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LE BRACI di Sàndor Màrai

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LE BRACI di Sàndor Màrai






Biografia: Nato nel 1900 a Kassa. Nel 1948, abbandonò l'Ungheria per un periodo di esilio volontario in Germania e in Francia, dopo un soggiorno di qualche anno a Napoli, si stabilì negli Stati Uniti, a San Diego, dove divenne un migrante sedentario e dove morì suicida nel 1989 (un suicidio annunciato, perché prima di morire ebbe la premura di chiamare un'ambulanza che andasse a prelevare il suo cadavere). Nel deserto senza frontiere e senza miraggi dell'esilio, l'isolamento dello scrittore ungherese fu totale (unica sua patria la lingua), come testimonia il Diario tenuto dal 1943 al 1983.





Personaggio preferito: Il mio personaggio preferito è il protagonista, il generale Henrik.

Henrik è un generale che ha trascorso la vita al servizio dell'esercito, infatti fin da bambino ha frequentato le scuole per diventare un alto ufficiale. Ha settantacinque anni e per quarantuno anni ha atteso il ritorno della amico Konrad dall'estremo oriente. Henrik è una persona molto seria e rigida con se stesso e con gli altri, è testardo e soprattutto cova nel suo cuore, per tutti quegli anni, il desiderio di conoscere una verità che l'amico gli ha nascosto fuggendo in oriente.



Il personaggio mi è piaciuto perché all'inizio racconta dei suoi primi anni di vita e poi dell'amicizia con Konrad fin nei minimi dettagli tanto che leggendo si rivive insieme a lui le vicende di quel periodo. Poi c'è un buco di ben quarantun'anni trascorsi in modo solitario e caparbio nell'attesa di rivedere l'amico. Nel momento in cui questo accade l'unico scopo di tutta quell'attesa è conoscere un a verità che avrebbe potuto sapere immediatamente dalla moglie, invece con la sua testardaggine ha atteso tutti quegli anni proprio come le braci che continuano a ardere sotto il fuoco spento.





Pezzo preferito: Il mio pezzo preferito è: << Parlava dei tropici. <<quando arrivai laggiù, ero ancora giovane, come ricorderai. Avevo trentaquattro anni andai subito a lavorare in una zona paludosa. Da quelle parti la gente vive in capanne con il tetto di lamiera. Non avevo quattrini. Era la società coloniale che ava tutto. Di notte ti stendi e ti sembra di stare immerso in una nebbia calda.>>.>>

. << L'ultima volta che sei stato qui, seduto in questa stanza, su questa poltrona, parlavi di queste cose: dei Tropici, delle paludi della nebbia calda e della pioggia.>>

Questo pezzo mi è piaciuto perché nonostante siano passati tanti anni sembra che Henrik abbia voluto fermare il tempo fino al ritorno di Konrad. Henrik ha tanto atteso quel momento perché come dice lui voleva che il cerchio si richiudesse, sapere quindi la verità e passare i suoi ultimi anni di vita tranquillamente senza più dover attendere. Inoltre mi è piaciuto perché ricorda tutto nei minimi dettagli proprio come se le cose fossero accadute pochi giorni prima.





Delusione: La mia delusione è che a volte il romanzo è troppo descrittivo che diventa noioso e soprattutto molto statico anche nelle descrizioni di avvenimenti.



Commento finale: E' un libro che racconta tutto nei minimi particolari, è pieno di dettagli a volte superflui che lo fanno diventare noioso. E' comunque un romanzo ricco di passioni in cui la lealtà e il rispetto, il tradimento e l'amore sono cose relative. Così come l'attesa di quarantun'anni è solo un granello di polvere il cui valore se quando finisce l'attesa. In questo libro le rivelazioni vengono cadenzate in modo da tenere il lettore molto coinvolto ed attento.

Trovo che il titolo di questo libro riassuma il romanzo con una sola parola perché l'autore ha custodito il suo desiderio di verità come le braci tengono vivo un fuoco che all'apparenza sembra spento.





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