italiano |
da Alcyone
Lungo l'Affrico nella sera di giugno dopo la pioggia.
Grazia del ciel, come soavemente
ti miri ne la terra abbeverata,
anima fatta bella dal suo pianto!
O in mille e mille specchi sorridente
grazia, che da la nuvola sei nata
come la voluttà nasce dal pianto,
musical nel mio canto
ora t'effondi, che non è fugace,
per me trasurata in alta pace
a chi l'ascolti.
Nascente Luna, in cielo esigua come
il sopracciglio de la giovinetta
e la midolla de la nova canna,
sì che il più lieve ramo ti nasconde
e l'occhio mio, se ti smarrisce, a pena
ti ritrova, pel sogno che l'appanna,
Luna, il rio che s'avvalla
senza parola erboso anche ti vide;
e per ogni fil d'erba ti sorride,
solo a te sola.
O nere e bianche rondini, tra notte
e alba, tra vespro e notte, o bianche e nere
ospiti lungo l'Affrico notturno!
Volan elle sì basso che la molle
erba sfioran coi petti, e dal piacere
il loro volo sembra fatto azzurro.
Sopra non ha susurro
l'arbore grande, se ben trema sempre.
Non tesse il volo intorno a le mie tempie
fresche ghirlande.
E non promette ogni lor breve grido
un ben che forse il cuore ignora e forse
indovina se udendo ne trasale?
S'attardan quasi immemori del nido,
e sul margine dove son trascorse
par si prolunghi il fremito dell'ale.
Tutta la terra pare
argilla offerta all'opera d'amore,
un nunzio il grido, e il vespero che muore
un'alba certa.
In questo testo, composto a Settignano nel giugno 1902, lo scambio tra interiorità e paesaggio è evidente fin dai primi due versi: il paesaggio si trasforma in musicale stato d'animo. È una sera di giugno. Dopo la pioggia, il cielo si riflette in limpide pozzanghere, sorge la luna; il fiume scorre silenzioso; nel crepuscolo sfrecciano rapide rondini. Vengono presentate tutte sensazioni di freschezza e di quiete. Nel paesaggio cova infatti una segreta aspettativa: l'attesa dell'estate che sta per cominciare; per questo il tramonto può apparire "un'alba certa".
METRICA: quattro strofe di dieci versi ciascuna (otto endecasillabi, un settenario in settima posizione, un quinario in decima), con rime secondo lo schema ABCABCcDDx
PARAFRASI:
[O] grazia del cielo come ti specchi dolcemente nella terra bagnata, quasi fossi un'anima fatta bella dal suo pianto! O grazia sorridente in mille e mille pozzanghere, tu che sei nata dalla nuvola come il piacere nasce dal dolore, ora ti diffondi come musica nel mio canto, che non è fuggevole, divenuta grazia a me quiete profonda in chi lo ascolta.
[O] luna nascente, sottile in cielo come il sopracciglio di una giovinetta e l'interno di una canna giovane, al punto che il ramo più esile ti nasconde e il mio sguardo ti ritrova con fatica se ti smarrisce a causa del trasognamento che lo offusca, o luna, anche il fiume che silenzioso scorre a valle erbosi ti ha visto; e ti sorride in ogni filo d'erba, [lui] solo a te sola.
O rondini nere e bianche, [che volate] tra la notte e l'alba, tra il crepuscolo e la notte, o bianche e nere ospiti lungo l'Affrico di notte! Elle [: le rondini] volano così in basso che sfiorano con i petti l'erba bagnata, e dal piacere il loro volo sembra divenire azzurro. Il grande albero in cime non stormisce, anche se ondeggia costantemente. Il volo non intreccia fresche ghirlande intorno alle mie tempie?
E ogni loro breve grido non promette un bene che il cuore forse ignora ma forse prevede se nel sentirlo sussurrata? [le rondini] si trattengono [in volo] quasi dimentiche del nido, e sul margine dove sono passate volando sembra prolungarsi il battito veloce delle ali. Tutta la terra sembra argilla offerta all'opera d'amore [la creazione], il grido [delle rondni sembra] un annuncio [di gioia] e il crepuscolo che finisce [sembra ] un'alba certa.
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