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"LA CHIMERA"
Il romanzo "La chimera" può essere catalogato tra le prime opere di Sebastiano Vassalli, personaggio di grande rilievo nella letteratura italiana della seconda metà del '900.
Con "La chimera" Vassalli mostra di aver concluso una fase di studio basata sulla ricerca di originali forme linguistiche e strutturali in favore di una forma più tradizionale, il romanzo storico, frutto di accurate ricerche.
Questo romanzo è ambientato tra la fine delle guerre di religione e l'inizio della guerra dei Trent'anni. Quest'epoca è caratterizzata da grandi tensioni, infatti, anche se l'Europa e l'Italia attraversavano un periodo di pace, molte erano le manifestazioni di intolleranza religiosa. Qui si vede anche l'opposizione della Chiesa all'evolversi della scienza.
In età medievale la donna era vista come "arma del demonio", erano tollerate solamente la moglie che assicurava le progenie, la madre che allevava li, la tessitrice operosa, la contadina instancabile, la suora murata nella sua clausura; le altre erano accusate di aver stretto un patto con Satana e di compiere malefici a danno dell'umanità e venivano quindi processate e condannate al rogo, proprio come succede alla protagonista del romanzo.
In una notte di
gennaio del 1590, una bambina viene abbandonata davanti all'ingresso della Casa
di Carità di Novara. Antonia Snolini, così battezzata per via degli occhi e
dei capelli nerissimi, cresce in Istituto. La vita degli esposti (orfani)
è molto dura: i bambini conoscono solo stenti e riti religiosi.
Siamo nell'epoca in cui è arrivato a
Novara il vescovo Bascapé, scomoda ura sempre in
lotta con il peccato, che viene relegato in provincia perché d'ostacolo alla
rilassatezza dei costumi romani. Il carico di messe, preghiere, castighi e digiuni
pesa anche sugli esposti: Antonia viene educata in
questo clima; solo l'incontro con un'orfana più grande, che ha fatto la
vita sulla strada, Rosalina, la introduce alla realtà esterna.
Crescendo, Antonia
si fa sempre più bella e questo le costa l'essere scelta per
rappresentare le esposte davanti al vescovo Bascapé
al cui cospetto la bambina, durante una solenne cerimonia, sviene. Intorno ai
dieci anni, Antonia viene adottata da una generosa
coppia di contadini di Zardino, Bartolo e Francesca, e
si trasferisce nel villaggio della Bassa. Lo sfondo sono le risaie, le montagne
tra cui spicca il Monte Rosa, la pianura attraversata dal Sesia: il paesaggio
dell'antica Lombardia al tempo dell'Inquisizione. Un paesaggio popolato da
ure dimenticate: camminanti, risaroli, banditi che
creano leggende, come il Cacetta, e soldati
mercenari, dementi, boia, pittori di edicole, falsi preti e predicatori
fanatici, spacciatori di reliquie finte, comari pettegole e litigiose. La
bellezza di Antonia comincia a portare guai: si
insinua che tutto ciò sia opera del diavolo. Biagio se ne innamora, un
pittore di edicole, Bertolino d'Oltrepò la
sceglie come modella per rappresentare la Madonna e si scatenano le invidie,
è desiderata dai migliori partiti e viene accusata di catturare gli
uomini con arti magiche.
Inoltre la ragazzina si innamora di un
forestiero, Gasparo, un camminante (una specie di vagabondo del tempo, un uomo
che sceglie di passare la vita a camminare) e iniziano a circolare voci
orribili sul suo conto: la si accusa di essere una strega per giustificare le
carestie, pian piano si trova sola, si diffondono leggende di malefici e
crudeltà e quanto Antonia, per amore, inizia a
sire nel bosco tutte le notti, la gente di Zardino
si convince che partecipi al Sabba. Da qui il processo. Antonia
spaesata, si trova davanti all'Inquisitore, una fila di testimoni depone contro
di lei, ma le vere ragioni della condanna stanno altrove. Il Tribunale del
Sant'Uffizio di Novara è interessato a portare a termine il processo
della 'strega di Zardino' per rivendicare
la propria autonomia nei confronti di Bascapé e della
Chiesa di Roma, approfittando dell'assenza del vescovo impegnato nella lotta
per la santificazione di Carlo Borromeo.Antonia viene
arrestata e tenuta in una cella buia.
Nel settembre del 1610, di sabato, perché tutti possano accorrere, poco dopo il tramonto, perché il fuoco sia visibile tutta la notte, tra festeggiamenti ed esplosioni gratuite di odio, Antonia, dopo aver subito violenze e torture, viene condannata al rogo. Il boia, l'unico che prova compassione per lei, in gran segreto l'avvelena prima di lasciarla alle fiamme, per non vederla soffrire.
La fine del libro appare scontata, anche se il desiderio di mutare la realtà porta sempre a sperare in un rivolgimento degli avvenimenti che, più si evolvono, più rafforzano quel presentimento.
L'idea d'ingiustizia che pervade tutto il romanzo come filo conduttore della vicenda è quindi portata fino alla fine con un atroce finale.
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