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Giacomo Leopardi
"Il sabato del villaggio"
Questa poesia è divisa in due parti: la prima consiste in una serie di scene di un piccolo borgo dell'800 e Leopardi, come un pittore, tratteggia queste piccole ure del mondo in cui si trova, ma le esprime invece che col pennello con la poesia. Nella seconda, invece, egli riflette sul sabato e conclude con un ammonimento ai giovani tramite un discorso diretto.
Egli scorge una fanciulla che viene dalla camna mentre c'è il tramonto con l'erba che ha raccolto con i suoi animali. Ella porta in mano un mazzo di viole e di rose con cui, come il solito, si prepara ad ornare domani, che sarà giorno di festa, quindi domenica, il petto ed i capelli.
Usando una perifrasi egli afferma che una vecchietta è seduta con le vicine a filare rivolta verso il tramonto ed ella racconta di quando era giovane, quando si abbelliva per la domenica e, ancora sana e bella, usava danzare di sera in mezzo ai suoi coetanei.
A questo punto il paesaggio muta e il cielo torna azzurro e le ombre si allungano al sorgere della candida luna.
La campana del paese avvisa dell'arrivo della festa e il cuore si riconforta a sentire quel suono. Giacomo, usando quei latinismi, descrive i rumorosi fanciulli a festa nella piazza e il contadino che torna nella sua povera casa pensando che finalmente si potrà riposare.
Leopardi sente, quando ormai tutte le luci sono spente, il martello picchiettare e il falegname con la sua sega che si affretta a terminare il lavoro prima dell'aurora.
Qui l'autore fa una riflessone dove spiega che il sabato è il giorno più gradito perché ricco di speranza e di gioia.
L'indomani arriverà la tristezza e la noia perché verrà in mente che lunedì si tornerà a lavorare.
Egli esorta i giovani a vivere serenamente l'adolescenza paragonando quest'età gioiosa ad un giorno senza nuvole, pieno di allegria, che precede la festa della vita, in altre parole l'età adulta.
Egli li invita a godere questo stato soave e a non disperare se la giovinezza tarda a giungere.
Leopardi fa molteplici metafore paragonando il sabato all'attesa della felicità, che in verità è l'unico vero momento di gioia, e quindi all'adolescenza e la domenica all'età adulta e quindi alla delusione perché la tanto cospirata attesa non è apata.
Egli condivide il parere di Seneca che sostenne che il piacere consiste nell'attesa della felicità, perché così come il giorno dopo le speranze non si realizzano, durante l'età adulta i sogni e i progetti che si immaginavano i bambini vengono infranti dalla realtà.
Nella sua massima espressione di pessimismo egli pensa che la felicità è solo un'illusione, che può dare gioia solo a chi, come i bambini, vive ancora la vigilia della vita.
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