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LA POESIA E LA SUA ATTUALE INADEGUATEZZA - LA CULTURA DEL TRASH HA ANNICHILITO IL POETARE

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LA POESIA E LA SUA ATTUALE INADEGUATEZZA

LA CULTURA DEL TRASH HA ANNICHILITO IL POETARE.

Si potrebbe iniziare a parlare di poesia dalla notte dei tempi; cioè dal momento in cui i Greci dal verbo "pieo" crearono questa parola. Ma in realtà i giovani oggi non sanno nemmeno cosa voglia dire andare a scuola con coscienza e senza inganni uriamoci se riescono a riconoscere l'etimologia di questa parola. Cominciamo dai giorni nostri e dal declino a cui essa inevitabilmente è destinata. La poesia ormai vive grazie a quei pochi intellettuali, per la maggior parte sopra i 70 anni, che animano i circoli letterari. Ma la poesia non è di pochi è di tutti infatti ha sempre ispirato ad essere popolare; basti pensare ai grandi poeti del passato che dai grandi valori dalle grandi emozioni hanno fatto nascere esempi sublimi ed emozionanti di poesia. Ora quelle stesse emozioni, quei stessi sentimenti che prima anche in maniera criptata venivano resi pubblici tramite versi metricamente e linguisticamente perfetti ora sono patrimonio della televisione. Essa infatti si "alimenta" di storie drammatiche, dolorose, storie d'amore e d'amicizia che vengono interamente vissute in contatto con il pubblico. Si potrebbe obiettare che in tutti questi secoli quello che è cambiato è solo il mezzo di comunicazione ma in realtà l'argomento è quello: l'uomo con il passare del tempo non scrive più ma rende pubblica con un mezzo diverso quella che è la sua esperienza di vita. Giusta obiezione ma qui entra in gioco il fattore linguaggio il modo cioè in cui ciò viene espresso. L'importanza delle parole di Saffo pregne di gelosia per aver visto l'immagine del suo amato attraverso lo sguardo innamorato di un'altra donna oppure la natura petrarchesca che con intensa passione veniva descritta non possono essere certo paragonate al linguaggio che oggi questo mezzo nuovo esige affinché si possa avere una comunicazione più immediata. Per i giovani, quelli più colti, le poesie sono una vago ricordo scolastico, per altri la traumatica esperienza di averle dovute imparare a memoria, per altri ancora sono le canzoni moderne, melodiche, lamenti più che altro. I nuovi poeti sono dunque i cantanti che riempiono le classifiche musicali; veri e propri poeti perché capaci di trasferire in versi il disagio, la noia, la paura, l'amore con un linguaggio semplice ed immediato ma in un modo così banale che farebbe invidia ad una comico di quart'ordine! Ma questa non è poesia, non può essere poesia. Essa oggi non esiste anche se ne avrebbe tutte le ragioni dato che l'uomo ha bisogno di un qualcosa che sublimi questa realtà e che la renda viva. Ma se la comunicazione di massa esige un linguaggio allusivo, elementare, semplicistico ed allora è meglio che la poesia rimanga un vano ricordo; il ricordo di un tempo in cui Omero parlava di un'aurora dalle dita rosate, Leopardi naufragava nel dolce mare dell'infinito, Baudelaire volava attraverso le ali del sui Albatro. Vassalli in un articolo del Corriere della Sera del 2003 afferma che "probabilmente un modulo della storia umana si è chiuso per sempre". Ed infatti è così. La cultura moderna non viene più raccontata da un vate, da un poeta; l'uomo moderno non rivive più attraverso le parole di chi, mosso da valori ed ideali, scrive versi. Oggi i soprusi, le sofferenze di interi popoli vengono taciuti  o raccontati solamente dalla sterilità tipica della cronaca di un telegiornale o di un quotidiano. Conte ancora sul Corriere della Sera del 2003 sostiene che "la poesia non morirà mai del tutto altrimenti non sarà solo un modulo della storia a chiudersi ma l'intera umanità a cambiare". In realtà l'umanità è cambiate e con essa il linguaggio si è paralizzato e il pensiero bloccato per sempre. I veri responsabili sono i cultori del trash coloro che mettono in un'ipotetica gerarchia di valori il denaro e la tecnica, per usare ancora parole di Conte. Quelli che la uccidono giorno per giorno sono coloro che scambiano ogni testo per una forma di poesia senza capire che c'è una vera poesia quella che coinvolge, convince, costringe ad essere riletta e non è certo quella. Oggi la poesia ha perso il suo carattere universale non è più popolare ma è di pochi anche se quei pochi vivono la strittura tra i muri delle loro case, lontani da tutto e da tutti per la paura di non essere accettati dalla massa che giudica, che senza rispetto annienta le aspirazioni altrui. Ma se nella categoria del popolare rientrano gli spot pubblicitari, il mondo della moda pieno di lustrini e pailette, il calcio allora è meglio che essa sia ricordata e definita come l'arte meno popolare di tutte perché lei è universale, sublime, aulica, eccellente tutto ciò che l'uomo moderno non può capire.






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