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Il Kenya Repubblica situata nell'Africa orientale, delimitata a nord dal Sudan e dall'Etiopia, a est dalla Somalia e dall'oceano Indiano, a sud dalla Tanzania, a ovest dal lago Vittoria e dall'Uganda. Ha una superficie di 582.646 km2 e la sua capitale è Nairobi.
Il territorio del Kenya può essere suddiviso in quattro grandi regioni naturali: le basse pianure costiere che si affacciano sull'oceano Indiano, il vasto altopiano arido della zona nordorientale, gli alti rilievi delle regioni centrali di origine vulcanica che culminano nei 5199 m del monte Kenya e la grande depressione della Rift Valley, nella sezione occidentale del paese. I fiumi principali sono il Tana e il Galana, a regime e portata variabile in base alla frequenza delle precipitazioni, mentre lungo i confini si trovano il lago Turkana (o lago Rodolfo) e una piccola sezione del lago Vittoria.
Il Kenya è attraversato dall'equatore, un fattore che influenza il clima del paese le cui variazioni sono inoltre determinate dalla vicinanza dell'oceano e dall'altitudine. A nord dell'equatore il clima è caldo e relativamente secco, con precipitazioni molto scarse. A sud dell'equatore si distinguono tre zone climatiche: l'umida fascia costiera, colpita da frequenti precipitazioni portate dagli alisei, le zone temperate dell'altopiano, dove si registra una temperatura compresa tra i 12 °C e i 26 °C, e la regione del lago Vittoria, caratterizzata da un clima tropicale. La stagione più piovosa è quella primaverile, da marzo a giugno, periodo in cui si registrano le temperature più basse.
Le differenti condizioni climatiche e di altitudine determinano nel paese la presenza di diversi tipi di vegetazione. Lungo le coste crescono foreste di palme, mangrovie, teak, copale e sandalo, mentre le aree pianeggianti sono caratterizzate da estesi tratti di savana comprendenti baobab, euforbie e acacie. Sui rilievi la foresta umida che copre i bassi versanti lascia il posto, a quote più elevate, a savane e a praterie dove, oltre i 3500 m, crescono lobelie giganti e seneci.
Elefanti, rinoceronti, zebre, giraffe e leoni sono presenti in gran numero nelle savane dove, insieme ad altre specie di mammiferi minacciati di estinzione, sono oggi protetti in riserve e parchi naturali. Numerosissime sono inoltre le specie di uccelli e di rettili presenti nel paese, fra le quali il pitone e il cobra.
La popolazione del Kenya è suddivisa in più di trenta etnie appartenenti a quattro famiglie linguistiche: i bantu, i nilotici, i paranilotici e i cushitici. Un tempo il paese era abitato da gruppi stanziati lungo la costa e, nelle regioni interne, dai masai, che oggi vivono soprattutto nelle regioni meridionali. Attualmente l'etnia più numerosa è rappresentata dal gruppo bantu dei kikuyu (21% della popolazione); altri gruppi relativamente numerosi sono i luhya (14%), i kamba (11%), tutti di lingua bantu, i luo (13%), di lingua nilotica, e i kalenjin (11%), paranilotici. Nel paese vivono inoltre esigue minoranze di asiatici, europei e arabi.
In base al censimento del 1992, il paese ha una popolazione di 25.200.000 abitanti (1992), con una densità di 43 unità per km2; numerosi sono gli insediamenti rurali, mentre i centri principali, oltre a Nairobi, sono Mombasa (537.000 abitanti), la maggiore città portuale, Kisumu, porto sul lago Vittoria, e Nakuru.
In base a una stima, la popolazione keniota è per il 38% protestante, per il 28% cattolica e per il 6% musulmana. Per il resto pratica culti tradizionali africani. La lingua ufficiale è lo swahili; tra gli indigeni sono diffusi il kikuyu, il luo e il kamba (vedi Lingue africane).
