italiano |
Elio Vittorini, Uomini e no
Mondadori, Milano, 1990
Oscar Classici Moderni, pp. 219, 6.20 €
Vittorini scrive con tensione e passione il romanzo della lotta partigiana e della resistenza cittadina.
Uomini e no celebra sì la necessità della Resistenza, ma dissemina dubbi e incertezze su quanto è accaduto: sul presente e sul futuro, sul senso profondo del combattere e del morire. Sull’essere uomini e no.
Non eroe della Resistenza, ma uomo, problematico, tormentato e disperato, il protagonista Enne 2 non possiede né la fede politica né la semplicità. Intellettuale e partigiano, Enne 2 impronta la sua vita e morte sulla concezione che della vita esprime Selva — «la bella vecchia dai capelli bianchi».
«Non possiamo desiderare — chiede Selva — che un uomo sia felice? Noi lavoriamo perché gli uomini siano felici. Non è per questo che lavoriamo? [ . ] Avrebbe un senso il nostro lavoro? [ . ] Avrebbero un senso i nostri giornaletti clandestini? Avrebbero un senso le nostre cospirazioni?». Non si può, dunque, realizzare la felicità di tutti, se non si lavora per realizzare la propria.
Enne 2 lotta contro il fascismo come dittatura politica e resiste «per una liberazione che doveva esserci» e che «era sicuro vi sarebbe stata, ma ecco proprio per questo, che resistere non era semplice»: perché più difficile è la liberazione di «ognuno di noi nella sua vita», più difficile è uccidere il fascismo dentro di noi — il fascismo che regola i rapporti tra gli uomini e le relazioni tra uomo e donna, quello che divide gli uomini in ruoli, di partigiano e di nazista, d’intellettuale e d’uomo d’azione, quello che genera il dramma di Berta, «donna di due uomini».
Per resistere alla tentazione del grande amore, dell’amore che ci s’illude possa rispondere a tutti gli interrogativi sulla vita, Berta non può far altro che opporre il suo dramma e «tutta la sua vita intorno al suo dramma». Ed Enne 2 «mette al servizio della propria fede la forma della propria disperazione d'uomo».
Simili ai cori delle tragedie greche classiche, ventitré moduli in corsivo si alternano a quelli a carattere tondo — interrompendo la narrazione e commentandola. Qui, nei corsivi, luoghi di «meditazione», l’io dell’autore riflette, medita e conversa con se stesso e con Enne 2. E qui, nei ritorni all’infanzia, Enne 2, ridiventato bambino, tenta di mutare il corso della storia, di realizzare ciò che non è avvenuto e non può avvenire, e di impedire ciò che accaduto: che Berta incontri l’uomo che la renderà infelice.
Vittorini cerca di rappresentare e raggiungere la realtà trasurandola attraverso simboli, attraverso metafore ardite e irrealistiche, dalle domande e dalla sintassi antitradizionalista, spezzata e fortemente emotiva.
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