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GLI STATI DELL'AREA ISTMICA, DELL'AREA INSULARE, DEL VERSANTE ATLANTICO E IL BRASILE.
Gli stati dell'area istmica.
Comprendono sette stati:
Belize, Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e
Panamà; essi sono caratterizzati da forti squilibri sociali ed economici
e da instabilità politica. L'area istmica è costituita da una
striscia di terra che separa il mar dei Carabi dall'oceano Pacifico. Il
territorio di questa regione è caratterizzato dalla presenza di rilievi
montuosi( tra cui numerosi vulcani attivi) coperti di fitte foreste, che
congiungono le Montagne Rocciose e le sierre messicane e la cordigliera delle
Ande. Le condizioni climatiche sono quelle tropicali, caratterizzate da
temperatura e umidità elevate. Le temperature tendono a diminuire via
via che aumenta l'altitudine. La distribuzione delle precipitazioni è
differente: sono più intense e abbondanti sul lato caraibico, dove
domina la foresta pluviale, rispetto alla costa pacifica. Tutta la zona
è spesso colpita dall'azione distruttrice di violenti cicloni ed
uragani, che da febbraio a novembre si formano nel mar dei Carabi e nell'oceano
Atlantico. Dopo Katrina e Rita, non
molto tempo fa si è formato Wilma, uragano di forza 5 che viaggiava alla
velocità di
Gli stati dell'area insulare.
Quest'area è
costituita da tre arcipelaghi: Bahama (composto da 29 isole maggiori e una
miriade di isolotti minori),le Grandi Antille ( con quattro paesi: Cuba,
Giamaica, Haiti e Repubblica Domenicana) e le Piccole Antille (formate da
numerosi e piccoli stati. L'ambiente naturale predominante è quello
delle montagne ricoperte un tempo da una fitta foresta ora in gran parte
sostituita dalle piantagioni. Il clima è uniformemente caldo con molte
precipitazioni. Anche qui violenti cicloni si scatenano dopo la fine
dell'estate. Le Antille hanno registrato la presenza di tre potenze coloniali:
Francia, Olanda e Inghilterra. La colonizzazione ha modificato la composizione
etnia : abbiamo quindi i neri africani, deportati come schiavi, e i discendenti
dei colonizzatori bianchi (creoli). In epoca coloniale l'economia delle isole
è stata dominata dalla monocoltura della canna da zucchero, del
caffè, del tabacco e della frutta tropicale. Più diversificata
è oggi la struttura economica con avviate attività industriali e
turistiche. L'economia delle isole minori è basata sulle attività
turistiche che consentono un reddito pro capite più elevato delle isole
maggiori. Alcuni stati son0o dei "paradisi fiscali". Cuba è l'isola
più grande e popolata della regione. Dopo essere stata colonia snola,
alla fine dell'ottocento l'isola ottenne l'indipendenza, ma passò di
fatto sotto il controllo economico degli stati Uniti. Nel 1959 una rivoluzione
popolare, guidata da Fidel Castro, abbatté il corrotto regime di Batista. Il
governo rivoluzionario procedette alla nazionalizzazione di tutte le imprese di
proprietà statunitense e avviò una riforma agraria che prevedeva
la confisca dei latifondi e la distribuzione delle terre ai contadini in
cooperative. Queste misure decretarono l'embargo economico dagli Usa nei
confronti dell'isola, che si avvicino all'Urss e ai paesi socialisti. Il regime
è riuscito a dare a tutti i cittadini un'istruzione e un assistenza
sanitaria. Nonostante ciò negli ultimi anni una forte ondata migratoria
che si è diretta verso
Brasile.
