italiano |
di Sebastiano Vassalli
Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio del 1590 una neonata viene deposta sul torno della Casa di Carità di San Michele fuori le mura, presso Novara. La bambina, cui viene dato il nome di Antonia, entra nel cerchio delle esposte(trovatelle) della Pia Casa, che secondo un antico costume ancora diffuso all'epoca si incaricava della loro prima educazione.
All'età di dieci anni, Antonia viene adottata da una famiglia locale che ne ottiene la custodia, sollevando da tale compito il convento: trattasi dei coniugi Nidasio di Zardino, un paese della bassa novarese. Le origini oscure della fanciulla le valgono però la diffidenza del paesino di camna, che matura negli anni in aperta gelosia delle comari verso questa creaturina graziosa divenuta ben presto una donna affascinante a scapito delle insignificanti garzoncelle locali.
Mentre Antonia vive il brusco impatto dei preconcetti contadini, la città di Novara viene toccata dai tempi di crisi che attraversano l'Italia della ControRiforma. Carlo Bascapè, resosi inviso a Roma per le sue istanze di epurazione e razionalizzazione del credo, viene inviato dal pontefice in un esilio poco mascherato nel lontano vescovado settentrionale. Il decrepito ecclesiastico comincia però a darsi da fare, facendo del novarese una palestra di sperimentazione delle sue istanze riformiste: la fede primitiva e scaramantica del contado viene duramente colpita in favore di un credo più sincero e sentito, mentre i parroci sospetti di corruzione e lussuria, ma soprattutto i quistoni (privi della corretta formazione seminariale e spesso anche dei voti veri e propri) vengono epurati e sostituiti da nuove leve più affidabili.
Questo processo interessa anche Zardino, dove il vecchio quistone Don Michele viene sostituito dal giovane ed ambizioso Don Teresio. Il nuovo sacerdote abitua i paesani a frequenti cerimonie ed offerte in denaro, che urtano sensibilmente la popolazione, abituata alle scarse richieste economiche di Michele, fornito di suoi mezzi di sussistenza.
Antonia, rea di aver danzato con dei Lanzi durante una loro visita al paesino, viene allontanata dalla comunità cattolica per connivenza con gli eretici luterani. La fanciulla inizia da quel momento un'aperta critica alla Chiesa di Roma, sia nelle sue dottrine(Paradiso ed Inferno vengono liquidati come favolette) che, fatto ancora più grave, della sua bramosia di denaro. Parallelamente, la fanciulla, ormai in età da marito, rifiuta il matrimonio con i numerosi pretendenti, spesso anche economicamente onerosi, macchiandosi agli occhi del paese di peccaminosa Superbia: accusa che esplode in vero e proprio scandalo quando le belle fattezze di Antonia vengono ritratte da un pittore nelle vesti della Vergine in un edicola. All'età di diciannove anni la ragazza vive la genesi della sua tragedia. Antonia si innamora di Gasparo, un camminante(vagabondo nullafacente) che reclutava disperarti montanari prossimi alla morte per fame(risaroli) e ne rivendeva la manodopera nelle camne della bassa. I due si incontrano segretamente di notte presso il 'dosso dell'albera' (collina con un castagno dove si pensava che le streghe si incontrassero col diavolo), dove la fanciulla viene ingannata dalle grandi promesse del manigoldo. Sulla via del ritorno Antonia veniva spesso sorpresa dai Fratelli Cristiani(pattuglie di zelanti cattolici incaricatisi di controllare lo stato morale della comunità . nonché del più lucrativo compito di stanare i risaroli in fuga), che la riportavano a casa con la forza. Questi comportamenti sospetti della giovane, uniti alle continue malelingue delle comari ed all'aperta critica della comunità cristiana, portano ben presto a maturare un'infamante accusa nei suoi confronti: Antonia viene creduta dai suoi compaesani una Strega! Don Teresio la denuncia al Tribunale Ecclesiastico di Novara; diretto in quegli anni dallo zelante Inquisitore Manini, deciso a riportarne in auge l'antico prestigio dell'ente dopo gli anni di umiliazioni vissuti sotto Bascapè(fautore di una rivalsa vescovile ai danni di qualsiasi organo di controllo papale . spec. Il Sant'Uffizio). Mentre il vescovo è assente per una visita a Roma, l'Inquisizione muove i primi passi del Processo: vengono interrogati molti testimoni, che confermano la colpevolezza della Strega, mentre i famigliari e l'amica Teresina(poi spalleggiata anche dalla testimonianza del camparo Pietro Maffiolo) la discolpano, lasciando emergere la verità sugli incontri notturni di Antonia. Lo spauracchio del sesso illecito muove però l'Inquisizione ad un passo più risoluto: la rea viene messa sotto tortura per confermare di essersi concessa al demonio! Stremata dal dolore, Antonia confessa una colpa mai perpetrata e sottoscrive una condanna per lei già pronta.
