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Giacomo Leopardi
Vita e Pensiero p.2
Rapporto Vita e Letteratura p.2
Modello come poeta e intellettuale p.3
Formazione p.3
Pensiero: Leopardi poeta o filosofo? p.5
Le illusioni p.5
L'amore e la donna p.6
Vita ed esistenza p.7
La natura e la ragione p.7
Terza fase del pensiero di Leopardi p.8
Rapporto tra antichi e moderni p.8
La poetica di Leopardi p.9
Lo Zibaldone p.11
Le operette morali p.12
Le canzoni filosofiche p.14
L'ultimo canto di Saffo p.14
A Silvia p.15
Le ricordanze p.15
Gli idilli p.15
Giacomo Leopardi
1798 Recanati - 1837 Napoli
Nelle epoche passate, lo scrittore produceva attraverso filtri. Foscolo e Leopardi non vogliono darci una rappresentazione di un Io ideale, ma quando parlano di sé, rimandano alle loro problematiche esistenziali in quanto uomini. Le problematiche sono proprie di Leopardi non ci sono filtri con l'esperienza autobiografica, c'è una maggiore immediatezza.
Leopardi aveva una grossa capacità d'osservazione, scopre anche i particolari più minuti delle cose e questo nasce dal desiderio di assoluto, che cerca nell'amore e fantasticando sulla donna: l'amore e la donna danno un senso d'assolutezza alla vita.
Amore e morte idea d'annullamento di sé.
Mondo: dal 1830 in poi, si rende conto del dissidio che separa la sua condizione umana e intellettuale, da quegli indirizzi moderati e cautamente progressisti, che prevalgono nella cultura dell'Italia nel 1800.
Sempre più lucida è la critica alle indagini spiritualistiche, e alla società borghese che si andava delineando. Il suo pessimismo, vale a dire la condizione dell'uomo che nasce dal nulla e torna nel nulla, non può essere d'accordo con le ideologie corrette degli intellettuali con cui è a contatto.
In particolare assume una posizione antiborghese che è lontana da ogni esaltazione dei privilegi della sua classe, sulla quale esprime giudizi duri. Nella polemica antiborghese parla di "nobil natura" e "volgo", ma senza riferimenti al carattere sociale, quanto più morale: nella Ginestra, che è la sua ultima grande opera, include un appello alla fratellanza di tutti gli esseri umani.
Leopardi precorre i tempi che verranno, per la critica. Per Leopardi la poesia e la letteratura non sono qualcosa di separato dalla vita, ma si deve parlare dei valori essenziali per la vita stessa la poesia e la letteratura diventano un modo per interpretare la condizione dell'uomo nella società e nella natura la letteratura è la via per capire fino a fondo l'esperienza individuale, naturale e sociale forza conoscitiva.
Leopardi ritiene che la letteratura, per conoscere il reale, non debba avvicinarsi all'irrazionale, al mistero; esalta una letteratura che denuncia l'irrazionale della società e della natura, che svela il nulla che sta alla base dell'esistenza la poesia di questo autore è ancorata ad un fondo sensistico.
Con la letteratura, Leopardi rifiuta il presente, le false immagini, con cui le ideologie progressiste vogliono far credere che il nostro, sia il mondo migliore possibile pars destruens.
Pars costruens lotta per lo sviluppo degno della società sogna una civiltà cosciente dei limiti della condizione umana, attribuisce il più profondo significato rivoluzionario al vero, perché un autentico progresso è possibile solo con la conoscenza globale della natura e della società, e del fatto che l'uomo ha un desiderio insopprimibile di felicità. La sua opera vuol mostrare la necessità di conquistare una vita che vale la pena di essere vissuta, respingendo le false ideologie.
La poesia di Leopardi è:
L'esperienza della malattia e del corpo infelice, non provocano in lui il pessimismo la malattia è però importante, perché lo porta a guardare con attenzione gli aspetti fisici, e questo lo rende:
Classicismo
Illuminismo
Romanticismo
Leopardi studia un po' di tutto, è difficile individuare le matrici della sua formazione. Classicità e Illuminismo sono importanti a livello filosofico: sono distanti tra loro nel tempo, ma presentano delle caratteristiche comuni:
la fede nell'uomo (classici = uomo costruisce la storia; illuministi = uomo può costruire un mondo migliore)
concezione materialista, meccanicista, realista della vita, aliena dall'afflato religioso: in Leopardi viene meno la fede religiosa, ma in lui si fondono la concezione classica e il materialismo illuministico ateo, e queste concezioni non saranno mai eliminate. Ad ogni modo, l'educazione cristiana lo porta all'impegno intellettuale serio, e alla ricerca della verità.
Per quanto riguarda il classicismo:
Illuminismo:
Romanticismo, rifiuta:
Contro il Romanticismo, Leopardi difende l'imitazione dei classici, che sono più vicini alla natura, e sono più legati ad una vitalità più autentica; il rapporto dei classici con la natura è fonte di una più forte capacità di sentire, stimola la fantasia, la capacità di immaginare che genera illusioni, le quali conferiscono un senso alla vita.
I classici, imitando la natura, fanno una poesia che sa illudere e dilettare noi, facendo poesia, dobbiamo guardare ai modi di rappresentazione degli antichi, fondendoli alla forza di rappresentazione del nostro cuore. Il mondo moderno ha spento la facoltà d'illudersi: possiamo dedicarci solo alla filosofia.
