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Intervista immaginaria a Carlo Goldoni:
Giornalista:Signor Goldoni,lei è arrivato alla professione di commediografo all'età di quarant'anni. Cosa l'ha spinta a questa scelta, a lasciare la professione d'avvocato? E soprattutto, cosa l'ha indotta a cambiare,a riformare il teatro comico?
Goldoni:Devo confessare che a me sarebbe piaciuto fare l'attore. Pensi che una volta,quando studiavo all'Università, scappai con una comnia di attori. Sin dalla più tenera età,mi sentii rapire quasi da una interna insuperabile forza agli studi teatrali. Pensi che già all'età di otto anni, mi dilettai a comporre una commedia,sull'esempio delle commedie del Cicognini. E allora non ne avevo vista rappresentare nemmeno una sulle Scene! Questa passione crebbe in me di più quando iniziai ad andare a Teatro; non mi abbandonò mai nei miei vari viaggi per diverse città d'Italia. Mentre da parte dei miei famigliari,mi si volevano far gustare la Medicina e la Giurisprudenza, che io ritenevo disgustose, il mio trasporto per la Drammatica Poesia si andò sempre in qualche maniera sfogando con Commedie, Dialoghi o rappresentazioni di qualche Teatral Personaggio. La mia passione mi rese attento osservatore di quelle Commedie che si rappresentavano a Venezia e me ne fece conoscere il gusto corrotto. Compresi che il Teatro sarebbe potuto risultare molto utile al pubblico. Il desiderio di essere utile al pubblico e la lusinga di gloria finirono per spingermi nell'impresa. Sulle Scene correvano sconce Arlecchinate, scandalosi amoreggiamenti, motti, favole mal inventate, senza ordine che, invece di correggere il vizio, lo fomentavano, riscuotendo le risa di un pubblico ignorante. I Comici, avveduti del generale scontento, cercarono la novità: introdussero macchine e magnifiche decorazioni; nonostante questo, il concorso del pubblico ben presto diminuì. Io frattanto piangevo della decadenza della commedia dell'arte, ma non avevo ancora i lumi sufficienti per tentare il risorgimento.
Giornalista:Lei mi sta dicendo che la commedia dell'arte era in decadenza in quegli anni per contenuti banali, per battute volgari. Lei non accettava il Teatro così come lo aveva trovato e il suo scopo fu di portarlo ad un modello più alto, accettabile da un pubblico più vasto e più esigente di quello che accorreva alle semplici recite dei "comici d'improvviso",dove si voleva ridere senza pensare. Cosa può dirmi sulla scelta dei suoi personaggi?
Goldoni:I personaggi delle mie Commedie sono realistici, caratterizzati singolarmente e non più come "tipi" dalle caratteristiche prefissate. La Commedia migliore, più sicura e riuscita è quella in cui è scritta la parte di tutti i personaggi,con vari caratteri,ispirati a fatti reali.
Giornalista:Nelle sue opere lei ha utilizzato una lingua diversa sia dall'italiano letterario sia da quello popolare della commedia dell'arte. Cosa vuol dirci in proposito?
Goldoni:Quanto alla lingua, non mi feci scrupoli di usare molte frasi lombardi, giacché comprensibili anche dalla plebe più bassa che concorreva nelle città lombarde, dove venivano rappresentate le mie Commedie; in altre, invece, utilizzai il veneziano.
Giornalista:Quindi, lei utilizzò un linguaggio più vicino alla realtà, per essere compreso da un pubblico medio.
Goldoni:Ho cercato di usare l'italiano medio del tempo, ma ho inserito anche battute in dialetto. L'inserimento di alcune battute nelle lingue regionali da una parte si collegava con l'origine regionale delle maschere e nei miei personaggi ce n'è qualcuno che ricorda tal maschere locali, per esempio Pantalone e Arlecchino, tipiche maschere veneziane . E poi era un omaggio alla realtà. Ho proposto l'italiano, ma sapevo che a livello locale si parlava in dialetto .
Giornalista:Come motiva la scelta del dialetto veneziano per alcune sue commedie? Non è stato un limite alla loro diffusione?
Goldoni:Io vivevo a Venezia e lavoravo per impresari veneziani . e poi chi ha detto che il veneziano sia un dialetto? Lei sa che da molti veneziani la loro è considerata una lingua!
Giornalista:Lei dunque con le sue commedie voleva far riflettere, oltre che divertire? Perché?
Goldoni:Beh, il pensiero degli Illuministi mi aveva profondamente convinto. Bisognava diffondere la cultura . Sentivo che bisognava ridare al teatro la sua funzione formativa, educativa .
Giornalista:Scusi, Signor Goldoni, lei oggi nel 2006 è ancora molto presente nei teatri italiani. Lei pensa che ai giorni d'oggi una commedia, come per esempio "La putta onorata", potrebbe interessare, dire qualcosa di utile ai giovani?
Goldoni:Certo che sì! Qual è in fondo, il tema centrale di questa commedia? La dignità della donna! La sua capacità di non lasciarsi comprare, manipolare, ecc . Non crede che oggi sia un discorso attuale? .
Giornalista:La ringrazio molto.
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