IL PROEMIO
I poemi omerici si
aprono solitamente con un proemio o protasi, in cui l'autore espone brevemente
l'argomento dell'opera. Nelle opere antiche esso contiene anche l'invocazione
alle muse o ad una divinità, chiamate ad ispirare il poeta affinché possa
efficacemente ricordare ed esprimere il
passato, a tal punto da ispirargli un canto elevato e solenne che conferisca
particolare dignità all'opera. Questo modo di iniziare il poema epico
con l'invocazione alla musa della poesia e la breve esposizione dell'argomento,
sarà imitato, se pur con varie modifiche, nel corso dei secoli e
irà anche nell'epica cavalleresca. La protasi dell'Iliade narra
l'ira di Achille e la sua contesa con Agamennone, il comandante acheo che
comporterà il ritiro dalla battaglia dell'eroe, con conseguenze
drammatiche per i greci. L'ira rappresenta l'elemento fondamentale per
comprendere il legame tra tutti gli avvenimenti seguenti e i personaggi che li
animano, e pertanto occupa il primo posto nell'apertura del poema. Sin dai
primi versi, appare evidente l'intento del poeta di introdurre subito il
lettore nel mezzo degli eventi e di individuarne la causa, cioè l'ira di
Achille nei confronti di Agamennone e quello di Apollo nei confronti di un capo
dei greci, macchiatosi di un oltraggio verso un suo sacerdote. Mentre il tema
dell'Iliade, però, è costituito da un fatto, l'Odissea ha per
argomento le vicende di un uomo che si caratterizza subito per una dote
particolare: la versatilità, cioè la ricchezza d'ingegno. Di lui
vengono suggerite altre due caratteristiche che sembrano completare e
giustificare la prima: il desiderio di conoscere mondi, genti e
mentalità nuove, e la capacità di soffrire, lottando non solo per
salvare se stesso, ma anche i propri comni, desiderosi come lui di tornare
in patria. Vengono così enunciati nel proemio due elementi che
iranno costantemente nel poema: la curiosità di scoprire l'ignoto
e il desiderio di ritrovare affetti mai dimenticati.