La poesia è l'unico mezzo che può mantenere in vita la forza della natura e delle sue illusioni, per questo bisogna guardare agli antichi.
Consonanza con il Romanticismo europeo:
La critica vede il pensiero di Leopardi come slegato dal suo pensiero filosofico, che è molto rigoroso, ma non è schematico ne sistematico. E' un pensiero aperto, che si evolve con dei mutamenti di prospettiva, sempre in movimento, è un pensiero in progressione che presenta un procedere problematico.
La riflessione ruota intorno all'uomo, del quale vengono considerate le qualità, le necessità, la totalità dell'universo fisico in cui è inserito e in questo discorso ha peso il tema del nulla, del nichilismo. Leopardi imposta problematiche essenziali della vita umana, e cerca di capire il perché della presenza dell'uomo nel mondo. La sua filosofia resta slegata dall'idealismo romantico, si lega agli snodi del pensiero illuminista.
Eudemonismo: ogni essere vivente agisce per realizzare i suoi bisogni e felicità.
Pessimismo: la nostra fragilità esistenziale ci destina alla sofferenza.
Nichilismo: constatazione del nulla verissimo e certissimo delle cose.
Antispiritualismo: ripresa dei concetti settecenteschi di ragione, natura e materia pensante.
Piacere = felicità per Leopardi. Ogni essere vivente nutre un amore istintivo per sé stesso, quindi cerca la felicità che può essere pensata come materiale. Ogni uomo ha in sé un'aspirazione infinita al piacere, che non si realizza mai totalmente. Il desiderio di piacere infinito, provoca nell'uomo l'inclinazione all'immaginazione, cioè "concepire le cose che non sono" illusioni.
La felicità per Leopardi, sarebbe un piacere che non si esaurisce mai, ma date le premesse, non è duraturo e continuo, quindi si conclude che la felicità non esiste, ma noi proviamo la gioia, che è un piacere momentaneo.
Felicità eterna non esiste VS provvisorietà del piacere
Il piacere nasce dalla necessità, e quando ottengo una cosa, il desiderio si esaurisce, ed io ottengo un piacere limitato e temporaneo che non può apare. In assenza di dolore, di piacere, resta solo il tedio. Leopardi dice di aver fatto esperienza della noia a partire dal 1819, dice che questo sentimento gli aveva tolto l'interesse per la vita, lo porta all'aridità spirituale. Il tedio è "un fastidio che ingombra la mente, il non sentimento, la mancanza del gusto di vivere". Per Leopardi il tedio è il peggiore degli stati d'animo, però è l'unico che distingue l'uomo dall'animale.
Se si è provato il tedio, non si può sperare che tornino gli "ameni inganni"; Leopardi dice di "voler diventare filosofo di professione" e vuole "sentire l'infelicità del mondo" elemento fondamentale è il sentimento, quindi il pensiero fa nascere ed è seguito dalla poesia.
Leopardi ha una concezione negativa della vita, ma cerca un significato da dare alla realtà, quindi nella sua riflessione c'è il problema della felicità. Sebbene la felicità sia negata all'uomo, è ribadita l'importanza del piacere provvisorio, perché permette di continuare a vivere e di non arrivare all'autodistruzione.
Le illusioni sono dei momenti in cui di interrompe la razionalità e sono dei mezzi che ci permettono di recuperare, attraverso la memoria, la tensione vitalistica (la pienezza esistenziale) che si ha nell'infanzia.
Le illusioni per Foscolo, sono degli ideali utopistici, che non sono realizzabili nella società in cui vive, ma almeno in teoria sono realizzabili: devo agire concretamente per migliorare la società e rendere possibile le illusioni, almeno in parte.
Le illusioni per Leopardi, sono i tanti e molteplici piaceri con i quali l'uomo si consola e dimentica il vero, piaceri dai quali l'uomo trae forza, tra una sofferenza e l'altra, per andare avanti. Le illusioni servono per andare avanti, ma sono puri momenti di consolazione: senza illusioni non è possibile vivere anche se queste non sono razionali. La poesia è il concretizzarsi delle illusioni, quindi consola l'animo (funzione etica), e accende in noi passioni ed entusiasmo. Per Leopardi tutto ciò che ci può dare piacere è illusione (≠ da Foscolo, ideali fissi) e l'illusione è tutto ciò che ci fa dimenticare il male dell'esistenza.
Le illusioni fanno parte della natura umana, quindi posso illudermi anche dopo aver scoperto che le illusioni sono ingannevoli ed effimere; Leopardi si interroga sulle illusioni e i valori che danno un senso alla vita amore e giovinezza, per i quali vale la pena di soffrire e di agire. Con la memoria, ricordo l'infanzia e dimentico la sofferenza.
L'amore è una somma illusione, quindi risulta illusoria ogni speranza d'amore infinito; anche l'amore è effimero, è un inganno di natura, è un momentaneo apparire della felicità. Però l'amore è una passione tale per cui l'individuo, quando lo prova, dispiega ogni sua energia, quindi egli sperimenta tutte le sue capacità. Per Leopardi l'amore è un "pensiero dominante", "è dolcissimo e terribile, ma caro". Il poeta, quando è innamorato, ha la sensazione di innalzarsi al di sopra di ogni sofferenza del presente l'amore è così forte che può spazzar via dalla mente ogni altro pensiero, quindi permette di cancellare ogni dolore, dà alla vita un senso e uno scopo, dona conforto: infatti, Leopardi sottolinea l'importanza dell'illusione d'amore sulle altre. Leopardi rifiuta d'illudersi, quindi neppure di fronte all'illusione lui è disposto a rinunciare al vero, però nei confronti dell'amore chiude un occhio, perché l'amore è vitale per l'uomo, diventa un motivo per accettare le sofferenze della vita.
