Giuseppe Verdi: l'approdo alla Scala
La
vita a Busseto è serena, ma Verdi ha la mente alla Scala, il tempio in
cui si misurano i compositori di valore, approdo e passaporto per il suo futuro
di artista. Già nel primo soggiorno a Milano, Verdi aveva frequentato il
caffè Martini, dove erano passati Bellini, Rossini, Donizetti, e aveva
conosciuto molti artisti. Ma da Busseto non gli era possibile curare le
relazioni col mondo intellettuale milanese. Nascono i suoi due li.
Margherita lo spinge a trasferirsi a Milano. A Milano iniziano anni duri.
Muoiono i due li, Virginia e Ilicio, ancora molto piccoli. La morte dei neonati
era un fenomeno molto comune nell'ottocento, come dimostra il professor
Corsini, docente di demografia, intervistato da Angela. 'Oberto conte di
San Bonifacio', prima opera di Verdi, viene rappresentata alla Scala. A
quei tempi l'orchestra non era nella buca ma occupava parte della platea. Non
sempre c'era il direttore d'orchestra, ed era il primo violino a dare
indicazioni di movimento. Le poltrone non esistevano, e i posti migliori erano
i palchi di prim'ordine. C'era anche una fila di sedili, sotto i plachi,
destinati alle signore. Alla prima dell'Oberto tutta la filarmonica di Busseto
è presente. L'Oberto è un discreto successo e l'editore Ricordi
pubblica la partitura. Ma i compensi non bastano a are i debiti. Margherita
impegna al Monte di Pietà alcuni gioielli personali. L'amata moglie di
Verdi muore poco dopo di meningite: aveva ventisei anni. Verdi è
distrutto. Su commissione, scrive l'opera 'Un giorno di regno', opera
comica che si rivela un totale fallimento. Verdi decide 'di non comporre
mai più', come risulta dalla sua autobiografia.