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Elabora un testo espositivo che fornisca un quadro preciso e completo del decadentismo

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Elabora un testo espositivo che fornisca un quadro preciso e completo del decadentismo

Introduzione

Il Decadentismo ha la sua concreta origine e la sua prima manifestazione letteraria in Francia e si sviluppò in Europa tra gli anni Ottanta dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento.
Il 26 maggio 1883 Paul Verlaine pubblicò un sonetto dal titolo Languer (Languore); in cui si descriveva uno stato d'animo diffuso nella cultura del tempo, ossia il senso di disfacimento e di fine di una civiltà, assaporando l'idea con un voluttuoso compiacimento autodistruttivo. Per definire questo periodo lo scrittore francese utilizzò il termine 'decadentismo in accezione negativa e dispregiativa.
Successivamente il termine venne ripreso dalla critica di indirizzo realistico e naturalistico per indicare spregiativamente quel gruppo di giovani intellettuali francesi, il cui atteggiamento viene considerato dagli avversari come espressione di una degradazione culturale. Questi poeti esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori di fine Ottocento e fecero della definizione una polemica insegna di lotta, in cui si gettavano, di fatto, i fondamenti d'una nuova visione del mondo e d'una nuova realtà. Essi ebbero la coscienza di vivere un'età di trasformazioni e di trapasso, si autoproclamano scrittori della crisi, e avvertirono che il loro compito non era quello di proporre nuove certezze, ma di approfondire i termini esistenziali di questa crisi sul piano conoscitivo.



Caratteristiche

Il complesso movimento culturale del Decadentismo si può considerare come lo svolgimento e, contemporaneamente, la crisi dell'idealismo e del soggettivismo romantico. In primo luogo vengono rifiutate tutte le poetiche di matrice positivistica (naturalismo e verismo), ed in particolar modo la convinzione che la realtà sia un complesso di fenomeni materiali regolati da leggi ferree e la fiducia che porta a credere che la scienza possa garantire una conoscenza oggettiva e totale della realtà e il dominio dell'uomo sul mondo. Per i decadenti la ragione e la scienza non possono dare la vera conoscenza del reale, perché la sua essenza è al di là delle cose. La coscienza decadente è dunque protesa verso un vasto senso di solitudine ed attratta dal mistero e dall'ignoto. Il decadente prova un particolare interesse per tutti gli aspetti irrazionali ed oscuri della psiche, come l'inconscio, l'istinto, il sogno, gli stati morbosi che si accomnano alla malattia, alla follia, al delitto.

La scoperta dell'inconscio è il dato fondamentale della cultura decadente. Esso era stato già intravisto dai romantici, ma sono i decadenti ad avventurarsi in quella zona tenebrosa. I decadenti si lasciano inghiottire dal vortice tenebroso dell'inconscio, distruggendo ogni legame razionale, convinti che solo in questo modo possano scoprire una realtà più vera.

Un'altra peculiare caratteristica del movimento è il rifiuto della morale comune e delle norme sociali, cui si contrappone l'esaltazione di comportamenti fuori della norma, al contempo "maledetti" ed "elitari" ( l'eroe decadente, il poeta maledetto, l'esteta, il superuomo); questi comportamenti elitari portano ad una sorta di esasperazione dell'individualismo e dell'egocentrismo.


La poetica


Ammessa l'impossibilità di conoscere la realtà vera mediante l'esperienza, la ragione, la scienza, il decadente pensa che soltanto la poesia, per il suo carattere di intuizione irrazionale e immediata possa attingere il mistero, esprimere le rivelazioni dell'ignoto. Essa diviene dunque la più alta forma di conoscenza, l'atto vitale più importante; deve cogliere le arcane analogie che legano le cose, scoprire la realtà che si nasconde dietro le loro effimere apparenze, esprimere i presentimenti che affiorano dal fondo dell'anima. Per questo è concepita come pura illuminazione. Non rappresenta più immagini o sentimenti concreti, rinuncia al racconto, alla proclamazione di ideali; la parola non è usata come elemento del discorso logico, ma per l'impressione intima che suscita, per la sua virtù evocativa e suggestiva.
Nasce così la poesia del frammento rapido e illuminante, denso, spesso, di una molteplicità di significati simbolici.
La nuova poesia non si rivolge all'intelletto o al sentimento del lettore, ma alla profondità del suo inconscio, lo invita non a una lettura, ma a una partecipazione vitale immediata. Essa si propone di darci una consapevolezza più profonda del mistero.
Si ha una vera e propria rivoluzione del linguaggio poetico: il significato della parola è sfumato o se del tutto, lasciando solo il suo alone suggestivo. Alle immagini nitide e distinte si sostituisce il vago, che evoca sensi misteriosi. La parola perde la funzione di strumento comunicativo immediato e recupera quella di formula magica capace di rivelare l'ignoto. Diventando pura suggestione irrazionale e rinunciando alla comunicazione di un significato razionale, la poesia diviene oscura, al limite dell'incomprensibilità. Pur volendo comunicare, il poeta lo fa in forme cifrate e allusive, rivolte a pochi iniziati, perché solo essi sono in grado di accedere al mistero e di comprendere il suo linguaggio.