La donna è qualcosa d'inesistente, "la donna è uno di quei fantasmi di bellezza e virtù celeste e ineffabile, che ci occorrono spesso alla fantasia, nel sonno o nella veglia, quando siamo poco più che fanciulli" non è reale, è un'immagine consolatrice e, quando l'uomo contempla quest'immagine, trova sollievo di fronte alla desolazione del mondo.
Nella poesia romantica, è tipico l'amore per una donna che appartiene ad altri mondi, ma per Leopardi c'è di più: attraverso l'immagine di donna idealizzata, egli esprime il suo bisogno di assoluto. Motivo della donna angelo, che viene ripreso dallo stilnovo, ma mentre per Dante e Petrarca la donna è mediatrice tra Dio e l'uomo, per Leopardi la donna è fine assoluto, quindi cerca l'infinito nelle creature, sostituisce il finito con l'infinito, carica le cose di infinità, però le cose rispondono con la loro finitezza, quindi ciò provoca in lui l'insoddisfazione e il pessimismo.
Esistenza vita fisica dell'uomo, è la nostra condizione esterna
Vita designa l'ambito della coscienza, "vita spirituale", quindi desideri, volontà, speranze.
Gli uomini possiedono esistenza e vita perché sono sostanze pensanti.
Esistere = soffrire
Esistere + vivere = soffrire maggiormente, perché ci si rende conto della sofferenza.
Natura:
La ragione genera il pessimismo, che può essere di più tipi:
pessimismo storico
pessimismo individuale - psicologico distinzione grossolana, non del tutto corretta
pessimismo storico
pessimismo eroico
Le quattro componenti si accavallano, ma nell'ultima parte il pessimismo di Leopardi è cosmico.
La natura è vista come un insieme di fenomeni dominati da una cieca forza meccanicistica; questa natura si oppone alla ragione, che pur essendo lei stessa un frutto della natura, tende a cercare dei significati e delle risposte alla realtà. Questa ragione conduce alla scoperta delle illusioni.
Le illusioni sono prodotte dalla natura per celare "l'orrido vero" del male e del dolore. E' vero che la ragione storica nell'evoluzione porti all'emancipazione sociale e civile dell'uomo, però quando la civiltà esce dallo stato di barbari, si allontana dallo stato di natura e dalla natura stessa: quanto più ci si allontana dallo stato di natura, tanto più l'uomo e la società si corrompono; la ragione quindi turba le illusioni infelicità pessimismo storico.
Il progresso e l'incivilimento sono visti in accezione negativa, come allontanamento dall'ambiente naturale che dona forza e vitalità all'individuo. Nella società moderna, l'antico, il selvaggio e il bambino, diventano per Leopardi dei simboli di una relativa felicità, che si attua grazie all'ignoranza del vero: questi individui sviluppano meglio l'immaginazione (= fantasia), e prevale l'esistenza alla vita.
L'infelicità è soprattutto dell'uomo moderno, che allontanandosi dallo stato di natura, si è allontanato anche dalle illusioni la natura in questa prima fase è benigna, in quanto crea le illusioni che fanno felice l'uomo (Vedi paragrafo 2 sul libro).
Ad un certo punto, Leopardi scopre che anche gli antichi, in passato, hanno sofferto, quindi arriva a concludere che la ragione non è l'unica causa di sofferenza la colpa sarà ora del Fato (natura benigna VS Fato maligno).
L'uomo, come tutti gli altri esseri viventi, nasce con l'unico scopo di morire, poiché la vita è un processo di produzione e distruzione continua della materia, che serve così a mantenere il sistema dell'universo; non c'è provvidenzialismo nel suo pensiero
La morte domina sulla vita, togliendone significato
Credere ai valori trascendenti, non ha senso, perché esiste solo la vita terrena
La natura è solo un meccanismo che va avanti, senza preoccuparsi minimamente dell'uomo
L'infelicità non è solo psicologica, ma anche fisica, quindi tutto soffre e tutto è soggetto ad un male fisico l'infelicità deriva anche dal corpo che ci tormenta.
Natura: in questa fase è vista come maligna e negativa, quindi viene rivalutata la ragione, perché non è sua la colpa dell'infelicità umana. La ragione non conduce alla felicità, perché questa è negata all'uomo; la ragione ci rende però consapevoli della nostra condizione, ci libera da false credenze e dalla fiducia in ogni disegno di tipo provvidenziale.
La ragione ci dà grandezza e dignità, contro la Natura ingannevole che ci prende in giro, facendoci credere nella felicità per poi farci soffrire questa è l'ultima fase del pessimismo eroico e cosmico
Primo periodo: Natura positiva VS ragione negativa
Secondo periodo: ragione positiva VS Natura negativa
La nostra grandezza sta nella ragione, che ci permette di essere grandi nel non farci prendere in giro dalla natura; è sciocco evitare la verità ed è veramente uomo chi compie la scelta eroica della verità e chi vuol essere grande nella felicità la morte diventa l'unica soluzione degna delle sofferenze della vita. La morte deve essere attesa e invocata non solo perché dona all'uomo un dignitoso riscatto, ma perché vela di pietà la durezza dell'esistere "Il titanismo è la contemplazione distaccata del deserto della vita", quindi vi è nichilismo e disprezzo nei confronti della natura.
