geografia |
Le masse acquee oceaniche, che si estendono su gran parte della Terra, celano ai nostri occhi forse i tratti più stupefacenti del rilievo terrestre: i fondali oceanici, rimasti quasi sconosciuti fino agli anni '60, quando si iniziarono ad usare gli ecoscandagli e si intensificarono le ricerche oceaniche.
Il fondo del mare presenta aspetti molto vari da luogo a luogo, ma è possibile individuare delle caratteristiche comuni non solo ai tre grandi oceani, ma anche ai mari dipendenti da essi. La profondità media si aggira intorno ai 3.800 m: questo dato si ricava dalla curva ipsografica della superficie terrestre, una linea ondulata, costruita in un sistema di coordinate sectiunesiane, che mette in evidenza l'estensione delle terre emerse e quella dei fondali marini alle varie quote.
alcuni punti con isole vulcaniche. ½ sono poi profonde e strette fosse abissali lunghe migliaia di km e profonde anche più di 1.000 m; esistono inoltre numerosi monti sottomarini (seamount) di origine vulcanica (come i guyot). Le piattaforme continentali fanno parte dei continenti; nel loro ambito vi sono canyon scavati da correnti di torbida, prolungamenti sottomarini di valli fluviali e apparati deltizi a volte enormi. I fondali sono in gran parte formati da rocce magmatiche basiche coperte da fanghi sedimentari, da prodotti di alterazione della roccia sottostante e, oltre i circoli polari, da abbondante detrito morenico abbandonato dagli iceberg o caduto dai lobi dei ghiacciai. Curva ipsografica della superficie terrestre: in ascisse sono riportate le aree, in ordinate le altezze e le profondità. Per ogni suo punto, il valore dell'ascissa indica l'estensione di tutta la porzione di superficie compresa tra la corrispondente quota dell'ordinata e l'altitudine massima del rilievo terrestre. Le terre emerse hanno la loro più grande estensione ad altezze inferiori ai 1.000 m, mentre le zone molto elevate sono complessivamente poco estese, così come le zone molto depresse. " v:shapes="_x0000_s1028">
Dalla carta dei fondali oceanici e dalla curva ipsografica si può osservare che, partendo dalla riva e procedendo verso l'alto mare, non si passa subito alle grandi profondità: attorno alle terre emerse vi è una piattaforma continentale a debole pendenza (2 circa) e con modesta profondità (fino a -200 m); la sua estensione è maggiore vicino alle aree continentali piatte, ridotta dove le grandi catene montuose si accostano al mare; globalmente corrisponde al 7% circa di tutti i fondali. Ad una certa distanza dalla costa s'incontra la scarpata, più ripida, che giunge in media fino ai 2.000 m di profondità, è poco più estesa rispetto alla piattaforma e segna il passaggio ai veri bacini.Oltre la scarpata, si estendono i fondi oceanici sino a profondità fino ai 6.000 m; essi occupano un'area molto vasta, pari a circa l'83% dell'intera superficie sottomarina. La parte rimanente è occupata dalle fosse, o abissi, che comprendono le depressioni oltre i 6.000 m, e si trovano vicino ai rilievi, sia emersi che sottomarini.
I sedimenti, destinati col tempo a formare rocce, sono più grossolani e di tipo clastico presso la costa, mentre al largo prevalgono i fanghi ricchi di gusci di microrganismi.
La parte dei fondi marini più prossima alle terre emerse presenta sedimenti con caratteristiche che variano sensibilmente procedendo dalla costa verso il mare aperto. Nella "zona litorale" la deposizione dei sedimenti è influenzata da numerosi fattori, tra cui la vicinanza delle terre emerse e l'azione delle onde e delle maree; è qui che si deposita la maggior parte del materiale grossolano immesso in mare dagli agenti di trasporto. I materiali più sottili, invece, vengono portati in sospensione dal moto ondoso verso una zona più distante dalla costa, la "zona sublitorale", dove prevalgono i sedimenti più minuti (silt e argille). In corrispondenza alla scarpata continentale abbondano le alternanze di sabbie, silt e argille, con diffusa presenza di fanghi che mostrano spesso un caratteristico colore variante dal grigio-verde all'azzurro.