Background Storico

La fase storica nella quale questo movimento letterario nasce si sviluppa e si esaurisce è contrassegnata da fondamentali vicende politiche e sociali, nella quale da una parte giungono a compimento i processi ideali e culturali dell'Ottocento, dall'altra emergono le tendenze che si svilupperanno poi nel corso del Novecento.
L'età del Decadentismo è anche un periodo di grandi tensioni internazionali, che tuttavia non esplodono in conflitti diretti tra le maggiori potenze europee, come era avvenuto in passato, bensì covano sotto la cenere per sfociare poi nella tragedia della prima guerra mondiale.
Da un punto di vista economico i decenni di fine secolo fanno da sfondo ad una crisi di vaste dimensioni. È la cosiddetta 'grande depressione', che succede al periodo di espansione e di crescita degli anni 1850-l873, e che protrae i suoi effetti sino al 1896, quando l'economia europea entra in un nuovo ciclo di espansione. Questa difficile congiuntura è caratterizzata dal crollo dei prezzi industriali e agricoli, da un generale ristagno produttivo e da un forte aumento della disoccupazione. Di fronte a questa situazione i governi rispondono con una serie di misure che, se da una parte rendono più tollerabili gli effetti della crisi, dall'altra concorrono ad innescare tensioni e contrasti che appesantiscono ulteriormente il clima politico e sociale europeo e mondiale.
La prima misura economica che attuano tutti i paesi è quella del protezionismo, cioè della chiusura delle proprie frontiere ai prodotti esteri. Così si contribuisce alla salvaguardia dell'industria e dell'agricoltura nazionali, le quali operano in regime di monopolio e non di concorrenza; però nello stesso tempo si creano degli scompensi nei settori che lavorano per l'esportazione e che vedendosi preclusi i mercati tradizionali, piombano in una profonda crisi, non riuscendo a ristrutturarsi per il mercato interno. Non solo, ma nel tentativo di trovare sbocchi alle proprie economie, oltre che per motivi di opportunità interna e di 'scelta culturale', i principali stati europei - Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Belgio, Olanda, Sna, Portogallo - intraprendono una politica imperialistica.
L'opzione imperialista è sostenuta anche dalla cultura del tempo, che diffonde negli strati più ampi della società l'amore e il gusto per la guerra, per lo spirito di conquista e di potenza. Si introducono così nell'immaginario collettivo miti "superomistici", razzistici, irrazionali e impregnati di violenza, che costituiscono il 'retroterra culturale' del primo conflitto mondiale.

Temi


Poiché nel Decadentismo domina uno stato d'animo di stanchezza, derivante dal senso di disfacimento di una civiltà, nella letteratura vi è l'ammirazione per le epoche di decadenza, come la grecità alessandrina, la tarda latinità imperiale, l'età bizantina, in cui l'esaurirsi delle forze si traduce in estrema raffinatezza. Le opere prodotte in queste epoche sono ritenute più affascinanti di quelle dell'età classica. Al culto per la raffinatezza di tali epoche si aggiunge il vagheggiamento del lusso raro e prezioso e della lussuria.