L'educazione primaria, gratuita ma non obbligatoria, ha la durata di sette anni. All'inizio degli anni Novanta le circa 2600 scuole secondarie contavano 660.800 studenti. Gli atenei del paese sono l'Università di Nairobi (fondata nel 1956), la Kenyatta University (Nairobi, 1972), l'Egerton University (1939) a Nakuru, la Moi University (1984) a Eldoret e il Jomo Kenyatta University College of Agriculture and Technology. Fra le università specializzate si ricordano il Politecnico di Mombasa (1948), il Conservatorio del Kenya (1944), il Politecnico del Kenya (1961) e lo Strathmore College (1960), tutti a Nairobi.
Molte delle principali istituzioni culturali keniote si trovano a Nairobi o a Mombasa. Nairobi è sede del Museo Nazionale (storia naturale e geologia), degli Archivi Nazionali e della McMillan Memorial Library. A Mombasa ci sono il Fort Jesus Museum (museo di storia) e il Kitale Museum, museo di storia e scienze
Economia
Nel 1991 il prodotto nazionale lordo del Kenya era di circa 8505 milioni di dollari (stima della Banca mondiale 1989-l991), equivalente a circa 340 dollari pro capite. L'agricoltura è il settore economico principale, in grado di coprire il 27% del prodotto interno lordo e di occupare il 77% della popolazione attiva. L'industria mineraria è di relativa importanza, ma quella manifatturiera è in crescita e rende quasi il 21% del PIL. Dopo la seconda guerra mondiale il Kenya godette di uno dei tassi di sviluppo economico più elevati del mondo, grazie a investimenti stranieri su larga scala e all'apporto di personale amministrativo e tecnico europeo. Nel 1967, dopo aver ottenuto l'indipendenza, il Kenya si unì a Tanzania e Uganda per formare la Comunità dell'Africa Orientale, con lo scopo di sviluppare un mercato comune: l'iniziativa rimase operativa fino al 1977. Agricoltura
Nonostante i terreni coltivabili abbiano in Kenya un'estensione limitata, il sistema agricolo è molto diversificato e capace di soddisfare i bisogni alimentari della popolazione. Sui rilievi si coltivano patate, caffè, tè, cotone, cereali, fagioli, nocciole e tabacco, mentre nelle regioni costiere crescono canna da zucchero, mais, ananas e canapa. Il caffè, il tè, la canapa, il piretro e i prodotti ortofrutticoli sono i principali articoli d'esportazione. Di rilievo sono inoltre l'allevamento di bovini e ovini, e l'industria casearia basata sulla produzione di burro e latte.
Industria
Il Kenya ha scarse risorse minerarie e l'attività estrattiva è quindi assai modesta. Vengono prodotti soda, sale, fluorite, minerale di ferro, oro, granato e calcare. In tempi recenti sono stati scoperti giacimenti di piombo e argento vicino a Mombasa.
Anche se in espansione, gran parte dell'industria produce solo su scala ridotta ed è attiva soprattutto nella lavorazione di prodotti alimentari e materie prime destinate al consumo locale. Nel paese sono presenti cementifici, impianti per la raffinazione del petrolio e birrifici. Fiorente è l'industria del turismo, attratto dai centri balneari e dalle riserve naturali quali il parco nazionale Tsavo, la riserva nazionale Marsabit e il parco Masai Mara, nel Kenya sudoccidentale.
Flussi monetari e commercio
La valuta nazionale è lo scellino del Kenya. Le principali destinazioni delle esportazioni keniote sono la Germania, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Uganda, paesi ai quali vengono destinati caffè, tè, prodotti petroliferi, ananas, pelli, canapa, soda ed estratto di piretro (usato negli insetticidi). Le importazioni provengono principalmente da Gran Bretagna, Germania, Emirati Arabi e Giappone e comprendono petrolio greggio, macchinari industriali, veicoli a motore, ferro e acciaio, concimi agricoli e prodotti farmaceutici.
