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TITOLO: Il sogno di una notte di mezza estate
TITOLO ORIGINALE: A midsummer night's dream
AUTORE: William Shakespeare
EDITORE: Bur Teatro (20° edizione)
GENERE LETTERARIO: commedia teatrale
BREVE SINTESI: l'opera venne creata nell'ultimo decennio del XVI° secolo, fra il 1590 e il 1600, in occasione di una festività per nozze; essa si divide in cinque atti ed è ambientata ad Atene, durante il regno di Teseo. Nella prima scena del primo atto sono protagonisti Teseo e Ippolita, regina delle amazzoni nonché sua futura moglie, impazienti per il loro matrimonio, ed Egeo, accomnato dalla lia Ermia. Quest'ultimo è angustiato per la sorte della ragazza e chiede consiglio al proprio re; infatti, nonostante ella sia stata promessa all'aitante Demetrio (troppo stregato degli occhi di Ermia per accorgersi dell'amore di Elena, migliore amica della fanciulla), si è perdutamente innamorata di Lisandro. Egeo, rivendicando il diritto ateniese sulla lia, le impone il matrimonio con Demetrio o la morte. Rifiutando la proposta di matrimonio, Ermia progetta la sua fuga d'amore con Lisandro. Nella seconda parte, ambientata nella casa di Quince, un gruppo di attori (Quince, Snug, Bottom, Flute, Snout, Starveling) si riunisce per assegnarsi le diverse parti da recitare l'opera "La molto lamentevole commedia e la crudelissima morte di Piramo e Tisbi". Il secondo atto è ambientato in un bosco nei pressi di Atene, e si apre con la prima scena in cui il re e la regina delle fate, rispettivamente Oberon e Titania, litigano animatamente per contendersi un ragazzetto indiano come gio, nelle mani della regina. Il re Oberon per vendicarsi del torto subito, con l'aiuto del fedele folletto Puck, mette nelle palpebre di Titania il succo della viola del pensiero, che le avrebbe procurato al risveglio, un immenso amore per la prima cosa vista. Però, per caso, Oberon si ritrova ad origliare la conversazione tra Demetrio ed Elena, pazzamente innamorata di lui; commuovendosi decise di aiutare la fanciulla affidando a Puck il compito di versare il magico succo negli occhi di Demetrio. Il fato volle che il piccolo folletto bagnò gli occhi di un fanciullo ateniese, Lisandro, scappato con la amata Ermia; al suo risveglio vide Elena e se ne innamorò follemente suscitando nella ragazza una forte depressione, credendo di essere burlata. Nel terzo atto, rie la comnia teatrale, che si riunisce nel bosco per le prove dell'opera; essi si appostano proprio dove Titania giace addormentata e quando ella si risveglia si innamora pazzamente di Bottom travestito da ciuco, al quale donerà quattro folletti pronti ai suoi ordini. Nel frattempo, anche Ermia si sveglia da un terribile incubo e si stupisce dell'assenza di Lisandro che inizierà subito a cercare. Infine tutti e quattro gli amanti si ritrovano nella coltre del bosco e, dopo una serie di equivoci e sfide in concluse, si addormentarono dolcemente. Al centro della radura si addormentarono anche Titania e Bottom ancora incredulo. Di seguito nel quarto atto, nelle che precedevano il crepuscolo del mattino, il folletto pasticcione Puck ristabilì il giusto ordine delle coppie ed all'alba, quanto il sole sorse, arrivarono Teseo, Ippolita ed Egeo stupiti di trovare i giovani li giacenti. Al loro risveglio, rivelano al re le loro pene d'amore che immediatamente decide di prosciogliere Ermia dalla dura decisione impostale dal padre e di dare il suo consenso allo sposalizio di entrambe le coppie durante il suo matrimonio. Parallelamente anche Bottom si risveglia dal suo sonno e velocemente corre dai suoi comni preoccupati per recitare alle nozze di Teseo e Ippolita. Il quinto atto incorpora in se l'opera della comnia teatrale scelta da Teseo per le sue nozze in cui intervengono anche Puck, Oberon e Titania, intitolata "La storia scenica prolissa e breve del giovane Piramo e del suo amore per Tisbi".
Non è sicuramente la solita tipologia di libro, però nonostante il linguaggio a volte poco comprensibile, mi è piaciuto molto perché racchiude in sé tante emozioni e imprevisti, e ovviamente perché vi sono due storie d'amore. Forse avrei preferito una fine più particolareggiata come il terzo atto, perché credo che finisca un po' banalmente.
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