LUIGI PIRANDELLO
VITA
- Nasce nel 1867 a Girgenti da una famiglia di agiata condizione
borghese.
- Si laureò in filologia romanza
- L'esperienza degli studi in GERMANIA fu importante perchè
lo mise in contatto con la cultura tedesca (particolare con i romantici)
che ebbero profonda influenza sulla sua opera e sulle sue teorie
dell'umorismo.
- Si stabilì a Roma ove strinse rapporti con il mondo romano
- Sposa la Portulano
- Dissesto economico
provocato da un allagamento della miniere di zolfo del padre= declassazione------
intensificò attività produttiva e stimolo per la
rappresentazione del grigiore della vita piccolo borghese il rifiuto
irrazionalistico e "anarchico" del meccanismo sociale alienante, sentito
come una "trappola" in cui l'uomo si dibatte invano.
- Nel 190 TEATRO
- Vide con favore
l'intervento in guerra, considerando come una sorta di compimento del
processo risorgimentale, ma essa incise in modo doloroso sulla sua vita:
il lio Stefano fatto prigioniero degli Austriaci.
- Fama mondiale dei suoi
drammi e si dedicò completamente al teatro
- Dopo il delitto Matteoti
aderì al fascismo= garanzia di ordine; il suo spirito o
antiborghese lo induceva a scoprirvi l'affermazione di una genuina energia
viale che spezzava le forme fasulle della vita sociale dell'Italia postunitaria.
- 1934 Premio Nobel
- 1936 muore
VISIONE
DEL MONDO
- "vita come continuo fluire"
- alla base della concezione del mondo piranedelliana vi è
una concezione VITALISTICA
- la realtà tutta
è vita, perpetuo movimento vitale, inteso come eterno divenire,incessante
trasformazione da uno stato all'altro, come lo scorrere di un magma
vulcanico. Tutto ciò che si stacca da questo flusso , e assume
"forma" distinta e individuale, si irrigidisce e comincia a "morire"
- in realtà noi non
siamo altro che parte indistinta nell'universale divenire della vita, ma
tendiamo a cristallizzarci in forme individuali, a fissarci in una
realtà che noi stessi ci diamo
- la nostra
personalità è illusione, ci fissiamo in una «forma».
- Crediamo di essere «uno»
per noi stessi e per gli altri, mentre in realtà siamo tanti
individui diversi, a seconda della visione di chi guarda.
- Ciascuna forma è
una maschera che noi stessi ci proponiamo e il contesto sociale . sotto
questa maschera non c'è nessuno, o meglio vi è un fluire
indistinto e incoerente di stati in perenne trasformazione,
- Pirandello fu
influenzato dalle teorie di Binet
sulle alterazioni della personalità, ed era convinto che
nell'uomo coesistono più persone che possono emergere
inaspettatamente.
- C'è una teoria
della frammentazione dell'Io= dato significativo in quanto nella
civiltà novecentesca entra in crisi sia l'idea di una realtà
oggettiva, ordinata, definita, sia di un soggetto "forte", unitario,
coerente.
- È questo il
periodo dell'affermarsi di tendenze spersonalizzanti nella società:
l'instaurarsi del capitale monopolistico, che annullava l'iniziativa
individuale e nega la persona in grandi apparati produttivi anonimi;
l'espandersi della grande industria e l'uso delle macchine, il formarsi di
grandi metropoli,
- L'INDIVIDUO NON ESISTE PIU', l'io si indebolisce, perde la sua
identità. Si frantuma in una serie di stati incoerenti.
- Da ciò ne deriva
una stato di smarrimento e di dolore
- L'individuo soffre anche
dall'essere fissato dagli altri in forme, in cui non si riconosce
- Queste forme sono
sentite come una «trappola» in cui l'individuo si dibatte, lottando invano
per liberarsi.
- A Pirandello la
società gli appare come un'«enorme pupazzata», una costruzione
artificiosa e fittizia, che isola inseparabilmente l'uomo dalla vita, lo impoverisce
e lo irrigidisce, lo conduce alla morte anche se egli apparentemente
continua a vivere.