Trasporti
La Kenya Railways Corporation gestisce un servizio che si avvale di una rete ferroviaria di circa 2650 km, direttamente collegata con quella ugandese. La rete stradale (54.700 km) è asfaltata solo per il 15%. Mombasa è il porto principale e sul lago Vittoria è attivo un servizio di battelli che rende raggiungibili i laghi ugandesi Albert e Kioga. Il Kenya dispone di due aeroporti internazionali situati a Nairobi (aeroporto Jomo Kenyatta) e a Mombasa.
Ordinamento dello stato
Il Kenia è governato in base alla Costituzione adottata con la dichiarazione d'indipendenza del 1963. Gli emendamenti attuati nel 1964 fecero del paese un membro del Commonwealth. Il potere esecutivo è esercitato dal presidente che viene eletto direttamente dal popolo, rimane in carica per cinque anni e nomina il vice-presidente e il consiglio dei ministri scegliendoli fra i membri dell'Assemblea nazionale unicamerale. L'Unione africana nazionale del Kenia (KANU) è stato l'unico partito politico legalmente riconosciuto fra il 1982 e il 1991 ma, di fatto, il Kenya ha un sistema monopartitico fin dal 1969.
Il sistema giudiziario keniota consiste di due corti principali e di diversi tribunali minori. Le prime sono la Corte d'Appello composta dal giudice presidente e da cinque giudici associati, e l'Alta Corte del Kenya, composta da sette giudici. I tribunali minori includono la pretura residente, quella distrettuale e i tribunali qadi, che si occupano delle questioni di diritto islamico.
Il Kenya è suddiviso in sette province amministrative, gestite da consigli provinciali i cui membri vengono nominati dal presidente. A loro volta le province sono suddivise in 40 distretti, ciascuno dei quali è diretto da consigli locali con funzioni amministrative. Le autorità locali principali sono suddivise in consigli di contea e municipi. Sotto di essi operano i consigli urbani, le autorità di quartiere, i consigli d'area e quelli locali. L'amministrazione locale gode di considerevole autonomia. Molti consigli raccolgono i fondi necessari per finanziare progetti sanitari, edili e di assistenza sociale, e per contribuire al sostegno dei costi dell'educazione. Nairobi è un distretto a statuto speciale.
Storia
Il ritrovamento di resti fossili fa supporre che la presenza di ominidi in Kenya possa risalire a tre milioni di anni fa. Prima del 1000 d.C., l'Africa orientale fu invasa da popolazioni nilotiche (gli hima) provenienti dal nord, che introdussero la pratica dell'allevamento e fondarono potenti regni.
Migrazioni bantu e masai
Dopo il XIV secolo le invasioni bantu costrinsero le popolazioni nilotiche a cercare riparo in Uganda e in Tanzania. I bantu kikuyu e kamba penetrarono dalla zona dei grandi laghi e si stanziarono sugli altipiani; lungo la costa si stabilirono invece i taita; tutti si organizzarono in clan, senza alcuna forma di governo centralizzato.
Nel XVII secolo giunsero dalla regione settentrionale del lago Turkana i masai, dediti alla pastorizia; anche la loro società era organizzata in clan e, benché quella del guerriero fosse una ura dominante, non ebbero mai grandi eserciti. Come i bantu, anche i masai non opposero molta resistenza agli europei che nel corso del XIX secolo colonizzarono l'Africa orientale.
Gli stati zenj e i portoghesi
Dopo l'XI secolo commercianti e coloni provenienti dall'Arabia meridionale fondarono numerose città-stato lungo la costa (chiamata Costa degli zenj, 'dei neri'), fra cui Malindi e Mombasa. Col tempo si sviluppò una cultura mista arabo-bantu esemplificata dal linguaggio ibrido dello swahili, che divenne la lingua commerciale di tutta l'Africa orientale.
Indipendenti l'una dall'altra, le città-stato venivano periodicamente a cadere sotto il dominio di imperi non africani. Uno di questi fu il sultanato dell'Oman, per secoli in competizione con gli europei per ottenere la supremazia sulle coste. I portoghesi, dopo la scoperta di Vasco da Gama della via circumafricana per le Indie (1498), monopolizzarono i commerci lungo le nuove rotte e dominarono le città-stato fino al 1631.