La nevrosi segna tutta la letteratura decadente e spesso viene tematizzata in personaggi di romanzi, drammi e poesie; inoltre costituisce una vera e propria atmosfera che avvolge l'intera cultura di questa età. La malattia in genere è un altro gran tema decadente. Da un lato essa è metafora di una condizione storica, di un momento di crisi profonda, di smarrimento delle certezze: la letteratura decadente è malata quasi ad esprimere la malattia corrode la civiltà e sembra spingerla verso una prossima fine. Dall'altro lato la malattia diviene condizione privilegiata, segno di nobiltà e distinzione, appare come uno stato di grazia , come lo strumento conoscitivo per eccellenza. Alla malattia umana si associa la malattia delle cose: il gusto decadente ama tutto ciò che è corrotto e impuro. L'atteggiamento antiborghese e il conflitto con la società, già propri del romanticismo, si esasperano all'estremo. L'artista decadente si isola dalla realtà contemporanea, orgoglioso della propria diversità, rovesciando in segni di nobiltà anche i propri tratti negativi. Nascono da qui alcune ure ricorrenti nella letteratura decadente. Un primo esempio è l'artista maledetto, che profana le convenzioni della società, che sceglie, come gesto di supremo rifiuto, il male, che si compiace di una vita misera e sregolata, condotta sino al limite dell'autoannientamento attraverso il vizio della carne, dell'alcool e delle droghe. Questi atteggiamenti inoltre permettono al poeta di trasformarsi in veggente e di spingere lo sguardo nell'assoluto e nel mistero. L'altra ura tipica è quella dell'esteta, l'artista che vuol trasformare la sua vita in un opera d'arte, sostituendo alle leggi morali le leggi del bello e andando alla ricerca di sensazioni raffinate. L'esteta ha orrore della vita comune e della volgarità borghese. Per lui il presente è il trionfo della bruttezza e dello squallore, ciò che è bello può essere collocato solo nel passato. Le due ure hanno in comune il rifiuto della normalità borghese e si possono distinguere solo in astratto, nel concreto i loro tratti si confondono spesso. Una terza ura fondamentale è quella dell'inetto a vivere. L'inetto è escluso dalla vita, che sta intorno a lui e a cui non sa partecipare per mancanza di energie vitali. Può solo rifugiarsi nelle sue fantasie, vagheggiando nei sogni l'azione da cui è escluso. Egli più che vivere si osserva vivere. È proprio il continuo osservarsi e studiarsi a bloccare le sue azioni e a isolarlo dalla vita. Nella letteratura decadente si profila l'immagine di una donna fatale, dominatrice del maschio fragile e sottomesso. Si verifica come un meccanismo di proiezione perché la coscienza in crisi dell'uomo decadente erige di fronte a se la sua parte perduta, la sua forza dominatrice del reale, come una potenza malefica e ostile che lo minaccia. La donna fatale esprime conflitti profondi e appare l'equivalente dei mostri romantici. Caratteristica degli eroi decadenti è una psicologia complicata e tortuosa, dominata da spinte contraddittorie e ambivalenti. Tipici della letteratura decadente sono l'attenzione alle ambiguità della psiche e il proposito di spingere lo sguardo nel profondo, a cogliere gli impulsi più oscuri e inconfessabili. Nasce quindi il romanzo psicologico, in cui la dimensione soggettiva viene in primo piano, oscurando quella sociale, ed è indagata nella sua assoluta autonomia.


In Italia


Anche in Italia non è possibile ritrovare una corrente letteraria unificante, ma piuttosto poetiche individuali che si rifanno ai miti italiani: quella del «superuomo» in D'Annunzio, del «fanciullino» in Pascoli. 

Una reazione a questi miti, all'affermazione eroica dell'io, è rappresentata dalla poesia dei crepuscolari italiani che si rifanno ai temi del decadentismo francese.

Accomuna queste esperienze la ricerca di nuovi strumenti espressivi, il rigetto della cultura positivista e il rifiuto spesso aristocratico della società contemporanea in ciò che essa ha di abitudinario, di etica comune, di valori diffusi a livello di massa.

In Italia poi, il Decadentismo, sorge in ritardo rispetto all'esperienza francese e ad essa fortemente debitore, assume caratteri particolari.

