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Giuseppe Verdi: Nabucco
Verdi discute con l'impresario Merelli la realizzazione di Nabuccodonosor, su
libretto di Temistocle Solera. Per risparmiare sull'allestimento, l'impresario
decide di utilizzare scene e costumi di altre opere, risistemati. Assistiamo a
una pratica comune del teatro: con vera arte, sarte, costumisti e scenografi
sono capaci di creare, con pochi interventi, effetti magnifici. Si prova il
coro Va pensiero. Attratti dall'irresistibile forza di quelle armonie, donne
delle pulizie, macchinisti, e perfino gli orchestrali cantano sottovoce. Va
pensiero è il canto con cui gli ebrei, tenuti in cattività,
sognano di tornare nella patria lontana. E' incontenibile la suggestione e il
potere identificativo che ha quella musica e quel testo, sugli italiani del
tempo. Si prova il finale del primo atto. Il teatro si riempie di pubblico
improvvisato, attratto dalla musica. Prima rappresentazione: teatro alla Scala
1842. Giuseppina Strepponi, presente nel cast, famoso soprano e donna di grandi
talenti, sostenitrice della musica di Verdi, si rivela al di sotto della
propria arte. La sua voce, consumata dall'eccesso di recite, è stanca.
Alla prima di Nabucco è presente Gaetano Donizetti, uno dei più
importanti compositori italiani, contemporaneo di Verdi. Grande successo:
Nabucco possiede una forza selvaggia e trascinante, adatta ai sentimenti
italiani del tempo. Era la forza, non solo la bellezza che aveva trascinato il
pubblico; la sua brutalità. L'italia allora aveva bisogno di questa
forza. Alla terra della bellezza divenuta tema di schiavitù questa
schiavitù iniziava a pesare; il canto accurato di Bellini non poteva
più essere la sua voce, la nuova voce che i fermenti in lei si agitavano
era VERDI.
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