La dinastia Omani
All'inizio del XIX secolo il sultanato dell'Oman si annetté tutte le città-stato a nord di capo Delgado. Interessato solo alla loro funzione commerciale, non tentò neppure di dominare i clan bantu dell'interno; spostata la capitale sull'isola di Zanzibar, venne avviato un florido commercio di schiavi. Verso la fine del secolo la penetrazione europea impose l'abolizione della schiavitù (1873), che provocò la crisi economica del sultanato.
Il dominio inglese
A partire dal 1896 il territorio divenne protettorato della Gran Bretagna, con Nairobi come centro amministrativo e politico. Nel 1920 il Kenya divenne formalmente parte dell'impero coloniale britannico. Già prima del 1900 coloni europei si erano stabiliti nelle fertili regioni vicino a Nairobi. Alla fine della prima guerra mondiale 9000 europei possedevano la gran parte delle terre, e nel corso degli anni Trenta le popolazioni nere cominciarono a migrare verso le città in cerca di lavoro. Nel 1944 fu fondata l'organizzazione nazionalista Kenia African Union (KAU), che sotto la guida di Jomo Kenyatta avviò la lotta per la redistribuzione della terra.
L'indipendenza
Nel 1952 i Mau-Mau, membri di un movimento nazionalista formato principalmente da kikuyu, diedero inizio a una lunga e violenta rivolta. Il KAU, sospettato di collaborazione con i rivoltosi, fu sciolto e Kenyatta incarcerato. Dopo una dura repressione costata 30.000 morti, le autorità britanniche concessero l'autogoverno.
Nel 1963 Kenyatta, a capo del Kenya African National Union (KANU), vinse le elezioni; il 12 dicembre, il Kenya divenne repubblica indipendente nell'ambito del Commonwealth.
Nonostante i timori dei coloni bianchi, Kenyatta attuò una politica moderata e filoccidentale. Il suo governo mantenne buone relazioni con gli stati vicini e attrasse gli investimenti stranieri, permettendo la modernizzazione di Nairobi e l'avvio di una politica di industrializzazione. Il turismo si espanse fino a diventare la fonte primaria di reddito nazionale.
Il regime di Moi
A Kenyatta, morto nel 1978, succedette Daniel Arap Moi, esponente di un gruppo etnico minore, che continuò con la politica autocratica che aveva caratterizzato l'ultimo periodo della presidenza di Kenyatta e, per rafforzare il suo potere, nel 1982 introdusse il monopartitismo; Moi venne rieletto, unico candidato alla presidenza del paese, nel 1983 e nel 1988, ma dovette fronteggiare le proteste contro il suo operato sia all'interno sia da parte di istituzioni internazionali.
Nel 1991, nell'intento di costringere Moi a introdurre riforme politiche ed economiche, le principali istituzioni finanziarie mondiali e molti paesi occidentali minacciarono di sospendere gli aiuti economici al paese. Nel dicembre 1992 le prime elezioni multipartitiche dopo 26 anni diedero a Moi e al KANU una larga maggioranza. Subito dopo si intensificò il conflitto etnico, diretto principalmente contro i kikuyu, costretti a migliaia ad abbandonare i villaggi e a rifugiarsi in campi-profughi. Nella prima metà degli anni Novanta la situazione dei diritti umani nel paese non migliorò. Migliorò invece la situazione economica, grazie soprattutto all'applicazione delle drastiche misure richieste dagli organismi economici internazionali, che provocò però un forte aumento della disoccupazione.
La frammentazione dell'opposizione consentì ad Arap Moi, nel dicembre del 1997, di vincere agevolmente le elezioni legislative, i cui risultati furono tuttavia contestati dall'opposizione. Per il 1998 sono attese le elezioni presidenziali, alle quali Moi non potrà candidarsi.
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