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L'ILLUMINISMO ITALIANO
LOMBARDIA
Con la pace di Rastadt (1714)
Il governo austriaco nella sua attività riformatrice si avvale degli intellettuali più avanzati, ad esempio Pietro Verri e Cesare Beccarla ebbero varie e importanti funzioni nell'amministrazione dello Stato; il Parini diresse la "Gazzetta di Milano" sotto Maria Teresa e fu poi, sotto Giuseppe II, soprintendente delle scuole pubbliche che erano subentrate a quelle dei Gesuiti.
Tra le riforma emanate vanno ricordate: l'istituzione del catasto (con il carico fiscale in base ai possedimenti); l'organizzazione amministrativa del territorio, diviso in province e comuni; l'espulsione dei Gesuiti col conseguente potenziamento delle scuole pubbliche; la soppressione del tribunale dell'Inquisizione; l'eliminazione del fidecommisso (antica disposizione con cui il testatore impediva l'alienazione e la spartizione del suo patrimonio) che determinò un certo liberalismo economico.
REGNO DI NAPOLI
Con la pace di Vienna del 1738 il Regno di Napoli passò ufficialmente a Carlo VII di Borbone che regnò fino al 1759 quando assunse la corona di Sna.
Qui sul piano concreto delle riforme i risultati furono piuttosto deludenti a causa della presenza della nobiltà dei "Baroni" (baronaggio) che godono ancora di privilegi fiscali a giuridici e fanno vita oziosa e parassitaria. Ciò non vuol dire che l'attività riformatrice fu assente, basti pensare alla rivoluzione della repubblica partenopea del 1799 nella quale molti eroi morirono giustiziati dai Borboni. D'ora in poi la politica repressiva e reazionaria di questi li isolerà per sempre dall'Europa.
TOSCANA
Nel 1737 il Granducato di Toscana,
estintasi la dinastia dei Medici, passa a Francesco Stefano di Lorena, marito
di Maria Teresa d'Austria, che regna dal 1737 al
1763. più che a lui è a suo lio Pietro Leopoldo che si deve
una notevole attività riformatrice: come l'abolizione della tortura e
della pena di morte e la soppressione dei privilegi ecclesiastici (Codice
Leopoldino: 1786).
PIEMONTE
Nei primi tre decenni del secolo Vittorio Amedeo II di Savoia compie un'opera notevolissima di ammodernamento: riduce i privilegi e le immunità del clero, realizza un catasto che gli permette di sottoporre la nobiltà a una più razionale pressione fiscale, potenzia l'Università di Torino e si adopera per il miglioramento dell'istruzione. Però, con Carlo Emanuele III (1730) questa spinta riformatrice si arresta e ancora peggio è con Vittorio Amedeo III (1773-96). Quindi rispetto al riformismo lombardo o toscano, il Piemonte vive un lungo periodo di depressione intellettuale, di isolamento e di estraneità rispetto al fervore illuministico. È proprio da questo clima stagnante che Vittorio Alfieri sentirà il bisogno di tirarsi fuori (sprovincializzarsi)
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