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Il viaggio attraverso la letteratura (Ulisse, Dante, Manzoni)
Il motivo del viaggio e del viaggiatore è sempre stato al centro della letteratura, sia classica che moderna e contemporanea, specialmente, ma non solo, sotto la forma del mito di Ulisse. Il viaggio è una delle metafore più presenti nell'immaginario collettivo occidentale: la vita viene intesa come un "cammino" o un "pellegrinaggio", la morte come un "Trapasso", i momenti decisivi della vita in società come "riti di passaggio" e così via.
Il viaggio, un vero e proprio topos letterario, ci accomna attraverso i secoli fornendoci una percezione concreta del succedersi delle civiltà, pur conservando il suo principale significato di conquista/catarsi attraverso il superamento di prove ai limiti dell'impossibile.
L'Odissea è l'opera che riassume i significati concreti e simbolici legati al tema del viaggio. Il viaggio di Ulisse è un viaggio di ritorno, dalla guerra di Troia alla sua nativa Itaca, la patria abbandonata e ritrovata insieme alla moglie Penelope e al lio Telemaco. Quindi il viaggio può essere considerato inizialmente nella sua circolarità (partenza, percorso, arrivo e recupero), dove emerge soprattutto la finalità del raggiungimento di uno scopo (la ricongiunzione, la riconquista definitiva della stabilità attorno ai valori originari).
Ma è evidente che la
vicenda di Ulisse non può consistere solo nell'approdo al porto finale,
ma piuttosto nel superamento di mille pericoli, ostacoli e prove. Il viaggio
diventa uno stimolo naturale alla ricerca continua di qualcosa di nuovo, una
perenne sfida al confronto.
Ma l'Odissea rivela anche
un'interessante varietà di atteggiamenti nel carattere del viaggiatore Ulisse:
la tenacia nel sopportare le avversità naturali, l'astuzia nell'aggirare
pericolosi imprevisti, la temerarietà nel varcare la sfera del
conoscibile, l'eroismo ed il coraggio fisico, il gusto del rischio e dell'avventura.Ulisse nel Mondo classico rappresenta quindi la
ura del viaggiatore antico, l'eroe, l'uomo coraggioso, in grado di
affrontare spostamenti faticosi e sorprendenti, incontri magici e
soprannaturali. Attraverso il viaggio Ulisse afferma la propria autonomia in
opposizione ad ogni disegno, umano o divino, che possa ostacolare la
libertà e il desiderio di conoscenza.
Il tema del viaggio di ripropone anche nella letteratura italiana: il poeta itinerante per eccellenza è sicuramente Dante Alighieri che nella "Divina Commedia" attraversò i tre regni dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Le motivazioni che spinsero il poeta ad intraprendere il suo viaggio, seppur letterario, non sono state sicuramente il desiderio di conoscere la realtà ultraterrena, come invece aveva fatto Ulisse che, condannato da Dante, verrà inserito nell'ottava bolgia dell'Inferno fra i fraudolenti. Il cammino di Dante è ben più vicino a quello intrapreso da Enea, spinto ad intraprendere il suo viaggio per volontà divina.
Dante presenta il suo viaggio come analogo a quello di Enea e di San Paolo e lo contrappone a quello avventuroso di Ulisse, cioè guidato da Dio e non animato dal desiderio umano di conoscere. Sia nel viaggio di Enea, che in quello di San Paolo vi è una necessita storica e provvidenziale: Enea doveva ricevere informazioni circa la fondazione di Roma, alla quale sarebbero in seguito legati i due istituti politici e spirituali con funzione di guida per gli uomini: l'Impero ed il Papato. San Paolo fu rapito dal Paradiso affichè svolgesse una missione religiosa, cioè trarre incitamento e conforto dalla fede che egli doveva diffondere tra gli uomini. Il viaggio di Dante è analogo a quello di Enea, in quanto entrambi sono voluti da Dio e sono necessari alla realizzazione di un disegno provvidenziale voluto da Dio stesso. Sia Enea che Dante non intraprendono il viaggio spontaneamente, ma hanno una missione da compiere, entrambi accettano l'idea di un destino voluto da forze superiori all'uomo e per fini più alti. La missione di Dante è di tutte compimento e tra di esse è la più nobile, in quanto ciò che ha appreso nel suo viaggio deve ripeterlo agli uomini, mediante il suo poema, in modo che essi possano trovare la "retta via".
Se si fa un salto di circa 5 secoli, si vede come il viaggio abbia ancora riferimenti a Dio, e quindi alla salvezza dell'uomo. Alessandro Manzoni infatti ci presenta il protagonista del suo romanzo "I Promessi Sposi", Renzo Tramaglino, come un ragazzo che, in seguito ad errori provocati dalla sua irrazionalità e dal suo desiderio di vendetta, si rende conto che l'unica giustizia non è quella delle istituzioni, bensì quella divina. Il passo che ci descrive perfettamente questo profondo cambiamento in Renzo è la notte trascorsa alle sponde dell'Adda. Renzo fino a quel momento si era dimostrato un ragazzo istintivo e allo stesso tempo ingenuo, in quanto convinto che anche gli umili potessero incidere nelle decisioni dei potenti, potendo così modificare la realtà. I fatti poi non gli avrebbero dato ragione, e proprio alle sponde del fiume Adda il protagonista capisce che l'unica giustizia a cui ci si può appellare è quella divina. In quel luogo, ai suoi occhi idilliaco, egli ritrova un'immagine a lui cara, un simbolo di protezione, cioè una capanna dove egli trascorrerà la notte. Questo è uno dei momenti chiave del romanzo, il momento in cui Renzo agisce non più con il cuore, bensì con la ragione, aiutato dalla fede che lo porterà a compiere la sua missione, riuscendo così a sposare Lucia Mondello. Il viaggio compiuto da Renzo a Milano si è rivelato quindi essenziale per la sua formazione, portandolo ad avere una fiducia incondizionata in Dio e nelle sue decisioni, è questo si spiega con il felice epilogo della storia, dal perdono a Don Rodrigo nel lazzaretto alla definitiva unione con l'amata Lucia.
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