Stabilito che il pensiero di Leopardi è pessimista, egli non può far altro riflettere che non può raggiungere la felicità nella sua vita.
La stagione più felice è l'infanzia, quando il fanciullo pensa che la natura l'ha fatto nascere per dargli nient'altro che la felicità
Nell'adolescenza, l'uomo vede la natura come la madre buona, egli conosce con la fantasia e l'immaginazione, e non si è ancora sviluppata la razionalità (vive negli ameni inganni e nelle speranze). Il fanciullo pensa al futuro con gioia, perché crede di realizzare le fantasie
Immaginazione = felicità = capacità d'illudersi
L'età adulta è la più sfortunata, perché l'uomo conosce con la ragione, stabilisce nessi di causa - effetto e possiede la razionalità, comprende il carattere illusorio dei sogni e giunge all'orrido vero, cioè alla certezza che non esiste felicità
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paragona le età dell'uomo alla storia dell'umanità, come aveva fatto Vico
Gli uomini primitivi, conoscono attraverso i sensi come i bambini
Gli uomini antichi, conoscono attraverso la fantasia e il mito, che è una forma di conoscenza in poesia, che è la forma primitiva per eccellenza, e quindi sono paragonati agli adolescenti
Gli uomini moderni conoscono con la razionalità, come gli uomini adulti.
Gli antichi sono come i fanciulli, la preistoria è un periodo dove il rapporto tra uomo e natura è felice; nel passaggio dalla preistoria alla storia, c'è il distacco dalla natura, ma ancora l'uomo non se ne rende conto perché è ancora vicino alla natura, non avendo ancora sviluppato la razionalità: mano a mano si avvicina progressivamente alla società in cui c'è il predominio assoluto della ragione.
Tuttavia, Leopardi nel periodo del pessimismo storico, la felicità degli antichi è maggiore di quella dei moderni, ma non era comunque totale perché l'uomo era tormentato dal corpo, perché hanno più esistenza che e meno vita.
La poetica di Leopardi
L'Età degli antichi e dei classici, per Leopardi, è per sua natura l'età della poesia, perché essa è generata dall'immaginazione e dalla fantasia. L'età moderna è ipotetica perché cadono le illusioni, quindi la scienza che è più adatta all'età moderna è la filosofia. Gli antichi per Leopardi, sono imitatori della natura, quindi gli antichi hanno sperimentato l'unica esperienza autentica di poesia, quindi i moderni devono pescare le esperienze nell'infanzia, periodo dell'illusione e dell'immaginazione. Ai moderni però non è concessa una poesia totalmente slegata dalla razionalità, di sola immaginazione: il ritorno alla visione infantile è illusorio, quindi la poesia dei moderni non nasce come per gli antichi dalla rappresentazione diretta delle cose, ma da quanto queste si lasciano intravedere, nascono dalle fantasie che le cose suscitano, anche se l'esperienza vissuta è il punto di partenza.
Le cose acquistano valore perché ricordano qualcosa di bello e gradevole, e ricordandolo, ho l'immagine di tutto un mondo felice funzione attribuita alla memoria, o meglio alla rimembranza che è memoria dell'infanzia o di un passato non lontano, che rende più bella la vita e attenua il dolore.
Ciò che è lontano, ciò che è solo intravisto, ciò che è sentito vagamente ma non è percepito direttamente, maschera, attenua, toglie la percezione diretta della realtà, confonde i precisi contorni delle cose e quindi esercita nell'uomo la facoltà dell'immaginazione, facoltà poetica per eccellenza.
Due sono gli ingredienti che fanno la poesia: il ricordo e il vago o indefinito, che producono immaginazione, che tace la ragione e porta alla felicità.
Ricordare significa recuperare delle immagini che sono state e che non sono più; queste immagini interessano la poesia perché uno dei caratteri più profondi di questa è il vago. Quando io recupero un'immagine, parlo di "doppia vista"; quando io vedo una cosa, le attribuisco un valore più profondo di quello che ha in realtà, valore che richiama alla mente qualcosa di perduto. Ricordare porta al passato, ma col passato risorge l'antico, in altre parole si ristabilisce una condizione di purezza che si rispecchia nell'antichità o nell'infanzia. La rimembranza serve per recuperare i sentimenti e il passato, ma con il recupero del passato valorizzo anche la mia esistenza, in quanto il ricordo è necessario per togliere la vanità, per dar senso alle cose. Ottengo così la "rimembranza dolce", perché dopo che si è rivelato il vero, altro non posso che ritrovare le illusioni attraverso questo tipo di ricordo. Ma la rimembranza è anche acerba, perché con il ricordo scopro che alcune cose non esistono più, generando così il senso del rimpianto e della nostalgia per gli ameni inganni.
L'indefinito e il vago posso essere frutto del recupero memoriale, oppure di sensazioni e percezioni particolari (vedi la teoria del suono, della visione).
Inizialmente, per Leopardi, la poesia viene dal sentimento, è poesia delle illusioni, dice il falso e non il vero, perché il vero è il dolore dell'esistenza scoperto attraverso la ragione. La poesia quindi, non provenendo dalla ragione, non può rivelare il vero, però può restituire l'uomo al sogno, alla voce primigenia della natura e quindi la poesia può realizzare gli ameni inganni che rendono più lieta la vita. In questa fase Leopardi nega la poesia di ragione, perché il fine della poesia è consolare, quindi alla base della poesia ci sono "ragione e cuore". Si restaura l'antica condizione di natura.