Presso la piattaforma continentale e lungo la scarpata continentale sono stati osservati i prolungamenti subacquei di molti alvei fluviali, scavati durante le glaciazioni. Altre numerose valli sottomarine a forma di canyon, che giungono fino a grandi profondità, sono attribuite all'azione di ammassi di sedimenti costieri situati su pendii troppo ripidi per rimanere in quiete: essi sono discesi lungo la linea di massima pendenza, incidendo vistosissimi solchi. Tra l'altro, un fenomeno del genere, detto corrente di torbida, può provocare anche la rottura di cavi telefonici e telegrafici posati sul fondo marino, e trasportare materiali clastici di origine costiera fino a 2-3.000 m di profondità.
Granuli, ciottoli e massi di varia natura si trovano pure entro i fanghi profondi nelle zone ad alte latitudini, dove i ghiacciai continentali arrivano fino in mare e dove abbondano gli iceberg: essi derivano dai frammenti di rocce contenuti nei ghiacci, che cadono sul fondo al momento della fusione.
Sui ripiani oceanici intorno ai 3.000 m di profondità, tra le dorsali e le fosse più profonde, vi sono i fanghi "a globigerine", che non si trovano a profondità maggiori. Nelle vaste piane abissali, fra i 4-5.000 m e le massime profondità, vi sono enormi distese di rocce basaltiche coperte da sedimenti finissimi (fanghi abissali). Questi si formano con estrema lentezza e sono prevalentemente formati da materiali argillosi dovuti all'alterazione delle rocce di base, da fini ceneri vulcaniche e da polveri cosmiche.
Sulle vaste estensioni di fanghi abissali sono presenti "noduli", simili a ciottoli appiattiti e con diametro medio di 5 cm, di colore scuro. Questi noduli polimetallici sono ricchi soprattutto di Mn e Fe, la loro struttura tipica è caratterizzata dall'esistenza di laminazioni concentriche accresciutesi intorno a frammenti, organici o inorganici, che agiscono quali nuclei di aggregazione. Secondo l'ipotesi attualmente considerata più valida, gli elementi dei noduli proverrebbero in parte dalle terre emerse e in parte dall'alterazione sottomarina dei materiali prodotti in seguito alle attività vulcaniche che si verificano lungo le dorsali oceaniche. E' stata individuata una riserva di quasi 2 miliardi di tonnellate di noduli dai quali si potrebbero estrarre metalli pregiati, una massa di minerali utili pari a circa 1.800 volte a quella di tutte le miniere delle terre emerse.
Dai fondali emergono rilievi vulcanici e scogliere organogene
Gli estesissimi fondali marini non sono piatti e monotoni, non sono globalmente concavi, ma convessi per la curvatura della Terra. Essi sono movimentati, oltre che dalle dorsali oceaniche, da dossi e cupole di grandi dimensioni, formati da ammassi di rocce di tipo basaltico, e da un gran numero di fosse e fratture.
Negli oceani sono presenti numerosi edifici vulcanici, spesso con altezze di 4-5.000 m, ora sommersi, ora emergenti con la loro cima.
Vari vulcani attivi il cui cratere giunge presso il livello del mare danno talvolta origine a isole effimere che, dopo un po' di tempo, vengono demolite dalle onde. Il caso più noto di "isola effimera" è quello dell'Isola Giulia, o Ferdinandea, sorta nel 1831 al largo di Sciacca (AG), dopo una serie di scosse sismiche ed emissioni di gas e scorie, e demolita dal moto ondoso dopo qualche mese.
Sugli orli di crateri di vulcani estinti e posti a debole profondità, i coralli possono impiantare le loro colonie (soprattutto ai tropici e a profondità comprese tra 0 e 60 m). Si formano così scogliere organogene, chiamate atolli. Gli atolli hanno in genere una forma circolare o a ferro di cavallo, quando il cerchio delle colonie coralline non si chiude dal lato disturbato dalla presenza di venti che soffiano per lunghi periodi con direzione costante. La corona dell'atollo è interrotta in più punti da canali stretti e profondi che mettono in comunicazione la "laguna" con l'oceano.
Estese barriere coralline e madreporiche prosperano anche su dorsali che giungono quasi in superficie. Se il supporto roccioso su cui vivono i coralli tende ad abbassarsi lentamente, le colonie crescono più in fretta verso l'alto, se il fondo è stabile tendono ad allargarsi. Se vi è un lento innalzamento una parte emerge, formando isole bellissime con le coste a "mangrovie".
Con un processo analogo si possono spiegare i guyot o seamount, rilievi vulcanici con sommità aguzza o spianata e coperta di coralli fossili. In questo caso però l'abbassamento deve essere stato molto più pronunciato e anche più rapido, ed è forse da collegare con la formazione di fosse oceaniche e lo sprofondamento delle zone vicine ad esse.
Privacy
|
© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta