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IL POSITIVISMO, NUOVO INDIRIZZO DI PENSIERO
La cultura europea della seconda metà dell'800 appare dominata dal Positivismo, un indirizzo di pensiero nato in Francia per indicare un procedimento di conoscenza della realtà fondato sull'osservazione dei fenomeni, sulla sperimentazione e sul principio della verifica della teoria e della prova dei fatti. Il termine si estese anche in filosofia. La cultura positivista considerava l'arte come una nuova esigenza di realismo, in cui l'intellettuale non era più portavoce del popolo ma dava voce alle problematiche sociali e politiche ed è molto fiducioso nella scienza e nel progresso. Alla religiosità romantica si affianca una nuova fiducia nella ragione che porta all'applicazione del metodo scientifico alla società e all'uomo, con la nascita di scienze come la sociologia, la psicoanalisi e la statistica. Il filosofo e sociologo francese Auguste Comte utilizzò "positivo" per designare una fase evolutiva della storia dell'umanità. Per Comte era arrivata allo stadio scientifico, grazie a scienziati come Galileo, Bacone e sectiunesio. Grazie a loro l'uomo ha cominciato ad interrogarsi sul come si manifestano i fenomeni. Questo stadio positivo dell'umanità si sarebbe attuato appena il metodo scientifico si fosse esteso a tutti i campi culturali. Per Comte, la filosofia positiva doveva unificare tutti i risultati delle scienze in una scienza della società, la sociologia, che aveva il compito di osservare e analizzare i fenomeni sociali e scoprire le cause che li determinano.
La diffusione del Positivismo
Dopo Comte, il Positivismo francese si espresse con Taine e Durkheim. Per Taine l'opera d'arte è il frutto di un incrocio tra "l'ambiente, la razza e il momento storico" che determina gli individui. Durkheim tratta il problema delle relazioni tra individuo e società. Per lui la coscienza collettiva determina le azioni dei singoli, affermando che l'individuo è generato dalla società. In Italia precursori del Positivismo sono Ferrari e Cattaneo. Uno dei maggiori esponenti del pensiero Positivista fu Ardigò.
La teoria dell'evoluzione
Un rilievo centrale assunse nell'ambito del pensiero positivista l'evoluzionismo. A formularla fu Charles Darwin nell' Origine della specie e L'origine dell'uomo. Studiando somiglianze e differenze nella flora e nella fauna nel mondo, Darwin affermò che le specie subiscono variazioni a livello individuale: tra i tratti nuovi che compaiono tra gli individui di una stessa specie, alcuni vengono selezionati e trasmessi ereditariamente, dando origine a una specie diversa. Egli elaborò anche la legge della selezione naturale:le specie più forti e resistenti sopravvivono, quelle più deboli vengono eliminate. Anche l'umanità era il risultato di una selezione naturale, di una variazione sa nell'ambito di un gruppo di scimmie, i primati. Per Darwin l'ambiente può favorire o contrastare la sopravvivenza. Queste teorie
fecero scandalo, soprattutto tra i teologi, dal momento che contrastavano le tesi creazionistiche.
Karl Marx e il socialismo scientifico
A fine '800, lo studio della società e dell'economia fu caratterizzato dallo sviluppo di una teoria "razionalista": il "materialismo storico" di Karl Marx. Nel manifesto del Partito Comunista e nel Capitale, il filosofo analizzò la società borghese e capitalista, elaborando il "socialismo scientifico" che dette impulso alle grandi rivoluzioni socialiste e comuniste del '900.
