geografia |
ANTISEMITISMO
L'antisemitismo si presentava come una deformazione religiosa. La difesa di Dio e dei valori cristiani era una motivazione ideologica semplice tale da essere capita e assimilata dai repressori, anche quelli con bassi livelli culturali. Era necessario creare in tutto il personale repressivo una morale di combattimento e uno stato di tranquillità nelle loro coscienze in modo che non si sentissero in dovere di approfondire le cause e i fini per i quali si stava torturando e ammazzando non solo una minoranza terrorista, ma anche le diverse espressioni politiche, sociali, religiose, economiche e culturali della società civile. |
Comunità Ebraica In Argentina viveva una comunità ebraica stimata intorno alle 450.000 unità che all' epoca della dittatura era molto ben integrata nelle attività produttive e culturali della società civile. Oggi la crisi economica ha molto ridimensionato la classe media argentina e con essa anche la comunità ebraica tanto che, quella che era la terza comunità ebraica del mondo, ha visto ridurre della metà i suoi appartenenti a scapito di emigrazioni verso Europa, Stati Uniti e Israele. Sebbene la percentuale di ebrei rispetto alla popolazione argentina fosse inferiore al 2%, più del 10% dei desaparecidos (secondo alcuni addirittura il 13%) erano ebrei. Resta da chiedersi del perchè rimasero in silenzio le principali organizzazioni ebraiche argentine e l'ambasciata d'Israele. Una apposita sezione in questo sito cerca di dare una spiegazione analizzando alcune indubbie complicità. |
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Un sopravvissuto ebreo del Centro di Detenzione Clandestina 'Atletico' racconta come un repressore, che si faceva chiamare Kung-Fu, si facesse portare ogni giorno 3 o 4 detenuti ebrei con i quali si esercitava nelle arti marziali. Agli ebrei si applicava ogni tipo di tortura, ma una era particolarmente crudele e sadica: il rettoscopio . Consisteva in un tubo che si introduceva nell' ano della vittima, o nella vagina se di sesso femminile, dentro al quale si liberava un topolino che, cercando una via di uscita, mordeva gli organi della vittima. L' ammirazione dei repressori per il Nazismo era chiaramente esternato con espressioni del tipo siamo la Gestapo faremo di voi saponette l' unico ebreo buono è l' ebreo morto e con svastiche disegnate sui muri delle sale di tortura o portate come ciondoli e nei portachiavi. Anche le riviste e le letture dei repressori nei Centri di Detenzione erano spesso di argomento nazista e antisemita. Nel Nunca Mas si racconta di come alcuni ebrei detenuti fossero costretti sul tavolo di tortura ad alzare il braccio destro gridando Heil Hitler o di come si dipingesse sul loro corpo nudo una svastica con la vernice. Altri ricordano di come, per il solo fatto di essere ebrei, venissero picchiati e costretti a subire umiliazioni come, per esempio, imitare un cane e leccare gli stivali del repressore. Alcuni israeliti furono sequestrati per il solo fatto di essere ricchi e per poter chiedere un riscatto alle famiglie. Sempre nel Nunca Mas ci sono testimonianze di ebrei sequestrati e portati direttamente nelle sale di tortura dove i repressori, non avendo la minima idea da dove cominciare gli interrogatori, chiedevano loro i nomi di conoscenti ebrei o di descrivere in dettaglio un edificio adibito a centro sociale ebraico. Uno degli aspetti più inquietanti, e ancora da approfondire, riguarda lo spionaggio industriale praticato all' interno dei Centri. Una ex detenuta ebrea della ESMA racconta di come fosse stata costretta a tradurre conversazioni telefoniche registrate tra industriali ebrei dall' Yddisch allo snolo e di come gli ufficiali dell' intelligence si occupassero di schedare minuziosamente tutti i particolari.
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