Nell'ultima stagione poetica, la poesia non ha per fine solo la consolazione, il diletto, il creare illusioni, ma ha come fine il vero, che non deve essere tenuto nascosto agli altri, per recuperare la propria dignità, e consolarsi del fatto che siamo tutti nella stessa condizione. La poesia è importante, perché è tecipazione. La poesia di Leopardi è sempre difficile, complicata, perché da una parte c'è il cuore che afferma e dà illusioni, e dall'altra parte c'è la ragione che distrugge ogni mito.
Positiva immagini
Poesia
Negativa ragionamento
C'è sempre una volontà soggettiva ed una volontà oggettiva: Leopardi parla sempre di sé, e in questo senso è un romantico; la valenza oggettiva sta nel fatto che egli universalizza il male di vivere, ed esprime una precarietà esistenziale non solo sua, ma dell'intera umanità.
Nel "Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica" egli dice: "E' prerogativa della poesia parlare all'immaginazione senza ingannare l'intelletto" la prima parte lo fa illudere, la seconda parte lo riporta alla realtà.
"La poesia maggiore è quella spontanea, originale, non imitativa, fantastica scintilla celeste e impulso sovrumano. Quello che furono gli antichi siamo stati noi tutti, e quello che fu il mondo per qualche secolo, siamo stati noi per qualche anno, dico fanciulli e partecipi di quella ignoranza, di quei timori, diletti, credenze, e di quella sterminata operazione della fantasia, per cui ogni cosa ci appariva o amica o nemica, indifferente e nessuna, insensata e nessuna": c'è un distacco dal mondo classico, ma si recupera l'antico nell'infanzia, senza male e senza dolore; l'essenza della classicità, come umanità che non aveva coscienza drammatica della propria condizione, e che poteva ancora nutrire nobili illusioni, è Omero.
Gli ideali che Omero propone, non possono più essere recuperati nella sfera sociale e pratica, ma possono essere goduti nell'ambito dell'arte: l'arte e la poesia possono far rivivere la sanità psicologica degli antichi e dei fanciulli, possono farci recuperare lo slancio vitale, i valori in cui credere; il mondo classico è il mondo dell'idealità, che posso opporre alla civiltà moderna la poesia è consolazione, ci rivela la verità senza far male, dice la verità senza portare alla disperazione, mentre la filosofia dice il vero in maniera arida.
Due sono i generi poetici presi in considerazione dall'autore: sono le canzoni e gli idilli; sono due generi che egli inizia ad affrontare dal 1818-l819, e che recuperano forme classiche.
Canzone: codificata secondo delle parti che devono restare fisse, regolate nell'aspetto retorico e formale. La recupera per argomenti impegnati e stile elevato, ma la innova in maniera radicale, tanto che si parlerà di "canzone leopardiana". Egli cerca un ritmo più libero, più sinuoso, adatto ad esprimere i propri sentimenti, infrangendo le partizioni delle stanze, e dando ad ogni strofa una lunghezza diversa. La canzone perde con Leopardi, la partizione rigida che aveva in partenza.
Idillio: genere sui modelli greci e latini. Rispetto alla canzone è più libero nei temi, nelle forme metriche, nella struttura. In senso classico, era un piccolo componimento descrittivo che trattava tematiche bucoliche: l'uomo è in contemplazione rispetto alla natura e il fine dell'opera è di fondere uomo e natura. Mancava o non era evidenziata al meglio nell'idillio classico l'introspezione psicologica: Leopardi innova perché inizialmente descrive paesaggi, poi però la natura perde la sua individualità e diventa una specie di spazio vuoto dove si mostra il sentimento del poeta. L'idillio è espressione del sentimento dell'autore, la poesia diventa un mezzo per l'introspezione psicologica, per un ripiegamento interiore.
Leopardi sceglie la riflessione nella poesia perché tutto è filtrato attraverso il ricordo: le pulsioni, le idee, gli affetti, sono tutti attenuati in aspetti più crudi. Leopardi dall'interno guarda l'esterno.
Leopardi fissa alcune delle caratteristiche del linguaggio poetico, che serve per realizzare l'idillio:
Il vago: la vaghezza è legata alla distinzione tra termini e parole. Il termine definisce in maniera precisa il concetto o l'oggetto, è la voce scientifica che indica una particolare cosa. Una lingua ricca di termini è comunicativa ma arida; la parola invece non dà solo l'idea del significato, ma evoca tutta una serie d'immagini accessorie è più evocativa, cioè lega ad un soggetto dei sentimenti (parole come notturno, infinito, fanciullezza, rimembranza . ).
Il sonoro: deriva dalla disposizione delle parole, per ottenere effetti particolari, dati dall'abbondanza delle vocali, poiché le consonanti producono rumori.
Il peregrino: bisogna mescolare parole d'uso comune ad altri termini rari, per evitare la banalità e la volgarità.
L'autore cerca di rivisitare il linguaggio poetico tradizionale, adattandolo ad una nuova sensibilità: Leopardi costituisce una lingua italiana moderna, che fosse adatta ad esprimere concetti che prima non erano stati presi in considerazione.