La nascita della psicanalisi
Nel campo delle scienze umane troviamo Sigmund Freud. Studiando le malattie mentali scoprì la zona oscura, l'inconscio, capace di condizionare l'attività cosciente degli individui. Il termine indica i processi psichici che rimangono sotto la soglia della coscienza. La psicanalisi, di cui Freud è considerato il fondatore, tenta la cura dei disturbi mentali a partire dall'analisi dell'inconscio. Freud studiò anche l'importante della sessualità nella vita psichica, teorizzando che già il bambino piccolo sviluppa una sessualità, in gran parte investita sul genitore di sesso opposto (complesso di Edipo per i maschi, di Elettra per le femmine) e legata ad un sentimento di gelosia nei confronti del genitore dello stesso sesso. Freud riconosceva tre livelli nella vita psichica della persona: Es, Io, Super-Io. L'Es, l'inconscio, e il luogo dove si trovano paure e traumi che la coscienza ha rimosso. L'Io è la coscienza ed è l'intermediario tra l'Es e il Super-Io, che è l'insieme delle norme morali e degli insegnamenti che ci vengono impartiti. Il mancato equilibrio tra questi tre livelli genera la nevrosi. L'idea che manifestazioni nevrotiche, allora considerate come malattie misteriose fossero in realtà malattie mentali curabili non con farmaci ma con un dialogo 'particolare' tra medico e paziente fece gridare allo scandalo.
IL NATURALISMO, ESPRESSIONE FRANCESE DEL REALISMO
In concomitanza con il Positivismo, si affermò nella letteratura europea del secondo 800 il Realismo, che indica la tendenza a rappresentare la realtà in maniera concreta e oggettiva. In quest'ambito si formarono correnti letterarie più specifiche come il Naturalismo in Francia e il Verismo in Italia. Nel secondo 800 il romanzo era il prodotto letterario più diffuso perché:
si trattava dell'espressione più caratteristica della società borghese, quasi uno specchio della sua mentalità;
per gli argomenti trattati e il linguaggio usato rispondeva ai gusti dei lettori;
costituiva un efficace strumento di osservazione e analisi della realtà sociale.
In Francia, i maggiori esponenti del Naturalismo furono i fratelli de Goncourt e Zola.
I fratelli Goncourt scrissero romanzi che descrivevano la vita quotidiana delle classi inferiori trattando gli aspetti più degradati di questa realtà sociale come il brutto, il deforme, secondo il canone dell'impersonalità dell'opera letteraria. Le caratteristiche che il nuovo romanzo deve avere sono:
essere vero;
raccontare fatti raccolti dalla strada;
sconvolgere il pubblico con vicende anche tristi e violente;
I fratelli promossero una letteratura di impegno democratico e di valore morale.
IL VERISMO, ESPRESSIONE ITALIANA DEL REALISMO
In Italia il romanzo subì l'influsso del Realismo europeo e sorse il movimento culturale e letterario del Verismo. Se il centro di diffusione di questo fu Milano, i suoi maggiori rappresentanti furono del sud, perché si trovavano lì le condizioni maggiori di arretratezza e degrado che i veristi volevano denunciare. Il Verismo, a causa delle differenze culturali tra le regioni, ebbe un carattere regionale. Il primo teorico fu il catanese Luigi Capuana. Secondo lui, i principi del Verismo sono:
abbandonare il romanzo storico-politico per il "romanzo di costumi contemporanei";
scegliere la vita italiana e ritrarla "dal vero";
seguire il canone dell'impersonalità privilegiando la tecnica narrativa del dialogo;
non rinnegare la fantasia e l'immaginazione, facoltà che creano nella narrazione "un effetto di rilievo, di vita vera".
La scuola verista
Il caposcuola del Verismo fu Giovanni Verga. I principi del Verismo per Verga sono:
il racconto deve avere la caratteristica di fatto realmente accaduto;
lo scrittore deve sostituire agli effetti romanzeschi una ricostruzione scientifica dei processi psicologici;
la psicologia dei personaggi deve emergere dai loro gesti e comportamenti;
lo scrittore deve sparire dal racconto e mettere "faccia a faccia" con il fatto "nudo e schietto" (canone dell'impersonalità, eclissi dell'autore);
da questo, deriva la ssa del narratore onnisciente in cui il narratore assume la mentalità e il linguaggio dei suoi personaggi (regressione, narratore popolare);
ne deriva anche il divario fra la visione del personaggio e quella dello scrittore; questo procedimento è lo straniamento.
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