- Pirandello è nel
suo fondo anarchico, un ribelle insofferente dei legami della
società, contro cui scaglia la sua critica impietosa e corrosiva.
- Il campione di
società su cui la sua opera si esercita è la comine
sociale dell'Italia giolittiana e postbellica: in particolare sulla
condizione piccolo borghese (romanzi
e novelle); mentre il teatro predilige l'ambiente borghese.
- L'istituto in cui si
manifesta la «trappola» della forma che imprigiona l'uomo sono la famiglia
e l'economia, costituita dalla condizione sociale e del lavoro, a livello
piccolo borghese.
- Da questa trappola non
si ha una via di uscita storica: il PESSIMISMO è totale, non gli
consente di vedere altra forme di società diverse.
- Non ricerca le cause
storiche per cui la società è una trappola, in quanto per
lui è una concezione metafisica, universale.
- L'unica di via di relativa salvezza è la FUGA
NELL'IRRAZIONALE: nell'immaginazione che trasporta verso un "altrove
fantastico(es Il treno ha fischiato). Oppure nella FOLLIA(Enrico IV)
- Il rifiuto della vita
sociale da luogo ad una ura ricorrente: «il forestiero della vita»,
colui che ha preso coscienza del carattere del tutto fittizio del meccanismo
sociale, colui che ha capito il "giuoco" e si esclude, guardando vivere
gli altri dall'estremo della vita e dall'alto della sua superiore
consapevolezza, osservando gli uomini imprigionati nella trappola con un
atteggiamento umoristico, di irrisione e pietà.
- «filosofia del
lontano»=contemplare la realtà come un'infinita distanza, in modo
da vedere in una prospettiva straniato da tutto ciò che l'abitudine
fa considerare normale, e in un modo quindi da cogliere l'inconsistenza,
l'assurdità. La mancanza totale di senso.
IL RELATIVISMO CONOSCITIVO.
Se la realtà è in
perpetuo divenire non si può fissare in schemi e moduli d'ordine
totalizzanti, onnicomprensivi.
Il reale è MULTIFORME,
polivalente, non esiste una prospettiva privilegiata da cui osservarlo; al
contrario, le prospettive possibile sono INFINITE E TUTTE EQUIVALENTI.
Caratteristico quindi della sua
produzione è un RELATIVISMO CONOSCITIVO: non
si dà una verità oggettiva fissata a priori, una volta per tutte.
Ognuno ha la SUA verità, che nasce dal modo soggettivo di vedere le
cose.
Nasce quindi
l'incomunicabilità, che accresce il senso di solitudine dell'individuo
che si scopre «nessuno», mette ulteriormente in crisi la possibilità di
rapporti sociale e contribuisce a svelare il carattere convenzionale e
fittizio.
Il relativismo conoscitivo e il
soggettivismo assoluto collegano Pirandello in quel clima culturale europeo del
primo 900 in cui consuma la crisi delle certezze positivistiche.
La posizione di Pirandello va al
di fuori del decadentismo. Per Pirandello un'essenza ultima non si dà
più, per cui non sono più una totalità organica, ma si
sfalda in una pluralità di frammenti che non hanno un senso complessivo.
Il particolare è
semplicemente una particella isolata, perchè UN TUTTO NON ESISTE.
LA POETICA:L'«UMORISMO».
- Nell'«Umorismo»(1908) possiamo trovare la visione dell'arte e
della poetica di Pirandello.
- Il volume si compone di una parte storica, in cui l'autore esamina
varie manifestazione dell'arte umorista, e di una parte teorica, in cui
viene definito il concetto stesso dell'umorismo.
- L'opera d'arte nasce dal libero movimento della vita interiore; la
riflessione, al momento della concezione, resta invisibile, è quasi
una forma del sentimento.
- Nell'opera umoristica
invece la riflessione non si nasconde ma si pone dinanzi al «SENTIMENTO
DEL CONTRARIO», che è il ritratto caratterizzante l'umorismo per
Pirandello. (esempio signora vecchia che si trucca)
- la riflessione nell'arte umoristica coglie così il
carattere molteplice e contraddittorio della realtà, permette di
vederla da diverse prospettive contemporaneamente. In una realtà
multiforme, tragico e comico vanno insieme, il comico è l'ombra che
non si può essere mai disgiunta dal corpo del tragico.
