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In base alle tue esperienze e conoscenze (letture, conversazioni, documenti, film . ) tratta un problema del mondo contemporaneo che ti ha particolarmente colpito, spiegando i motivi della tua scelta e indicandone cause, conseguenze, possibili rimedi da giustificare con opportune argomentazioni
Ho deciso di trattare dell'argomento dei bambini di strada perché lo sento come un fenomeno profondamente ingiusto e triste, pensare che un bambino venga privato della propria fanciullezza, lasciato in una strada, senza una famiglia, senza affetto e senza protezione mi fa pensare e riflettere su quanto ci sia ancora da migliorare in questo mondo. Nel corso della mia crescita formativa ho potuto venire a conoscenza di questa grave piaga sociale che colpisce i paesi sottosviluppati del sud del mondo grazie ad everne parlato in classe e con i professori, grazie a programmi televisivi ed a mie ricerche su internet stimolate da curiosità nel voler approfondire questo fenomeno. Per poter capire appieno le motivazioni della nascita di questo caso bisogna ricercare nel tessuto sociale degradato dell'ambiente in cui il soggetto vive.
Ogni giorno molti contadini vengono privati ed espulsi dalla loro terra. Si trasferiscono nelle grandi città speranzosi che ci sia lavoro per tutti, assistenza sanitaria, scuola, ma non c'è niente per nessuno di loro. Questa gente si trasferisce in periferia o dentro le città, nelle favelas, dove, in baracche di tre metri per quattro vivono intere famiglie. La situazione è difficile e il padre è il primo a non sopportarla. Non sopporta d'essere disoccupato e di non poter far niente per la sua famiglia. Allora la abbandona per trovare un'opportunità di lavoro. Scappa da una situazione che non riesce a reggere: non tornerà più. La madre rimane sola con i li, magari incinta. A questo punto incarica il più grande ad andare in città e a procurarsi il denaro per il pane, il latte. Così un bambino di nove, dieci anni vive di lavori umili, in genere come lustrascarpe, lavorando tutto il giorno. Se alla sera ritorna dalla madre senza soldi, questa, nervosa, lo sgrida e lo picchia. Non sono rari i casi in cui in queste famiglie viene a convivere un uomo nuovo e, non essendo il padre del bambino, manca il vincolo affettivo. Sovente anche questo lo picchia per avere il denaro. Questa situazione rimane tale finché il bambino si ribella e non fa più ritorno a casa. Perché dovrebbe tornarci? Non c'è affetto per lui. E inizia l'esperienza di rimanere per la strada e scopre tre cose: può sopravvivere; quello che guadagna è tutto per lui; scopre la libertà e a questa non vi rinuncerà più: è il richiamo della strada. Ma nella strada cade nelle mani di altre forze, la principale è la droga, il narcotraffico.
Ha bisogno della droga per poter andare avanti. Comincia con la colla. Poi deve mantenersi. Non sempre ha la forza per lavorare. Così chiede la carità o ruba.
Il salario minimo è di cento dollari, ma un bambino, solo per fare da palo ai narcotrafficanti guadagna 5 o 6 salari. A 12 anni, se prepara i pacchettini della droga, guadagna da 8 a 10 salari. A 14 anni, se spaccia, guadagna 15-l6 e una pistola. I più coraggiosi guadagnano un fucile AR15 e dai 20 ai 30 salari per fare da guardie del corpo ai loro capi. Non arrivano ai 22 anni. Tutti i giorni si vedono passare dei cadaveri di bambini lungo un piccolo canale. Chi mai saprà della loro morte? Chi mai spenderà una preghiera o solo un semplice pensiero per quei li vittime della società?
Un altro rischio che questi ragazzi corrono è quello di venire sfruttati per il commercio degli organi. Qualche volta arriva una macchina nera e lunga coi vetri oscurati e carica uno o duo bambini attirandoli con la promessa di cibo. Il giorno dopo ritornano, non sono più gli stessi, menomati e privati degli organi, qualche volta anche di entrambi gli occhi. Molto probabilmente questi "pezzi di ricambio" serviranno al bambino ricco, bianco e occidentale ma che ne sarà di quello povero, nero del terzo mondo? Di fronte a noi appare una verità pesante: anche noi che ci consideriamo una società progredita, nelle scienze e nelle tecnologie ma non abbastanza nella morale, viviamo sulle spalle di questi bambini.
Dopo tanta sofferenza mi chiedo cosa possiamo fare e cosa concretamente si sta già facendo per il recupero di questi bambini, per toglierli dalla strada e dargli un letto, per toglierli la colle e dargli un piatto di minestra caldo. Le associazioni sono poche, e oltretutto fanno fatica a continuare il loro lavoro perché le mancano i fondi.
Il recupero degli adolescenti non dovrebbe essere proibitiva: la colla, ma in senso più ampio si potrebbe parlare di vita di strada in generale, è una droga micidiale per quanto riguarda gli effetti fisici ma non crea una dipendenza insuperabile; perchè la dipendenza è soprattutto psicologica. I bambini si rivolgono alla droga quando il mondo intorno non fornisce alternative di vita: questi ragazzi non cercano altro che una persona che indichi loro la strada, e una struttura affettiva e sociale che sostituisca quella che non hanno avuto dalla famiglia. Fondata nel 1990, Casa do Menor, è una tra le maggiori organizzazioni Brasiliane, attive nella solidarietà del sociale. Attraverso di essa, vengono aiutati più di 1300 bambini provenienti dai sobborghi di Rio de Janiero . Oltre ad offrire aiuto ed assistenza, i volontari di Casa do Menor, attuano dei programmi di istruzione sia scolastica che relativa a un mestiere, mirati a facilitare l'inserimento sociale di questi bambini in una zona, dove il problema della disoccupazione e micro-criminalità è gravissimo. Gli educatori operano sulla strada per andare a trovare i ragazzi nel loro ambiente, poter creare un rapporto di fiducia e amicizia e pian piano attirarli nei centri di rieducazione. Ma corrono gravi rischi perché sono esposti a rischi e minacce da parte dei narco trafficanti che non vogliono il reinserimento di questi bambini ma continuare a sfruttare i bambini per il commercio illegale.
Dopo aver concluso questo tema mi rendo più che mai conto di quanto sono fortunata ad avere una casa, per la prima volta sono felice di poter parlare di veline e frivolezze simili. Sono felicec sì, ma non orgogliosa anzi al contempo provo un senso di repulsione, di disprezzo, di vergogna per la nostra società opulenta che chiude gli occhi su tanta miseria, che non guarda ma vive a discapito. Io, invece, voglio conoscere, sapere, capire anche se mi fa male e soffro. Mi colpisce nel profondo pensare che una Diana tredicenne potrebbe essere per le strade di Rio spaesata e sperduta senza una guida. Io vorrei dare il mio contributo per recuperare, anche se impossibile, l'infanzia perduta di tante piccole vittime.
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