IL GENERE EPICO
Il genere epico
deriva dalla parola greca "epos", cioè parola, discorso, racconto o
verso di poesia. Per testo epico si intende un componimento narrativo, in
genere ampio, in versi, caratterizzato dall'esametro. L'epica narra vicende
appartenenti al passato, facendo ricorso al mito, per dare nobiltà alla
narrazione. Essa esalta uomini o popoli con determinati valori, come il
coraggio, la lealtà, la forza. Spesso le vicende ruotano attorno alla
ura dell'eroe, dotato di sentimenti e qualità spesso portate
all'esasperazione. La grandezza dell'eroe antico risiede consolo nelle sue
grandissime qualità di guerriero valoroso e coraggioso, pronto a morire
per il proprio popolo e la propria città, ma anche per il rispetto del
volere divino, che antepone sempre alla sua stessa vita personale, ai suoi
stessi sentimenti. Enea ne è l'esempio, poiché rinuncia all'amore vero
per la regina Didone per adempiere alla sua missione voluta dagli dei: fondare
Roma. Ne è l'esempio Ettore, che abbandona la propria sposa Andromaca,
affidandosi al suo destino di vinto. Un concetto fondamentale dell'età
antica che doveva contraddistinguere l'uomo valoroso, è la "pietas", che
contraddistingue soprattutto Enea. La pietas era senso civico e rispetto del volere
divino. Le azioni dell'eroe vengono spesso interferite dall'intervento degli
dei, che impongono divieti oppure premiano e assistono gli uomini. Di solito
un'opera epica prevede un fine encomiastico: l'Eneide di Virgilio, ad esempio,
esalta contemporaneamente le origini del popolo romano e la società
augustea. Nell'epica vengono catalogati testi appartenenti a periodi e popoli
estremamente lontani tra loro. Sono comprese, infatti, composizioni risalenti
al III millennioa.C.delle popolazioni mesopotamiche e indiane, opere dei greci
(Iliade, Odissea, Argonautiche), dei
romani(Eneide), dei giapponesi, fino alle manifestazioni letterarie dell'epoca
medievale (i cicli carolingio e bretone), i vari cantori, e di quella
rinascimentale. La produzione dell'epica antica a noi più nota è
quella greca, con i poemi dell'Iliade e dell'Odissea, composti, secondo la
tradizione, dal poeta Omero, intorno al VI secolo e redatti elaborando un
materiale anteriore di tre o quattro secoli. L'Iliade e l'Odissea sarebbero,
secondo gli studiosi, l'espressione letteraria più matura e
artisticamente più riuscita di un insieme di canti realizzati da aedi,
raccolti e trasmessi poi oralmente durante la conquista di Troia o fatti ad
essa collegati. Sin dall'antichità, il poeta epico per eccellenza fu
ritenuto Omero, al quale furono attribuite la composizione di due poemi,
l'Iliade e l'Odissea. La tradizione lo descriveva come un vecchio molto saggio,
cieco, degno di rispetto anche per la sua menomazione., poiché ai ciechi
venivano attribuite doti profetiche. Intorno al III secolo a.C. cominciarono a
sorgere dubbi sull'attribuizione delle due opere ad un unico autore e
sull'esistenza stessa del poeta. Si
iniziarono quindi ad analizzare a fondo le due opere e si ipotizzò che
solamente l'Iliade fosse opera di Omero. Prevalse tuttavia la teoria unitaria e
per secoli non venne più messa in discussione. La questione venne
ripresa intorno alla metà del seicento, quando l'abate francese
D'Aubignac sostenne che Omero non era mai esistito e che i due poemi erano in realtà un insieme di canti
staccati, privi di unità e coesione interna. Ancor oggi la questione
omerica non può dirsi conclusa. Le ricerche più recenti affermano
che la composizione dell'Iliade è precedente a quella dell'Odissea, in
quanto vi sono differenze nella rappresentazione della società. Nella
cultura latina all'Iliade e all'Odissea si ispira Virgilio nel comporre
l'Eneide, poema in cui vengono compendiati sia il tema della guerra, sia quello
del viaggio e in cui trovano spazio anche l'amore e l'intento encomiastico (la
celebrazione della missione civilizzatrice di Roma e del principato augusteo.
Il linguaggio dell'epica è reso solenne dall'esametro, cioè la
divisione del verso in sei parti. Sono molto ricorrenti le similitudini, ovvero
paragoni tra personaggi o situazioni che sottolineano un aspetto particolare.
Per la ricorrenza di similitudini ed espressioni simili, si può parlare
di uno stile formulare, fatto di regole fisse. La presenza di tali formule
è spiegabile con la teoria secondo la quale l'epica, in origine, sarebbe
stata trasmessa oralmente dagli aedi e dai rapsodi. Le formule grazie alla loro
ripetività, aiutavano il cantore. I poemi omerici si aprono solitamente
con un proemio o protasi, in cui l'autore espone brevemente l'argomento
dell'opera. Nelle opere antiche contiene anche l'invocazione alle muse o ad una
divinità, chiamata ad ispirare al poeta un canto elevato e solenne che conferisca particolare
dignità all'opera.