Zibaldone
Significa appunti, diario, ed è un lavoro interessante perché fa d'accesso alle opere maggiori
Si capisce, leggendo quest'opera, il pensiero di Leopardi
1821-23, sono anni importanti per la formazione del pensiero; dopo il 1830 sono scarsi gli appunti
C'è un rapporto privilegiato tra lo Zibaldone e le Operette Morali, perché quando queste furono composte, il diario perse d'importanza
Leopardi nel 1827, fa un indice dello Zibaldone: ci sono più di 4500 ine, e facendo l'indice, mostra la grande importanza dei pensieri esposti
Troviamo il miglior commento ai canti; si rilegge in prosa il contenuto della poesia e alle volte si legge la genesi dei testi stessi
Carattere provvisorio, non elaborato stilisticamente
I Pensieri sono un'altra opera, sono 111 e sono editi postumi dall'amico Ranieri nel 1845. Questi provengono dallo Zibaldone, ma sintetizzano ciò che è detto in quell'opera; sono momenti di sintesi, che diventano delle massime di carattere generale:
o nello Zibaldone c'è distacco nell'esporre i suoi pensieri, mentre nei Pensieri è più crudo
o nei Pensieri c'è la predilezione per il rapporto individuo/società
o vuole cogliere i meccanismi perversi del vivere civile.
Leopardi vuole invitare i lettori a guardare al suo caso, come esempio particolare di una legge universale. Anticipa i motivi dei canti:
termini polemici VS la realtà, false idee progressiste
proiezione eroica di sé
senso di uno straniamento in un contesto culturale nel quale non trova spazio la ricerca della verità polemica con il mondo
cadono non solo le illusioni ma anche la dolcezza del ricordo, Leopardi desidera la morte. Tristano contemplatio mortis, di fronte alla quale, non sopravvive nessun mito: in ogni caso c'è ansia di pace, c'è un senso di grandezza morale che caratterizza l'opera
nella prima parte, finge di accondiscendere le posizioni dell'amico, ma poi demolisce le opinioni dell'amico, affermando che la tesi iniziale è quella vera; sottolinea il suo punto di vista rispetto agli altri.
La prima parte, si articola in diverse sottoparti:
a. problema della felicità: non importa quanto gli elementi evidenti dicano il contrario, la vita dell'uomo non è felice
b. riflette sull'illimitata perfettibilità dell'uomo e sull'idea del progresso: irride questi due miti dell'amico, sottolinea la decadenza dei moderni rispetto agli antichi: non smette di ammirare gli antichi come modello di integrità morale e fisica
c. è contro i nuovi lumi e progressi: non sono tali perché la diffusione delle nozioni tecniche, non porta ad un accrescimento culturale e morale; abbassamento del livello culturale, s'insiste sull'ignoranza che domina.
Seconda parte: oggetto del discorso è il destino del libro che è portavoce delle idee di Tristano.
Terza parte: Tristano concentra il discorso su di sé, sulla propria infelicità, campeggia prepotente il richiamo alla morte: morte = dolcezza = liberazione cupido mortis.
Operette morali
Leopardi vuol insegnare qualcosa agli uomini.
E' presente una varietà di stili, strutture e personaggi, manca un elemento unificante, non c'è una struttura rigorosa, ma c'è un atteggiamento morale del poeta che affronta il tema dell'infelicità umana: prima è a priori, poi Leopardi va a verificarla in una fenomenologia di casi, con temi connessi all'infelicità la struttura si allarga a grappolo (come nei Sepolcri di Foscolo).
L'atteggiamento di Leopardi consiste nel magistero negativo, vale a dire che non si tratta di dare insegnamenti, e più che proporre qualcosa, egli vuol fare piazza pulita degli errori presenti e passati.
"Bisogna rimuovere gl'impedimenti che sono nei nostri occhi e nell'intelletto, allora la natura ci starà tutta spiegata davanti, nuda e aperta"
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Leopardi recupera Socrate, che si serviva dell'ironia per insinuare il dubbio nella mente dell'interlocutore, quindi per metterlo in grado di avere un corretto atteggiamento positivo, che gli permette di conoscere la verità. Leopardi sembra fare lo stesso, ma in realtà si limita a smascherare le illusioni e il falso, perché così la realtà e la natura si mostrano come sono automaticamente.
Ci sono tutta una serie di temi e motivi che sono ripetuti in più di un'operetta: i collegamenti è possibile farli a posteriori, non derivano da un processo logico, ma derivano da una situazione di fatto; si può ricavare l'architettura dell'opera anche se, di fatto, è asistematica.
Ci sono parti in cui si sviluppa il pessimismo storico, e altre in cui prevale il pessimismo cosmico; c'è la storia del genere morale dove per la maggior parte, c'è pessimismo cosmico.
Tematiche fondamentali:
dolore, che è inevitabile nella vita umana (vedi il Cantico del Gallo Silvestre)
critica dell'antropocentrismo
vanità della gloria
tedio, che incide fortemente sull'infelicità umana
infondatezza delle speranze e delle illusioni
spazio e tempo infiniti ed eterni (lo spazio è senza confini, il tempo coincide con l'eternità)
fascino dell'assoluto, dell'infinito e indefinito non-essere
morte, come approdo finale
negazione della felicità all'uomo
Natura, che si distingue tra benigna e maligna.
Canzoni: riprendono il neoclassicismo.
Idilli: riprendono il romanticismo.