La fanciulla viene arsa con la legna dell'albero maledetto ove si incontrava con il suo amato, risparmiata però al dolore da un sedativo datole dal suo carnefice.
PUNTO DI VISTA
Il romanzo si ambienta per intero nella provincia novarese, più precisamente in un piccolo paesino della bassa, Zardino, che come l'autore ripete più volte tra premessa e congedo, ora non esiste più, probabilmente cancellato dalle pestilenze, dalle battaglie, dagli incendi o da chissà cos'altro.
Zardino è un piccolo borgo come ce ne sono tanti altri nella Pianura Padana a quei tempi. E' un paesino abitato da contadini, circondato da campi di granturco, da risaie. E' dominato da due collinette formatesi con i sedimenti portati dal Sesia che scorre a poche centinaia di metri, e che gli abitanti di Zardino chiamano "il dosso dei ceppi rossi" e "il dosso dell'albera", dove le dicerie e le fantasticherie di paese affermano avvengono i sabba, in altre parole i riti satanici nei quali le streghe vengono possedute dal demonio.
Antonia Renata Giuditta Snolini, scura di capelli, occhi e pelle, è la protagonista di questo racconto, un personaggio che nello svolgersi della vicenda si evolve e cambia la sue idee. La ragazza viene abbandonata quando è ancora in fasce, così cresce nel convento tra preghiere e rigida disciplina; qui si costruisce un habitat dove vive serenamente.
Quando i coniugi Nidasio la prelevano da questa vita, Antonia è costretta ad abbandonare il suo mondo per scoprirne uno nuovo di cui non conosce nulla. A causa di un parroco oppressivo perde la sua fiducia nell'istituzione religiosa. E' una ragazza decisa e convinta delle sue scelte: ha il coraggio di rifiutare diverse proposte di matrimonio che non le interessano; questo e il fatto che si fa ritrarre sotto le vesti della Madonna la portano a meritarsi l'accusa di superbia e le procurano la scomunica. Antonia rimane forte fino al momento del processo dove, in un primo momento nega le accuse e cerca di difendersi, poi sottoposta a tortura, si lascia andare e rilascia una confessione falsa ammettendo colpe che non ha.
Un altro personaggio che cambia il suo punto di vista e si evolve è il vescovo Bascapè.
Bascapè e un ometto gracile, magrissimo, con pelle smorta color della cera, le mani bianche e ossute come quelle di un morto, è quasi un cadavere vivo, è pieno di mali, catarri, allergie, emicranie, dolori alle ossa e chissà cos'altro ancora da far pensare a tutti che avrebbe raggiunto presto il Signore a cui tanto era devoto, invece lui resta sempre lì, non vuole andarsene.
Arriva a Novara un po' dispiaciuto per non essere diventato Papa ma convinto di poter cambiare la chiesa corrotta dei suoi tempi cominciando la sua rivoluzione proprio da Novara; non riesce nel suo intento che rimane solamente una chimera e, anzi, lo allontana dai suoi fedeli, facendolo isolare all'interno della chiesa romana, e portandolo ad affermare che la Chiesa proclamava le persone, sante solamente per liberarsene mettendole come in soffitta e quindi cercando di dimenticarle il più in fretta possibile.
Gli altri personaggi principali sono i coniugi Batolo e Francesca Nidasio caratterizzati da una grande bontà d'animo, Don Teresio con le sue prediche assurde e le sue assidue richieste di denaro, Don Michele con le sue attività illecite.
La storia di per sé abbastanza interessante, ma spesso il ritmo viene eccessivamente rallentato dall'intento didascalico di Vassalli.
Il paragone con i Promessi Sposi viene spontaneo, visto il combaciare del periodo storico, e porta ad una sostanziale osservazione: Manzoni operò una lunga descrizione dell'apparato ecclesiastico italiano di quel periodo, spaziando dalle corruzioni della Grande Chiesa alle opere di bene della Piccola Chiesa(Es. Priore Regionale dei Cappuccini & Fra Cristoforo); Vassalli invece si fissa su una critica decisa verso un solo aspetto della vita ecclesiastica contemporanea ad Antonia, il gusto cioè della Chiesa per la repressione delle dissidenze!
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