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Gerusalemme liberata
Poema epico di Torquato Tasso, in venti canti
strutturati in ottave, composto tra il 1564 e il 1575 e pubblicato la prima
volta a Venezia nel
Proemio
Secondo le regole della tradizione classica, il genere epico prevede che l' incipit dell'opera contenga l'esposizione della materia cantata e l'invocazione alle Muse ispiratrici. Anche il proemio della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso osserva questa consuetudine, articolando nella prima ottava la protasi, in cui delinea il campo narrativo dell'opera, e nelle due ottave seguenti l'invocazione del poeta alla Musa affinché sorregga il poeta nell'impresa letteraria. A queste parti seguono due ottave di dedica al protettore di Tasso, il duca Alfonso II d'Este.
L'EPOPEA DELL'"ARME PIETOSE
Argomento del poema è la prima crociata, combattuta nel 1099 dai cristiani, guidati da Goffredo di Buglione (Bouillon) duca della Bassa Lorena, per liberare Gerusalemme dai saraceni, comandati da Argante e Solimano. Il poema si apre sul raduno davanti a Gerusalemme dei principi cristiani, che eleggono Goffredo come loro capo (canto I). Mentre il saraceno Aladino, sovrano di Gerusalemme, allontana i cristiani dalla città, Argante, re d'Egitto e alleato dei saraceni, cerca invano di dissuadere i cristiani dal combattere (canti II-III). Plutone, dio degli inferi, invia a disturbare l'impresa dei cristiani i suoi diavoli, ai quali si unisce la bellissima maga Armida, che utilizza tutto il suo fascino per sedurre i capi dei crociati (canti IV-V).
In seguito al duello tra Argante e uno dei più valorosi guerrieri cristiani, Tancredi, la musulmana Erminia, innamorata di lui, penetra nel campo nemico per curargli le ferite, ma, scoperta, è costretta alla fuga. Tancredi, avendo scambiato Erminia per la guerriera saracena Clorinda, della quale si è invaghito, la insegue, ma finisce prigioniero degli incantesimi di Armida (canti VI-VII). Intanto l'esercito cristiano, dopo essere stato scosso da tumulti interni suscitati dai diavoli e attaccato dai saraceni di Solimano (canti VIII-X), prende d'assalto Gerusalemme (canto XI). Clorinda tenta di frenare l'offensiva, ma viene uccisa in duello da Tancredi, il quale, riconosciuta troppo tardi la sua amata, si dispera al punto da tentare il suicidio (canto XII).
Dopo una spaventosa siccità inviata dal mago
Ismeno, che per mettere in difficoltà i cristiani ha anche gettato un
incantesimo sul bosco di Saron (canto XIII), Goffredo
manda alcuni dei suoi a liberare il guerriero Rinaldo, che dopo avere
abbandonato il campo cristiano era stato imprigionato da Armida, innamoratasi
di lui, nel suo meraviglioso palazzo (canti XIV-XVI). Mentre la maga,
abbandonata, medita la vendetta, Rinaldo in Palestina trova una nuova splendida
armatura: sullo scudo è incisa la gloriosa storia di Alfonso II d'Este - al quale
Mentre Goffredo, saputo dell'imminente arrivo dell'esercito egiziano a sostegno dei saraceni, si affretta ad attaccare Gerusalemme e la conquista (canto XVIII), Argante è ucciso in duello da Tancredi che, ferito, viene soccorso da Erminia, la quale gli dichiara il suo amore (canto XIX). Durante la battaglia decisiva il valoroso Rinaldo, che già ha seminato il terrore tra i ani e ha ucciso Solimano, ritrova Armida, la consola e la convince a farsi cristiana; dopo che tutti i campioni degli infedeli sono caduti e Gerusalemme è stata finalmente liberata, il comandante dei crociati, Goffredo, si reca in adorazione al Santo Sepolcro (canto XX).
FONTI STORICHE, MODELLI LETTERARI E PRINCIPI TEORICI
L' idea di un poema dedicato alla prima
crociata risale agli anni della giovinezza veneziana di Tasso, quando, tra il
1559 e il 1561, il poeta aveva saputo del pericolo corso dalla sorella Cornelia
durante un'incursione dei pirati saraceni lungo la costa amalfitana.
A quei tempi, inoltre, lo scontro tra cattolicesimo e Islam era di grande
attualità, soprattutto a Venezia, i cui territori e affari erano
costantemente minacciati dai turchi. Ma il progetto di un poema epico, politico
e religioso che esaltasse i valori della cristianità, in accordo con il
clima della Controriforma, si dimostrò subito superiore alle forze del
poeta quindicenne, che interruppe la stesura dell'opera,
Al di là dei propositi unitari
dell'autore,
Lo stesso paesaggio che fa da sfondo all'azione, ora desolato e torbido, ora arcadico e sereno, muta al mutare degli avvenimenti e degli stati d'animo dei personaggi, i quali, infine, rivelano una ricchissima e sofferta vita interiore sulla quale incombono la solitudine e la sconfitta: non solo Tancredi, Erminia e Armida sono tormentati da amori impossibili, ma lo stesso campione della cristianità, Goffredo, è solo e angosciato di fronte alla responsabilità delle scelte; e isolati nella loro fierezza sono anche i saraceni Argante e Solimano.
L'equilibrio instabile tra motivi eroici (la storia e l'etica
religiosa) e motivi sentimentali (il tormento amoroso), cui corrisponde una
narrazione dal tono ora magniloquente ora lirico, differenzia in modo evidente
Il fatto che il poema sia stato stampato e diffuso indipendentemente dalla volontà dell'autore (che non lo considerava ancora pronto per la pubblicazione) già testimonia l'interesse e il gradimento dei lettori, che crebbero rapidamente anche al di fuori dell'Italia per tutto il Seicento e il Settecento. L'opera venne apprezzata non solo dalle élite intellettuali, ma anche da uomini di media cultura, come testimoniano le numerose traduzioni in dialetto, ed ebbe pure un'eccezionale diffusione orale, oltre che musicale e pittorica. Gli artisti - dai Carracci al Guercino, dal Tintoretto al Tiepolo, da Monteverdi a Lully, Gluck, Rossini - mostrarono di preferire i brani drammatici, amorosi e idillici (Tancredi e Clorinda, Erminia tra i pastori, Rinaldo e Armida), proprio quelli che i revisori, ai quali Tasso aveva sottoposto la lettura del poema appena terminato, avevano più aspramente criticato, fino a convincere l'autore ad eliminarli nella Gierusalemme conquistata.
Subito dopo aver terminato
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