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b) Sì, i temi trattati sono gli stessi.
c) Sì, i personaggi sono gli stessi. Nel film, però, alcune loro caratteristiche sono diverse dal libro; ad esempio Michele e Filippo, che nel libro hanno nove anni e frequentano la quarta elementare, nel film hanno dieci anni e frequentano la quinta.
d) Vengono generalmente usate le inquadrature in primo piano o a mezzo busto, in particolare quando due o più persone si trovano a parlare e vengono inquadrate ora l'una, ora l'altra. A volte il regista sceglie di inquadrare solo alcuni particolari, ad esempio l'occhio di Michele o il piede di Filippo. Spesso sono utilizzati campi lunghi; sono infatti molto presenti le inquadrature generali del paesaggio, che però lasciano riconoscere la presenza di persone, animali, ecc . Queste inquadrature mettono la libertà della vita dei bambini a contrasto con la realtà disumana in cui è costretto a vivere Filippo. Sono altrettanto frequenti i campi medi, per le inquadrature realizzate in ambienti interni o nei nascondigli del bambino rapito. Non mancano i campi lunghissimi; ad esempio nelle inquadrature molto generiche del paesaggio al tramonto, dove si vede solo la distesa dei campi di grano e il sole che se velocemente dietro le colline, facendo notare allo spettatore il continuo trascorrere del tempo.
e) Quasi tutto il film è ambientato in luoghi esterni, all'aria aperta, che esprimono la libertà e la vita tranquilla e felice che conducono i bambini del paese. Le riprese si spostano all'interno delle case solo in poche occasioni, ad esempio per la notte, per mangiare, per guardare il telegiornale o per le riunioni degli adulti. Gli ambienti interni sono utilizzati per esprimere le situazioni più rischiose, più delicate. Altri ambienti che fanno parte del film sono i nascondigli di Filippo, luoghi di per sé all'aria aperta, ma molto tetri e bui. Questi piccoli posti esprimono l'infelicità in cui è costretto il bambino rapito, la cui vita è scandita da continui maltrattamenti.
f) Salvadores alterna scene con colori forti a scene quasi buie per creare un contrasto, che metta in risalto le condizioni disumane in cui è costretto a vivere Filippo. Il regista contrappone infatti la libertà dei campi di grano al buco buio dove è nascosto Filippo e, aiutato anche dal fatto che Filippo dopo mesi di rapimento non sopporta la luce, fa capire agli spettatori quanto la realtà di quel bambino sia brutta e crudele.
g) Dopo aver faticosamente convinto Filippo a provare ad uscire dal buco, Michele se lo carica sulle spalle e lo conduce fuori da quella terribile realtà. Non appena si trovano all'aria aperta l'inquadratura è completamente buia. Ogni tanto si sente la voce di Michele che invita Filippo a cercare di aprire gli occhi e si nota qualche pezzo di campo un po' sfocato. Lo spettatore vede tutto dagli occhi di Filippo. Quando il bambino rapito si abitua finalmente alla luce del sole e riesce a tenere gli occhi aperti, si gode la libertà di quel campo, la freschezza di qualche sporadica ventata in quell'estate caldissima e i versi degli uccellini. Michele si rotola nel grano facendo riscoprire a Filippo la bellezza di quella vita. I due bambini si sdraiano nel campo e, mentre Filippo si addormenta in quella meraviglia, Michele lo osserva e pensa. Poi arriva per Michele l'ora di tornare a casa e quindi di riaccomnare Filippo nel buco che, nonostante l'incanto della libertà e dei campi all'aria aperta, non se lo fa ripetere due volte.
h) Il linguaggio utilizzato nel film è, come per il libro, un linguaggio che evidenzia l'arretratezza e l'ignoranza del Meridione. L'uso del dialetto spesso non permette ad un normale telespettatore di capire perfettamente tutti i discorsi.
Personalmente mi è piaciuto di più il libro perché lascia trasparire maggiormente i pensieri del protagonista, essendo narrato da Michele in prima persona. Alcuni passaggi del film sono forse troppo bruschi e veloci e, se lo spettatore non ha letto il libro, può non capire bene cosa sta succedendo. Un aspetto in favore del film è però il finale, che secondo me è più completo rispetto al libro e lascia il sorriso sulle labbra al pubblico.
Le parti del libro che mi sono piaciute di più, al di là della storia in sé che ha catturato molto la mia attenzione, sono state le riflessioni e le prese di coscienza del protagonista. Mi è piaciuto molto il modo in cui Ammaniti ha comunicato i pensieri di Michele, facendoli trasparire da una narrazione in prima persona che, anche attraverso frasi grammaticalmente scorrette, ha lasciato trapelare tutta la fanciullezza del bambino protagonista.
Le parti del film secondo me più belle sono quelle in cui Michele è con Filippo e nasce la loro importante amicizia. Mi sono piaciute le inquadrature del regista che danno spazio alle espressioni dei due bambini e fanno vedere quanto Michele e Filippo tengano l'uno all'altro, anche se Filippo, probabilmente a causa delle condizioni psicologiche in cui è costretto, tende ad essere un po' diffidente della sincerità di Michele.
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