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LE FOIBE

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LE FOIBE



La vicenda delle foibe istriane rappresenta un momento particolare e ignoto della storia italiana. Per rendersene conto, basterebbe sfogliare le ine di un qualsiasi libro storico e verificare che il dramma delle foibe non è nominato in nessun modulo. Eppure, la strage c'è stata solo che, al pari di altre tragiche vicende, come ad esempio l'eccidio nazista, è stata tenuta nascosta.

L'orrore istriano trova le sue origini alla fine della grande guerra quando, in seguito alla vittoria, l'Italia  assunse il controllo di tutta la zona Istriana, provocando malcontento nella popolazione locale. La nuova amministrazione italiana, infatti, era molto più rigida di quella austro-ungarica precedente, che aveva già molta esperienza nell'amministrazione di territori comprendenti più etnie, come lo era, appunto, quello istriano. La direzione italiana, inoltre, si stava dimostrando intollerante verso gli usi e i costumi slavi, tanto da vietare anche l'uso della stessa lingua. Ad aggravare la situazione poi, fu anche il fatto che gli Italiani segnarono il completo decadimento della zona Triestina, fonte di grandi risorse per l'economia locale, che già risentiva della grave crisi del '29. Tutto ciò ebbe gravi conseguenze sulla popolazione istriana che, sentendosi occupata, iniziò a sviluppare una vera e propria resistenza, costituita per la maggior parte da comunisti.



Il fenomeno delle foibe iniziò nell'autunno del '43, dopo l'armistizio, quando i partigiani slavi peseguitarono e uccisero migliaia di cittadini italiani, inquadrati come nemici del popolo. Le foibe, tuttavia, toccarono la massima intensità durante l'occupazione jugoslava di Trieste: l'esercito Titino raggiunse la città il 1° maggio 1945, precedendo gli anglo-americani, dando iniziò ad una brutale carneficina che coinvolgeva militari e civili italiani,  ma anche cittadini sloveni e croati. Il massacrò proseguì anche dopo l'arrivo dei neozelandesi: finì solo il 9 giugno, quando fu tracciata la linea di demarcazione Morgan, che restituiva agli Italiani diversi territori sotto il controllo degli slavi.

Un passo di fondamentale importanza per la questione Istriana è stato l'armistizio dell'8 settembre 1943, che vide l'ascesa al potere degli antifascisti comunisti e l'organizzazione armata delle unità combattenti slovene, che prima di allora si erano dedicate solo ad azioni di scarsa importanza sociale.

La preoccupazione principale delle nuove unità di potere era l'annessione alla Croazia e, in seguito alla Jugoslavia: tuttavia, tali eventi vennero considerati come delle realtà già in atto, da difendere con la forza. Nella zona, quindi, iniziarono i primi arresti: inizialmente furono gli stessi antifascisti italiani ad imprigionare squadristi e gerarchi; accanto ad essi c'erano gli insorti croati, che si accanirono contro i rappresentanti dello stato, come podestà, carabinieri, operatori postali, esattori. Era necessario eliminare totalmente il ricordo dell'amministrazione italiana: solo che, col passare del tempo, la questione si allargò fino a coinvolgere anche i semplici cittadini. Gli ordini dei Titini, infatti, erano di eliminare tutti i nemici del popolo, ossia chiunque si fosse opposto al movimento di liberazione guidato da Tito.

Il destino degli arrestati, dunque, era segnato: in un primo momento erano deportati in diverse località di raccolta, come ad esempio la città di Pisino, considerata la massima esponente della "croaticità della zona"; poi, in seguito a ingiusti processi, venivano condannati a morte. Molti morivano nei campi di concentramento o, nel caso dei militari, durante le marce di trasferimento, che si trasformavano in vere e proprie camminate della morte. Le esecuzioni avvenivano nelle foibe: i prigionieri, dopo sevizie di ogni genere, erano condotti sull'orlo delle foibe e legati l'uno all'altro da un filo di ferro stretto ai polsi con delle pinze. Infine, uno dei soldati sparava al membro in testa al gruppo dei condannati, che trascinava nella foiba il resto dei comni, ancora vivi. Altre volte, invece, le condanne capitali venivano eseguite senza alcun processo, dopo la cattura.

Dietro alle barbare esecuzioni, possiamo individuare degli obiettivi comuni: prima di tutto, il desiderio di annessione alla Jugoslavia, poi la volontà di mostrare la propria capacità di ribellione in seguito ai torti subiti. Fatto sta che, malgrado la riuscita o no di questi obiettivi, il fenomeno delle foibe ha provocato un gran numero di vittime, tra le 10000 e le 15000 persone, la cui storia è stata totalmente e ingiustamente cancellata dalla memoria delle persone.




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