Canzone slegata dal romanticismo, si modifica, è liberà per Leopardi. C'è un processo di semplificazione, infatti, le prime sono complesse, artificiose, mentre le ultime sono più semplici.
discorso è medio alto, il linguaggio è più elegante degli idilli, gli argomenti sono impegnativi
finalità di tipo neoclassico: vuole interpretare le ansie e le contraddizioni del suo tempo, trasurandole attraverso la letteratura. Foscolo parte dalla storia per purificare le sue tensioni, ponendole nell'arte; Leopardi parte da una condizione di perfezione e si rivolge verso la storia, vuole uscire dalla sua turris eburnea per uscire dalla storia.
1818-23 canzoni civili: All'Italia, Sopra il monumento di Dante: sono due componimenti in cui Leopardi si presenta come poeta-vate, rende evidente la decadenza etica e politica della patria, ed è fiducioso che l'intellettuale debba sviluppare un'azione di rigenerazione morale nei confronti dei connazionali la poesia serve per ammonire, spronare, insegnare
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condanna del presente e riferimenti politici: rifiuto della pace oppressiva della Restaurazione, rifiuto della dominazione napoleonica, si esalta un passato glorioso: importanti queste canzoni, perché riflettono l'impegno politico e ideologico.
Canzone ad Angelo Mai: scritta dopo il passaggio dal "bello al vero", pessimismo: Leopardi si propone di ammonire e persuadere; l'elogio del passato è contrapposto alla presente mediocrità. La grandezza dell'Italia antica non è più cantata in senso generico, ma attraverso l'elenco d'autori che vanno da Dante ad Alfieri, che contrastano il "secolo morto". Il proposito civile passa in secondo piano, perché c'è nostalgia del passato glorioso.
Nelle nozze della sorella Paolina, A un vincitore nel pallone: sono due componimenti d'occasione. Nel primo componimento, il discorso ruota sulla funzione della donna, che in passato era colei che generava degli eroi, mentre adesso genera dei fiacchi e degli indolenti. Nell'educazione dei li, l'autore entra in polemica con la religione cristiana, che svalutando il corpo, si contrapponeva all'educazione fisica e sportiva, valorizzata in periodo classico. Contrapposizione tra passato e presente.
Nel secondo componimento, vige il mito della vigoria fisica, che permette all'uomo di essere più saldo dal punto di vista morale e intellettuale. E' chiaro che si esalta un'età primitiva che non è corrotta dalla ragione.
Canzoni filosofiche
Bruto minore, L'ultimo canto di Saffo: nel primo componimento, Bruto minore è l'uccisore di Cesare; è ancora presente il pessimismo storico, ma si delinea già qualcosa d'oscuro. Leopardi nega il valore della virtù, Bruto non si rassegna al destino o al dominio cieco dello stesso ed attua l'estremo gesto di ribellione alla Natura suicidio.
La Natura è indifferente al gesto, Bruto desidera l'annientamento, il non-essere è così un bene. C'è:
polemica all'insensibilità della Natura di fronte agli accadimenti umani
denuncia degli ideali di patria e virtù, che sono inutili di fronte alla Natura e all'infinito
scoperta del vero e relativo crollo delle illusioni decisione di darsi la morte.
Bruto afferma la necessità dell'uomo virtuoso di darsi la morte, nel momento in cui le illusioni nelle quali aveva creduto e sulle quali aveva fondato un intero sistema di valori, vengono a crollare.
Bruto è l'ultimo rappresentante dei tempi antichi, che ha la sventura di vivere l'età di trapasso tra l'antichità e il mondo moderno Bruto non accetta il crollo delle illusioni, non riesce a vivere con un diverso sistema di valori e quindi il suicidio diventa un gesto eroico.
Alla primavera: sottolinea come nelle favole antiche ci sia un rapporto privilegiato tra uomo e natura, che si può cogliere nelle favole e nei miti della metamorfosi. L'avvento della ragione ha causato un baratro tra il logos e la razionalità: la Natura non è più partecipe della vita dell'uomo, ma è spettatrice.
C'è un distacco, ma vi è anche la rievocazione delle immagini del passato, c'è nostalgia e idealizzazione nostalgica
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Inno ai patriarchi: ci riporta al mondo biblico, che diventa un mito come le opere di Omero ed Esiodo.
Testi di Leopardi
La donna è esclusa dall'amore per la sua deformità corporea: è un elemento esterno a Saffo e all'autore (con il quale è creato una sorta di parallelismo), poiché entrambi sentono la scarsa corrispondenza d'amorosi sensi tra uomo e natura.
Saffo-Leopardi evidenzia un profondo e disperato canto d'affetto la Natura: l'uomo è amante disprezzato, ama la Natura con tutte le sue forze Saffo rappresenta l'uomo moderno perché la natura è svelata nelle sue leggi, e questa si vendica dell'empietà umana impedendo all'uomo di godere della natura stessa in maniera serena.
Lessico aulico: serve per dare una forma lapidaria a quello che viene detto; le frasi sono secche, lucide, è tutto terribile e disperato. Ci sono però dei momenti in cui si nota l'amore per la Natura, c'è immaginazione nel linguaggio.
- Proiezione dell'autore
- Simbolo del disinganno che svanisce con la giovinezza
Tramonto dei sogni della giovinezza, delle illusioni giovanili è rimasto solo il rimpianto, ma tornare a sperare è impossibile. Solo la memoria permette di riassaporare il passato. Silvia è un fantasma del passato che è rievocato, riemergono con lei le illusioni, le disillusioni e la morte del presente ma senza angoscia poesia come conforto e consolazione, riaccende l'entusiasmo:
"La poesia restituisce momentaneamente la vita perduta, anche quando rappresenti la nullità delle cose e l'infelicità umana".