- Nel saggio Pirandello afferma che l'umorismo lo si può
trovare nella letteratura di tutti i tempi, ma in realtà la
definizione che da si attaglia all'arte contemporanea.
- E' un'arte fuori chiave, cioè piena di continue dissonanze
e disarmonica; è un'arte moderna per eccellenza, perchè
riflette la coscienza di un mondo più ordinato ma frantumato, in
cui nn ci sono più punti di riferimento fissi, ma solo
ambiguità e contraddizioni laceranti. È quindi un'arte
critica che costringe a vedere la realtà da prospettive inedite,
stranianti, capaci di far saltare comodi e rassicuranti sistemi di
certezze.
- Le sue opere sono tutti testi umoristici, in cui tragico e comico,
riso e serietà, sono mescolati da cui emerge il senso di un mondo
frantumato, al limite dell'assurdo.
- La teoria dell'umorismo coincide con la concezione della polifonia
di Bachtin, che vede l'opera polifonica una pluralità di
prospettive diverse che si affermano in piena libertà. Questa per
Bachtin è legata alla tradizione della letteratura carnevalesca, in
cui il comico interviene a rovesciare ciò che è serio.
LE POESIE E LE NOVELLE.
- Rifiuta le soluzioni delle più avanzate correnti poetiche
contemporanee e conserva i codici letterari, i moduli espressivi, le forme
metriche tradizionali.
- 1922 Novelle per un
anno, raccolta globale di poesie.
- Ci sono all'interno
della raccolta novelle collocate in una Sicilia contadina da quelle
focalizzate su ambienti piccolo borghesi continentali, spesso del ceto
impiegatizio della capitale.
- Le novelle siciliane possono a prima vista ricalcare il clima
verista, ma ad un'osservazione più attenta rivelano di appartenere
già ad una dimensione diversa e inconciliabile. Non si riscontra
per nulla l'attenzione ai dati documentari, né all'indagine "scientifica"
sui meccanismi della società e della lotta per la vita
- Pirandello diverge da verismo in due direzioni: da un alto
riscopre il sostrato mitico,ancestrale e folklorico della terra siciliana,
fondando il racconto su immagini ancestrali come quella della Terra Madre
e della luna, ed in questo si rivela più vicino al clima decadente;
dall'altro lato quelle ure di un arcaico mondo contadino sono deformate
sino al parossismo da una carica grottesca, che le trasforma in immagini
bizzarre, stravolte, allucinate, ai limiti della follia e oltre, e le
vicende, prive di ogni diretto riferimento ad un contesto sociale,
divergono casi paradossali, estremizzati sino all'assurdo.
- Pirandello anche nella Sicilia contadina coglie il grottesco della
vita, la casualità che fa saltare ogni idea di mondo ordinato, il
gesto folle che scardinata ogni logica sistemazione del reale.
- Si allinea una successione sterminata di ure umane che
rappresentano la condizione piccolo borghese, una condizione meschina,
grigia, frustrata.
- Queste ure avvilite e dolenti non sono che la metafora di una
condizione esistenziale assoluta: il rappresentarsi del movimento vitale
in forme che lo irrigidiscono.
- La trappola in essi è costituita da una famiglia oppressiva
e soffocante o da un lavoro monotono e meccanico, che mortifica
l'individuo
- L'analisi di Pirandello si appunta con feroce lucidità
sulle convenzioni sociali che impongono all'uomo maschere fittizie e ruoli
fissi, rivelando così la sua acrimonia antiborghese, il suo rifiuto
anarchico e irrazionalistico di ogni forma di società organizzata,
che inevitabilmente spegne la spontaneità e l'immediatezze della
vita.
- La loro sofferenza a lungo covata può esplodere in gesti
inaspettati come quelli dell'impiegato Belluca in "Il treno ha fischiato",
o nella fuga dell'alienante metropoli moderna verso l'altrove di una camna edenica.
- Il meccanismo sociale però non è mai effettivamente
messo in questione, e si chiude inesorabilmente a soffocare le tentate
evasioni di questi miseri antieroi pirandelliani.