italiano |
II° Canto
[Canto secondo de la prima parte ne la quale fa proemio a la prima cantica cioè a la prima parte di questo libro solamente, e in questo canto tratta l'auttore come trovò Virgilio, il quale il fece sicuro del cammino per le tre donne che di lui aveano cura ne la corte del cielo.]
Lo giorno se
n'andava, e l'aere bruno |
Il giorno finiva, e l'oscurità faceva interrompere ai vivi in terra le loro fatiche; io solo |
m'apparecchiava
a sostener la guerra |
mi preparavo a sostenere il travaglio fisico e morale (del viaggio), che la memoria, esatta nel trascrivere ciò che ha appreso, narrerà. |
O muse, o alto
ingegno, or m'aiutate; |
O Muse, o mia forza intellettuale, soccorretemi; o memoria, che porti impressa in te la mia visione, qui apparirà il tuo valore. |
Io cominciai:
«Poeta che mi guidi, |
Io cominciai con queste parole: 'Poeta, mia guida, guarda se le mie capacità sono sufficienti, prima di affidarmi all'arduo passaggio. |
Tu dici che di Silvïo il parente, |
(Nell'Eneide) tu narri che il padre di Silvio (cioè Enea, che generò Silvio da Lavinia), mentre era ancora in vita, andò nel mondo dei morti (immortale: perché in esso le anime hanno vita eterna), e fece ciò in carne e ossa. |
Però, se
l'avversario d'ogne male |
Ma, se Dio (l'avversario d'ogni male) fu con lui cortese, riflettendo sull'importanza dei risultati ( Roma, la sua storia, il suo impero) che avrebbero avuto in Enea la loro origine, e sulle sue qualità personali e sulla sua stirpe regale, |
non pare
indegno ad omo d'intelletto; |
la cosa non appare ingiustificata a chi ragiona; poiché egli fu prescelto da Dio come capostipite della nobile Roma e del suo impero: |
la quale e 'l
quale, a voler dir lo vero, |
Roma e il suo impero, se vogliamo essere esatti, furono costituiti da Dio per preparare il luogo sacro dove ha sede il pontefice, successore del grande Pietro. |
Per quest'
andata onde li dai tu vanto, |
A causa di questa discesa ( nel regno dei morti), di cui (nel tuo poema) lo hai considerato degno, apprese fatti (il padre Anchise gli pronosticò il felice esito dei suoi travagli e la grandezza di Roma) che furono le premesse della sua vittoria (nella guerra contro i Latini e i loro alleati) e dell'autorità papale. |
Andovvi poi lo Vas d'elezïone, |
La seconda discesa nell'oltretomba è quella di San Paolo, l'eletto da Dio, il quale vi andò per trarne forza per la diffusione della fede cristiana, senza la quale la salvezza è impossibile. |
Ma io, perché
venirvi? o chi 'l concede? |
Ma qual è il motivo per il quale io devo intraprendere questo viaggio? chi mi autorizza a farlo? Non sono né Enea né San Paolo: né io mi ritengo all'altezza del compito, né qualcun altro me ne ritiene degno. |
Per che, se del
venire io m'abbandono, |
Perciò, se, per quel che riguarda questo viaggio, m'induco ad acconsentire, temo che la mia venuta (nell'oltretomba) sia temeraria: sei saggio; sei in grado di comprendere meglio di quanto io non sia in grado di esprimermi. |
E qual è
quei che disvuol ciò che volle |
E nello stato d'animo di chi cessa di volere ciò che ha voluto prima e cambia intento per il sopraggiungere di nuovi pensieri, in modo da scostarsi dal proposito iniziale, |
tal mi fec' ïo 'n quella oscura costa, |
venni a trovarmi io su quel buio pendio (e scesa nel frattempo la notte), perché portai a termine, col pensiero ( prevedendone tutti gli ostacoli e rendendomi conto della sua folle temerarietà), l'impresa cui mi ero accinto con tanta baldanza. |
«S'i' ho ben la
parola tua intesa», |
'Se ho capito bene il tuo discorso' rispose l'ombra di Virgilio, 'il tuo animo è fiaccato dalla pusillanimità: |
la qual molte
fïate l'omo ingombra |
essa molte volte ostacola l'uomo tanto da allontanarlo da un'impresa onorata, così come una ingannevole apparenza fa volgere indietro una bestia quando si adombra. |
Da questa tema acciò che tu ti solve, |
Perché tu ti liberi da questo timore, ti esporrò il motivo per cui sono venuto (in tuo aiuto) e ciò che udii quando per la prima volta sentii pietà per il tuo stato. |
Io era tra
color che son sospesi, |
Mi trovavo (nel limbo) tra coloro che sono in una condizione intermedia tra i beati e i dannati al fuoco eterno, quando fui chiamato da una donna di tale bellezza e soffusa di tanta letizia, da essere indotto a pregarla di comandare. |
Lucevan li occhi
suoi più che la stella; |
La luce dei suoi occhi vinceva quella delle stelle; e cominciò a parlarmi dolcemente e pacatamente, con voce d'angelo: |
'O anima
cortese mantoana, |
'O cortese anima mantovana, la cui fama dura ancora fra gli uomini, ed è destinata a durare tanto a lungo quanto durerà il mondo, |
l'amico mio, e
non de la ventura, |
colui che è amato da me, ma non dalla sorte, ha trovato tali ostacoli sul deserto pendio del colle, che si è già volto indietro per la paura; |
e temo che non
sia già sì smarrito, |
il mio timore è che egli si sia a tal punto nuovamente perduto (nel buio del peccato), da rendere ormai tardivo (e quindi inutile) il mio aiuto, per quel che di lui mi è stato riferito in cielo. |