Il brasile occupa circa la metà del continente sudamericano. Confina a ovest con tutti gli stati dell'america meridionale, ad eccezione del Cile e del Ecuador; ad est si affaccia sull'oceano atlantico. Si divide in due grandi regioni naturali: l'Amazzonia e la regione degli altopiani. L'Amazzonia è una vasta pianura alluvionale che occupa la parte settentrionale del Brasile e si estende per circa 3000km. Questa pianura ospita l'immenso bacino del Rio delle Amazzoni con i suoi circa 1000 corsi d'acqua. Il Rio delle Amazzoni nasce dalla cordigliera delle Ande, in Perù, e sfocia nell'Atlantico. Qui il clima è tipicamente tropicale. Le temperature sono elevate e le precipitazioni costanti. Il caldo e l'abbondanza di acque hanno generato la più grande foresta pluviale. A sud della foresta si estende la grande regione degli altopiani: l'altopiano del Brasile e il Mato Grosso, attraversata da numerosi fiumi, tra i più importanti il San Francisco e il Paranà. Il clima della regione degli altipiani è arido e con precipitazioni piuttosto scarse; la vegetazione è costituita da savane e steppe. Aree pianeggianti, con clima caldo ma non arido, favorevole agli insediamenti, si trovano sulla costa e nella regione meridionale. La popolazione brasiliana si è quasi duplicata nell'ultimo secolo. L'incessante incremento demografico è uno dei problemi più gravi del paese. Più della metà dei bambini sotto i 5 anni presenta segni di denutrizione e circa il 60% non riceve istruzione; la mortalità infantile è molto elevata e numerosi sono i bambini abbandonati che vivono nelle strade ( niños de rua). Anche la distribuzione della popolazione è molto squilibrata; questo squilibrio è aggravato dagli intensi flussi migratori interni (la popolazione emigra, infatti, verso le città e le aree ricche). A partire dai primi anni del '500 il Brasile presentava una variegata composizione etnica. Prima dell'arrivo dei portoghesi, il paese era abitato da indigeni che, si dedicavano alla caccia e all'agricoltura. Molti indigeni furono ridotti in schiavitù oppure uccisi dai colonizzatori. In seguito i portoghesi effettuarono un massiccio trasferimento di schiavi, soprattutto dalle loro colonie africane. Così, ai bianchi e agli indios, si affiancò la componente nera. Alla fine dell'800 il Brasile fu poi meta di un'enorme ondata migratoria proveniente dal sud dell' Europa. L'integrazione fra i diversi gruppi ha consentito lo sviluppo di una società multietnica. Le differenze sociali ed economiche sono fortissime: il salario di un nero è la metà di quello di un bianco. Per ragioni climatiche, l'insediamento della popolazione e le attività economiche si sono concentrati nel triangolo meridionale del Brasile. In questa zone si trova San Paulo e Rio de Janeiro. In entrambe le metropoli milioni di persone, provenienti dalle camne, si sono ammassate nelle favelas. Al centro dell'altopiano del Goiàs sorge Brasilia, capitale del paese dal 1960. Il Brasile è un paese dai forti contrasti sociali ed economici: solo un'esigua minoranza gode di un livello di benessere, mentre la maggioranza dei brasiliani si divide tra chi vive alle soglie della povertà e chi vive nella miseria. Gli squilibri economici sono evidenti anche a livello territoriale. L'area più sviluppata e dinamica è quella meridionale. Fin dall'inizio della colonizzazione l'economia brasiliana si è basata sull'esportazione di materie prime. All'inizio prevalse l'esportazione del legno brasil, utilizzato per la tintura dei tessuti. Seguì lo zucchero con l'introduzione di colture da piantagione e di manodopera d'origine africana; dopo iniziò la fase mineraria(oro e diamanti) che contribuì al popolamento delle zone interne; infine si esportò il caffè che favori lo sviluppo delle regioni meridionali. L'agricoltura rappresenta una voce fondamentale dell'economia brasiliano: il paese è infatti il quarto esportatore agricolo del mondo. Circa il 50% delle terre coltivabili è nelle mani di grandi latifondisti o di grandi aziende (fazendas), che praticano la monocoltura di piantagione. Le principali coltivazioni commerciali sono: caffè, cotone, canna da zucchero, cacao e soia. Tra i prodotti dell'agricoltura di sussistenza abbiamo: mais, legumi, riso e manioca. L'allevamento bovino è uno dei più importanti del mondo. Oggi il Brasile si colloca tra i paesi più industrializzati al mondo. Lo sviluppo del settore secondario ha avuto inizio negli anno trenta grazie agli interventi dello stato e ai finanziamenti stranieri. Un ruolo fondamentale è stato quello dei capitali investiti dalle multinazionali attirati soprattutto dalle facilitazioni fiscali. Tra i settori principali abbiamo l'industria di base, il cui sviluppo è stato favorito dallo sfruttamento delle tante risorse minerarie. L'energia elettrica utilizzata è quasi esclusivamente di origine idrica.
Gli stati del versante atlantico.
Quest'area comprende:
Venezuela, la repubblica insulare di Trinidad e Tobago, Guyana e Suriname.
Questi stati sono compresi nella fascia tropicale bagnata dal fiume Orinoco e
occupata da una grande pianura. Il clima equatoriale, caldo e umido, e la
presenza della foresta pluviale non favoriscono gli insediamenti, che si
concentrano sulle coste o sui massicci. La densità media è bassa.
La principale ricchezza del Venezuela è costituita dai giacimenti di
petrolio che hanno favorito lo sviluppo di raffinerie, industrie chimiche e
meccaniche. L'estrazione e la lavorazione del petrolio sono controllate dallo
stato e il paese è membro dell'Opec. Al petrolio si affiancano le
piantagioni e lo sfruttamento della foresta, a cui sono legate l'industria
alimentare e quella della lavorazione dei legnami per le esportazioni. Il
settore primario è però arretrato e incapace di soddisfare il
fabbisogno nazionale. Tra le città del Venezuela spicca Caracas e il
maggior porto petrolifero Maracaibo. Lo sviluppo del Suriname, che è
stato una colonia dei Paesi Bassi, è strettamente legato alla bauxite;
anche il settore industriale si è sviluppato nel settore minerario. Per
quanto riguarda il settore primario, molto fiorente è l'agricoltura di
piantagione. Circa la metà della popolazione del Suriname, costituita da
asiatici e creoli, vive nella capitale Paramaribo.
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