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Il libro "lettera a un bambino mai nato" di Oriana Fallaci è il diario di una donna in carriera di fronte ad una maternità inaspettata, che la considera come scelta personale e responsabile e non come un dovere. Durante i mesi di attesa, la donna dialoga con il lio e a se stessa, lo prepara alla vita, alle sue regole e alle sue insidie.
Il libro ricostruisce la vita, le paure e le gioie di una donna, senza un volto e un nome preciso, incarnazione dei sentimenti di chi come lei ha dovuto affrontare la scelta di essere madre. Accettare questo ruolo non è semplice. Per una donna sola la scoperta di portare in grembo un lio può essere un ostacolo. È così anche per la protagonista, che inizia un estenuante e doloroso monologo con il lio - e soprattutto con se stessa - alla ricerca di una risposta. È così che si scontra con la propria mente e soprattutto con il proprio cuore, che da subito la obbliga ad una scelta: accettare un lio e impegnarsi a crescere con lui. Tra i due si instaura un legame particolare: da un lato ci sono affetto, amore, complicità, e dall'altro i litigi, contrasti e rimpianti di due esseri distinti ma uniti in un'unica persona. Ecco quindi la donna che si scopre madre nel seguire con la mente ogni minuscolo cambiamento del proprio ventre e del lio, come per rendersi conto appieno della scelta fatta. Poi, subito dopo, la paura e la richiesta d'aiuto per continuare a scegliere la vita alla morte: «Come faccio a sapere che non sarebbe giusto buttarti via? [ . ] darei tanto bambino perché tu mi aiutassi con un cenno, un indizio».
Analisi di un altro personaggio: la dottoressa moderna
Nel corso del libro un personaggio in particolare mi ha colpito, la dottoressa, definita moderna per le considerazioni e i suggerimenti offerti alla donna. La dottoressa ha una voce in modulo poiché consiglia alla gravida di intraprendere un lungo viaggio di lavoro dannoso al bambino. "Il medico pensa che la gravidanza non debba essere una punizione inflitta dalla natura, ma un miracolo atto a svolgersi spontaneamente. Ella infatti trova incomprensibile esigere dalla donna la rinuncia della sua attività, della sua personalità, della sua libertà". Saranno poi queste parole a far si che la donna intraprenda il viaggio causando un'emorragia letale per il feto.
Mie considerazioni sul libro
Io considero quest'opera della Fallaci come vero proprio sfogo e diario umano. Essendo ancora giovane, non so cosa voglia dire portare una creatura in grembo, però come donna posso capire le responsabilità di una vita sulla coscienza. Nessuno potrà mai giudicare una donna che ha fatto una sua scelta, perché non può sapere che cosa si prova in quei momenti. Tutti dicono: "se abortirà, ucciderà una vita e verrà considerata un mostro, se terrà il bambino, verrà accusata di essere una poco di buono e verrà screditata e guardata male da tutti solo per aver amato in un letto".
Nel momento in cui un test di gravidanza è positivo, vuol dire che una nuova vita è cominciata, ma l'aborto non è sempre sinonimo di omicidio, poiché in certi casi può essere un'azione inevitabile frutto di lunghe riflessioni.
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