BAROCCO-
TEMA
Liceo
Classico
Chi voglia definire il carattere originale,
estroso, anti-lineare del Barocco europeo può pensare ad una donna che
sfoggi, con disinvolta eleganza , una grossa perla dai contorni assolutamente
irregolari, caratterizzata da protuberanze che farebbero storcere il naso a chi
ami la sobria essenzialità della perla liscia e compatta. In effetti, il
richiamo all'immagine del gioiello non è casuale: una delle possibili
ipotesi etimologiche circa il termine "Barocco" ci porta proprio ad individuare
le difformità dello stile seicentesco in analogia con quelle della perla
che è, a tutt' oggi, definita "barocca". Senza dubbio lo spirito del
Seicento si impone per la novità lungimirante delle sue forme: con ogni
probabilità i tempi non erano maturi, all' indomani dell' esperienza
rinascimentale, per l' assimilazione di uno stile che spezzava le linee,
celebrando un dinamismo regolato, molto spesso, dalla più
arbitraria soggettività.
Molteplici possono essere gli approcci interpretativi sebbene nessuno esaurisca la
complessità del fenomeno barocco, rispetto al quale la lettura
prevalente fu a lungo quella estetica , mentre solo in tempi più recenti
si è recuperato anche un rapporto più storico. Sta di fatto che non
è più possibile continuare, o peggio a denigrare, la morfologia
del Barocco, la sua intima essenza spirituale, che è più
profonda ed articolata di quanto per
secoli si sia voluto o saputo riconoscere. ½ sono stati momenti della storia,
letteraria e non, gravati da forti appesantimenti pregiudiziali: uno di questo
è il Medio evo , l'altro è sicuramente il Barocco, troppo
velocemente liquidato col pretesto di una superficialità di insieme e di
una frammentarietà di visione che da un lato ne ostacolavano la
comprensione, dall' altro restituivano un' immagine sbiadita, poco credibile
camuffata nella sua povertà di contenuti dietro azzardate similitudini e
spericolate allegorie. Attualmente, si propende per una rivisitazione globale, pertanto,
se il Barocco fu e volle essere il tripudio dell'allegoria e della metafora,
è bene leggere in questo dato il senso di una cifra a suo modo enciclopedica, come seppe essere
la " poetica della meraviglia" di Marino. L' analisi si fa inconsistente se in
quello sforzo di voler meravigliare noi scorgiamo, in Marino come in tutto il
Barocco, i segni di una povertà contenutistica talmente accentuata da
offrire, quale unica alternativa possibile, l'elemento dello stupore nelle sue
infinite gamme. Eppure, non senza sforzi, nell'ultimo secolo si è
tentato di riscattare tale elemento da quella specie di torpore in cui era
stato confinato soprattutto dalle passioni tempestose del Romanticismo. Il
nostro Saba , ad esempio, sarà uno dei primi a ribadire che il poeta
stesso è null'altro che il bambino preso da stupore per ciò che
gli è successo una volta diventato uomo. I motivi di questo recupero
concettuale, come indica Cesare Segre nella "Antologia della poesia italiana del Seicento" vanno ricercate
nella volontà di un approccio "antifrastico piuttosto che psicologico,
finalizzato alla rappresentazione di un mondo tutto esteriore, vario e curioso,
la cui percezione è affidata unicamente ai sensi". I contemporanei
dovettero peraltro percepire che dietro certe esteriorità poetiche
dimoravano sia un' esemplarità tecnica sia un nuovo gusto
concettista che non avrebbe tardato a
trovare ammiratori e seguaci. Va infatti segnalato che la ricerca del
"meraviglioso" dischiude una sensualità, destinata a diventare presto
concetto portane di un' intera epoca,in nome della quale i confini retorici e
formali, ancora risalenti all'
esperienza petrarchesca, verranno definitivamente infranti. Tre aggettivi di
Marino mi sembrano, nel loro spessore connotativo, particolarmente efficaci per
individuare il nuovo orientamento del gusto poetico seicentesco; riferendosi ad
una ad una ripercussione melodica - celebre in tal senso il richiamo al verso
dell' usignolo - egli la definirà
" morbida, vezzosa e attrattiva". Più che mai suggestivo è il tema del vezzo, cioè di quel
capriccio che vuole imporsi sulla realtà circostante nelle forme più ibride e stravaganti e
per questo richiede l'arditezza di certe immagini associative e si fa
costantemente sostenere dalla metafora " utilizzata sia per elevare ed
eroicizzare il pensiero, sia per eliminare la parola meramente
referenziale"(C.Segre). Non dimentichiamo però che,perché si attivino e
prendano corpo poetico ed artistico certe stravaganze, è necessario alimentare
di continuo una logica di contrasti , in virtù della quale il
"concettare spiritoso"di Marino e dei marinisti trova piena realizzazione nelle
ure retoriche dell'antitesi e dell'ossimoro. In effetti di questa cifra
ossimorica, in particolare, prese atto nei suoi scritti critici Benedetto
Croce, che poi seppe restituirla nella definizione forse più celebre del Barocco, inteso come "una sorta
di brutto artistico". La distorsione ideologica crociata che inevitabilmente
avrebbe condizionato il giudizio del Novecento, poggia sulla presenza di un
"cattivo gusto artistico che fu propria di gran parte dell'architettura, della
scultura e della pittura del Seicento .In realtà, più che una
stroncatura in sé,volle riprodurre il pregiudizio degli ultimi trecento anni,
che al termine "Barocco"associarono per lo più un soddisfacimento
edonistico, un gusto parossistico, una forma di "delirio" per cui l'arte
divenne vizio artistico. Attualmente non si può più disconoscere
al Barocco quella cifra originale e geniale che, volendo usare una climax
crociata, "eccita, incuriosisce,sbalordisce e diletta"; in effetti le
esperienze culturali contemporanee dovranno sforzarsi di recuperare quella
funzione dilettevole senza la quale anche la più innovativa delle teorie
rischia il tedioso appiattimento su quelle precedenti.