Or movi, e con la tua parola ornata |
Va dunque, e aiutalo sia con la tua eloquenza sia con tutto ciò che altrimenti occorra per la sua salvezza, in modo da rendermi contenta. |
I' son Beatrice che ti faccio andare; Quando
sarò dinanzi al segnor mio, |
Io, che ti invito ad andare, sono Beatrice; vengo dal cielo, dove desidero tornare; sono stata spinta (fin qui) da amore e amore ha ispirato le mie parole. Quando sarò davanti a Dio, spesso Gli parlerò degnamente di te.' Allora tacque, e poi io cominciai: |
'O donna
di virtù sola per cui |
'O signora di virtù, per la quale virtù soltanto il genere umano è superiore ad ogni altro essere contenuto dal cielo (quello della Luna) che compie (nel suo moto di rotazione intorno alla terra) i giri più piccoli, |
tanto m'aggrada
il tuo comandamento, |
il tuo comando mi è così gradito, che, se anche avessi iniziato ad obbedirti, mi sembrerebbe pur sempre d'aver fatto tardi; più non occorre che tu mi manifesti: il tuo volere. |
Ma dimmi la cagion che non ti guardi |
Dimmi piuttosto il motivo per cui non temi di scendere qua in basso, nel centro dell'universo ( occupato appunto dall'inferno), dal luogo sconfinato (I'Empireo), dove bruci dal desiderio di ritornare.' |
'Da che tu vuo'
saver cotanto a dentro, |
'Poiché vuoi penetrare tanto in profondità con la tua mente, ti dirò in breve perché non temo di scendere nell'inferno' mi rispose. |
Temer si dee di
sole quelle cose |
Conviene temere soltanto quelle cose che possono arrecare danno; le altre no, poiché non sono temibili. |
I' son fatta da Dio, sua mercé, tale, |
Dio mi creò, per sua grazia,tale che la vostra miseria di peccatori non mi tocca, né possono attaccarmi le fiamme infernali. |
Donna è
gentil nel ciel che si compiange |
Nel cielo una donna gentile (la Vergine) ha compassione per queste difficoltà verso le quali io ti mando (a liberare Dante), tanto da mitigare la severità della giustizia divina. |
Questa chiese
Lucia in suo dimando |
Questa chiamò Lucia e disse: 'Il tuo fedele ha ora bisogno di te, ed io a te lo raccomando'. |
Lucia, nimica di ciascun crudele, |
Lucia, nemica di ogni crudeltà, si mosse, e venne dove io sedevo insieme all'antica Rachele. |
Disse: -
Beatrice, loda di Dio vera, |
Parlò: - Beatrice, vera gloria di Dio (loda: lode, in quanto la sua perfezione torna a gloria di chi la creò), perché non aiuti chi tanto ti amò, colui che, per amor tuo, seppe elevarsi sulla turba dei mediocri? |
Non odi tu la pieta del suo pianto, |
non odi il suo pianto angoscioso? non vedi il pericolo della dannazione che lo assale sul fiume (del peccato), sul quale il mare non può vantare la sua forza? |
Al mondo non
fur mai persone ratte |
Sulla terra non ci furono mai persone così pronte a perseguire il loro utile e a evitare ciò che potesse danneggiarle, come fui pronta io, dopo che tali parole mi furono dette, |
venni qua
giù del mio beato scanno, |
nello scendere fin quaggiù dal mio seggio di beata, confidando nella tua nobile eloquenza, che onora sia te sia quelli che l'hanno intesa (traendone profitto spirituale).' |
Poscia che
m'ebbe ragionato questo, |
Dopo avermi dette queste cose, volse verso di me gli occhi lucidi di lagrime; e per questo mi rese più sollecito a venire (dove tu eri); |
E venni a te
così com' ella volse: |
e come Beatrice volle venni da te; ti portai via dal cospetto della lupa, che t'aveva impedito di raggiungere per la via più breve la cima del colle. |
Dunque: che
è? perché, perché restai, |
Che hai dunque? perché, perché indugi ? perché accogli in cuore tanta pusillanimità? perché non hai coraggio e schietta fiducia in te stesso? |
poscia che tai tre donne benedette |
dal momento che tre beate tanto potenti perorano la tua causa davanti al tribunale di Dio, e che le mie parole promettono (al tuo viaggio) un esito così felice? ' |
Quali fioretti
dal notturno gelo |
Come i gracili fiori, prostrati a terra con le corolle serrate per difendersi dal freddo della notte, appena li rischiara all'alba il primo raggio di sole si ergono sui loro steli con le corolle tutte aperte, |
tal mi fec' io di mia virtude stanca, |
così mi ripresi dal mio precedente stato di abbattimento, e tanto coraggio entrò nel mio animo, che cominciai (a parlare) libero da ogni timore: |
«Oh pietosa
colei che mi soccorse! |
'Oh misericordiosa colei che mi venne in aiuto! e te generoso, che non hai tardato a prestare obbedienza alle veritiere parole che ti indirizzo! |
Tu m'hai con disiderio il cor disposto |
Col tuo ragionamento mi hai a tal punto predisposto l'animo con desiderio al viaggio, che sono tornato ad avere l'intenzione che avevo in origine. |
Or va, ch'un
sol volere è d'ambedue: |
Incamminati dunque, poiché un'unica volontà ci governa: siimi guida, padrone, maestro. ' Cosi parlai; ed essendosi egli avviato, |
intrai per lo cammino alto e silvestro. |
entrai (dietro a lui) nell'arduo e orrido cammino. |
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