TEMA
ARGOMENTATIVO
" Il
fenomeno del tardivo allontanamento dei giovani dalla famiglia di origine
è oggi molto comune; alcuni lo fanno risalire alle difficoltà di
trovare lavoro, altri ai nuovi rapporti genitori - li. Qual è il
vostro parere? "
Un'indagine svolta recentemente
su tutti i paesi europei ha segnalato che i giovani italiani sono, insieme ai
maltesi, quelli che permangono più a lungo nella famiglia di origine e
tardano di più a entrare in un rapporto di convivenza di coppia. Secondo
il sondaggio vivrebbe ancora con i genitori il 64 per cento dei giovani maschi italiani e maltesi sotto i 35
anni, seguiti da slovacchi, polacchi, snoli e portoghesi, e da solo il 21
per cento dei tedeschi e il 12 per cento degli svedesi. La stessa ricerca mostra
che non si tratta soltanto di studenti o disoccupati. Anzi, tra i giovani
italiani che vivono ancora con i genitori, la maggioranza è occupata - una situazione ben più
diffusa che negli altri paesi. Infine tra i giovani del Centro-Nord Europa chi
non vive con i genitori si trova in una varietà di situazioni: in coppia
convivente, in coppia coniugata, da solo, con amici, come genitore solo, e come
studente occupato o talvolta anche in cerca di lavoro. In Italia, invece, i
giovani fuori dalla famiglia di origine sono per lo più in una
situazione di coppia coniugata
e, soprattutto se uomini, sono occupati. Mentre in altri paesi si esce dalla
famiglia di origine per una molteplicità di ragioni, in Italia si esce
per lo più a seguito del matrimonio. Perché i giovani italiani escono
più tardi degli altri europei dalla famiglia di origine e
preferibilmente quando si sposano? In primo luogo, per chi va all'università, non esiste né uno
strumento generalizzato di borse di studio, né un'offerta consistente di
residenze universitarie a buon mercato. Al contrario, le borse di studio sono
legate al reddito familiare e chi frequenta un'università in una
città diversa da quella in cui risiede è soggetto allo sfruttatorio
mercato privato degli affittacamere: perciò solo chi ha una famiglia
consenziente e agiata può permettersi di vivere fuori casa. In secondo
luogo, proprio a causa dell'assenza di forme di sostegno al reddito per chi
studia o è in cerca di lavoro, in Italia più che altrove, avere
un'occupazione è una pre-condizione necessaria all'uscita dalla famiglia
di origine. Tuttavia non è una condizione sufficiente: se il reddito da
lavoro non è sicuro, non si può rischiare di stipulare un
contratto di affitto e di avviare una vita autonoma; tanto più che i
redditi da lavoro in Italia sono mediamente più bassi che in altri
paesi. A ciò si aggiunge la questione dell'accesso all'abitazione:
l'affitto è diventato molto costoso e, di conseguenza, i giovani sono
completamente dipendenti dalla disponibilità dei genitori sia a fornire
loro un'abitazione sia ad aiutarli a comprarla. La precarietà del
lavoro, unita al costo dell'abitazione, può interrompere il percorso di
autonomia in assenza di alternative alla solidarietà familiare. Le
motivazioni economiche non sono però sufficienti a spiegare la
più lunga permanenza dei giovani italiani nella famiglia d'origine. Vi
concorrono anche modelli culturali che considerano la dipendenza dai genitori
meno socialmente condannabile
che il ricorso al sostegno pubblico, e che considerano poco accettabile che i
giovani nella prima fase della loro vita autonoma abbiano un tenore di vita
inferiore a quello che avevano come li. Tuttavia, proprio la loro
combinazione con circostanze economiche e di sicurezza sociale particolarmente
sfavorevoli, induce a riflettere sui possibili effetti di un modello sociale che si affida così
esclusivamente alla solidarietà familiare nella fase di ingresso nella
vita adulta: non va sottovalutato il fatto che, specie per gli uomini, viene
spostato sempre più avanti il momento in cui si trovano a dover imparare
a stare sulle proprie gambe e a fronteggiare i bisogni della vita quotidiana;
questi uomini entrano poi in rapporti di coppia in cui le donne, che hanno
utilizzato la permanenza in famiglia per investire nella propria formazione e
per stabilizzarsi nel mercato del lavoro, hanno aspettative di parità e
reciprocità.