quale è costituito tale indice è più ampio del precedente in quanto comprende tutti i beni e i servizi(sia di consumo che di investimento)prodotti in un sistema economico e la sua composizione muta da un anno all'altro incorporando anche le preferenze della domanda e riflettendo meglio le conseguenze dell'inflazione sul potere di acquisto dei redditi degli operatori economici. Ai fini di una maggiore compatibilità fra i tassi di inflazione dei vari stati membri, è stato elaborato un indice armonizzato dei prezzi al consumo, utili a valutare la convergenza. PRODOTTO INTERNO LORDO(PIL): valore monetario dei beni e dei servizi finali prodotti in un anno sul territorio nazionale al lordo degli ammortamenti(beni di investimento utilizzati ai fini della produzione). Il PIL a prezzi correnti si ottiene moltiplicando le quantità prodotte per il prezzo di vendita. Tuttavia per misurare la crescita reale, ovvero non dovuta all'aumento dei prezzi, il PIL viene valutato a prezzi costanti, nel senso che le quantità prodotto vengono moltiplicate per i prezzi rilevati in un anno di riferimento, detto anno base. |
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