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La Mandragola
Nicolò Machiavelli nacque a Firenze nel 1469 da una famiglia borghese di modesta agiatezza. Studiò da umanista i classici latini e sembra collegarsi di più alla corrente aristotelica e averroista, che però riscontrava meno favori nell'ambiente fiorentino.
Fino al 1512 esercita varie cariche della Repubblica; poi in quell'anno il governo fiorentino cadde e ritornarono i Medici, così che lui fu costretto a ritirarsi all' Albergaccio, un suo podere, e dedicarsi esclusivamente all' attività letteraria, anche se con la speranza di essere richiamato a Firenze dalla corte medicea.
Il suo capolavoro letterario è Il Principe, ma esemplare è anche "I Discorsi" sopra la prima Deca di Tito Livio.
Altre opere rilevanti: Dell'arte e della guerra, in cui sono contenuti suggerimenti specifici, ma non è solo un trattato scientifico (come del resto Il Principe). Compose inoltre le Istorie fiorentine, in cui vengono narrati i fatti storici fino alla morte di Lorenzo il Magnifico.
Nel campo teatrale, il capolavoro di Macchiavelli è indubbiamente la Mandragola.
Amareggiato e indebolito dai disagi politici degli ultimi mesi della sua vita, morì dopo una breve malattia, lasciando i suoi nella povertà. Soltanto nel 1787 i suoi resti furono traslati in S. Croce.
La mandragola è la più straordinaria commedia del rinascimento, una delle più belle di ogni tempo, cosi bella e perfetta da far impallidire, a giudizio di Voltaire, si sospetta sia stata scritta nel febbraio del 1518.
Machiavelli è purista, quindi l'opera è interamente in fiorentino. La commedia presenta un prologo e un'antefatto. Nel prologo, una poesia del Machiavelli, vengono presentati i personaggi dell'opera che sono: Callimaco, Lucrezia, Nicia, Ligurio, Solstrata, Siro e Fra Timoteo tutti chiaramente allegorici .
Callimaco, fiorentino mandato dai tutori in Francia, incontra un suo coetaneo, Camillo Calfucci. I due un giorno si trovarono a discutere sul luogo ove vi fossero le donne più belle se in Italia o in Francia; la discussione arrivò al termine che qualunque donna, sia di Francia che di Italia non sarebbe stata bella quanto la donna di Messer Nicia, Lucrezia. Callimaco curioso della fama di Lucrezia ritorna a Firenze per constatare se effettivamente fosse vero. Arrivato a Firenze constata la fama di Lucrezia assai superiore e se ne innamora. Questo racconto costituisce l'antefatto della Mandragola discusso tra Siro e Callimaco all'inizio della commedia.
Lucrezia, bellissima, era sposata con messer Nicia, un stimato dottore in legge ma a parere di Callimaco assai ingenuo e quindi vulnerabile al suo tranello atto ad entrare nelle grazie di Lucrezia. I due, infatti, Messer Nicia e Lucrezia, cercano ardentemente di avere un lio un erede ma per via dell'impotenza di Nicia questo non avveniva. Rivotosi a Ligurio su ordine di Siro cercano proprio su questo punto di far leva per far avvicinare Callimaco a Lucrezia che oltre ad essere bellissima era anche castissima e fedele.
A questo punto Callimaco si finge dottore sotto indicazione di Ligurio per aggirare Nicia disperato per soddisfare il suo desiderio di un'erede.
Nicia , ingenuo, viene subito convinto del dottorato di Callimaco e della sua attitudine a guarire i casi di infertilità tramite una pozione a base di Mandragola. Alla convinzione di Nicia mancava solo quella di Lucrezia che non avrebbe mai sottostato al piano del 'Dottor 'Callimaco, il quale prevedeva l'ingestione di una pozione di Mandragola e nella stessa notte il rapporto con un estraneo il quale sarebbe morto per l'infezione data dalla pozione (menzogna atta a far stare insieme Lucrezia e Callimaco). E' qui che ancor più evidente si propone la ura del 'politico' Ligurio che decide di corrompere un prete, Fra' Timoteo, ai fini di convincere Lucrezia di quello che stava facendo, a questa si aggiunge il favore della madre al piano di Callimaco che esorta ulteriormente la lia.
Bisogna ora soffermarsi su uno strano punto della Mandragola. La commedia si sussegue con una logica implacabile come un meccanismo meccanico questa convinzione non trova spiegazioni nella scena del confessionale fra una Donna e Fra' Timoteo. Questa scena rappresenta lo 'Zenit' della Mandragola la sua "chiave di volta", l'apice della commedia inoltre si interpone prima del confessionale di Timoteo con Lucrezia questi è come un climax, infatti rende ancor più accentuato e decisivo il focus sulla scena successiva .
Bisogna ora notare la sottigliezza e il dramma delle parole utilizzate da Timoteo per convincere Lucrezia. Timoteo si riferisce all'episodio di Lot e delle sue lie le quali pensando di essere rimaste sole sulla terra approfittarono del padre per garantire continuità alla razza umana queste però, dice Timoteo non peccarono, su questo concetto si basa la convinzione di Lucrezia .
Si deve ora solo mettere in atto il piano di Callimaco. Esemplare e bellissimo è il monologo di Callimaco sulla fortuna il quale si domanda il motivo per cui i fatti si stessero svolgendo tutti a suo favore, domanda che si chetò con l'arrivo di Ligurio e delle sue buone notizie.
La sera Callimaco stesso doveva vestirsi da barbone e Fra Timoteo da Callimaco per aggirare Nicia. La sera dopo aver mangiato fa portare la pozione a Lucrezia da Siro e travestitosi da barbone viena adescato, come da piano da Nicia. Il piano ha successo e Callimaco si trova nel letto di Lucrezia. La mattina dopo, il tempo di mandar via il barbone (Callimaco), e si trovano tutti in chiesa. Nicia in debito con Callimaco e con Ligurio decide di consegnar loro le chiavi di casa, termina in questo modo la Mandragola.
Il termine 'commedia' alla Mandragola è attribuito ingiustamente, infatti sotto il punto di vista allegorico è da considerare una tragedia. Consideriamo le allegorie di Lucrezia questa e stata interpretata come Lucrezia Collatino moglie di un romano che durante una guerra civile per instaurare in Roma la repubblica viene stuprata dal lio di Tarquinio il Superbo e dopo aver raccontato tutto al marito si uccide per la vergogna di aver tradito il marito; in questo quadro si colloca in parallelo la storia di Lucrezia .Oltre ad essere la Lucrezia Collatino, Lucrezia, si identifica come una seconda allegoria Firenze. Allegoria più profonda e che insinua nel campo della politica si distribuisce nel quadro della Firenze contemporanea a Machiavelli , che viene conquistata da Carlo VIII (straniero e senza 'origini') con l'aiuto di un politico non più 'giovane' il Solderini e con la complicità degli altri stati italiani che non intervengono coalizzandosi contro lo straniero. Nella Mandragola i ruoli vengono rispettivamente attribuiti: di Carlo VIII a Callimaco, il quale era orfano di ambedue i genitori e quindi senza origini, di Solderini a Messer Nicia il quale fece passar lo straniero senza curarsene e Solstrata gli stati italiani che non si oppongono a Carlo VIII cioè Callimaco inoltre si identifica papa Alessandro VI in Fra' Timoteo. Fra' queste allegorie si inserisce con forza la ura del politico che manovra la situazione a suo piacimento, ovvero Ligurio ura esemplare del politico 'giovane' interpretato dal 'Principe' di Machiavelli.
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