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Attualità
Lunedì 11 dicembre 2007, migliaia di autotrasportatori in Italia si sono fermati per protestare contro il governo per il caro benzina, che sta svuotando anche le tasche dei consumatori, e per la concorrenza sleale che sta portando l’Italia a comprare dalla Cina, per i costi più bassi.
Le cause della protesta sono certamente lecite ma ci chiediamo perché le conseguenze dobbiamo subirle noi?
Anche i consumatori hanno risentito del caro benzina, anche i lavoratori in generale subiscono gli effetti dei cinesi, ma non per questo blocchiamo il nostro paese.
Da questo sciopero si è riscontrato la nostra dipendenza dai camion, che oggi sono in Italia il mezzo di trasporto più utilizzato dalle aziende italiane per spedire merci.
In primis ci siamo resi conto di quanto noi siamo benzina-dipendenti.
In meno di 48 ore, i distributori di benzina avevano esaurite le scorte, e quei pochi che ne avevano in riserva lo hanno dato ai mezzi di soccorso e ai “primi della fila” perché per un rifornimento di benzina, si era formata una fila. Ma questo è successo in quasi due giorni . proviamo a pensare in 5 giorni (all’inizio previsti ma poi ridotti) cosa sarebbe potuto succedere .
Dopo la benzina, ci sono i generi alimentari, certamente indispensabili, ma visto che lo sciopero era previsto da almeno una settimana, gli enti in difesa dei consumatori, avrebbero potuto anche consigliare ai cittadini di fare le scorte, così da non rimanere senza provviste.
Altra conseguenza è stata la disoccupazione nelle grandi aziende che aspettavano delle merci.
Un esempio è
Ma i problemi non sono finiti: Camion cisterna carichi di latte provenienti dagli allevamenti del nord Italia sono stati fermati da altri autotrasportatori mentre numerosi allevamenti hanno rischiato di rimanere senza alimentazione per gli animali perché‚ venivano impedite le consegne dei mangimi. E a proposito di animali, gli animalisti hanno denunciato una situazione di emergenza per decine di migliaia di agnelli, maiali, conigli, polli e bovini bloccati sui camion in sosta.
Insomma oltre ad essere benzina-dipendenti siamo anche camion-dipendenti perché questo sciopero ha sottolineato l’importanza di milioni di lavoratori che senza uno stipendio regolare fanno andare avanti il nostro paese.
Bisogna dire, però, che le maggiori conseguenze, le abbiamo avute noi, cittadini italiani:
i prezzi in generale sono aumenti più del 50% ma la vetta è stata toccata da frutta e verdura che sono aumentate del triplo .
I telegiornali dicono che i soldi scarseggiano e che non passeremo di certo il miglior natale della nostra vita ma se ora i prezzi salgono per lo sciopero, ieri sono aumentati per la benzina, domani aumenteranno per l’inflazione chi riuscirà ad andare avanti?
Forse nessuno a pensato di fermarsi un momento a ragionare e a pensare come risolvere questa situazione che sta allarmando tutte le famiglie italiane.
Se lo sciopero ha creato tutti questi disagi, lo si deve anche al fatto che l'Italia in fatto di trasporti è molto indietro rispetto agli altri Paesi, dove una buona fetta della mobilità avviene grazie alle ferrovie, diminuendo così traffico, usura delle strade e inquinamento; e quindi anche più sicurezza.
Sicurezza sul lavoro che in questi ultimi giorni sta suscitando notevoli discussioni.
Guardando la tv, molti tg hanno parlato della quinta morte dovuta all’incendio scatenatosi nell’acciaieria della Thyssen Krupp, leader nella produzione di acciai speciali nella notte del 6 dicembre.
Questo Natale cinque famiglie non trascorreranno nessuna
festività e molti bambini non riceveranno il regalo del papà,
morto sul posto di lavoro per mandare avanti la propria famiglia.
Non a caso, ieri, una trasmissione su rai uno ha diramato un filmato dal
titolo:”si può morire per 1200€?”
La causa di questa strage è la mancanza delle norme di sicurezza nell’azienda, norme che se applicate a dovere, avrebbero potuto salvare la vita a cinque persone.
Molti si chiedono perché esse non vengono applicate se possono salvare la vita agli operai?
La risposta è sempre legata a fattori economici che fanno crescere le tasche dei “Padroni” ma che poi spezzano le vite di lavoratori onesti, il cui unico peccato è quello di non aver potuto denunciare il proprio capo per paura del licenziamento.
Su questo bisogna discutere, su questo bisogna riflettere e cercare delle soluzioni per quella povera gente che lavora a sbafo d’altri.
Ma l’acciaieria di Torino, non è l’unica a sbagliare, tante, troppe aziende sbagliano, ma la colpa è anche dei controllori, corrotti dalle aziende per far circolare la voce che quella azienda è sicura.
D’altronde in Italia ci si può aspettare di tutto, anche che un’azienda famosa e leader nel suo campo, prima in tutto, non la metta a norma per gli alti costi della sicurezza.
Allora non sarebbe meglio che lo stato, al posto di dare tanti incentivi, alcuni sensati, altri no, ne dia uno anche alla categoria operaia che sta soffrendo per la morte dei colleghi, e che soffrirà ancora, fino a quando non si farà un altro sciopero, come quello dei camionisti, che farà mettere tutto e tutti in regola ?
Ma tutto passa in mano alla politica e fino a quando si troverà un accordo ne passerà di tempo e alla fine non si farà niente perché siamo un paese che ha due poli che stanno uno contro l’altro e che non trovano e non troveranno mai un accordo su tutto.
Con questo tema ho voluto dire che l’Italia è come una catena, se un anello si spezza non si è più uniti e quindi dobbiamo cercare di vivere in cordialità, senza farci la guerra, anzi farla ma usando la “nonviolenza” di M. L. King se si tratta dei nostri diritti.
Un'altra cosa che ho sottolineato precedentemente e che voglio ribadire è che nel nostro paese, la politica ha in mano tutto e tutti, qualsiasi cosa passa prima in politica e poi in altre categorie e quindi bisogna trovare una soluzione anche a questo.
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