Possiamo dire che nella fanciullezza le illusioni hanno il sopravvento sulla ragione e provo felicità, quindi ricordando la fanciullezza posso provare felicità.
Ritorno a Recanati: tutto è uguale all'infanzia, c'è il ricordo e tutto è vago e indefinito sono immagini che s'incontrano con il poeta, sono uguali e diverse perché Leopardi ha fatto il suo incontro con il vero.
Nerina è una ura assente, non è concreta in una realtà viva, perché la realtà che la circonda ne ricorda l'assenza.
La capacità più grande resta quella d'illudersi, e nel brano è recuperata l'idea dell'infanzia.
Idilli
La critica li chiama piccoli idilli, sono gli idilli giovanili composti tra il 1819 e il 1821. Rispetto ai grandi idilli, o meglio ai canti pisano - recanatesi, sono più universali; c'è più di Leopardi nei giovanili, nei pisano - recanatesi c'è maggiormente l'uomo universale.
In tutti i canti, in ogni caso, c'è l'idea che Leopardi vuole conoscere la realtà e se stesso, per vedere se c'è la felicità.
Tutti gli idilli si dividono in due parti:
parte contemplativa, con la descrizione d'immagini, con un aggancio abbastanza immediato alla realtà
parte riflessiva, che rende inquieta e drammatizza la visione idillica della prima parte, la ragione demolisce le illusioni.
Sollecitazione del vissuto e del reale: questo aggancio può avvenire in due modi
con l'osservazione diretta del reale
con il ricordo, che è una realtà mediata dalla memoria.
In genere all'inizio dell'idillio, c'è una presenza familiare (rapporto affettivo), e poi da una realtà concreta particolare, si passa ad una riflessione di carattere universale.
Idilli giovanili: Infinito e La sera del dì di festa
Nel secondo degli idilli, v'è una scoperta dell'incanto notturno; nella descrizione del notturno lunare ci sono reminescenze classiche (recupera Omero) sovrappone alla realtà vissuta una realtà immaginata filtro letterario che unisce la realtà immaginata da Omero alla realtà vissuta da Leopardi.
Filtro letterario: leggo qualcosa nelle opere antiche che mi colpisce particolarmente, vedo un paesaggio che mi ricorda quel brano e mi provoca piacere, perché assomiglia a ciò che mi aveva fatto felice con l'immaginazione: sovrappongo la realtà immaginata a quella concreta, riesco a dare un significato profondo alla realtà che vedo, ma tolgo gli eccessi che la stessa mi presenta.
Grandi idilli, detti anche Canti pisano - recanatesi
Risorgimento, è la prima opera di questo nuovo periodo, e vuole dimostrare che il sogno e le speranze giovanili sono più forti della malinconia che li travolge. Per recuperare i moti interiori di una volta, uso la rimembranza, che attenua il dolore presente e fa sentire le belle emozioni dell'infanzia rinuncia alla logica del principio di non contraddizione, perché ce n'è tra l'ordine delle cose e il mondo dell'esistenza: Leopardi accoglie sia il pessimismo cosmico che quello sensistico, il quale afferma che ogni essere vivente ha bisogno del piacere per vivere. Si è costretti a sospendere il giudizio della ragione per ottenere il piacere, che è necessario perché la stessa natura dell'individuo lo chiede.
Nelle opere vivono due ordini di verità:
la vita è male
senso dell'animo, che si fonda su sentimenti semplici e consente in un certo qual modo di recuperare la vita (non mi uccido perché porto dolore alle persone care) posso recuperare la poesia che consola la vita.
Differenza tra i primi idilli e i grandi idilli: tra le due opere c'è la riflessione sulla caduta delle illusioni, le tematiche sono le stesse ma c'è stata caduta delle illusioni, le tematiche affrontate sono le stesse, ma ora c'è l'analisi alla luce della riflessione filosofica:
maggiore rassegnazione rispetto ai piccoli idilli linguaggio più pacato, contemplativo, meno ribelle
nei piccoli idilli, Leopardi si rifugia nell'infinito, nell'immaginazione, nell'infanzia, e questo era un modo per ricreare nel presente la felicità del passato che era qualcosa di attivo nella sua esperienza nei grandi idilli si recuperano le illusioni con la memoria, ma il passato recuperato è accomnato dalla consapevolezza della sua inevitabile vanità manca l'aggancio con il presente, che aveva recuperato il passato solo temporaneamente, sono solo immagini accomnate dal nulla.
Questo testo esprime il supremo messaggio di Leopardi, che è racchiuso in questo suo ultimo componimento, quasi un testamento spirituale. L'autore cerca di dare un significato alla vita dell'uomo:
C'è un rapporto stretto fra la "social catena" e il "verace saper": solo la conoscenza del vero dispone l'uomo ad unirsi in società con gli altri uomini. Automaticamente e naturalmente, l'uomo può arrivare alla creazione una società più giusta. Per Leopardi, la vita non ha comunque senso, ma può averne se si vive in società con gli altri, senza smettere di accettare ciò che la ragione mi mostra: in questo modo si supera completamente anche l'idea del suicidio, che affretta il disegno della Natura. L'esempio corretto è quello della ginestra, che sparge il suo profumo nel deserto, ma che non crede di poter essere immortale; così allo stesso modo, l'uomo deve proporsi dei valori positivi, e deve riconoscere però il suo destino, deciso da una Natura maligna.
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