Dal punto di vista ideologico, la crisi della cultura positivista si innesta sulla delusione storica post-unitaria e su di una situazione economica e sociale ancora arretrata per il ritardo dello sviluppo industriale italiano rispetto alle principali nazioni europee. Pertanto, l'adesione di una parte della cultura italiana ai miti nazionalistici ed imperialistici allora dominanti presenta un carattere piuttosto velleitario, mentre ad essi si affiancano più concretamente atteggiamenti legati alla situazione del paese: il disprezzo per l'"Italietta" umbertina e giolittiana, il vagheggiamento di un passato glorioso, il rifiuto del sistema parlamentare a causa della meschinità del "trasformismo", la paura e il disprezzo per la "marea montante" del socialismo.
Dal punto di vista letterario, le prime esperienze del Decadentismo italiano sono contemporanee al forte peso dell'influenza carducciana e all'affermarsi del romanzo verista, e prendono il sopravvento solo alla fine del secolo, pur essendo state anticipate dalla "vita maledetta" e dalle tematiche torbide degli scapigliati.
Il Decadentismo si afferma in Italia soprattutto sotto il segno dell'estetismo attraverso l'opera di D'Annunzio, che introduce nel paese le nuove sollecitazioni culturali europee e che soppianta definitivamente nel romanzo la tradizione moraleggiante di stampo manzoniano, soltanto scalfita dal romanzo verista.
Per opera di Pascoli, inoltre, il linguaggio poetico italiano, accogliendo le suggestioni del simbolismo, si emancipa dalla tradizione classicista, dalla cui prestigiosa eredità formale neppure la poesia romantica era riuscita a liberarsi.


Simbolismo


Una delle due maggiori correnti che si svilupparono in risposta alla visione decadente fu appunto il simbolismo, per il quale il mondo è "una foresta di simboli" ( da un verso di Baudelaire)
Il poeta è un "veggente" che per intuizioni misteriose ed improvvise coglie il senso riposto della realtà, scoprendo collegamenti apparentemente illogici fra oggetti diversi, associando colori, profumi, suoni di cui sa percepire la misteriosa affinità, scegliendo le parole non per il loro significato concreto ed oggettivo ma per le suggestioni che possono evocare con il loro suono ed il loro ritmo (la "musicalità" del verso). Uno dei più autorevoli riferimenti in materia simbolista per quanto riguarda l'italia è senz'altro il Pascoli.
La poesia di Giovanni Pascoli rappresenta un felice tentativo di sprovincializzazione in senso simbolista, fondato su una realtà locale molto individuata, anche linguisticamente. Il poeta possiede una sensibilità che gli permette di entrare in contatto con il mondo che egli canta senza mediazioni razionali o intellettuali, e la sua poesia rende conto di questa magica sintonia. Lo fa con termini molto precisi, anche di uso comune, con versi spezzati e interrotti, con una ricerca sul suono che vuole ridare la suggestione degli oggetti di tutti i giorni e degli ambienti modesti che sono la base della sua ispirazione


Estetismo

Il decadentismo ha altresì aspirazioni aristocratiche, che si esprimono nel gusto estetizzante. Sul piano artistico l'estetismo si traduce nella ricerca di raffinatezza esasperata ed estenuata, non di rado con incursioni nel mondo antico o in paesi lontani per attingervi la bellezza che manca nel mondo circostante. D'altra parte l'idea della superiorità assoluta dell'esperienza estetica induce l'artista a tentare di trasformare la vita stessa in opera d'arte, dedicandosi al culto della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in polemica contrapposizione con la volgarità del mondo borghese.
Perciò il poeta deve rompere ogni legame con la tradizione e sentirsi libero da ogni regola (rima, metro, scelta delle immagini e del lessico): di qui la costante ricerca di nuove forme espressive come carattere distintivo della poesia decadente. Altro carattere di rilievo della poetica decadente è l'estetismo. Se infatti non è per mezzo della ragione che si può cogliere il vero senso della realtà, non è nemmeno per mezzo dei sentimenti, come affermavano i romantici, ma per mezzo dei sensi. E così diventano molto importanti nella poesia e nella vita dei decadenti l'esasperata attenzione alle mille sfumature delle percezioni sensoriali, la ricerca di sensazioni rare e preziose, la sensualità.
D'Annunzio, che ne è il miglior riferimento, rovesciò l'elemento aristocratico tipico del decadentismo in spettacolo da offrire al pubblico, in parte da recitare a beneficio delle masse, e lo fece creando anzitutto il mito di se stesso, l'intellettuale più celebre e chiacchierato dell'epoca in Italia. Egli tenne conto con grande tempismo delle esperienze letterarie straniere contemporanee sia in prosa sia in poesia. La poesia di D'Annunzio, che teneva conto soprattutto delle esperienze francesi, divenne in breve il modello di riferimento (sia in positivo sia in negativo) della generazione di poeti contemporanea e di quella successiva. La sua sensibilità straordinaria investe il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell'arte, e la sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva, ne costituisce la più appropriata traduzione in termini letterari.





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